Storia della Massoneria in Italia – Prima parte: L’ORIGINE

L’origine della Massoneria si perde nella storia, ed a tal fine pubblicheremo un articolo dedicato. Partendo dall’antico Egitto e dalla antica Cina, passando per la Roma Repubblicana e poi Imperiale, per giungere al Medioevo. Un viaggio fantastico fra storia, mito e leggenda.

In questo articolo, invece, ci limiteremo ad un aspetto della storia della Massoneria, quella che si è sviluppata in Italia.

Dobbiamo premettere che alla fine del Medioevo, come vedremo nel dettaglio nel prossimo articolo, si passò dalla Massoneria Operativa a quella Speculativa; ossia, le Logge dei costruttori delle cattedrali (operative), ove la speculazione filosofica e spirituale era relativa, si trasformarono in Logge Speculative, ossia circoli iniziatici ove si seguiva un percorso spirituale volto all’accrescimento personale. Nel nord Europa sorsero i Rosa+Croce e vi furono circoli basati sulla ricerca alchemica, altri sulle tradizioni templari. Nel XVII secolo tutte queste si trasformarono nelle Logge Massoniche, ognuna di esse aveva vita propria e vi erano riti simili in tutte quante, derivanti dalle antiche tradizioni dei Pontifex Romani, ossia i costruttori di ponti, che le avevano ereditate in parte dai Riti Iniziatici di Mithra ed in parte da tradizioni ermetiche egizie, passando attraverso gli etruschi.

Il primo personaggio storico di rilievo che appartenne ad una confraternita massonica fu Oliver Cromwell, il quale tentò di istituire la Repubblica in Inghilterra, con conseguente guerra civile che tutti conosciamo.

Queste Logge si diffusero velocemente in tutta Europa, da Lisbona a Mosca, da Stoccolma a Napoli. Vi furono personaggi entrati nel mito che nel 1700 profusero tutte le loro forze nella diffusione della Massoneria, ad esempio lo svedese Emanuel Swedenborg, il noto Cagliostro, il Principe di San Severo Grande di Spagna e Nobile Napoletano ed il Principe di San Germain. Ma furono grandi Massoni gli Imperatori d’Austria Francesco Stefano I Duca di Lorena e di Toscana, marito dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, loro figlio, l’Imperatore Giuseppe II, che lottò contro la Chiesa, scacciando i Gesuiti, chiudendo molti monasteri ed emettendo un editto di tolleranza nei confronti dei protestanti. In Germania il Re di Prussia Federico II° detto il Grande. Il primo nobile massone conosciuto, in Germania, fu il Conte Albrecht Wolfang von Schaumburg Lippe, il futuro Re di Svezia Carlo XIII e Karl Holstein Gottorp si vantava di discendere da una famiglia di Cavalieri Templari. Johann Christian Schubarts von Kleefend scrisse per primo dei “Superiori Sconosciuti”, ossia una organizzazione segreta che governava la Massoneria e la guidava nelle sue decisioni. Il Principe Ferdinand von Brunswick Wolfenbüttel Duca di Lüneburg, fece confluire i Rosa+Croce nella Massoneria. Fra gli artisti citiamo solamente Wolfgang Amadeus Mozart, che nella sua opera “Il flauto magico” rappresentò un rito di iniziazione dell’Antico Egitto.

La “grande opera” da loro iniziata fu quella della diffusione dell’Illuminismo, da cui le idee di libertà, uguaglianza e fratellanza, che non a caso divennero il motto della Rivoluzione Francese, come già prima la “Rivoluzione Americana”, a noi nota come guerra di indipendenza da cui nacquero gli Stati Uniti, ad opera delle Logge di Filadelfia frequentate da Washington, Franklin, Jefferson etc.

Occorre ricordare che in quegli anni sorse anche in Baviera una organizzazione organizzata con riti in stile massonico: gli Illuminati, ma questa organizzazione aveva fini volti alla ristrutturazione completa della società in ambito egualitario, non solo sociale ma anche economico, movimento da cui ebbe ispirazione il Comunismo, a differenza del Socialismo che si diffuse parzialmente tramite la Massoneria, o quantomeno da parte di essa. L’organizzazione sparì dopo il fallito tentativo di colpo di stato contro il Direttorio francese nel 1796, sotto la guida di Gracco Babeuf e l’italiano Filippo Buonarroti. Quest’ultimo fu imprigionato e fu liberato nel 1803 e nel 1806 in Svizzera, grazie a Jean-Pierre Marat, fratello del famoso rivoluzionario, rientrò in Massoneria, ma ne uscì nuovamente per fondare l’organizzazione paramassonica detta Filadelfi, poi trasformata in Adelfia per poi divenire la Società dei Sublimi Maestri Perfetti. Società volta alla creazione di una società comunista ed all’assassinio dei tiranni. Ebbe seguaci in Piemonte e Lombardia, sotto la guida del Conte Federico Confalonieri, i suoi aderenti parteciparono ai moti del 1821. Quindi vennero inghiottiti dalla storia.

Torniamo alla storia della Massoneria. Le prime Logge in Italia, per quanto ne sappiamo, nacquero in Toscana ed a Napoli pare su impulso di inglesi in Italia per commercio. Rapidamente la Massoneria si diffuse in tutta la Penisola con tre centri più attivi: Torino, Firenze e Napoli, ma vi erano Logge a Milano, Parma, Piacenza, nella Repubblica Serenissima, nei domini papalini ed anche a Roma, ove operavano nel più assoluto segreto, in quanto se la Polizia Vaticana avesse sorpreso una Loggia riunita, i partecipanti sarebbero saliti sul patibolo, poiché tre diversi “Santi Padri”, il primo fu Papa Clemente XIII con la sua Bolla “In Eminenti Apostolatus” del 1738 ove si vietava l’adesione alla Massoneria in quanto questa “setta” era Deista, ossia riconosceva un Dio, senza specificare il “vero Dio cristiano”, propugnava la separazione della Chiesa dallo Stato e l’Indifferenza Religiosa, ossia mette sullo stesso piano tutte le religioni, cosicché un “pio cattolico” si sarebbe potuto trovare seduto accanto e considerare fratello un protestante o un ortodosso!
In realtà la prima manifestazione antimassonica da parte di un prelato avvenne in Inghilterra, esattamente a Londra nel 1698, quando il pastore presbiteriano Winter fece stampare il seguente volantino e lo distribuì per le strade della capitale inglese:

“A tutte le persone pie, nella città di Londra.

