Abbiamo avuto modo di analizzare l’operato dell’Imperatore Costantino in video e libri, ma occorre qui ricordare brevemente il suo grande progetto; riorganizzare l’Impero di Roma su quelli che Costantino riteneva fossero i tre pilastri su cui si doveva reggere: l’esercito, la burocrazia e la coesione popolare. Per l’esercito e la burocrazia non abbiamo molto da dire, una burocrazia efficiente per gestire gli approvvigionamenti, le tasse etc ed un esercito potente per contenere i nemici alle frontiere. La coesione popolare era il grande cruccio dell’imperatore. La Roma Repubblicana aveva una tradizione di fedeltà al concetto di Roma stessa, individuata come culla delle virtù; la morigeratezza, l’onestà, l’orgoglio d’appartenenza, quello spirito spartano di accorrere nel caso Roma fosse minacciata e di combattere con eroismo, senza risparmiarsi. Purtroppo con la creazione dell’impero molti popoli erano stati assorbiti, molte civiltà ve ne facevano ormai parte. Civiltà con tradizioni molto diverse, e lo “spirito di Roma” non in tutti questi popoli vi aleggiava. Specialmente in quelli orientali, ove il Re era, normalmente, un despota e se si doveva andare in guerra lo si faceva certamente di malavoglia. Costantino ed i suoi consiglieri elaborarono quindi un progetto: preso atto che lo spirito di Roma o lo si aveva o non lo si poteva imporre e, quindi, come unire popoli tanto diversi quanto lontani? Qualcuno propose una Religione, termine che deriva da Religio – unire – poteva essere la soluzione adatta.

Si elaborò il progetto, e vi furono molte opzioni: trasformare i riti degli Dèi Olimpici in una religione ed imporla; troppo complicato, molti si sarebbero opposti. Si pensò quindi ad un Salvatore, figura retorica attesa in quei secoli, che avrebbe dovuto riportare la terra alla mitica “età dell’oro”, ossia di quando gli Dèi camminavano fra gli uomini. Le Sibille ne avevano parlato, alcuni personaggi erano stati individuati come possibili Salvatori: Cesare, Augusto, forse Apollo che ritornava sulla Terra. Si optò invece per una figura nuova, meglio se poco conosciuta, da modellare a piacimento. Si pensò ad Apollonio di Thiana, un predicatore e guaritore molto noto, si pensò al Dio egizio Serapide, identificato dai Greci come Zeus, quindi come il latino Giove. Sarebbe stato perfetto, per di più era un guaritore, e molti lo identificavano con Asclepio/Esculapio, se non proprio con Ermete Trismegisto. Ma era una divinità già nota, con le invidie e le controversie fra i sacerdoti con gli altri riti. Si pensò allora a Mithra, il profeta del Dio Apollo. Ma aveva riti complicati, occorreva qualcuno di più semplice, diremmo popolare. Qualcuno, si dice Elena stessa, la madre di Costantino, sacerdotessa di antichi culti legati alla terra, propose uno sconosciuto predicatore che era vissuto 300 anni prima in Palestina: Gesù. Costantino, che era Sacerdote dei Riti del Sol Invictus e Pontefice Massimo dei Riti Misterici di Mitra, studiò la storia di Gesù, interrogò i suoi seguaci e ritenne che era possibile utilizzare lui come figura centrale della nuova religione. Attenzione a questo punto. Sino a quel giorno non vi erano mai state religioni, vi erano riti; un cittadino poteva essere devoto, ad esempio, a Marte, ma poteva accompagnare la moglie al tempio di Iside; una donna poteva essere devota di Athena, ma ducare i figli ai riti di Apollo. Si poteva accedere, previa accettazione ed iniziazione, a più riti misterici. Ora, invece, veniva creata una religione, ed a questa si “apparteneva”.

Vedremo in altra occasione la creazione della Religione che Costantino denominò Cattolica, ossia universale; universale secondo il suo pensiero, ossia per tutto l’Impero Romano. La religione venne creata e, ed i Sacerdoti di Serapide, Giove, Apollo etc. vi entrarono a farne parte. Qual era il compito di una simile organizzazione? Il controllo e l’educazione del popolo. Ad ogni Diocesi, ossia provincia romana, vi fu assegnato un funzionario di nomina imperiale che assunse il titolo di Vicario, ossia sostituto, sostituto dell’imperatore, naturalmente. Quindi assunse il titolo di Vescovo, dal greco Epìskopos, ossia sovrintendente, ispettore. Roma donò alla nuova religione le Basiliche, ossia quei palazzi ove il popolo di una città si riuniva per discutere di politica o fare affari, ora diveniva il tempio della nuova religione.

