Una piramide in Campania? Per la precisione nel territorio del Comune di Sant’Agata de’ Goti, provincia di Benevento, tra quest’ultima cittadina e l’altro capoluogo della Campania settentrionale, Caserta. Si trova al di là del Monte Taburno, estremità meridionale della piccola catena montuosa che la tradizione popolare ha denominato “Dormiente del Sannio” per via della sagoma di donna distesa che sembra stagliarsi, dolcemente, sullo sfondo verticale di un cielo che fu dei longobardi, dei romani, dei sanniti e molti altri ripercorrendo, a ritroso la storia “conosciuta”. Ma non è del Sannio né del meraviglioso borgo di Sant’Agata de’ Goti che intendiamo occuparci qui, per quanto sarebbe opportuno e affascinante farlo. Il luogo è un’occasione per indagare altro, almeno per il momento. Una piramide, dicevamo. Forse due, anzi tre, e se guardiamo bene ce n’è una quarta. E poi una quinta a pochi chilometri di distanza. O meglio, non una piramide, bensì altrettante “colline” dalla forma e dalle caratteristiche a dir poco strane e insolite. Partiamo da questo dato: consideriamole come delle alture formate naturalmente dal tempo e dal “caso”, seguendo il metodo del “facciamo finta che” per non saltare alle conclusioni, non urtare la sensibilità di nessuno e non perdere immediatamente l’attenzione e la fiducia di chi vorrà leggere per provare a capire. Questo lo facciamo per provare a capire, per unire i puntini, ma soprattutto per stimolare possibili approfondimenti, studi scientifici, opportune analisi e la responsabilità pubblica di scavare sotto la superficie, del suolo e della coscienza.

La strana collina di Sant’Agata de’ Goti non è visibile lungo la strada stretta e curvilinea che conduce al paese dalla vicina Moiano, pure in provincia di Benevento: la via, infatti, le passa letteralmente sotto, o forse “sopra” come diremo in seguito. Le si transita accanto senza notarla, neanche in pieno giorno, e non per la presenza di ostacoli visivi ma perché guardarla richiederebbe di distogliere completamente gli occhi dalla guida. Per chi l’ha già notata o conosce bene la zona, in alcuni tratti potrebbe sbucare improvvisamente a breve distanza da dietro una delle molte curve; per tutti gli altri, compresi quelli che hanno sempre vissuto nella zona senza averci mai posto l’attenzione, occorre proseguire dentro il centro storico di Sant’Agata de’ Goti per potersi accorgere della collina piramidale.

La forma straordinariamente triangolare della “faccia” rivolta verso il borgo santagatese non dovrebbe passare inosservata, eppure di questo dettaglio del paesaggio si parla pochissimo e sempre meno negli anni. I residenti, inevitabilmente, ci hanno fatto l’abitudine e non notano più nulla di strano, i turisti (moltissimi, soprattutto nei fine settimana e nei periodi di vacanza) arrivano per godersi le affascinanti vie strette e lastricate del centro, intrise di arte, cultura e storia, o il famigerato panorama dal Ponte Romano sul Martorano, con le case del borgo a strapiombo e una vista più unica che rara. La collina sta lì come un chiodo nel muro: se non ci hai fatto caso non la vedi, ma appena la noti non ti sfugge più. E, proprio come un chiodo, ti entra in testa e ti assilla di domande.

I percorsi di conoscenza hanno infiniti punti di partenza, infinite porte d’accesso. Anche in questo caso, per vedere questa strana collina non esiste un solo modo. Non è necessario raggiungere il centro di Sant’Agata de’ Goti, la si può ammirare anche imboccando la strada provinciale SP48 che lambisce il vicino comune di Moiano, dove però ci si imbatte innanzitutto in un’altra collina altrettanto strana ma più tondeggiante, quasi un cono schiacciato. Con una particolarità: se quella santagatese su Google Maps non è segnalata come “piramide” (lo è un’altura subito accanto a quella, quasi attaccata), l’insolita collina di Moiano è indicata proprio come “piramide”.

