Scoperto ufficialmente dagli europei solo nella seconda metà dell’Ottocento, il continente antartico è ancora oggi lontano dall’essere stato perlustrato nella sua interezza. Secondo quanto reso pubblico soltanto nel 1959, esso non è formato da un’unica massa continentale. Grazie all’ausilio di sonar, infatti, sono stati eseguiti dei rilievi delle linee di costa al di sotto della calotta glaciale, dai quali è emerso che il territorio risulta diviso in due parti principali, più tutta una serie di arcipelaghi. Il 95% dell’intera area è completamente ricoperto da una spessa calotta glaciale, che in alcune zone raggiunge una profondità anche di 3.000 metri.
Eppure non è sempre stato così, il mondo ha subìto enormi trasformazioni in passato. Ci sono state dislocazioni plurime dell’ubicazione dei Poli e il clima, la flora e la fauna sono cambiati nel corso dei millenni. L’ipotesi che il continente antartico potesse essere stato la sede di una civiltà avanzata così tanto da riuscire, come vedremo, a mappare l’intero pianeta grazie a conoscenze astronomiche sofisticate e a una grande padronanza dei mari, si è fatta strada già nella prima metà del Novecento.
Ad alimentare questa idea sono stati anche gli studi eseguiti da Charles Hapgood, storico statunitense, ideatore della Pole Shift Theory (Teoria dello slittamento polare), ex agente dell’intelligence ed esperto conoscitore dell’antica cartografia. Tutte le sue analisi, teorie e scoperte sono confluite nel libro “Maps of the ancient sea kings. Evidence of advanced civilization in the Ice Age” pubblicato nel 1966. Nel suo saggio è stato spiegato, con prove alla mano e grazie a studi approfonditi presso numerose biblioteche americane (in primis la Biblioteca del Congresso di Washington), che sarebbe esistita davvero una grande civiltà globale marinara che conosceva perfettamente la geografia terrestre. Nata ed evolutasi proprio in Antartide quando il continente era ancora libero dai ghiacci, essa, oltre diecimila anni fa, avrebbe poi esplorato e mappato tutto il mondo, in un‘epoca in cui la geografia terrestre, come abbiamo già detto, era molto diversa da oggi.
Ad esempio, Charles Hapgood è riuscito a dimostrare che il Polo Nord, negli ultimi 100.000 anni, ha cambiato più volte ubicazione. Circa 80.000 anni fa si trovava nel mare di Groenlandia, in seguito si è spostato lungo il corso del fiume Yukon (nel Klondike), e successivamente nella baia di Hudson, fino alla sua posizione attuale.
Dal 2014 è stato inoltre confermato che il nostro pianeta è stato oggetto di due forti impatti cometari. Il primo sarebbe avvenuto attorno al 10.800 a.C., in Nord America, dove all’epoca si trovava la calotta glaciale Laurentide. A causa di questo tremendo impatto, l’80% delle specie animali scomparve per sempre e lo scioglimento del ghiaccio provocò ondate alluvionali che portarono via tutto.
Il secondo impatto avrebbe, invece, colpito l’Atlantico settentrionale attorno al 9.600 a.C. Questa grande collisione spazzò via la civiltà atlantidea (come confermato anche da Platone) e altre sue contemporanee. Cambiò per sempre l’assetto delle terre emerse, causando anche uno spostamento della latitudine delle stesse. Il livello dei mari e degli oceani salì repentinamente (il 15% della superficie della Terra venne sommerso), si modificò l’asse terrestre e, con esso, le temperature atmosferiche. Il Polo Nord si ritrovò così ad essere posizionato dove si trova attualmente. L’impatto cometario provocò pure il repentino congelamento dell’Antartide.
Occorre precisare che già dal 15.000 a.C. il mondo stava già comunque andando incontro ad una deglaciazione. Il primo impatto cometario innescò un fenomeno che a livello geologico si chiama Dryas recente, ossia una mini era glaciale, che proseguì fino al 9.600 a.C., quando si verificò il secondo.