La Chiesa Cattolica, ottenuto un potere politico enorme, decise che tutte le statue degli Antichi Dèi dovevano sparire. Alcune vennero riciclate, Iside e Minerva divennero Maria la madre di Gesù, le altre vennero distrutte. Salvo quelle che pii devoti sotterrarono per salvarle. Le rappresentazioni degli Dèi Olimpici vennero vietate e per secoli non si sentì più parlare di loro.

Vedremo in altra occasione come i cinque Patriarchi nominati da Costantino si ridussero a due, Costantinopoli e Roma. Concentriamoci sul fatto che passarono i secoli ed il Patriarca di Roma, assunto il titolo di Pontefice Massimo e poi anche di Papa, un termine egizio utilizzato dal Patriarca di Alessandria d’Egitto che significa Padre, in occidente assunse grande potere, al punto da sfidare l’Impero, rinato come Impero Romano-Germanico, per la designazione dei Vescovi. Abbiamo studiato tutti nelle medie le lotte fra Papi e Imperatori, dove questi ultimi volevano mantenere il privilegio imperiale della nomina, mente il Pontefice intendeva nominarli lui.

Si passò attraverso le Crociate, carestie, pestilenze, caccia agli eretici ed alle cosiddette streghe e si giunse all’epoca delle riforme protestanti. Gli antichi Dèi erano stati dimenticati, sovente assorbiti dalla Chiesa cambiandogli nome. Solamente più rari letterati ne avevano conoscenza.

La Chiesa non poteva tollerare la riforma protestante, identificandola come eresia: calvinisti, luterani ed ogni forma di evangelici, venivano perseguitati. Ma la Riforma conquistò ampi consensi in Europa. La Chiesa decise di prendere le sue contromisure e convocò il Concilio di Trento. Questo, quantomeno nelle intenzioni, doveva portare ad una riforma della Dottrina della Chiesa affinché chi si era allontanato o aveva aderito ai riti della Riforma, sarebbe stato invogliato a ritornare in quella che era indicata come “Comunione con la Santa Madre Chiesa”. Il Concilio si riunì nel 1545 a Trento, posizione strategica fra le terre mediterranee rimaste fedeli alla Chiesa Cattolica e l’Europa centrale, che, in massima parte aveva aderito alla Controriforma. Inizialmente vi erano degli inviati dei Luterani e dei Calvinisti come osservatori. Le discussioni svolte con l’ampollosità tipica dell’epoca, le infinite diatribe per particolari insignificanti, dettero immediatamente un chiaro segno che il Concilio sarebbe stato un fallimento. Fra sospensioni e riprese, spostamenti di sede, rielezioni di Papi etc, il Concilio durò 18 anni. La relazione finale indignò i rappresentati delle chiese evangeliche e riformate. Il Concilio di Trento proponeva una feroce e definitiva divaricazione fra la Chiesa di Roma e le Chiese Riformate. La maggiore attenzione fu rivolta alla Dottrina ed ai Sacramenti, con l’approvazione del Dogma della Transustanziazione, ossia la presenza fisica del Cristo nell’Ostia consacrata. Quindi la disposizione della Cura dell’Anima da parte del Clero, la salvezza si poteva così ottenere solamente tramite la Chiesa, che con le proprie opere esclusive: dal battesimo alla comunione, dalla confessione all’assoluzione, poteva salvare il fedele. Veniva istituzionalizzato il Catechismo per l’indottrinamento dei bambini e la creazione dei Seminari per la formazione del Clero. Si confermava il potere dei Vescovi e la preminenza del Pontefice di Roma. Gettando le basi sul successivo dogma dell’Infallibilità papale. Infine, nella Dottrina l’identificazione della figura centrale di Maria, la madre di Gesù, che portò successivamente ai dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione di Maria in Cielo sia in corpo che in spirito. Tutte queste decisioni scavarono un profondo fossato fra le Chiese Riformate e la Chiesa di Roma, fossato che, nonostante i timidi passi portati avanti da Papa Giovanni XXIII, rimane ancora insuperabile.

