In questo articolo voglio porre l’attenzione su uno dei miti più popolari al mondo: il mistero dei Giganti.
Un mistero affascinante che ha generato numerose teorie lungo il corso di tutta la Storia, anche se i più, soprattutto gli accademici, sostengono che si tratti solo di leggende senza alcun fondamento di verità.
Sono molte le culture che trattano questo tema.
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Nella mitologia norrena ci sono racconti di Giganti come gli Jotnar, esseri dotati di una forza sovrumana e di un basso livello d’intelligenza, descritti in opposizione agli dèi, sebbene frequentemente si associassero o addirittura si sposassero con essi.
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Nella mitologia greca sono numerosi i riferimenti, soprattutto nella Teogonia di Esiodo, opera che descrive la guerra fra Titani e Dèi olimpici.
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Anche nella mitologia indiana ci sono diverse storie di Giganti, uno degli esempi più noti lo abbiamo nel Ramayana.
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Lo stesso avviene nelle leggende dei nativi americani dove possiamo leggere di esseri giganteschi come il Wendigo e il Bigfoot.
Ma com’è possibile che la maggior parte delle culture tratti questo argomento? Sono solo miti o sono esistiti per davvero?
Le posizioni degli studiosi al riguardo non sono univoche, anzi, c’è una spaccatura netta tra gli accademici e i ricercatori indipendenti.
Anche la Bibbia descrive alcuni esseri giganteschi e in questo articolo voglio prendere in considerazione le parole scritte proprio nel Testo Sacro.
Per iniziare la ricerca è giusto citare il versetto di Genesi 6, che fa riferimento ai Giganti:
1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie,
2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta.
3 Allora il Signore disse: “Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni”.
4 C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. (Gn 6:1-4 (versione CEI 2008)
Ma ora vediamo cosa sostiene a proposito di questi passi biblici Zecharia Sitchin in un brano tratto da Il pianeta degli dèi:
“[…] da giovane studente cominciai a pormi delle domande per conto mio. Un giorno, per esempio, [a scuola] leggemmo nel capitolo VI [della Genesi] che, quando Dio decise di distruggere l’umanità con il Diluvio universale, sulla Terra si trovavano ‘i figli delle divinità’, che avevano sposato le figlie degli uomini. L’originale ebraico li chiamava Nefilim e l’insegnate ci spiegò che significava ‘Giganti’; ma io obiettai: non significava letteralmente ‘Coloro che sono stati gettati giù’, che sono discesi sulla Terra? Venni subito rimproverato, e mi fu intimato di attenermi all’interpretazione tradizionale […] E dunque, perché non accettare nel suo preciso significato letterale la parola con cui quegli stessi testi biblici chiamava i Nefilim, e cioè Visitatori della Terra provenienti dai cieli? L’Antico Testamento ripeteva in più punti: ‘Il trono di Jahwè è nel cielo’, ‘Dal cielo il Signore contemplò la Terra’. Il Nuovo Testamento invocava ‘Padre nostro, che sei nei cieli’[…]”
Va detto che Sitchin – nei suoi testi – parla degli Anunnaki, esseri tecnologicamente avanzati giunti sulla Terra per rifornirsi d’oro, fondamentale per far continuare la vita sul loro pianeta (veniva utilizzato per schermare l’atmosfera del mondo in cui vivevano). Per lavorare nelle miniere, questi esseri avevano creato una nuova razza schiava (gli esseri umani) agendo sul DNA di esseri scimmieschi e inserendo al loro interno il genoma umanoide. Per Sitchin sarebbe stata questa la nascita del genere Homo.
Molti studiosi, però, contestano la traduzione di Sitchin del termine Nephilim.
Per fare un esempio voglio riprendere l’analisi fornita da Micheal S. Heiser, riportata nel libro di Hancock, Il ritorno degli dèi:
“Sitchin presume che nephilim derivi dalla parola ebraica “naphal” che in genere significa “cadere”. Quindi forza il significato “discendere” sulla parola, creando la sua traduzione “discendere dall’alto”. Nella forma in cui la troviamo nella Bibbia ebraica, se la parola nephilim derivasse dall’ebraico “naphal” non sarebbe scritta nel modo in cui la troviamo. La forma nephilim non può significare “i caduti” (la parola sarebbe stata scritta nephulim). Analogamente nephilim non significa “coloro che cadono” o “coloro che precipitano”. L’unico modo in ebraico per ottenere nephilim da “naphal” secondo le regole della morfologia ebraica sarebbe presumere l’esistenza di un sostantivo scritto “naphil” e poi farne il plurale. Dico “presumere” poiché questo sostantivo non esiste nell’ebraico biblico, tranne che in Genesi 6: 4 e Numeri 13: 33, i due punti dove troviamo nephilim e questo significherebbe dare per presupposto ciò che si intende dimostrare! Tuttavia in aramaico il sostantivo naphil(a) esiste. Significa “gigante”, il che fa comprendere perché la Bibbia dei Settanta abbia tradotto nephilim come “Giganti”.
