In questi giorni mi è capitata fra le mani un’intervista che mi venne fatta nel 2017 in merito all’esorcismo. L’intervistatore era il Dr Giulio Perrotta, psicologo, psicoterapeuta, criminologo forense specializzato in “culti settari ed esoterici”, perito accreditato presso il Tribunale di Catania. L’intervista fu utilizzata come documentazione per la stesura del suo libro “la Possessione diabolica”.
Fatta la dovuta premessa ed introduzione, vi riporto il testo dell’intervista.
Premessa
Devo premettere che personalmente non credo alla possessione diabolica, per tutta una serie di motivazioni che affronteremo sicuramente in altra occasione. Però occorre affermare che esistono delle “energie” che possono andare ad influenzare negativamente, anche molto negativamente, una persona. Se poi, convenzionalmente, queste energie vengono indicate come opera del demonio, ne prendo atto.
Introduzione
Dal dizionario leggiamo che la “possessione” «E’ una condizione psicofisica in cui una persona si considera o viene considerata abitata da un essere soprannaturale, es. uno spirito, un demone, un essere divino o un antenato familiare». Quindi le possessioni sono note in tutto il mondo ed assumono caratteristiche differenti in base al substrato culturale dell’area geografica in cui si sviluppa. Ogni cultura ha le sue tradizioni d i suoi riti per liberare la persona “posseduta”, e queste pratiche volgono sempre a buon fine. Eccetto che nel mondo Cattolico, ove la possessione, fortunatamente non molto diffusa, ha bisogno di riti lunghi, difficili ed anche dolorosi per vi sottopone.
Il problema è culturale, o meglio, teologico. Secondo la tradizione Cattolica, Satana è un essere vivente, che si può presentare in forma di corpo o di spirito; è pervertito e pervertitore, presenta una terribile realtà, misteriosa e paurosa, in quanto odia l’uomo per via della sua vicinanza al cuore del padre Dio. Per tali ragioni, egli si adopera per spingere gli uomini al deicidio, cioè a quei peccati che sono fonte di tentazioni contrarie alle leggi di Dio, cioè: questa continua opera malefica prende il nome di “azione del male”.
Non sorridiamo a simili affermazioni, vi sono molte persone che temono la presenza fisica di Satana, o di uno dei suoi demoni, e vivono in uno stato di perenne ansia e paura, salvo poi a volte presentare i sintomi della possessione. Secondo la Chiesa, questa si presenterebbe secondo due tipologie: l’attività (del demonio) ordinaria e straordinaria. L’azione ordinaria sarebbe l’influenza che il demonio diffonde su tutti gli uomini; l’azione volta ad allontanarli dal percorrere le vie del bene, per incamminarli verso le opere del male. L’azione straordinaria è quella che conosciamo come possessione; il demone, se non Satana in persona, informa di spirito si insinua nel corpo del malcapitato e ne prende il controllo. Secondo gli esorcisti cattolici, questa possessione si manifesta con la “infestazione diabolica”, che può essere anche extra-personale, ossia di presenza in luoghi, abitazioni e persino animali. Quindi vi sono i “disturbi intimidatori”, ossia sofferenze fisiche o alterazioni mentali che portano all’infliggersi dolore tramite flagellazioni, auto-bastonature, tagli, bruciature e quanto di peggio possiamo pensare. Poi vi sono le “vessazioni diaboliche” che colpiscono la persona nella salute, negli affetti, nel lavoro e nelle relazioni. Al livello superiore abbiamo l’”ossessione diabolica” che comporta pensieri persistenti, che offuscano ogni altro pensiero impedendo al soggetto colpito di svolgere una vita normale; purtroppo questo stato psicologico porta a volte a gesti
estremi. Giungiamo quindi alla “possessione demoniaca”. Il demone viene percepito all’interno del corpo del malcapitato, lo condiziona e gli impone gesti e parole sovente violenti o volgari. Secondo la Chiesa Cattolica, vi è ancora una fase successiva: la “soggezione diabolica”, stato di schiavitù mentale e fisica, derivante da un patto volontario tramite il quale il soggetto si sottomette alla dominazione del demonio. Quindi nascono riti e preghiere rivolte ai demoni ed a Satana.
Non mi si chieda che credo a queste vicende, personalmente ritengo che si tratti di soggetti che si sono fatti influenzare dall’ambiente, da letture o da prediche, e credono veramente che tutto ciò gli accada. Si tratta di persone che devono essere aiutate e curate; invece, purtroppo, vengono sottoposte a riti che le terrorizzano e, sovente, non risolvono nulla.
Nel mondo protestante queste vicende sono conosciute solamente come un retaggio medievale, accarezzato dalla Chiesa Cattolica per dimostrare il suo potere ai fedeli.