La transizione dalla concezione medievale della Chiesa a quella uscita da Concilio di Trento (detta Tridentina, come la Messa lì rivisitata), fu affidata ai Gesuiti, che crearono collegi e seminari in tutta Europa. Vennero edificate moltissime chiese e chiesette, a dispetto della severità delle chiese protestanti, bianche e senza orpelli, nelle nuove chiese cattoliche vi era un tripudio di color oro, quadri, marmi, statue; nacque il barocco ecclesiastico.

La censura imposta dalla Chiesa era totale, non era possibile pubblicare un libro senza l’imprimatur del vescovo locale, ossia un timbro di autorizzazione. Eppure, nel XVII sec. in tutta Europa si venne a formare un movimento, che potremmo definire sotterraneo, che propugnava idee di libertà, giustizia e favoriva la cultura. Le vecchie logge dei costruttori di cattedrali si stavano trasformando in una sorta di circoli elitari ove uomini “illuminati” si riunivano per confrontarsi e discutere. Si dovrà attendere sino all’Inizio del XVIII sec. affinché queste logge, dette massoniche, si organizzassero in una rete; ma vi erano anche altre logge, quelle del Compagnonaggio e quelle dei Rosa+Croce. Successivamente sorsero anche quelle degli Illuminati e quelle della Carboneria.

In queste logge vi erano, in armonia, cattolici e protestanti ciò indusse la Chiesa Cattolica ad emanare le sue prime condanne. Vi erano eruditi e diversi architetti, musicisti e artisti. E fra le colonne delle logge nacque un nuovo stile, che si diffuse rapidamente in tutto il mondo di cultura occidentale: il neoclassicismo. Questo derivava dallo studio dei testi classici greci e latini, dallo studio dell’arte e dell’architettura di qui tempi, tenuti segregati in polverosi armadi da quella Chiesa che pretendeva che solo ciò che era “confacente alla Bibbia” e che servisse “Alla gloria della Chiesa” doveva essere apprezzato e studiato. Invece nelle logge vi erano molti uomini che, a vario titolo, frequentavano i più diversi palazzi reali d’Europa; taluni divennero ministri, altri responsabili degli appalti reali, cosicché fu possibile presentare ai monarchi, e di conseguenza, alla nobiltà, la bellezza del mondo classico.

Ma facciamo i passi uno per volta. Già nel 1600 vi fu la riscoperta degli Antichi Dèi, gli Dèi dell’Olimpo. Gli artisti iniziarono ad ottenere dai committenti, la richiesta di dipingere quadri od affreschi in cui si rappresentavano gli Dèi Olimpici. I più famosi li ritroviamo alla Reggia di Versailles: Salone d’Ercole, con nel soffitto l’Apoteosi del semidio Ercole, ove per Apoteosi si intende l’ascesa all’Olimpo. Grandioso affresco dipinto da François Lemoyne.

Fig. 1 – Il soffitto del salone di Ercole con la rappresentazione della sua apoteosi.

Quindi, fra il 1660 ed il 1670 fu creato il Salone di Venere, ove notiamo la statua del Re con panoplia, armatura, romana:

Fig. 2 – Il salone di Venere

Re Luigi XIV assunse il soprannome del Re Sole, in onore del Dio Apollo, di cui ne assunse le sembianze nello stemma personale:

Fig. 3 – Il volto del Dio Apollo

Venne fatta creare una meravigliosa e imponente statua del Dio Nettuno al centro di una vasca nel parco della reggia.

Fig. 4 – La statua di Nettuno a Versailles

Se i Borbone, a Versailles avevano la statua del Dio Nettuno, gli Asburgo di Vienna, non potevano essere da meno, ed ecco creare la loro statua nel parco della Reggia di Schönbrunn

Fig. 5 – La statua di Nettuno a Schönbrunn (Vienna)

Gli Asburgo fecero di più: si fecero costruire dei finti scavi archeologici nel parco: gli “Scavi Romani”. Progettati da Hohenberg su disegni di Giovan Battista Piranesi, furono eretti nel 1778 a rappresentazione delle rovine di un tempio Romano a suo tempo eretto dall’Imperatore Vespasiano e terminato dal figlio, anche lui imperatore, Tito.