Vediamo però anche l’opinione di Mauro Biglino, altro studioso ed esegeta biblico:
“Radice ebraica del verbo nafàl, però, da cui deriva il termine Nefilim, indica ‘cadere, scendere in basso, venire giù’ o anche, per estensione, ‘decadere’. Quindi il versetto citato potrebbe essere più correttamente tradotto col seguente significato: ‘In quel tempo sulla Terra c’erano quelli che erano venuti giù, erano scesi’. In questi nuovi termini verrebbe meno il problema interpretativo, perché, non trattandosi di Giganti, non sarebbe necessario stabilirne l’origine, capire cioè se erano o meno il prodotto dei nuovi incroci: semplicemente la Bibbia ci dice che in quel momento sulla Terra c’erano ancora coloro che ‘erano scesi’ dai cieli.”
A mio avviso, i Nephilim descritti da Sitchin non corrispondono agli Anunnaki sumeri (nella Bibbia vengono chiamati Elohim) ma sono i loro figli, anche se questo non è molto chiaro leggendo il versetto 6 della Genesi. Tuttavia se facciamo una ricerca più approfondita si può venire a capo di questo dilemma. Per avere importanti delucidazioni basta far riferimento al Libro dei Giubilei (5,1) appartenente alla lettura ebraica extrabiblica, che riporta: “I Nephilim erano figli di queste unioni, tra i Figli di dio e le figlie degli uomini.” Anche lo scrittore giudeo Giuseppe Flavio ci parla di questo evento nel suo libro Antichità giudaiche, dove riporta che gli “angeli di Dio” si unirono a donne e ne nacquero figli empi, orgogliosi, arroganti, fiduciosi esclusivamente della loro potenza, sottolineando che avevano tutte le caratteristiche che i Greci attribuivano ai Giganti.
La lettura di questi testi chiarifica bene la situazione: Le figlie degli uomini sono le femmine umane, i Figli di Dio sono i figli degli Elohim, chiamati Anunnaki nella tradizione sumera, degli esseri umanoidi che ci hanno creato. Da queste unioni nacquero i Nephilim, i “Giganti”, sanguemisti con un’altezza spropositata rispetto agli esseri umani (eredità derivata dal Dna degli Elohim, anch’essi dotati di una statura gigantesca). Questi erano considerati “uomini famosi”, probabilmente perché figli di esseri considerati divini. Un esempio lo abbiamo nella figura di Golia.
Oltre alle loro dimensioni davvero notevoli, Hancock nella sua analisi tralascia un particolare molto importante, un particolare che ci può far capire come questi “Giganti” non fossero propriamente umani, come invece viene descritto ne Il ritorno degli dèi. Per mostrarvelo prendo in esame un altro passo biblico tratto dal Libro Secondo di Samuele capitolo 21:
“Ci fu un’altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura, che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita: anch’egli era nato a Rafa. Costui insultò Israele, ma lo uccise Giònata, figlio di Simeà, fratello di Davide. Questi quattro erano nati a Rafa, in Gat. Essi perirono per mano di Davide e per mano dei suoi ministri.” (2Samuele, 21: 20-22)
Lo stesso passaggio è poi ripreso nel Primo Libro biblico delle Cronache 20, 6:
“Ci fu un’altra guerra in Gat, durante la quale un uomo molto alto, con le dita a sei a sei, in totale ventiquattro, anch’egli era della stirpe di Rafa.”
Perché Hancock non riferisce questo particolare? Forse perché è un elemento che dà ragione a chi descrive gli Elohim come esseri non terrestri? È perlomeno strano che uno studioso con la sua esperienza non faccia questo riferimento, a mio avviso molto importante. Forse alcuni “Giganti” avevano ereditato questa caratteristica dai loro padri, i figli di Dio, gli Anunnaki?