Come il Polo Nord ha subìto degli spostamenti, la stessa cosa è avvenuta per il Polo Sud. Un tempo l’Antartide si trovava a una latitudine decisamente più settentrionale rispetto a quella attuale. Adesso il centro del continente coincide con il Polo Sud, ma molto probabilmente la parte dell’Antartide che fino a 11.000-12.000 anni fa era libera dai ghiacci, corrispondeva più o meno alla latitudine di Buenos Aires. È quindi facile immaginare che avesse un clima temperato, che ci fossero foreste, laghi, fiumi e montagne. Era un continente privo di ghiacci per circa il 60%, soprattutto nella parte occidentale. La parte di essa che nelle cartine tradizionali è mostrata ad oriente, invece, sarebbe stata interessata da una glaciazione molto più antica, ed era già coperta da una certa coltre glaciale anche nella precedente fase storica, ovvero prima del 10.000 a.C.
C’è da aggiungere che la teoria elaborata da Hapgood è stata convalidata in maniera entusiastica pure da Albert Einstein. Nonostante ciò, però, essa è stata tenuta nascosta e in ambito scientifico è diventato quasi un tabù parlarne. Sulla base di dati ed evidenze, lo studioso avrebbe riscontrato che, nella lunghissima storia della Terra, circa ogni 12.000 anni avvenga qualcosa di sconvolgente dovuto ad una serie di fattori, quali ad esempio emissioni dal centro galattico.
La teoria di Hapgood prevede l’ipotesi di uno scivolamento della crosta sul mantello, simili condizioni possono provocare sommersioni di interi continenti, maremoti, tsunami, terremoti, eruzioni vulcaniche e l’alterazione della geografia terrestre, quindi anche lo spostamento dei Poli.
Nel corso dei suoi studi, Hapgood ha individuato decine di carte geografiche che raffigurano il mondo in una maniera diversa da quella attuale. Vi sono carte medievali e rinascimentali ispirate a mappe più antiche di età greco-romana che mostrano una diversa linea di costa, quando il livello dei mari di tutto il mondo era più basso di circa 130 metri (forse anche 150). Mappe, carte geografiche e portolani che ci fanno vedere, per esempio, come un tempo il Mediterraneo fosse più piccolo rispetto ad ora. Tutto era diverso, anche in Antartide, un continente che nei secoli passati era chiamato da cartografi, geografi, navigatori ed esploratori, Terra Australis. Ecco alcuni esempi:
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Mappa del 1475
Si tratta di una carta geografica contenuta all’interno di un atlante, realizzata attorno al 1475. Essa mostra interamente il Nord e il Sud America, ma non solo. Si possono osservare, oltre a una sconfinata terra verde che dovrebbe essere l’Australia, anche l’Antartide, territori che verranno scoperti solo secoli e secoli dopo. L’Antartide ingloba pure il regno di Patalis, ovvero l’Australia. Ci sono i toponimi, i fiumi, non c’è evidenza della presenza dei ghiacci. Sembrerebbe che chi l’abbia disegnata si sia basato su nozioni talmente lontane nel tempo da giustificare l’assenza della calotta glaciale in quelle regioni.
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Planisfero di Francesco Rosselli
Francesco Rosselli fu un cartografo, incisore e miniatore fiorentino. Il suo Planisfero risale a un periodo compreso tra il 1489 e il 1491. Venne realizzato a Firenze, dopo che Rosselli tornò dalla corte ungherese di Mattia Corvino (alleato dei Medici) nella quale si trovava.
Questa carta è rimasta sconosciuta fino al 1939, quando è stata rinvenuta una delle sue quattro versioni. Gli esemplari dell’opera si trovano, rispettivamente, presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, a Chicago (nella collezione privata di Arthur Holzheimer), in una biblioteca scolastica di Zwickau in Germania, e al National Maritime di Greenwich in Gran Bretagna.