Avendo ritenuto necessario avvertirti delle malefatte e dei mali praticati agli occhi di Dio da quelli chiamati Liberi Massoni, ti dico di fare attenzione affinché le loro cerimonie e i loro giuramenti segreti non si impadroniscano di te; e bada che nessuno ti faccia allontanare dalla pietà. Perché questa setta diabolica di uomini si riunisce in segreto e giura contro tutti. Sono l’Anticristo che doveva venire guidando gli uomini lontani dal timore di Dio. Perché dovrebbero gli Uomini incontrarsi in Luoghi segreti e con Segni Segreti, facendo attenzione che nessuno li osservi mentre compiono l’Opera di DIO? non sono queste le Vie dei malfattori?

Sapendo come Dio osserva segretamente coloro che siedono nelle tenebre, essi saranno colpiti e i segreti dei loro cuori saranno messi a nudo. Non mescolarti a questo Popolo corrotto per non trovarvi così durante la Conflagrazione del Mondo.”

Occorre precisare che le Chiese: Luterana, Presbiteriana, Metodista, Anglicana e Episcopale non hanno mai preso posizione nei confronti della Massoneria. Altre chiese, come quelle Ortodosse ed i Mormoni sono invece aperte all’adesione.

Se la Chiesa Cattolica temeva le riunioni di nobili e borghesi, artigiani e commercianti a parlare di Libertà civile e religiosa, è chiaro che si allarmasse, mentre le varie monarchie europee furono sin da subito alquanto tolleranti, certamente non per disinteressata bontà, ma perché avevano a corte Ministri, Consiglieri e Generali Massoni che ne vantavano i pregi.

Ma torniamo alla diffusione della Massoneria in Italia. Se nei domini papalini occorreva essere molto guardinghi e silenziosi, così non era negli altri stati preunitari. Certamente fra il popolo, sovente aizzato dai parroci, vi era sospetto da parte di taluni, in altri casi le mogli degli aderenti alla loggia seguivano, o facevano seguire i mariti temendo chissà quali incontri amorosi.

Questi militari, nobili, letterati, artigiani e commercianti di cosa discutevano durante le loro riunioni in Loggia? Sicuramente degli antichi saperi, vi erano letterati che insegnavano i miti dei costruttori di ponti romani, delle piramidi egizie, dei Templari, qualche architetto avrà insegnato la Geometria sacra, un alchimista illustrava il percorso spirituale per l’elevazione personale, ma sicuramente le discussioni più accese erano su come cambiare il mondo, eliminare i privilegi dei pochi sui molti, eliminare il potere temporale della Chiesa, come dicevano: “scavare profondi fossi al vizio”, diffondere l’alfabetizzazione, aiutare i più miserevoli del popolo.

Il movimento massonico ebbe il suo più grande sviluppo in Inghilterra ed in Francia. Come sovente avviene, immediatamente gli aderenti si divisero in due fazioni. I primi intendevano cambiare la società dall’interno, gradualmente, acquisendo posizioni di potere: ufficiali, ministri, consiglieri; i secondi, invece, pretendevano il “tutto e subito” tramite la rivoluzione. I primi prevalevano in Inghilterra e nell’Impero; loro rappresentanti divennero ministri e consiglieri e la Massoneria si diffuse ampiamente nell’esercito. In Francia prevalsero decisamente i rivoluzionari, in quanto la monarchia assolutista, che si era venuta ad organizzare dopo la morte del Re Sole, dava poco spazio a termini come Libertà ed uguaglianza. Cosicché le Logge Francesi, presenti in tutto il regno, iniziarono a formare “club” politici ove avvicinare il popolo, in quanto, senza il popolo non si poteva immaginare la rivoluzione. Si diffusero quelle idee dette Giacobine che ebbero grande presa su un popolo che si dibatteva fra miseria, sovrappopolazione, carestie e decime da pagare al Clero. Ad onor del vero, sia in Francia che in Italia non furono pochi i sacerdoti che aderirono alla Massoneria, quei preti che erano riconoscibili in quanto criticavano pubblicamente “gli ozi e gli agi” dell’Alto Clero, ossia Vescovi e Cardinali.

Un giorno giunse a Parigi, Marie-Joseph Paul Yves Roch Gilbert du Motier Marchese di Lafayette, dalle colonie inglesi dell’America del nord a cercare “fra i fratelli” aiuto e sostegno per le Logge americane che stavano per iniziare la “rivoluzione”. Ottenuti cospicui finanziamenti, arruolò dei mercenari che furono aggregati al nascente esercito “democratico” delle colonie. Non possiamo, qui, dilungarci, ma occorre segnalare che la guerra fu vinta dal massone Washington combattendo contro generali inglesi che appartenevano alla medesima confraternita. Lasciamo ai lettori il dubbio che un esercito di artigiani e contadini abbia sconfitto le Giubbe Rosse coloniali britanniche più per meriti di “fraterna conoscenza”, piuttosto che per abilità strategica.

A quel punto, Lafayette, tornato vincitore in Francia, relazionò i fratelli sulla costituzione americana, scritta da Massoni per una società massonica. Occorre, qui, fare un inciso, per il centenario della Rivoluzione Americana, la Massoneria Francese regalò agli Stati Uniti la grande statua detta della Libertà, che campeggia all’ingresso del porto di New York, ad accogliere gli europei che si recavano a vivere nella “nuova terra promessa”, tralasciando la questione che la statua rappresenta la Dea Semiramide che alza la fiaccola della luce, che (dovrebbe) illuminare le menti. Lafayette contribuì in prima persona alla stesura del manifesto dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, carta fondante la prossima Rivoluzione Francese.

La dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, con Iside (Abito rosso e Blu) che spezza le catene della schiavitù ed il Genio sulla destra che indica il triangolo con l’occhio del Dio Ra (Egizio). Si nota il berretto frigio rosso, simbolo degli appartenenti ai Riti Misterici di Mithra e di Orfeo. Sotto, non lo vediamo nell’immagine, vi è il Fascio Littorio, simbolo della Repubblica Romana e delle sue Virtù.

Ormai era tutto pronto, il popolo francese era stato sufficientemente indottrinato e, apparentemente, all’improvviso, scoppiò la Rivoluzione, organizzata dalla Massoneria e gestita dai Giacobini, ossia le frange più estremiste. Ciò che avvenne in Francia lo conosciamo, la ghigliottina, inventata da un medico massone per non far soffrire il condannato, lavorò alacremente e l’Antico Regime venne spazzato via. Quando fu decapitato il Cittadino Capeto, ossia Re Luigi XVI, dalla folla riunita in piazza, fra la folla ammutolita, si levò forte e chiara una voce che disse: “Jaques de Molay è stato vendicato”; si trattava dell’ultimo Gran Maestro dei Templari, che fu fatto giustiziare da Re Filippo il Bello, antenato di Luigi XVI, su istigazione di Papa Clemente V, con la promessa di dividersi i possedimenti templari: al papato terre e castelli, al Re i tesori, in quanto il Re era alla bancarotta. Papa Clemente V prese la sua parte, mentre i tesori non vennero trovati.

Manifesti della Rivoluzione. Abbiamo le bandiere tricolori, il berretto frigio, i rami di quercia dalla tradizione druidica e l’Araba Fenice, alchemica, sempre interpretata erroneamente come un gallo. Nel secondo manifesto abbiamo il fascio littorio il berretto frigio, triangolo con l’occhio, la fenice, la bilancia ed altri simboli legati alle divinità dell’Olimpo.
Immagine retorica della libertà, nelle vesti della Dea Iside. Nella seconda immagine una manifestazione della Dea Ragione, religione creata in Francia all’epoca della rivoluzione. La terza immagine rappresenta il massone Voltaire che pubblicizza il Deismo: ossia Essere Supremo come Dio sconosciuto. Nella quarta immagine una stampa popolare che favorisce la credenza nell’Ente Supremo ed all’immortalità dell’anima.
Diffusione delle Logge Massoniche allo scoppio della Rivoluzione Francese.

Com’era la situazione della Massoneria in Italia in quei convulsi anni? Oltre ai citati Raimondo di Sangro Principe di San Severo e Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, vi fu l’avventuriero Giacomo Casanova, il commediografo Carlo Goldoni, il musicista Nicolò Paganini, Cesare Beccaria Bonesana Marchese di Gualdraso e di Villareggio, famoso autore di “Dei delitti e delle pene” in cui si batteva contro la pena di morte e l’allora giovane Ugo Foscolo. Le Logge Italiane ritenevano fratelli del passato Giordano Bruno e Tommaso Campanella, di cui si riferiva fossero appartenuti ai Riti Iniziatici Egizio-Osiridei. Fra i massoni italiani vi era molta attesa e curiosità nell’osservare cosa accadeva in Francia. In effetti il Massone di alto grado Giuseppe Bonaparte aveva fatto conoscere alle Logge parigine il fratello Napoleone, che era stato iniziato in Provenza in una Loggia Militare. Napoleone conobbe ministri e Generali e dimostrò loro la sua abilità, così, quando nel 1796 si doveva compiere una campagna militare nella pianura padana, per distrarre parte delle forze armate Austriache, l’esercito, alquanto malconcio, fu affidato al giovane Generale Napoleone. A differenza di quanto preventivato dal Comando Militare francese, le truppe francesi trovarono forte resistenza a nord delle Alpi; al contrario, il Generale Bonaparte avanzava nel Nizzardo, in Liguria e quindi penetrava in Piemonte sconfiggendo i Savoiardi e gli Austriaci. La notizia dell’avanzata delle truppe rivoluzionarie francesi scatenò l’entusiasmo nelle Logge italiane. I Giacobini scesero in piazza ed iniziarono i tafferugli.

Napoleone con i paramenti massonici ospite in una Loggia.

Repubblica D’Alba

Alla notizia che il 20 ed il 21 aprile 1796 i francesi avevano sconfitto i piemontesi nella battaglia di Mondovì (non lontano da Cuneo), i giacobini di Alba, città piemontese ora nella provincia cuneese, scesero in piazza e, guidati dagli aderenti della locale Loggia, fondarono la Repubblica d’Alba il 26 aprile. Giunsero truppe piemontesi e si accesero scontri nelle strade. Due giorni dopo, il 28 aprile, giunse la notizia della Pace di Cherasco. Il Duca di Savoia e Re di Sardegna era in fuga verso Cagliari ed il Piemonte occupato militarmente dalla Francia. La Repubblica di Alba durò solamente due giorni, ma fu un segnale alle altre Logge italiane.

Repubblica Transpadana

Al seguito della battaglia di Lodi, i Giacobini milanesi scesero in piazza invocando la repubblica. Le Logge lombarde coordinarono medesime dimostrazioni nelle altre città lombarde, i rappresentanti del governo austriaco fuggirono ed a Milano fu proclamata la Repubblica Transpadana, ossia “in mezzo alla (pianura) Padana”, era il 19 maggio del 1796. Durò sino al 29 giugno 1797 quando si formò la Repubblica Cisalpina.

Repubblica Bolognese

Le truppe francesi inseguivano gli austriaci che si stavano andando a rinchiudere nel quadrilatero di Mantova. A Bologna i Giacobini insorsero e venne formata la Repubblica Bolognese il 23 giugno 1796, ma già il 27 dicembre la Repubblica entrò a far parte della nascente Repubblica Cispadana.