Ma procediamo nell’analisi e vediamo altri versetti che parlano di questi Giganti. Anche Golia era della città di Gat:
“Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L’asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell’asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero.” (1 Samuele 17, 4-7).
Tradotto in misure attuali, il gigante Golia misurava 3,12 metri, la sua corazza pesava tra 55 e 80 kg e le punte della sua lancia tra 6,6 e 9,6 chili.
E ancora, possiamo leggere nel Primo Libro delle Cronache, la descrizione di un’altra lancia molto grande:
“Ci fu un’altra guerra con i Filistei, nella quale Elcanan figlio di Iair uccise Lacmi, fratello di Golia, di Gat, l’asta della cui lancia era come un subbio di tessitore” (1 Cr 20, 5),
Uno di questi passi dalla notevole valenza si trova nel Libro dei Numeri in cui si racconta che dodici spie furono inviate da Mosè per esplorare il Paese di Canaan e, di ritorno dal viaggio esplorativo, spiegarono così ciò che videro:
“Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo vista è gente di alta statura; e vi abbiamo visto i Giganti, figli di Anac, della razza dei Giganti. Di fronte a loro ci pareva di essere cavallette; e tali sembravamo a loro.” (Numeri, 13:32-33)
Tra l’altro si noti un’assonanza tra il nome del capostipite Anac e Anu, re degli Anunnaki. A mio avviso questo è un elemento da non sottovalutare.
Su ordine di Dio, gli Anachiti sono sfidati e sterminati dal popolo di Israele per mano di Giosuè:
“In quel tempo, Giosuè si mosse per eliminare gli Anachiti dalle montagne, da Hébron, da Dabir e da Anab, da tutte le montagne di Giuda e da tutte le montagne di Israele; Giosuè li votò allo sterminio con le loro città. Non rimase un Anachita nel paese dei figli di Israele; solo ne rimasero a Gaza, a Gat e ad Asdod”(Giosuè 11, 21-22).
Il Primo Libro dei Re descrive il re Og di Bašan, uno dei re degli Amorrei, come un gigante:
“Perché Og, re di Bašan, era rimasto l’unico superstite dei Refaim. Ecco, il suo letto, un letto di ferro… è lungo nove cubiti secondo il cubito di un uomo” (Deuteronomio 3, 11).
Sono molti quindi i riferimenti biblici ai Giganti, e questo ci indica che sia plausibile la loro effettiva esistenza. Ma allora chi erano per davvero?
Per i nostri Creatori, i cosiddetti Elohim o Anunnaki, i Nephilim erano figli del peccato, in quanto nati dall’incrocio di due razze, incrocio severamente proibito dalle leggi stabilite dagli stessi Elohim.
Ma allora qual è il vero significato di Nephilim?
Una spiegazione ce la dà ancora una volta l’esperto conoscitore di lingue antiche, Mauro Biglino:
“Nella lingua aramaica esiste il termine AWS (nephilà), un nome proprio che identifica la costellazione di Orione e sono molti gli studi che tendono a correlare proprio quella costellazione con la nascita della civiltà umana […] nella mitologia greca Orione era un “gigante” originario della Beozia, figlio di Poseidone. Era un grande cacciatore e usciva sempre in compagnia del suo cane Sirio, che corrisponde ad Alfa Canis Majoris, la stella che ne accompagna il viaggio nella sfera celeste. Innamorato delle Pleiadi, figlie del titano Atlante, cominciò a molestarle e la dea Artemide, che si era a sua volta invaghita di lui, lo fece uccidere da uno scorpione. Zeus scoprì quanto era successo, si adirò e fulminò lo scorpione, poi decise di collocare nel cielo questo eroe e da allora la sua costellazione splende nella notte, nel continuo tentativo di raggiungere le Pleiadi, gruppo di stelle della costellazione del Toro, che lo precedono nel percorso celeste.”
Voglio sottolineare questo punto: anche se Nephilim non significasse “esseri scesi dal cielo”, il collegamento con le stelle non verrebbe meno, e questo è evidente. Anche nell’eventualità che Sitchin avesse forzato la traduzione, non decade comunque l’assunto della presenza sulla Terra di esseri venuti dallo spazio e di questo dovrebbero tenere conto anche i ricercatori tradizionali.
Vengo ora al punto cruciale. Chi erano questi Figli di Dio, questi Elohim che giacquero con le figlie degli uomini? Li conosciamo? La Bibbia ci fornisce poche notizie al riguardo ma, come detto prima, abbiamo a disposizione un testo apocrifo dell’Antico Testamento, il Libro di Enoch, che chiarisce la questione in modo molto dettagliato.