La mappa, precedente alle scoperte di Colombo, ci mostra buona parte dell’America settentrionale, l’area caraibica, il Brasile, il Venezuela, la Colombia, praticamente tre quarti del Sud America. In essa è visibile anche il continente antartico. La carta di Rosselli presenta altresì delle colorazioni diverse, quali aree verdi oppure gialle, per indicare il clima di certe zone. È interessante evidenziare il fatto che in Antartide vi siano aree colorate in verde.
Sicuramente il Planisfero è stato realizzato grazie all’accesso a carte geografiche molto antiche e segrete, perché ci sono discrepanze con le linee di costa attuali. Stiamo parlando di mappe che potrebbero essere precedenti addirittura al 9.600 a.C. Teniamo presente che, ovviamente, una carta geografica di 10.000 anni fa, per quanto possa essere resistente, non si conserva così a lungo. Essa sopravvive al tempo solo se tramandata, venendo ricopiata e ritrascritta infinite volte attraverso i secoli, all’interno di una cerchia segreta o di un ordine iniziatico.
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Mappa di Robert Thorne
Mappa realizzata nel 1527 dal cartografo britannico Robert Thorne. Le linee di costa sono ben delineate, pure in questo caso è segnalata la presenza del continente antartico.
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Mappamondo cordiforme di Oronzio Fineo
Il francese Oronce Finé, conosciuto nel nostro paese col nome italianizzato di Oronzio Fineo, fu un grande matematico e cartografo che visse tra il 1494 e il 1555 circa.
Siamo nel 1531 e ci troviamo di fronte a una mappa del mondo focalizzata sui due Poli. A sinistra troviamo il Polo Nord, che presenta delle terre circumpolari emerse che ufficialmente non esistono. Nel cuore a destra, invece, si vede chiaramente l’Antartide nel mondo tripartito, con una scritta in latino: “Terra Australis recenter inventa sed nondum plene cognita”, che significa “Terra Australe recentemente scoperta ma ancora non del tutto conosciuta”. Questa frase è eloquente, perché ci fa capire come tutto sia sotto i nostri occhi, basta saperlo cercare.
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Mappa di Philippe Buache
Sorprendente è anche la carta di Philippe Buache, pubblicata nel 1739 col nome di “Carte des Terre Australes comprises entre le Tropique du Capricorne et le Pôle Antarctique”, ossia “Mappa delle Terre Australi comprese tra il Tropico del Capricorno e il Polo Antartico”. Oltre un secolo prima della scoperta ufficiale dell’Antartide, questo cartografo francese la inserisce nella sua mappa, mostrandola come effettivamente è al di sotto della calotta glaciale attualmente presente. Charles Hapgood si è occupato molto di questa cartina nel suo libro.
È incredibile come Buache raffiguri chiaramente le due masse continentali che compongono l’Antartide, come evidenziato nel 1959 grazie all’ausilio di sonar sofisticati. Possiamo parlare di una piccola Antartide e di una grande Antartide, separate da quello che all’epoca era un mare, collocato dove ora c’è il Polo Sud. L’Antartide, dunque, era verde, ospitava foreste, fiumi, laghi, praterie, animali da pascolo e insediamenti umani.
Probabilmente le enormi conoscenze di Buache su questa materia si collocano in un’epoca in cui le logge massoniche stavano fiorendo in Francia. Era un periodo in cui certe informazioni si erano riversate all’interno della massoneria e, forse, il cartografo aveva acquisito antiche conoscenze geografiche proprio in quegli ambienti. Sottolineiamo che questa era una mappa della cartografia ufficiale del Regno di Francia.
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Affresco nel castello della Manta
Degno di nota risulta essere anche l’affresco che si trova nel castello della Manta, situato sulle colline di Saluzzo (CN). Il marchese di Saluzzo fece affrescare il castello in un arco temporale compreso tra il 1416 e il 1430. Ad oggi il nome dell’artista risulta, purtroppo, ancora sconosciuto. All’interno del castello esiste una sezione geografica di affreschi che rappresentano il mondo e i continenti. Fra questi, spicca il dipinto di un mappamondo con il suo piedistallo. In esso vengono mostrate le Americhe e, a sud, il continente antartico.