Fig. 6 – Gli Scavi Romani a Schönbrunn

Sempre nel parco, gli Asburgo fecero erigere un grande obelisco.

Fig. 7 – Fontana dell’obelisco

Non ci dilungheremo oltre, lasciando al lettore la scoperta di altre meravigliose opere, ricordiamo solamente la costruzione della Cripta in stile greco-romano nella Reggia Prussiana di Sanssouci presso Berlino.

Fig. 8 – Federico II di Prussia ed il Marchese d’Angers sovrintendono i lavori di costruzione della cripta

E la meravigliosa scultura dedicata al Dio Apollo, attorniato dalle Ninfe ed il Bacino di Saturno, di François Girardon, entrambe conservate a Versailles.

Fig. 9 – Apollo e le Ninfe

Fig. 10 – Il Dio Saturno

In quegli anni ogni nobile europeo, per quanto possibile cercò di avere qualche raffigurazione artistica legata agli antichi Dèi. Ormai il potere della Chiesa, nel XVIII sec. era molto scemato e non potevano opporsi a “tale scempio”. Ciò nonostante anche la Roma papalina ebbe delle opere ispirate all’antica Roma; proprio uno dei primi a creare tali opere fu Michelangelo Buonarroti con Leda ed il Cigno, ove naturalmente il cigno era Zeus, secondo il mito, ma Michelangelo a Roma, commissionato dai papi creò la Piazza della Pigna, dove la Pigna era un simbolo rimano di prosperità e nella famosa Cappella Sistina dipinse le “pagane” Sibille, che meriteranno un articolo a parte.

Fig. 11 – Leda ed il Cigno-Zeus

Fig. 12 – La Pigna di Roma

Il tempo trascorreva fra guerre e carestie e si giunse alla seconda metà del XVIII sec. quando le logge massoniche erano ormai diffuse in tutta Europa e l’influsso dei loro aderenti era ormai forte in molte corti europee. Ministri, ma anche generali e nobili frequentavano le logge e ne portavano le idee illuministe nella società. Nacquero forti correnti di pensiero volte alla libertà, prima dell’uomo e poi della società. L’Imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo, massone e figlio della grande imperatrice Maria Teresa, limitò il potere della Chiesa Cattolica, soppresse i conventi e gli ordini religiosi; con i beni sequestrati al clero, l’Austria edificò ospedali e scuole aperte anche ai figli dei poveri. Emanò decreti di tolleranza verso i protestanti e gli ebrei e nel 1781 abolì la servitù della gleba, un retaggio medievale. I Savoia la abolirono nel 1771. Il fervente massone Federico II di Prussia nel 1763 aveva reso obbligatoria l’istruzione elementare. Si stava vivendo in un’epoca di grandi cambiamenti, e questi si percepirono soprattutto in Francia, ove i Re successori del Re Sole erano tornati all’assolutismo, e nelle colonie inglesi nelle Americhe, ove le logge, guidate da Washington, Jefferson, Franklin etc. gettarono le basi per una nuova società libera e giusta, con capitale Filadelfia, ossia città degli amici; movimento che portò all’indipendenza ed alla creazione degli Stati Uniti. In Francia vi fu il più grande movimento intellettuale, gli illuministi, che gettò le basi per la Rivoluzione, che, superati gli eccessi, sfociò nell’impero del Massone Napoleone Bonaparte.

Ebbene, nella seconda metà del XVIII sec., proprio grazie a quell’interesse verso il classicismo greco-romano e la riscoperta degli Antichi Dèi, si iniziarono gli scavi che portarono alla luce Ercolano e Pompei. Come una fiammata improvvisa, in Europa si incendiò l’interesse per Roma e le sue forme d’arte, oltre agli interessi per l’antico Egitto, che portarono tanti studiosi al seguito di Napoleone in Egitto nel 1799, con la conseguente scoperta della Stele di Rosetta, che permise di comprendere la scrittura egizia.