Prima del XVIII Secolo, gli studiosi credevano che questo testo fosse stato smarrito per sempre. Composto prima della nascita di Cristo, era noto solo per frammenti e riferimenti presenti in altri testi antichi. Tutto questo cambiò quando l’avventuriero James Bruce di Kinnaird visitò l’Etiopia, tra gli anni 1770-72, e recuperò alcune copie del Libro di Enoch tradotte in ge’ez, la lingua sacra degli etiopi.
Il testo narra che Enoch era a conoscenza del Diluvio Universale, Diluvio che si sarebbe abbattuto sulla Terra, distruggendola. Particolarmente interessante è il brano in cui si tratta la necessità di guarire la Terra corrotta dagli angeli.
Ma ecco alcuni brani significativi presi dal testo etiope.
Dal Capitolo VI:
E ciò avvenne quando i figli degli uomini si moltiplicarono, quelli che in quei giorni vennero alla luce. Fra di loro erano belle e seducenti figlie.
E gli angeli, figli del cielo, le videro e le desiderarono e dissero fra loro: “Andiamo, scegliamo degli mogli fra le figlie degli uomini che ci partoriranno dei figli.”
E Semyaza, che era il capo, disse loro: “Io temo che voi non siate concordi per compiere questa azione e io solo dovrò pagare la pena di un grande peccato.”
E tutti gli risposero e dissero: “Facciamo un giuramento e leghiamoci tutti con imprecazioni comuni.”
Tutti insieme prestarono il giuramento e si legarono l’un l’altro con mutue imprecazioni.
E in tutto essi erano duecento. Scesero, nei giorni di Jared, sulla cima del monte Hermon.
E questi sono i nomi dei loro capi: Semyaza, il loro apo, a Arachiel, Rameel, Kokariel, Tamiel, Ramiel, Danelet, Ezechiel, Azazel [ecc.].
Capitolo VII:
E tutti gli altri, insieme a loro, presero delle mogli e ciascuno ne scelse una e cominciarono a unirsi con loro.
Ed esse vennero fecondate e partorirono grandi Giganti.
(In questo versetto è chiaro che i Giganti erano figli dei Guardiani, dei Vigilanti, di quelli che la Bibbia chiama “Angeli”, dei figli di Dio, insomma, degli Elohim o Anunnaki).
Essi consumarono tutti i beni degli uomini e quando gli uomini non poterono più sopportarli, i Giganti si volsero contro di loro e divorarono l’umanità.
Allora la terra mosse accusa contro i senza legge.
Capitolo VIII:
E Azazel insegnò agli uomini a fare spade e pugnali e scudi e corazze e fece loro conoscere i metalli e l’arte di lavorarli e di fare braccialetti e ornamenti e l’uso dell’antimonio e l’abbellimento delle palpebre e ogni sorta di pietre preziose e tutte le tinture coloranti.
Ed allora sorse molta infamia ed essi commisero fornicazione e vennero deviati e divennero corrotti in tutti i sensi.
Semyaza insegnò loro incantesimi e il taglio delle radici […]
E mentre gli uomini perivano, gridarono e il loro grido giunse fino al cielo
Capitolo X:
Allora l’Altissimo mandò Uriel dal figlio di Lameck [Noè]e gli disse: “Un diluvio verrà su tutta la Terra e distruggerà tutto ciò che vi è su di essa”.
E a Gabriele disse il Signore: “Procedi contro i bastardi e i reprobi e contro i figli della fornicazione e distruggi i figli dei Vigilanti fra gli uomini: getta l’uno contro l’altro cosicché possano distruggersi a vicenda in battaglia, perché essi non devono avere lunga vita.” […]
E chiunque sarà condannato e distrutto da allora in poi sarà legato insieme a loro fino alla fine di tutte le generazioni.
Probabilmente i Giganti sono stati eliminati perché erano un potenziale pericolo per chi deteneva il potere sulla Terra. Gli stessi Elohim o Anunnaki temevano che potessero prendere il loro posto, così li hanno sterminati.
Naturalmente la mia è solo un’ipotesi, ma spero che possa fare un po’ di chiarezza su questo mistero affascinante o, perlomeno, stuzzicarvi al punto dal farvi iniziare una ricerca personale sull’argomento.
di Davide Baroni