Proseguendo lungo la strada, il paesaggio accompagna le curve modificando la prospettiva sui verdi versanti collinari della zona, e lo sguardo rischia di perdersi tra semplici alture naturali e quelle che forse sono anche qualcos’altro. Ma una volta giunti all’ingresso Nord-Est di Sant’Agata de’ Goti si può seguire la strada provinciale SP81 in direzione Moiano per raggiungere il tratto denominato “Via Sala”, oltre la “Grotta di Lourdes” e fino all’imbocco pedonale del “Sentiero dell’Acquedotto Carolino”. Qui risulta molto difficoltoso, ma non impossibile, lasciare l’auto in sicurezza lungo la strada a due corsie senza piazzole laterali, per addentrarsi nel sentiero escursionistico che conduce a dei punti panoramici. Della camminata si trovano online numerose testimonianze fotografiche di chi vi si è addentrato per una sana passeggiata, ma solo pochissime mostrano le curiose fattezze della collina santagatese, sul cui versante nordoccidentale, di fatto, è stato realizzato il sentiero.

Servirebbero maggiori approfondimenti di tipo catastale e soprattutto geologico, ma dal sopralluogo sul sentiero è emerso che la “collina” piramidale santagatese è stata adibita a coltivazioni private sul terreno naturale accumulatosi nel tempo. Quanto tempo? Secoli? Millenni? Questa risposta, appunto, va lasciata ai necessari approfondimenti scientifici, da condurre sotto la superficie della collina. Quel che è certo è che dalla “faccia” nordoccidentale della collina di Sant’Agata de’ Goti si vede distintamente la collina di Caiazzo (provincia di Caserta) in direzione Ovest-Nord-Ovest, mentre dalla “faccia” orientale si vede vicinissima la collina di Moiano in direzione Est-Sud-Est. Quindi le tre colline si “guardano” tra di loro a due a due probabilmente da millenni. Non abbiamo effettuato un sopralluogo sopra la collina di Moiano, ma è lecito supporre che anche da questa si possa in qualche modo scorgere altresì la collina di Caiazzo. Un dettaglio molto evidente, pure per chi transita distrattamente lungo la strada che costeggia la collina, è il “muretto” di pietra irregolare che ne segna il confine, tipico di quando una parete rocciosa viene parzialmente scavata per fare spazio a costruzioni e infrastrutture. Ecco perché, dicevamo, sembra che la strada provinciale sia stata realizzata non alle pendici, bensì sopra al margine inferiore della collina, la quale in realtà proseguirebbe la sua discesa diagonale verso i terreni sottostanti. È come se fosse stato scavato un gradino, una piccola scanalatura che interrompe il pendio attorno a tutta la collina, formando una specie di angolo retto. La cosa è ben visibile anche dalle immagini di Google Street View, dalle quali si notano il colore e l’aspetto esteriore della roccia scavata.

Ciò farebbe immaginare cosa ci può essere sotto lo strato di terra, prato e alberi che ricopre interamente l’altura santagatese.

A questo punto, completata una prima esplorazione del sito, consapevoli che sia stata sicuramente insufficiente a raccogliere tutti gli elementi necessari per comprendere bene a cosa siamo di fronte, si è proseguito con lo studio delle mappe satellitari affidandosi a quelle di Google. In nota a questo articolo ci sono tutti i riferimenti tecnici dei siti indagati, con le coordinate e le misurazioni che sono state possibili tramite le mappe digitali. Siti al plurale e non solo uno, perché si tratta dei seguenti: una collina nel Comune di Caiazzo (Caserta), due colline nel Comune di Sant’Agata de’ Goti (Benevento), una collina nel Comune di Moiano (Benevento) e una collina nel Comune di Volturara Irpina (Avellino). Di queste, al momento abbiamo potuto visitare da vicino solo quelle di Sant’Agata de’ Goti e Moiano, per cui evitiamo di aggiungere dettagli e supposizioni sulle altre, lasciando al lettore che sia l’evidenza dei fatti a parlare.

Ma come facciamo a capire se si tratta di qualcosa di più di semplici alture naturali? Come detto, occorrerebbero appositi studi che al momento non risultano essere stati compiuti. Un dettaglio storico recente ce lo conferma: come riportato sul sito di Ecospirituality Foundation (https://www.eco-spirituality.org/tdgr-prmdbnv.htm), tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso sarebbero stati avviati dei lavori di scavo sull’angolo Nord della collina di Sant’Agata de’ Goti (quella non indicata come “piramide” su Google Maps) ma queste operazioni sarebbero state presto bruscamente interrotte senza una motivazione conosciuta. Effettivamente, i segni parziali di questi scavi sono visibili ancora oggi.

