Ho l’onore di conoscere il dottor Giuseppe Cocca così bene, che potrei scrivere questo articolo anche senza aver ascoltato la recente intervista che l’ha visto ospite sul canale di Gianluca Lamberti.[1] Ma, proprio perché conosco il dottor Cocca da tanti anni, so che il suo motto preferito, mutuato dall’eccezionale Antony De Mello, è: “di tutto mi si può accusare, tranne che di essere coerente”. Così Giuseppe Cocca si presenta agli spettatori di Facciamo Finta Che, premettendo che, per seguirlo nei suoi ragionamenti attorno e nel cibo, occorre una mente molto aperta, e uno stomaco molto chiuso, potrebbe dire qualcuno, dato che Giuseppe “cura col digiuno”.

Subito il dottore precisa che lo stesso caposcuola della Scuola Igienista, Herbert Shelton, a cui il medico si ispira, affermava che il digiuno non ha mai curato nessuno e mai lo farà. Già, ma cos’è il digiuno?

Chi tra i lettori del blog ha già partecipato a una conferenza del dottor Cocca o a uno dei suoi splendidi seminari, sa già che domande come queste sono all’ordine del giorno e soprattutto che sono rivolte ai partecipanti per invitarli a ragionare su concetti che solitamente vengono dati per scontati, come il digiuno, a cui nessuno vorrebbe sottoporsi, e che tuttavia è l’attività più largamente praticata da tutti i viventi, almeno nel regno animale (eccezion fatta per i koala, che non cessano mai di sgranocchiare, ma il loro non è binge eating). Sì, perché, a meno che non stiate facendo uno spuntino proprio ora, ebbene, state digiunando!

E se vi dicessi che più importante di ciò che si mangia è la sequenza in cui i cibi vengono ingeriti? E ancora più importante della sequenza è la cottura (ovvero il crudismo)?[1] E se volessi proprio esagerare e dire che, ancor più importante di tutto è ciò che si pensa mentre si mangia? Allora a che servono le diete, se l’importante è pensare che il cibo, anche il junk food, è buono e fa bene? Allora vi direi: sappiate che “non è il cibo che dà, ma siete voi che prendete”. Questo è uno dei “mantra” che il dottore ripete a ogni seminario per ricordare a tutti che il ruolo attivo è nostro, e che siamo noi, dopo aver scelto cosa mangiare, a estrarre da quel cibo i nutrienti biodisponibili.

E subito dopo aver affermato ciò, il dottore fa un attimo di silenzio, scruta attentamente i corsisti, e poi chiede: ma è proprio vero che noi scegliamo cosa mangiare, o siamo condizionati? Il percorso logico-alimentare attraverso cui Giuseppe giuda gli spettatori e i suoi pazienti è un vero viaggio di consapevolezza non solo gastronomica, ma psicofisica, nel quale si apprendono quali sono i meccanismi che regolano la fame, che si distingue in tanti tipi, tra cui la fame emotiva, quella cellulare, quella nervosa e molti altri.

Proprio come faceva Enzo Biagi con le interviste, così Giuseppe Cocca nelle sue “istruzioni alimentari” (mai chiamarle “diete”) si limita ad alcune istruzioni preliminari, perché, a seconda di come il corpo risponde, la terapia varierà da paziente a paziente, andando dal digiuno, al semi-digiuno, agli estratti e centrifugati, fino alle sequenze di cibi cotti e allo sgarro – che nella mente di Giuseppe semplicemente non esiste.

Cosa fare, dunque, per orientarsi nel labirinto della moderna alimentazione, che lungi dal nutrire, non fa altro che riempire senza nemmeno saziare? Come uscire – vivi e sani – dalle corsie dei supermercati traboccanti di carni coltivate in fabbrica, farine d’insetti e bevande zuccherate? Se lo chiedessimo al Siddharta di Hermann Hesse ci sentiremmo dire che la soluzione è “meditare, aspettare e digiunare”, ma se volete scoprire i consigli del dottor Cocca, eccoli qui.

Buon appetito

Stella Sophia Picarò

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