Il cielo sta cambiando e anche le stelle che illuminano le nostre notti non sono più le stesse di un tempo. La notizia, diffusasi soprattutto negli ultimi anni su alcuni siti di carattere scientifico, ha qualcosa di incredibile.

A inizio del 2023 è tornato alla ribalta un mistero affascinante che vede come protagoniste alcune stelle che, nel luglio del 1952, sarebbero scomparse dal cielo notturno nel solo arco di un’ora. Nonostante siano state avanzate diverse teorie per spiegare questa sparizione, nessuna è ancora riuscita a fare chiarezza una volta per tutte su quanto accaduto. Quel che è certo è che non si tratta di un evento isolato. Nel 2019, infatti, il progetto Vanishing and Appearing Sources during a Century of Observations (VASCO) ha condotto un’analisi esaustiva delle stelle che hanno cessato di brillare negli ultimi 70 anni, trovandone circa 100 che sembrano essersi dissolte nel nulla, senza che esista una spiegazione scientifica definitiva.

Come si è giunti a questa conclusione? Innanzitutto il team di VASCO ha confrontato le immagini del cielo scattate dall’Osservatorio Navale degli Stati Uniti a partire dal 1949 con altre catturate tra il 2010 e il 2014 dal telescopio Pan-STARRS. Con l’ausilio di un software avanzato, i ricercatori sono riusciti poi a identificare circa 150.000 fonti di luce che sembravano essere svanite tra le due rilevazioni. Attraverso ulteriori incroci di dati e un’analisi dettagliata, sono arrivati a selezionare un centinaio di stelle scomparse, ovvero fonti luminose che, come accennato sopra, sarebbero svanite nel nulla. Dove sono finite le stelle?

Sappiamo che le stelle in genere si attenuano o esplodono come supernove, emettendo una luce residua che rimane visibile per un certo lasso di tempo. Tuttavia, la scomparsa completa di una stella è un fenomeno estremamente raro. Una spiegazione plausibile potrebbe essere che queste stelle siano collassate direttamente in buchi neri, ma si stima che un collasso diretto senza supernova sia improbabile, con una probabilità inferiore a 1 su 90 milioni. 

Sono state avanzate anche altre teorie, che includono la lente gravitazionale (una distorsione della luce causata da oggetti estremamente massicci) e fenomeni come i lampi di raggi gamma. Pure la presenza di asteroidi o altri oggetti vicini che potrebbero bloccare temporaneamente la luce è stata presa in considerazione, eppure neanche questa opzione fornisce una risposta del tutto convincente.

L’astrofisica non è l’unica branca scientifica incuriosita da queste scomparse, pensiamo ad esempio a chi indaga sulle possibilità dell’esistenza di forme di vita intelligente nello spazio. In questo caso, vale sicuramente la pena citare la teoria delle Sfere di Dyson, a cui si è fatto cenno in una recente puntata di Facciamo Finta Che con Nicola Bizzi (video disponibile a fine articolo). Essa suggerirebbe che una civiltà avanzata possa aver circondato la propria stella con un’enorme struttura di rivestimento per raccoglierne l’energia, oscurandola così dal nostro punto di vista. Questa ricerca non è l’unica a prendere in considerazione il coinvolgimento di civiltà più evolute della nostra. Prendiamo come ulteriore esempio il misterioso fenomeno delle pulsar, ovvero delle stelle pulsanti. Stiamo parlando di stelle collassate che hanno una massa, un vero e proprio agglomerato pesantissimo di materia. Esse non sarebbero in grado di emettere luce, ma ruoterebbero talmente veloci su se stesse da generare degli impulsi, dei segnali radio. 

Le pulsar sono state scoperte circa 50 anni fa, per caso, da una studentessa di astronomia, Jocelyn Bell Burnell. La prima pulsar fu chiamata LGM1 (acronimo di Little Green Men, piccoli omini verdi). L’impulso da loro generato sembrerebbe troppo preciso e anomalo per essere annoverato tra i fenomeni cosiddetti “naturali”, per tali ragioni venne subito attribuito a qualcosa di “alieno”, da qui il nome. Altresì interessante è il fatto che le pulsar non siano presenti in tutto l’universo, sembrerebbero piuttosto collocate seguendo una logica particolare.

Secondo Paul La Violette, uno scienziato canadese scomparso da un paio d’anni che ha osato sfidare i paradigmi imposti dalla scienza, le pulsar sarebbero delle specie di radiofari collocati da un’ipotetica civiltà estremamente avanzata in determinati punti chiave della galassia. Se fosse realmente così, purtroppo non ne conosciamo ancora gli scopi, anche se lo studioso aveva avanzato una sua ipotesi: servirebbero ad avvertire della ciclicità di certe catastrofi, diventando una sorta di segnale di pericolo comprensibile solamente a chi è in grado di recepirlo. 

Tutte queste teorie risultano davvero affascinanti, ma per ora molte delle stelle che sono scomparse dai nostri cieli restano ancora un enigma senza risposta. 

Sicuramente terremo gli occhi aperti su questo argomento e non mancheremo di fornirvi ulteriori aggiornamenti.

 

di Sara Perotti

in collaborazione con Giovane Mesbet

 

  • Se volete approfondire la tematica dell’articolo, vi suggeriamo di vedere la puntata di Facciamo Finta Che con ospite il nostro Nicola Bizzi, intitolata “La grande onda galattica”. 

 

 

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