Repubblica Reggiana

Il 26 agosto del 1796, su impulso delle Logge locali, venne fondata la Repubblica Reggiana; il 22 ottobre del medesimo anno entrò a far parte della Repubblica Cispadana.

Repubblica Cispadana

Napoleone incontrò i rappresentanti delle Logge dell’Emilia e dei Giacobini, concordò con loro la creazione di una repubblica di dimensioni maggiori: si unirono, come visto, la Repubblica Bolognese e quella Reggiana, oltre altre terre: la Romagna, l’ex Ducato di Modena, la Garfagnana in Toscana oltre a Massa e Carrara. Queste ultime erano le terre di origine dei genitori di Napoleone. Il 16 ottobre 1796 la nuova repubblica era fondata. Si riunì il Senato e si discusse forma e colore della nuova bandiera. Il Massone Giovan Battista De Rolandis ne creò un prototipo: bianco, verde e rosso, poi si optò per rosso, bianco e verde a bande orizzontali. La proposta di legge fu avanzata dal sacerdote rivoluzionario Giuseppe Compagnoni, rappresentante di Lugo di Romagna.

Repubblica Bergamasca

La Repubblica Serenissima non era più quella potenza marinara, e non solo, di un tempo. Si trovò, suo malgrado con le truppe austriche che passavano nei suoi territori veneti, inseguite dalle truppe francesi. I Giacobini Bergamaschi non persero l’occasione e scesero in piazza proclamando la repubblica. Questa fu fondata il 13 marzo de 1797 e durò sino al 29 giugno quando fu incorporata nella Repubblica Cisalpina.

Repubblica Bresciana

Anche la provincia di Brescia si rese indipendente dalla Serenissima ed il 18 marzo del 1797, cinque giorni dopo Bergamo, si costituì in repubblica autonoma. Anche la Repubblica Bresciana entrò a far parte della Repubblica Cisalpina, ma solo il 20 novembre del 1797.

Repubblica Cremasca

La città di Crema, oggi in provincia di Cremona, in quegli anni faceva parte della Repubblica Serenissima. Al giungere delle truppe francesi, i giacobini locali crearono la locale repubblica, il 28 marzo del 1797. Presi i contatti con le repubbliche vicine, la piccola Repubblica Cremasca aderì alla Repubblica Cisalpina il 29 giugno del medesimo anno.

Repubblica Ligure

L’antica Repubblica di Genova venne anch’essa percorsa da moti giacobini. Come per la Serenissima, la Genova era ormai poco più dell’ombra di sé stessa. Il 14 giugno del 1797 venne proclamata la Repubblica Democratica Ligure, che per perpetuare l’antica tradizione, mantenne l’antica bandiera bianco-crociata. La Repubblica Ligure durò sino al 9 giugno 1805, quando fu annessa alla Francia, durante la creazione dell’Impero Francese.

Repubblica Cisalpina

Il 29 giugno del 1797 i rappresentanti delle Repubbliche Sorelle, così erano chiamate le repubbliche giacobine, si riunirono a Milano e decretarono la creazione della Repubblica Cisalpina, ossia “al di qua delle Alpi”, per indicarne la differenza con quella francese che era Transalpina, ossia oltre le Alpi. La capitale fu individuata in Milano, furono istituiti il Gran Consiglio ed il Consiglio degli Anziani, ossia il Senato. Venne adottato il Tricolore, ma a bande verticali. Ne facevano parte: la Lombardia, l’Emilia, la Romagna e le terre toscane che già facevano parte della Repubblica Cispadana e la provincia di Novara. Il Piemonte rimaneva territorio occupato dalle truppe francesi e la Repubblica Ligure rimaneva indipendente. Con il trattato di Campoformio, l’Austria riconosceva la Repubblica.

Repubblica Astense

Ad Asti, antica e gloriosa città medievale, ormai decaduta, vi era una forte componente giacobina, guidata dalla Loggia locale composta in massima parte da avvocati e notai. Saputo della creazione della Repubblica Cispadana, gli animi si accesero, e nel mese di luglio del 1797 la tensione scese nelle strade, prima per le processioni religiose mal tollerate dai giacobini, poi per il prezzo del grano artificiosamente aumentato. Si sentiva narrare di altre rivolte, come a Fossano, Savigliano, Cuneo ed altre località minori. Non si comprendeva perché le altre provincie della valle padana potessero istituirsi in repubblica, mentre in Piemonte no; rimaneva il Ducato, nonostante vi fosse la presenza di truppe francesi. Scoppiarono tafferugli per il prezzo del grano ed i militari dei Savoia fecero fuoco e vi fu un morto. I Giacobini colsero al volo l’occasione, calzato il berretto frigio, si armarono alla meglio e fecero fuggire i pochi militari, che si rinchiusero in caserma. Fu formato un consiglio comunale che era metà moderato e metà giacobino. Nella notte, dopo furibonde liti i moderati fuggirono a casa ed i giacobini proclamarono la Repubblica, informando la folla dalla finestra. La mattina successiva, 28 luglio del 1797, venne formata una milizia appiedata ed un reparto di cavalleria di pochi uomini. Il Vescovo fu terrorizzato ma costretto a celebrare un Te Deum di ringraziamento. Nel frattempo il Marchese Mazzetti di Frinco, fervente devoto ai Savoia e antirivoluzionario, prese il cavallo e corse nelle parrocchie dei paesi nei pressi di Asti, informando che il Vescovo ed il Duca volevano che la rivoluzione fosse repressa. Le campane suonarono e nei vari sagrati si riunirono poveri contadini analfabeti. I parroci li aizzarono al grido di “Dio e il Duca lo vogliono!” e vennero formate colonne più di pellegrini che di controrivoluzionari. Non era certamente un grande esercito, qualche centinaio di uomini, con donne e ragazzini, armati di falci e tridenti, che seguivano i celesti drappi della “Beata Vergine”, cantando lodi al Signore. Qualcuno si accorse di cosa stava succedendo e corse ad avvisare i Repubblicani. Venne inviato loro incontro il drappello di cavalleria. Questo si frappose fra l’improvvisata processione e la città, le donne ed i ragazzini iniziarono ad allontanarsi, mentre gli uomini, incitati dai sacerdoti, si disposero alla difesa brandendo le armi improvvisate. La cavalleria partì al trotto e le sciabole iniziarono a colpire i malcapitati. In breve i controrivoluzionari furono dispersi e si diedero alla fuga verso casa.