L’Islam e l’Ebraismo sono esenti da tali vicende? No; leggiamo ora l’intervista e scopriremo similitudini e differenze.
Intervista
Per meglio comprendere queste realtà e queste differenze, soprattutto in riferimento ai culti ed alle tradizioni islamiche ed ebraiche, si propone qui di seguito un’intervista integrale al Dott. Marco Enrico De Graya, saggista e ricercatore in ambito di studi religiosi:
1) Prendiamo il concetto di “demone” del mondo occidentale, ebraico, musulmano, orientale e tribale in generale: come cambia la sua figura da una cultura all’altra?
E’ curioso che il termine demone derivi dal greco antico dàimon che significava “essere divino”. Il dàimon era un essere a metà strada fra il divino e l’umano e fungeva da raccordo fra questi mondi. Nulla a che vedere con i diavoletti con corna e tridente che ci illustrano oggi. Con la creazione della religione Cristiana, avvenuta tramite il Concilio di Nicea nel 325 sotto l’egida dell’Imperatore Costantino, vennero gettate le basi della futura teologia. Cosa che sino a quel momento non esisteva in quanto i movimenti religiosi cristiani erano per lo più di tre tipi: una setta ebraica di rinnovamento religioso che puntava al ritorno dell’antico giudaismo etico, nata dalla predicazione dell’apostolo Pietro. E questa corrente si spense per consunzione naturale. Secondo, vi era il cristianesimo Gnostico che era una religione spirituale che vedeva in Gesù un mito e non si poneva la questione se fosse esistito o meno e basava la propria dottrina sull’elevazione spirituale del fedele. Una elevazione spirituale intima non mediata da una gerarchia religiosa. Infine vi era il cristianesimo paolino, derivante dalla predicazione di Saulo di Tarso detto Paolo. Questi aveva identificato Gesù nel Messia ebraico ma non nella visione ebraica di condottiero vitto-rioso sui nemici del popolo israelita, ma un Messia spirituale che con il suo sacrificio portava la salvezza all’umanità. Quando Costantino, che era Pontefice Massimo della Religione di Mithra, decise che all’Impero occorreva una religione di stato che unificasse il popolo in un unico sentimento religioso in quanto da tempo gli Dei dell’Olimpo non si facevano più sentire e vedere, ecco che organizza il concilio di Nicea ove i rappresentanti delle innumerevoli correnti del cristianesimo paolino crearono a tavolino la nuova religione. La storiografia ufficiale non riporta che vi fossero rappresentanti di altre religioni, ma è quantomeno plausibile pensarlo. In quanto la nuova religione prese in prestito molte cose da altre religioni: quali la religione egizia da cui ereditò se non altro la croce e il simbolismo ad essa legato, il mithraismo da cui hanno preso la funzione religiosa (messa), la gerarchia ecclesiastica, i paramenti religiosi. Dallo Zoroastrismo molto, specialmente nella visione dell’aldilà. Dalla predicazione di Apollonio di Thiane venne assunta parte della teologia, dalla filosofia greca l’idea di un Dio unico onnipotente e onnisciente, dalle vecchie religioni pagane la trinità, la venerazione dei santi, le immagini sacre. Dal manicheismo la nuova religione desunse la visione della perenne lotta fra il bene ed il male. In quanto il manicheismo riteneva che vi fossero due dei maggiori: l’uno il Dio del bene e l’altro il Dio del male. Ognuno di questi aveva un esercito di sottoposti che si combattevano.
Questi esseri erano alati e incorporei. Entrambi aiutavano l’uomo ma per avvicinarlo al loro Dio. Ecco che da queste figure sono nati da un lato gli angeli che nulla hanno a vedere con i malakim biblici e dall’altra ecco sorgere dal nulla la figura del dàimon e quindi i demoni. Veniamo alla visione islamica dei demoni. Questi sono dei Jinn cattivi, ossia degli esseri che possono essere corporei (e presentarsi come umani ed essere confusi con essi) o incorporei. I Jinn possono essere buoni o cattivi, quindi aiutare l’uomo o esserne nemico. Il più famoso dei Jinn cattivi fu Iblis che si rifiutò di inchinarsi davanti Adamo, su richiesta di Dio/Allah, che voleva questo atto da parte degli Angeli e Jinn in quanto riteneva di aver compiuto una grande opera nel creare l’uomo. Quindi nel mondo islamico abbiamo tutto questo mondo di esseri corporei e incorporei che possono essere amici dell’uomo (Angeli e alcuni Jinn), nemici dell’uomo (Demoni e altri Jinn) e altri Jinn ancora che vivono fra gli uomini senza arrecare danno o profitto. Per quanto riguarda l’ebraismo il concetto occidentale di demone/diavolo non esiste. In quanto nella Bibbia questo soggetto non esiste. Esiste ha-saitan che significa l’avversario, l’accusatore. Era una funzione normalmente assunta da un angelo, ed in taluni casi da uomini, per conto di Dio. Sorse il concetto nel mondo ebraico-ellenistico soprattutto dopo la traduzione in greco della Bibbia. Traduzione detta dei 70. In questa traduzione il termine ebraico ha-saitan venne tradotto come “diabolos” e quindi ecco assumere una nuova connotazione. Per gli altri ambienti culturali e religiosi, non possiamo qui dilungarci, hanno tutti il concetto di demone come spirito maligno avverso all’uomo. Noti, grazie alle loro rappresentazioni, sono i demoni della cultura indù, tibetana, cinese e giapponese. Ma, credo, nessuna cultura al mondo ne è esente. Costoro, normalmente, sono Dei o semi-dei nemici del Dio supremo, combattono contro gli Dei fedeli al Dio supremo. Sovente hanno figli fra gli umani, sanno compiere grandi gesta. Ma immancabilmente vengono sconfitti dal Dio supremo. Per quanto riguarda invece le religioni animiste, normalmente vi è la comunanza di demone-spirito maligno.
