L’arte e i reperti archeologici rappresentano un ponte prezioso tra passato e presente. Sono un’ eredità meravigliosa che racconta storie di civiltà e creatività. Tuttavia, questi tesori spesso si trovano in pericolo non solo per il naturale passare del tempo, ma anche per l’incuria e la disattenzione dell’uomo. Dai visitatori maldestri che, per scattare un selfie perfetto, causano danni irreparabili, agli atti intenzionali di vandalismo. Questo articolo esplorerà alcuni dei casi più famosi ed emblematici di danni inflitti alle opere d’arte e ai reperti archeologici, testimonianze incredibili della nostra storia.
Uno degli atti vandalici più famosi fu quello perpetrato ai danni della Pietà di Michelangelo. La scultura, realizzata tra il 1497 e il 1499 in marmo di Carrara, raffigura la Vergine Maria che tiene in grembo il corpo di Cristo morto. Si tratta dell’unica opera che Michelangelo abbia mai firmato: incise il proprio nome sulla fascia diagonale che attraversa il petto di Maria, dopo aver sentito due persone attribuire l’opera a un altro scultore, Cristoforo Solari. La Pietà è un’opera di straordinaria bellezza, ammirabile nella Basilica di San Pietro. Il 21 maggio 1972, un cittadino australiano di origine ungherese, il geologo Laszlo Toth, improvvisamente scavalcò la balaustra che separava i visitatori dalla statua e, al grido di “Cristo è risorto! Io sono il Cristo!” cominciò a colpirla con un martelletto. I danni interessarono solo la Vergine, che riportò l’occlusione di un occhio, la rottura del naso, dell’avambraccio sinistro e della mano, staccata con le dita spezzate. Toth fu giudicato mentalmente instabile e, dopo aver trascorso due anni in un manicomio, venne rimpatriato in Australia. Il complesso restauro fu affidato a Vittorio Federici. Tuttavia, solo mesi dopo, alcuni pezzi della statua, che erano stati portati in patria da turisti americani come souvenir, furono restituiti al museo.
Nel 1991 un’altra celebre opera di Michelangelo subisce un danneggiamento: il David. La scultura, realizzata tra il 1501 e il 1504, è alta oltre cinque metri e rappresenta il giovane eroe biblico nell’atto di affrontare Golia. Attualmente è conservata nella Galleria dell’Accademia a Firenze. Il 14 settembre, un uomo di nome Piero Cannata colpisce con una martellata il piede sinistro della statua, danneggiandone il secondo dito.
Un incidente significativo avviene nel 2006 presso il Fitzwilliam Museum di Cambridge: un turista inglese, inciampando nei lacci delle sue scarpe, cade su tre vasi cinesi databili tra il tardo seicento e primo settecento della dinastia Qing, riducendoli in mille pezzi. I preziosi vasi erano giunti in Inghilterra nel 1948.
Il 29 giugno 2012, un certo Andrew Shannon, visitando la National Galery of Ireland a Dublino, decide di sferrare un pugno al dipinto “Le Bassin d’Argenteuil avec un voilier” di Claude Monet, un’opera dal valore stimato di 10 milioni di dollari. Il quadro realizzato nel 1874, ritrae una scena autunnale del bacino di Argenteuil ed è dipinto a olio su tela. L’uomo, trovato anche in possesso di un barattolo di sverniciante, viene condannato a cinque anni di reclusione. Il delicato restauro dell’opera richiede un anno e mezzo di lavoro.
Nel 2013, un turista americano in visita al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze danneggiò involontariamente il mignolo della mano destra di una statua della Vergine raffigurante un’Annunciazione, parte di un gruppo scultoreo realizzato da Giovanni d’Ambrogio, scultore fiorentino della fine del Trecento. Il turista si era avvicinato alla statua come se volesse prendere la misura della mano.
Nel 2015, invece, due ragazzi italiani danneggiarono la statua dei Due Ercole che sorreggono lo stemma della città di Cremona, situata sotto la Loggia dei Militi dal 1962, mentre cercavano di scattarsi un selfie. Aggrappandosi alla corona posta sulla sommità dello stemma, ne provocarono il distacco e la conseguente caduta a terra. La statua era stata realizzata all’inizio del Settecento.
Sempre nel 2015, un visitatore del National Watch and Clock Museum in Pennsylvania ignorò il cartello “vietato toccare” e iniziò a maneggiare uno dei 1500 orologi esposti, un’opera in legno dell’artista James Borden appesa alla parete. La manipolazione causò la caduta dell’orologio, che si ruppe in più pezzi.