I repubblicani speravano nell’aiuto delle truppe francesi, invece giunsero le truppe dei Savoia, che occuparono la città. Così il 30 luglio, dopo soli tre giorni la Repubblica Astense era stata soppressa!

Repubblica Anconitana

Alla notizia del Trattato di Campoformio, con la creazione delle repubbliche giacobine nella pianura padana, ad Ancona, città che serbava un antico odio nei confronti del governo papalino, i giacobini scesero nelle strade ed un comitato democratico, con l’appoggio del medesimo Napoleone, formarono il nuovo governo della città. Subito altre città cacciarono i rappresentati del governo papalino: Senigallia, Jesi, Osimo, Macerata, Urbino e Fano; venne formato un direttorio e queste città si unirono alla neonata Repubblica Anconitana. Quando il 15 febbraio del 1798 il Generale francese Luigi Alessandro Berthier proclamò la Repubblica Romana, la Repubblica Anconitana il 7 marzo vi aderì.

Repubblica Tiberina

Il 4 febbraio del 1798 i giacobini presero il controllo di Perugia, riunitosi un comitato cittadino, venne formata la Repubblica Tiberina. Ben presto, il 7 marzo, la Repubblica Tiberina aderì alla Repubblica Romana.

Repubblica Romana

Il 28 dicembre del 1797 le truppe papaline fecero fuoco su un gruppo di giacobini riuniti davanti l’ambasciata francese; il generale francese Mathurin Léonard Duphot cadde a terra morto. Il generale si era recato a Roma per sposare Désiée Clary, cognata di Giuseppe Bonaparte ed amica personale di Napoleone. Alla notizia, Napoleone mandò a Roma il Generale Berthier con adeguate truppe.

Le truppe francesi scesero in centro Italia, entrarono in Roma mentre i Cardinali e funzionari papalini fuggivano in carrozza. Su ordine di Napoleone, il Generale Berthier, riunito un direttorio di repubblicani, diede l’appoggio francese alla creazione della Repubblica Romana. Lo stemma della repubblica era l’aquila romana, rappresentazione di Zeus, che tiene fra gli artigli il Fascio Littorio, simbolo della Repubblica Romana.

Repubblica Piemontese

Abbiamo visto che con il trattato di Cherasco, il 28 aprile del 1796, il Regno di Sardegna rimaneva formalmente indipendente, ma sotto occupazione militare francese. Le fortezze erano presidiate da truppe francesi, il Nizzardo e la Savoia erano state annesse alla Francia ed il Re viveva a Torino sotto stretta sorveglianza francese.

Quando Napoleone, partì per la Campagna d’Egitto, nel 1798, il Regno delle Due Sicilie attaccò la Repubblica Romana, per ripristinarvi il potere temporale del Papa. Il Direttorio chiese al Re di Sardegna Carlo Emanuele IV di onorare i trattati e di inviare delle truppe a difesa della Repubblica Romana. Il pavido Re si rifiutò e contrattò la cessione del Piemonte alla Francia in cambio del permesso di fuggire in Sardegna. Il Direttorio accettò, dichiarò decaduta la monarchia e venne creato un governo provvisorio. Venne istituita la Guardia Nazionale ed il 9 dicembre del 1798, con l’abdicazione del Re da Duca del Piemonte (manteneva il titolo di Re di Sardegna), fu proclamata la Repubblica Piemontese. Come Governatore fu nominato l’Ambasciatore Francese Joseph-Mathurin Musset.

Ben presto scoppiò la guerra della Seconda Coalizione e le truppe congiunte Austro-Russe entrarono in Piemonte. Sconfitti i francesi, non fidandosi del Re codardo, gli Austro-Russi fondarono un Consiglio Supremo Sabaudo, che era sotto il controllo di un Commissario Imperiale Austriaco, che si appoggiava a truppe austriache d’occupazione. La Repubblica Giacobina era formalmente morta il 26 maggio del 1799, ma sopravviveva sotto l’occupazione austriaca. Ben presto, nel 1800, Napoleone rientrò in valle Padana per la sua Seconda Campagna d’Italia e la Repubblica Subalpina risorse, salvo poi essere annessa alla Francia nel 1802.

Repubblica Vastese

Approfittando della guerra fra il Regno delle due Sicilie e la Repubblica Romana, il comitato repubblicano e giacobino della città di Vasto (Abruzzo), il 6 gennaio del 1799, proclamò la Repubblica Vastese. I fedeli ai Borboni si organizzarono in gruppi armati denominati Sanfedisti, ossia “Dalla Santa Fede”, guidati da sacerdoti monarchici. Vi furono scontri fra Repubblicani e Giacobini da una parte e Sanfedisti dall’altra. I Sanfedisti riuscirono a prendere il controllo della città, abbattendo l’Albero della Libertà ed incendiando gli uffici governativi, quindi al grido “Viva il Re” e “Morte ai Giacobini” diedero l’assalto alle abitazioni dei maggiorenti cittadini, saccheggiandole ed incendiandole. Diversi repubblicani furono massacrati. Il 18 febbraio giunsero truppe francesi e riportarono l’ordine.

Il 22 gennaio era stata proclamata la Repubblica Partenopea e la Repubblica Vastese ne entrò a far parte. Circa 200 rivoltosi furono arrestati ed alcuni furono fucilati. Il comandante francese intendeva fucilarli tutti ma i Repubblicani di Vasto intercedettero e gli salvarono la vita, pagando un forte riscatto.