2) Riferendoci al mondo occidentale, ebraico, musulmano, orientale e tribale in generale, come veniva intesa la possessione nei tempi antichi? E come muta oggi?
In realtà troviamo un filo conduttore fra tutte queste civiltà. Anticamente si riteneva che la malattia fosse un castigo divino. Ricordiamo, ad esempio, che Gesù che sana lo storpio o dona la vista al cieco dicendo i tuoi peccati sono rimessi. Quindi il concetto si evolse e solo alcune malattie rimasero appannaggio delle divinità: la follia, l’epilessia e quelle malattie che potevano essere ricondotte ad una “possessione” in quanto in tutti questi casi si riteneva che vi era un intervento esterno che condizionava l’umano. Vuoi Dio stesso o uno spirito a lui nemico che prendeva possesso del corpo. Ecco che allora i folli venivano rispettati in quanto toccati da questa sorte dalla volontà di Dio, mentre i “posseduti” sottostavano a riti di purificazione o di allontanamento di questi esseri incorporei che avevano preso possesso del loro corpo. Il concetto deriva dalla filosofia greca che vedeva il corpo umano non differente da quello animale. La differenza veniva prodotta dalla presenza nel corpo dell’anima. Questa era a tutti gli effetti uno spirito immortale che era il vero uomo. Quando il corpo moriva ecco che l’anima vagava e andava nel mondo delle anime. Da qui il concetto di spiriti che non avevano pace in quanto il loro corpo era morto prima del tempo e quindi gli spettri (fantasmi) che a volte comparivano agli uomini vivi. E da qui anche il concetto della metempsicosi, la trasmigrazione delle anime. Ecco che quando un corpo, ovviamente già abitato da un’anima, vedeva l’introduzione in esso di un altro spirito, per lo più maligno si incorreva in una possessione ed i riti di esorcismo conseguenti. Come accennato, anche epilessia era considerata una forma di possessione da parte di spiriti in qualche modo autorizzati da Dio. Il termine greco indica proprio “essere preso”, “prendere possesso”. Il grande Carlo Magno ne era soggetto ed aveva fatto voto che nel punto in cui avesse avuto l’ultimo attacco avrebbe fatto costruire una chiesa o un monastero. Durante il suo viaggio a Roma nell’anno 800 cadde da cavallo a seguito di un attacco epilettico nel Monferrato. Il suo biografo personale (scriba) prese diligentemente nota. Poiché non ebbe più attacchi nel luogo vi fece costruire il bellissimo monastero del Vezzolano. Curiosamente la zona ove avvenne era nota per le apparizioni di spettri che si riteneva essere le anime senza pace degli abitanti di una villa romana (o meglio romanizzata) che era stata distrutta durante le invasioni barbariche. Nel monastero del Vezzolano vi è un affresco che fa vedere, appunto, Carlo Magno cadere da cavallo alla vista di alcuni spettri che sorgono dalle tombe davanti a lui. Com’è la posizione oggi? Alquanto variegata. Abbiamo chi vuole ricondurre tutto a problemi fisici (malattie) o psichici. Ma altri ritengono vi possano essere delle vere possessioni da parte di entità incorporee.
3) Marco Enrico, secondo la tua esperienza di studio, quali sono le maggiori differenze tra una possessione “occidentale” e una “non occidentale” (es. musulmana, orientale e tribale in generale), anche rispetto all’operatore che agisce per liberare il soggetto vittima e alle procedure di liberazione messe in atto?