Sempre secondo Ecospirituality Foundation, la collina attaccata a quella che abbiamo appena mostrato e raccontato reca comunemente la denominazione di “Collina Ariella” e in effetti cercando su Google Maps l’indicazione risulta corretta, anche se su queste mappe compare la dicitura “Piramide” come luogo di interesse.

Qui soggiunge un quesito che potrebbe essere decisivo: data l’evidente stranezza nella forma di queste presunte colline naturali, perché non risultano essere stati effettuati dei rilievi geologici che, con grande facilità, potrebbero smentire qualsiasi teoria dimostrando che al di sotto di quelle sagome non c’è altro che un naturalissimo cumulo di terra e roccia? Potremmo essere di fronte ad uno dei tanti casi in cui l’assenza di risposta racconta l’imbarazzo della domanda.

Altro riferimento di ricerca, per provare a rispondere alla domanda “cosa c’è sotto quella collina?”, potrebbe essere proprio la realizzazione della strada che la costeggia, la strada provinciale SP81: quali lavori sono stati compiuti per costruirla? E cosa emerse dal suolo durante gli scavi? Le informazioni si perdono in un passato non digitalizzato e in una memoria collettiva ormai quasi svanita sul territorio. Ma questo articolo vuole avere proprio lo scopo di suscitare almeno un parziale risveglio da parte di chi invece ne sa di più e vuole contribuire alla chiarezza, nell’interesse di tutti.

Quello che resta da raccontare è una serie di dettagli e coincidenze, con il limite delle mappe online che non consentono di tracciare accuratamente distanze e forme per poter capire meglio a cosa siamo di fronte. Potremmo affermare qui che la collina santagatese sembra, al pari di quella di Caiazzo, avere un orientamento di circa 15° verso Est rispetto al Nord esatto, a differenza delle piramidi di Giza che risultano con le quattro facce orientate quasi esattamente verso i punti cardinali; ma questa affermazione non è allo stato possibile senza timore di smentite, in quanto la forma di queste colline è chiaramente condizionata dalla presenza del terreno accumulatovisi nel tempo. Bisognerebbe scrostare un po’ di quei detriti per far emergere la sagoma reale dell’altura, un po’ come togliere la pece dagli occhi o come scalpellare il marmo per dare forma alla statua. Per questo stesso motivo non è possibile calcolare precisamente l’altezza di queste colline (tra i 250m e i 300m la distanza dal vertice alla base di ciascuna facciata) o le dimensioni delle loro facce apparentemente triangolari, anche perché la base delle stesse è difficile da rintracciare tra stradine, vegetazione, campi coltivati e proprietà private. Così come non è possibile al momento individuare l’angolo di 90° del vertice di ciascuna delle quattro facce, evidenza che da sola basterebbe per poter parlare di piramidi e non più di colline.

È possibile invece affermare con certezza che tutte le 5 colline piramidali di cui parliamo, nessuna eccezione, sorgono vicinissime a piccoli corsi d’acqua di bassa portata (nel caso di Volturara Irpina, un torrente in secca), e questa non è certamente una caratteristica fondamentale di tutte le colline naturali mentre, secondo diversi studi, la presenza di una fonte costante di acqua sarebbe imprescindibile non solo in prossimità di strutture piramidali ma anche di altre strutture megalitiche o dalla probabile funzione energetica (ad esempio, Castel del Monte nel Comune di Andria).

L’orientamento delle colline piramidali della Campania è, come detto, incerto per la definizione imprecisa delle loro facciate, ma si può agevolmente constatare un allineamento interessante dei loro vertici (anche questo non facile da definire con precisione tramite Google Maps) che le posiziona tutte sostanzialmente lungo un asse ben preciso, in una sequenza abbastanza lineare. Non solo: prolungando questo asse nelle due direzioni Nord-Ovest e Sud-Est si giunge da un lato a Torino e dall’altro a Il Cairo e alla Piana di Giza, seppur non in maniera assolutamente precisa e allineata. Dettaglio che è più facile ritenere significativo che scartare come del tutto casuale.

Concludendo questa primissima tappa di un percorso di studio, approfondimento e ricerca, da proseguire in maniera ampia, i dubbi iniziali si sono fatti via via più assillanti senza consentire al momento null’altro che una basilare certezza: se queste strane colline piramidali fossero soltanto delle colline naturali, questo pur breve cammino sarebbe stato sufficiente per dimostrarlo e fugare ogni altra possibile interpretazione. E invece…

 

di Simone Aversano

 

 

 

 

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