Il 18 maggio la città fu occupata da un esercito Sanfedista, ma nel 1806, con la costituzione del Nuovo Regno di Napoli, facente parte dell’Impero francese, le rivolte antifrancesi cessarono.

Repubblica Lucchese

Il 15 febbraio del 1799, i repubblicani ed i giacobini di Lucca fondarono la Repubblica Lucchese, sulle ceneri della antica Repubblica di Lucca. La repubblica adottò il tricolore e come stemma il Fascio Littorio Repubblicano sormontato dal berretto frigio.

Con la partenza di Napoleone per la campagna d’Egitto, giunsero le truppe austriache che conquistarono la città, ma nel 1800 ritornò Napoleone e gli austriaci si ritirarono. Nel 1801 fu emanata la Costituzione e nel 1805 Napoleone decretò la creazione del Principato di Lucca e Piombino e lo assegnò alla sorella Elisa.

Repubblica Partenopea (Napoletana)

A Napoli i Giacobini ed i Repubblicani erano ben presenti sin dal 1789. Fu creata una società segreta denominata Società Patriottica Napoletana. Il suo fondatore fu il massone Charles Jean Laubert, noto come Carlo Laubert. Società ove si ritrovavano aristocratici, repubblicani e popolani giacobini. Negli anni vi furono numerosi tentativi di rivolta o quantomeno di manifestazioni volte ad ottenere la costituzione.

Quando nel 1796 Napoleone iniziò la sua prima campagna d’Italia, il Re di Napoli mandò il suo esercito in aiuto degli austriaci, ma sconfitto, fu costretto al trattato di Brescia. A Napoli gli animi si scaldarono intravvedendo l’occasione della propria riscossa. Ma l’esercito napoleonico era troppo piccolo e non poteva spingersi sino a Napoli. Quindi vi fu la Campagna d’Egitto. Finalmente nel 1800 Napoleone ritornò in Italia ed una armata francese si diresse verso Napoli e sconfisse l’esercito Borbonico. Il Re Ferdinando IV fu preso dal panico e l’ammiraglio inglese Horatio Nelson lo imbarcò sulla propria nave e lo portò a Palermo, le provincie della terraferma erano perdute, ma la Sicilia rimaneva borbonica, benché sotto protezione inglese, che vi portò rapidamente delle truppe. Affinché la grande flotta napoletana non finisse in mano francese, Nelson diede l’ordine di incendiarla ed il Conte Francesco Pignatelli fece eseguire l’ordine. La seconda flotta commerciale d’Europa, dopo quella inglese, bruciò nel golfo di Napoli e non risorse mai più allo splendore del XVIII secolo.

Il Papa era prigioniero dei Francesi, Roma era divenuta una repubblica ed i “senzadio franzosi” (francesi) marciavano su Napoli, quasi tutto il clero del regno arringò i popolani e vennero formate bande male armate dette dei Lazzari, che attaccavano i municipi occupati dai giacobini, repubblicani e liberali, facendo scoppiare la guerra civile. Il 17 gennaio del 1799 il Vescovo Vicario di Napoli fuggì, il 20 gennaio i rivoluzionari conquistarono castel Sant’Elmo, i Lazzari lo assediarono inutilmente. I francesi del Generale Championnet entrarono in città. Sul terreno rimasero circa 3.000 antirivoluzionari.

Il 23 gennaio fu proclamata la repubblica. Il 2 febbraio il canonico Onofrio Tarantini, di ideali illuministi, pubblicò un interessante “Catechismo nazionale pe’l Cittadino”, ossia le regole civili per i cittadini che sarebbero vissuti nella repubblica, non più sudditi ma liberi cittadini, uguali nei diritti e nei doveri. Il 1° aprile il Massone Mario Pagano presentò alla municipalità la bozza della Costituzione Repubblicana, su modello della costituzione francese del 1795.

Mentre a Napoli si discuteva la creazione di una Corte Costituzionale e si scriveva la legge per l’eliminazione dei Feudi, poi attuata da Murat fra il 1806 ed il 1808, il Cardinale Fabrizio Ruffo, con soldi borbonici ed armi inglesi, sbarcò in Calabria ed in breve formò un esercito denominato Esercito della Santa Fede, ove raccolse contadini analfabeti e totalmente inetti all’uso delle armi. Per primi vennero presi d’assalto i paesi di Panedigrano, Mammone e Sciarpa, ove la furia Sanfedista fece strage di tutti i giacobini e repubblicani, dei loro famigliari ed anche dei sospetti fiancheggiatori. Il tutto sotto la benedizione del Cardinale. Nel contempo una flotta britannica occupava l’isola di Procida, da utilizzare come base per la flotta, ma giunse la flotta repubblicana guidata dal nobile ammiraglio Francesco Caracciolo, che era passato nelle file repubblicane ed a colpi di cannone mise in fuga gli inglesi.
Napoleone partì per l’Egitto e gli Austro-Russi invasero la pianura padana attaccando le repubbliche giacobine. Le truppe francesi furono richiamate al nord e lasciarono Napoli il 7 maggio. Alla notizia, l’orda Sanfedista guidata dal Cardinal Ruffo marciò su Napoli. Il 13 giugno le truppe sanfediste raggiunsero la città; la battaglia, cruenta, si combatté per piazze e vicoli; il più sanguinoso scontro avvenne al Ponte della Maddalena, quindi i repubblicani si rinchiusero nel Forte di Vigliena resistendo all’assedio; giunsero navi russe che bombardarono il forte dal porto, sino a quando i superstiti, valutati in una sessantina morirono per l’esplosione della santabarbara, colpita da un proiettile navale russo. L’esplosione distrusse il castello ed un solo repubblicano si salvò; i sanfedisti assetati di sangue risalirono le mura diroccate per catturarlo, ma questi, tale Fabiani, si gettò in mare, forse salvandosi. Il massone francese Alexander Dumas nel suo saggio “Borbone di Napoli” scrisse:

“In quel punto, s’intese una spaventevole detonazione, ed il molo fu scosso come da un terremoto; nel tempo istesso l’aria si oscurò con una nuvola di polvere, e, come se un cratere si fosse aperto al piede del Vesuvio, pietre, travi, rottami, membra umane in pezzi, ricaddero sopra larga circonferenza.”