Nel 2016, un turista brasiliano cercò di scattarsi un selfie con la statua di San Michele Arcangelo, realizzata da un anonimo scultore nel XVIII secolo ed esposta presso il Museo Nazionale di Arte Antica di Lisbona. Perdendo l’equilibrio, il turista fece cadere la statua, che si frantumò in diversi pezzi.
Sempre nel 2016, ancora a Lisbona e sempre per un selfie, un ventiquattrenne provocò la caduta della statua del re portoghese Dom Sebastiao I, risalente al 1891, causandone seri danni.
Nel 2018, durante una visita a una mostra nella città russa di Yekaterinburg, una ragazza per un selfie, urtò accidentalmente la struttura su cui erano esposte due tele: una di Salvador Dalì e l’altra di Francisco Goya. Il quadro di Dalì venne danneggiato dal vetro protettivo, che andò in frantumi cadendo sul pavimento, mentre l’opera di Goya rimase intatta, sebbene la cornice e il vetro protettivo si fossero rotti.
Nel 2020, un turista austriaco in visita alla Gipsoteca di Possagno, nel Trevigiano, facente parte di un gruppo guidato, ha danneggiato la scultura di Paolina Borghese (realizzata tra il 1804 e il 1808) di Antonio Canova. Sedendosi sulla statua per farsi scattare una foto, ha spezzato alcune dita di un piede.
Nel 2022, una guardia del Boris Eltsin Presidential Center, una galleria d’arte russa, durante il suo primo giorno di lavoro, si è annoiata e ha disegnato con una penna a sfera gli occhi sui volti senza lineamenti del dipinto Le Tre Figure di Anna Leporskaya, realizzato tra il 1932 e il 1934.
Sempre nel 2022, una turista di 72 anni in visita al Museo Picasso di Parigi ha preso una giacca appesa a un attaccapanni, credendola abbandonata, e l’ha portata a casa per accorciarla. La giacca, in realtà, era un’opera d’arte intitolata Old Master dell’artista catalano Oriol Vilanova. Si trattava di una giacca blu appesa a un gancio come parte di un’istallazione.
Nello stesso anno, presso la Galleria Borghese di Roma, una turista ha avuto un malore e, cadendo, ha danneggiato l’opera San Francesco riceve le stimmate di Guido Reni, datata ai primi anni del Seicento, provocando una lacerazione di tre centimetri.
Nel 2024, al Museo Hecht di Haifa, in Israele, un bambino di quattro anni, incuriosito da un’anfora dell’Età del Bronzo risalente a circa 3.500 anni fa, l’ha tirata a sé facendola cadere e mandandola in frantumi.
Pure i monumenti, vere e proprie opere d’arte a cielo aperto esposte nelle nostre città, non sono immuni agli attacchi vandalici. A Roma, ad esempio, alcuni dei luoghi più colpiti sono il Colosseo, frequentemente imbrattato con scritte e graffiti; la Fontana di Trevi, spesso bersaglio di lanci di oggetti non consentiti o di immersioni nella vasca da parte di turisti incivili; e la Barcaccia, danneggiata nel 2015 da tifosi e recentemente colpita da un episodio in cui è stato versato un liquido nero nella sua acqua. Anche in altre città italiane si registrano episodi di vandalismo: la Torre di Pisa è stata deturpata da turisti che hanno inciso le proprie iniziali o messaggi sulle sue pietre; il Duomo di Milano ha visto vandali intenti a scalare le guglie, o danneggiare statue e ornamenti; mentre a Firenze, il Ponte Vecchio e le colonne del Corridoio Vasariano sono stati imbrattati con scritte e graffiti. Perfino a Pompei, un sito archeologico di inestimabile valore, un turista ha staccato una tessera di un mosaico per portarla via come souvenir. Incisioni e graffiti deturpano anche i monumenti all’estero: la Grande Muraglia Cinese, la Torre Eiffel a Parigi, il Partenone in Grecia, solo per citarne alcuni. A ciò si aggiungono gli attacchi da parte di alcuni ambientalisti contro opere d’arte di illustri artisti come Monet, Van Gogh, Boccioni, Goya e molti altri. Oltre al danno materiale, il vandalismo infligge una ferita profonda al patrimonio condiviso dell’umanità.
Per prevenire questi atti deplorevoli, è fondamentale educare il pubblico al rispetto, adottare pene più severe e rafforzare le misure di sicurezza.
di Roberta Tassinari
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