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Mappa di Piri Reis
Ḥājji Muhyieddin Piri Ibn Ḥājjī Meḥmed, conosciuto come Piri Reis, era un ammiraglio della flotta turca ottomana, un contemporaneo di Amerigo Vespucci e di Cristoforo Colombo. Egli fu un grande cartografo, autore di un portolano del Mediterraneo e di una dettagliatissima mappa del mondo nella quale riunì, oltre alle conoscenze geografiche del suo tempo, antiche nozioni geografiche e cartografiche provenienti dalla tradizione araba e da quella greco-alessandrina. La mappa che vediamo raffigurata qui sotto venne realizzata nel 1513, ma rimase sconosciuta al mondo fino agli inizi del Novecento (tranne che, ovviamente, all’élite imperiale ottomana).
Charles Hapgood, insieme ai suoi studenti, aveva trovato diverse cose inspiegabili su questa mappa, una fra tutte, l’uso della proiezione di Mercatore. La complicata tecnica di proiezione per disegnare carte geografiche capaci di realizzare su una superficie piana tutto ciò che si estende sul globo terrestre, grazie ad una proiezione cilindrica, non poteva essere nota all’ammiraglio turco, perché avanzata dal geografo fiammingo Gerardo Mercatore solo nel 1569. Questa anomalia potrebbe essere spiegata con l’utilizzo, da parte di Piri Reis, di mappe e grafici risalenti all’età di Alessandro Magno, periodo in cui i greci già usavano la proiezione cilindrica basandosi sulla loro conoscenza geografica della Terra.
La mappa illustra la costa del Sud America, con dettagli che all’epoca non erano ancora ufficialmente noti, così come la costa dell’Antartide che si affaccia sull’Atlantico. La linea costiera è tracciata con una grande dovizia di particolari, si vedono fiumi che sfociano nel mare, sono indicate le colline e le foreste. I contorni qui raffigurati ci mostrano le coste come si presentavano oltre diecimila anni fa, quando il livello degli oceani era molto più basso rispetto ad ora e gran parte del territorio antartico aveva ancora un clima più mite e, soprattutto, era privo di ghiacci.
La mappa che è giunta fino a noi è purtroppo incompleta, perché un tempo mostrava tutta la superficie terrestre. Quello che è sopravvissuto è solo una parte che raffigura l’area dell’Atlantico.
Essa venne rinvenuta soltanto nel 1929, durante un inventario effettuato in seguito alla caduta dell’impero ottomano, al tempo della rivoluzione dei giovani turchi di Mustafa Kemal Atatürk. Si trovava all’interno del Topkapi, il palazzo imperiale dei sultani situato ad Istanbul, che attualmente è diventato un museo che ospita ancora tra le sue mura questa mappa.
Esistono alcuni documenti declassificati con il cosiddetto FOIA (Freedom of Information Act) che ci mostrano come certi specialisti della CIA siano stati incaricati di interessarsi proprio della produzione cartografica di Piri Reis.
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Mappamondo di Hajji Ahmed
La carta è stata realizzata nel 1559, ed è straordinaria per la proiezione. Chi ha realizzato la mappa conosceva già perfettamente sia la latitudine che la longitudine. Da sottolineare come allora comparisse, anche in questo caso, l’Antartide.
In conclusione, si può affermare che sono state tante le civiltà intelligenti, dotate di grandi tecnologie, fiorite in questo mondo, non necessariamente umane e nemmeno per forza identiche a noi. Anche nella precedente fase di civiltà, quella prima del 10.000 a.C., sulla Terra esistevano diverse popolazioni avanzate, con una propria cultura e livello di sviluppo. Molto probabilmente in Antartide sorgeva una di queste, ma non solo, questo continente potrebbe celare anche altri misteri, come l’accesso a un vasto mondo sotterraneo che ci riconduce alla teoria della terra cava e all’interconnessione dei due Poli.
di Sara Perotti
Molto interessante, già avevo letto della carta di Piri Reis, ma qui c’è molto di più.