Fra il 18 ed il 22 giugno, i Sanfedisti assediarono Castel dell’Ovo, Castel Nuovo e Castel Sant’Elmo. Uno dopo l’altro si arresero e non vi fu pietà per i prigionieri, furono tutti massacrati sul posto. Nel frattempo le colonne Sanfediste rastrellavano città e paesi alla ricerca dei Giacobini e dei Repubblicani, giustiziandoli immediatamente; ciò fu una perdita immensa per le provincie del Regno di Napoli, in quanto si trattava, in massima parte, di farmacisti, medici, avvocati, notai oltre che di artigiani e commercianti. La follia omicida del Cardinal Ruffo portò ad un impoverimento dell’intero tessuto sociale delle terre meridionali. Il 30 giugno cadde Pescara, l’ultima città repubblicana a resistere.

Ripristinato il regno, le truppe borboniche, nel 1801 vennero inviate a combattere contro la Repubblica Cisalpina, ma vennero sconfitte dal Generale francese Miollis e dal Generale milanese Domenico Pino, che si distinse nelle campagne napoleoniche. Le sue qualità erano tali, che dopo l’epopea napoleonica, l’Esercito Asburgico lo reintegrò e raggiunse il grado di Feldmaresciallo.

Nel 1806 le truppe francesi conquistarono nuovamente il Regno di Napoli, esclusa la Sicilia ben difesa dagli inglesi per le sue indispensabili miniere di zolfo, e fu creato il nuovo Regno di Napoli, prima sotto Giuseppe Bonaparte, poi, quado fu nominato Re di Spagna, sotto Murat. Con la caduta di napoleone, il Regno si distinse per la sua resistenza antiaustriaca, quando il 2 ed il 3 maggio del 1815, a Tolentino, si svolse l’ultima battaglia di Murat e del suo esercito contro gli austriaci, poco più di un mese prima della battaglia di Waterloo.

Repubblica Italiana

Nel 1802 la Repubblica Cisalpina divenne Repubblica Italiana e nel 1805 divenne Regno d’Italia, nell’ambito dell’Impero Francese.

Repubblica Italiana (1802/1805)

 

Regno d’Italia (1805/1814)

Il Regno d’Italia avrebbe compreso anche il Trentino, il Veneto, il Friuli e le Marche.

Prima di proseguire, osserviamo alcune bandiere militari dell’epoca:

 

Bandiera militare della Repubblica cisalpina con Fascio Littorio della Repubblica Romana e berretto frigio.

 

Bandiere Militari Repubblica Italiana con squadra massonica e berretto frigio.

 

Bandiera militare del Regno d’Italia.

Non è questo il momento di parlare dell’epopea napoleonica, se non di ricordare che nel 1805, a Milano, su impulso di Eugène de Beauharnais, figlio di Giuseppina, la prima moglie di Napoleone, venne creato il Grande Oriente d’Italia, ossia una organizzazione che aveva lo scopo di riunire tutte le Logge del centro-nord della Penisola. Il Regno di Napoli, il cui Re era Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, e poi Gioacchino Murat, anche lui massone e cognato di Napoleone, avendone sposato la sorella Carolina, aveva un altro Grande Oriente, che si unirà a quello milanese solo dopo la Spedizione dei Mille di Garibaldi.

Gli italiani si fecero onore su tutti i campi di battaglia d’Europa, anche sul fronte antinapoleonico, in quanto vi erano italiani nell’esercito Austrico, in quello inglese ed in quello spagnolo Borbone. Sappiamo tutti come finì la vicenda, Napoleone fu sconfitto nella campagna di Russia del 1812/13, quindi riuscì a fermare i nemici coalizzati nella Battaglia delle Nazioni (Lipsia), ma poi dovette abdicare nel 1814. Gli fu assegnato un mini-regno, ossia l’Isola d’Elba, la cui bandiera fu disegnata da Napoleone stesso:

Bandiera dell’effimero Regno dell’Isola d’Elba. Significato: bianco, opera alchemica al bianco (Albedo), ossia purificazione dello spirito/anima; fascia rossa: opera alchemica al Rosso (Rubedo), ossia raggiungimento della perfezione. Questa forma la strada per salire al cielo. La strada è percorsa da tre api, simbolo di Iside e dell’eternità, in quanto produttrici del miele identificato come cibo degli Dèi. Le tre Api (Spirito, Intelletto e Coscienza) ascendono al cielo.

E’ altrettanto noto l’epilogo, Napoleone fugge dall’Elba con un pugno di fedelissimi, sbarca in Francia, l’esercito si unisce a lui, il Re fugge, ricrea l’Impero e deve riprendere la guerra, nonostante le proposte di pace, in quanto l’Inghilterra lo vuole eliminare dalla scena europea. Perché il sogno napoleonico di unire l’Europa in una sola nazione sarebbe stato deleterio per l’Inghilterra che ha sempre approfittato delle divisioni fra le nazioni. L’Inghilterra era già riuscita a mettere Napoleone contro lo Zar Alessandro I, che proprio grazie alla comune appartenenza alla Massoneria avevano stretto amicizia, al punto che Napoleone avrebbe sposato una sorella di Alessandro, per unire le due potenze europee. Gli inglesi fecero fallire il progetto e Napoleone sposò Maria Luisa d’Asburgo, Principessa d’Austria.

Ma torniamo al secondo impero di Napoleone, nel 1815. Gli inglesi sbarcano in Belgio, stavano giungendo i Prussiani, dalla Germania arrivano gli austriaci del suocero ed i russi. I Borbone spagnoli attaccano dai Pirenei. Persino i Savoia attaccano la Francia. Una nota di orgoglio italiano: i Carabinieri (Fanteria e cavalleria leggera) furono costituiti dai Savoia al rientro dal rifugio di Cagliari. I carabinieri a Cavallo ebbero il loro battesimo del fuoco proprio in quella occasione:

Carica dei Regi Carabinieri a Cavallo il 6 luglio 1815 in Savoia.