Ormai non solamente più le corti erano interessate ai miti del passato, anche la borghesia, cosicché l’interesse discese sino al popolo. Grazie anche ad opere musicali, ne accenniamo una per tutte: Il flauto magico del Massone Mozart, ove si possono rivedere i passaggi iniziatici di antichi riti egizi.

I rivoluzionari francesi non furono esenti da questo interesse, anzi, la Roma Repubblicana, con il suo rigore morale era presa ad esempio: dalla creazione del senato, al simbolismo, ai titoli politici quali il Console, l’idea di Esercito di Popolo, con l’arruolamento di tutti i cittadini e non solo nobili ufficiali e mercenari o galeotti come militari, come era sino a quel giorno. Napoleone divenne Primo Console ed adottò l’aquila romana con il fulmine di Zeus fra gli artigli. Alcuni letterati crearono la religione della Dea Ragione etc.

In quegli anni l’arte e l’architettura fecero un balzo avanti, erigendo nelle città europee palazzi in stile greco romano, era nato il neoclassicismo. Vediamo solo alcuni esempi.

Fig. 13 – il Pantheon di Parigi

Fig. 14 – Palais Bourbon a Parigi

La Madeleine a Parigi

Fig. 15 – La Madeleine a Parigi, nata come tempio alla Ragione, divenne una chiesa con la restaurazione

Piazza del Plebiscito a Napoli

Fig. 16 – Piazza del Plebiscito a Napoli

Palazzo Ostankino a Mosca

Fig. 17 – Palazzo Ostankino a Mosca

Il Campidoglio a Washington

Fig. 18 – Il Campidoglio a Washington

Il museo dell’arte a Washington

Fig. 19 – Il museo dell’arte a Washington

Il parlamento austriaco a Vienna

Fig. 20 – Il parlamento austriaco a Vienna

L’intenzione degli architetti era, con il tempo, trasformare le città europee e farle assomigliare sempre più alle antiche Atene o Roma.

Potevano forse i pittori ignorare il neoclassicismo? No di certo. Ecco, ad esempio, un quadro di Jaques-luois David:

Il giuramento degli Orazi

Fig. 21 – Il giuramento degli Orazi

Gli artisti facevano a gara ad eguagliare le sculture dell’antichità, nel seguente quadro vi è rappresentato lo scultore Charles Towneley:

L’atelier di Charles Towneley

Fig. 22 – L’atelier di Charles Towneley

Galleria d’Artista

Fig. 23 – Galleria d’Artista

Qui sopra abbiamo una grandiosa opera di Giovanni Paolo Pannini che rappresenta una immaginaria, immensa, galleria di un artista.

In quegli anni anche il mobilio, le suppellettili, gli abiti femminili, il taglio dei capelli maschili, tutto doveva ricordare Roma. Come se si fosse voluto creare un ambiente adatto a ricevere ospiti illustri: gli Antichi Dèi Olimpici, che se fossero tornati si sarebbero ritrovati a loro agio.

Villa Albani a Roma

Fig. 24 – Villa Albani a Roma

Ganimede che disseta Zeus sotto forma di aquila

Fig. 25 – Ganimede che disseta Zeus sotto forma di aquile

Le principesse Luisa e Federica di Prussia rappresentate come romane

Fig. 26 – Le principesse Luisa e Federica di Prussia rappresentate come romane

Tavolo in stile Impero

Fig. 27 – Tavolo in stile Impero

Fig. 28 – Letto in stile Impero

Di Marco Enrico De Graya

7 pensiero su “IL RITORNO DEGLI DÈI DELL’OLIMPO di MARCO E. DE GRAYA”
  1. Mi è piaciuto molto l’articolo di de Graya, aumenta la curiosità su argomenti già importanti di per sé. Molto interessante anche l’iniziativa di questi articoli!

    1. Grazie Flavia, grazie all’ospitalità di Gianluca e di Mesbet, questo è solamente il primo articolo di, spero, una lunga serie. Ciao

  2. Enrico De Graya è un grande..
    Uno stile narrativo scorrevole ma preciso e incisivo, è sempre un piacere leggerlo e seguire i suoi video, ogni volta aggiunge un tassello alla mia personale ricerca..
    Grazie Enrico

    1. Grazie Flavia, grazie all’ospitalità di Gianluca e di Mesbet, questo è solamente il primo articolo di, spero, una lunga serie. Ciao

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