Napoleone, benché attaccato su tutti i fronti, non si perde d’animo e traccia la sua strategia. Con il suo esercito entra in Belgio, sconfigge più volte sia gli inglesi che i prussiani, poi si trova a Waterloo. Inizia la battaglia decisiva. Sta vincendo contro Wellington, ma giungono i prussiani di Blücher verso sera, e Napoleone è sconfitto. La battaglia è argomento di studio sia per gli appassionati che per i cadetti dell’Accademia Miliare. Ebbene, una delle curiosità della battaglia è che i tre condottieri, Gebhard Leberecht von Blücher, I° principe di Wahlstatt, Sir Arthur Wellesley, I° duca di Wellington e Napoleone Bonaparte, erano tutti e tre Massoni. C’è chi azzarda ad ipotizzare che Blücher abbia intenzionalmente non fatto inseguire la carrozza di Napoleone in fuga.

Quindi vi fu il Congresso di Vienna e la restaurazione. Ma la Massoneria si era diffusa in tutta Europa, proprio grazie alle armate napoleoniche. In Spagna venne pubblicata la costituzione a Cadice, in Portogallo, grazie a Don Pedro de Almeida, III° marchese di Alorna, comandante della Legione Portoghese alleata con Napoleone, diffuse la Massoneria fra i suoi ufficiali e quindi in Portogallo. Negli stati germanici, in Polonia ed in Ungheria, la Massoneria si diffuse propugnando le idee di indipendenza.

Nonostante la restaurazione, la Massoneria non si acquietò, anzi, per diffondere le idee di libertà, uguaglianza, fratellanza, indipedenza nazionale, venne formata la Carboneria, che fu alquanto presente in Portogallo, Spagna, stati italiani ed in tutta l’America Latina. In tutta l’America centrale e meridionale vennero organizzate e praticate rivoluzioni che portarono all’indipendenza tutte le nazioni dal Messico sino all’Argentina. Ricordiamo un particolare curioso: i fedeli alla Corona Borbonica spagnola avevano adottato il colore bianco, che era il colore della bandiera borbonica, mentre i repubblicani avevano adottato il colore rosso. Cosicché le truppe repubblicane, sovente, utilizzavano la camicia rossa. Camicia che venne utilizzata dai volontari agli ordini di Garibaldi, a dispetto di tutte le favole che ci hanno narrato a scuola!

Rappresentazione di alcuni simboli della Carboneria.

Nel 1820 alcuni ufficiali spagnoli, che erano stati al servizio di Napoleone, si rifiutarono di dare l’ordine alle truppe di imbarcarsi per essere trasportate nelle colonie americane per soffocare le rivolte repubblicane, organizzate dalla Massoneria.
Grazie alla partecipazione popolare ed alla guida di validi condottieri, come Simon Bolivar, José de San Martin, Francisco de Miranda, Miguel Hidalgo y Costilla e molti altri, tutti Massoni, avevano iniziato le rivolte repubblicane nel 1808, quando in Spagna Napoleone aveva cacciato i Borbone ed insediato il fratello Giuseppe come Re, con il nome di Rey José Bonaparte. Poi Napoleone cadde ed i Borbone cercarono di ripristinare il controllo sulle immense colonie del centro e sud America. Le guerre terminarono sostanzialmente nel 1824, con strascichi sino al 1833, ma ormai erano sorti nuovi ed importanti stati, come il Messico, Nuova Grenada (Colombia, Venezuela ed Ecuador), Perù, Paraguay, Uruguay, Argentina e Cile. Le loro costituzioni liberali riflettevano le idee massoniche presentate nei Diritti dell’Uomo e simboli massonici vennero inseriti negli stemmi nazionali, ne riportiamo alcuni esempi:

Stemma Argentina con Sole Nascente, mani della concordia e Berretto Frigio.

Paraguay con il Pentalfa, stella a 5 punte che rappresenta il Dio unico, stemma che divenne poi anche quello italiano.

Uruguay, Sole Nascente, derivante dalla simbologia di Mithra/Apollo.

Bolivia, con l’Aquila di Zeus poggiata “sugli allori”.

Colombia. Berretto frigio al centro dello scudo.

Honduras, con due torri (colonne) poste all’ingresso della piramide; sotto lo scudo, strumenti di lavoro incrociati della simbologia della Carboneria.

El Salvador, con il berretto frigio al centro del triangolo equilatero.

Cuba. Berretto frigio, sole nascente e fascio littorio che sostiene lo stemma.

Dall’indipendenza delle nazioni latino americane, la presenza di Massoni fra i Ministri e molti presidenti fu costante e numerosa. Un solo esempio. Con la presa del potere a Cuba da parte di Castro nel 1959, vennero chiuse tutte le organizzazioni ed associazioni non sotto il controllo statale, meno la Massoneria, per rispetto in quanto fautrice dell’indipendenza della nazione. Tuttora, a Cuba, la Massoneria è l’unica associazione non statale.

FINE PRIMA PARTE – CONTINUA…

di MARCO E. DE GRAYA

5 pensiero su “L’ORIGINE DELLA MASSONERIA IN ITALIA di MARCO E. DE GRAYA”
  1. Attendo la seconda parte. Molto interessante, soprattutto perché sto scoprendo molte cose sulla rivoluzione francese, sul Risorgimento italiano sui cambiamenti del Nord America (guerra d’indipendenza), sulle varie rivoluzioni dell’America Latina… quanta storia da ristudiare. Grazie M.E. de Graya a presto!

    1. Grazie a te Flavia, vedrai quante sorprese, scoprirai un modo differente di vedere la storia italiana, specialmente quella risorgimentale. Ciao.

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