Sugli esorcismi occidentali non mi pronuncio in quanto sono da te stati approfonditamente descritti. Mi limito a descriverti, in prima battuta, un esorcismo islamico. Innanzi tutto dobbiamo ben tener presente che nella cultura islamica non vi è differenza fra un Shaytan (demone) e un Jinn cattivo. Anzi i Shayatin (plurale di Shaytan) sono dei Jinn cattivi. Ciò perché vi sono anche dei Jinn buoni che aiutano gli umani. Questi Shayatin possono entrare in corpi viventi, quindi non solo esseri umani ma anche animali, sovente i cani. Questo è il principale motivo per cui l’islamico non tiene in casa un cane. Il motivo per cui un Shaytan entra nel corpo di un umano è sovente dovuto al fatto che l’uomo o la donna in questione ha chiesto l’aiuto dei Jinn per un problema. Ciò fa avvicinare un Jinn o un Shaytan e questo entra nel corpo della persona e non ne esce più. Attenzione. Non tutti i Jinn possono fare ciò in quanto vi sono Jinn corporei e Jinn incorporei e, natural-mente, solo questi ultimi possono entrare in un corpo. Ebbene, quando una persona si rende conto o teme di avere al suo interno un Jinn o un Shaytan si reca (o viene accompagnata) da un Imam e questi pratica l’esorcismo. L’esorcismo islamico è differente da quello praticato dalla Chiesa Cattolica. L’Imam recita un passo del Corano (recita, non legge. In quanto il Corano si recita) e se si tratta di un Jinn sovente ciò è sufficiente affinché questi si allontani. Sovente viene recitata parte della 1° sura denominata al-Fatiha (Ossia l’aprente, noi diremmo l’introduzione o prefazione). Nel caso invece si tratti di un Jinn potente o di un Shaytan, l’Imam recita allora la 2° sura denominata al-Baqara. Prima che questa (lunga) sura sia terminata lo spirito si allontana dal corpo. Il perché venga recitata questa “potente” sura è stato lo stesso Muhammad (Maometto) ad indicarlo, in quanto in un Hadit (detti del Profeta) è riportato che Muhammad disse: “i Shayatin fuggono a sentir recitare la surat (sura) al-Baqara”. Nel caso, rarissimo, il corpo non venisse liberato con questa recitazione, giunta al termine la sura, la recitazione viene ripresa dall’inizio.
4) La possessione secondo la Bibbia e secondo il Corano: differenze e similitudini (e quanto sono credibili?)
Dobbiamo divedere la Bibbia fra quella ebraica e quella cristiana. Quella ebraica si ferma agli “scritti” che sono successivi ai profeti. E in questa bibbia non sono narrate possessioni. Nella Bibbia cristiana (che comprende quindi Vangeli, Atti ed epistole) abbiamo tre casi indicati come possessioni: in Marco 1:23, Marco 5:2 e Luca 8:27. Da quanto si legge si può dedurre che fossero persone affette da problemi psichici. Il primo si metteva a gridare in Sinagoga, il secondo abitava fra i sepolcri (diremmo oggi nel cimitero) ed il terzo vagava nudo da tempo. Per quanto riguarda il Corano vi è nella Sura XV:6 un’espressione proclamata da parte dei miscredenti nei confronti di Muhammad (Maometto) in cui lo si accusa di essere posseduto da un Demone/Jinn. Dai commenti dei saggi Imam apprendiamo da questo versetto che i miscredenti, con tale affermazione, indicavano Muhammad un folle. Quindi vi è differenza fra i due concetti. Nel Corano vi è consapevolezza che la follia era indicata come possessione, mentre nei Vangeli si ritiene che vi sia possessione vera da parte di ipotetici demoni. Però noi non sappiamo quando tali concetti siano stati inseriti nei Vangeli in quanto si tratta di concetti prettamente greci e certamente non ebraici.
5) Satana, il capo dei demoni nel culto cristiano, chi è veramente nel mondo giudaico, musulmano ed orientale?
Mi permetto di correggere la domanda. Satana è in capo dei demoni secondo certa teologia cristiana. Secondo altri è Lucifero. Ancorché il cristianesimo confonda demoni e diavoli. Ma facciamo come ha detto Papa Francesco (al ritorno dal viaggio pastorale in Georgia), lasciamo ai teologi le loro idee astratte. E vediamo la posizione nel mondo giudaico ed islamico. Per gli ebrei, non esistendo i demoni ed i diavoli per forza di cose non vi è un capo di essi, fatto salvo quanto detto in precedenza un termine Satan. Per gli islamici, come detto vi è una visione diversa, dei demoni, da quella occidentale. Ma popolarmente ne viene indicato Iblis come il capo in quanto ebbe la sfrontatezza di rifiutare un ordine di Dio/Allah. Come accennato precedentemente in altre culture orientali (india, Tibet, Cina e Giappone) i demoni sono organizzati militarmente e quindi ne hanno un capo. Ed in questi casi possiamo trovare delle similitudini, anche forti, con la teologia cristiana. Ma vi sono differenze anche sostanziali. Troviamo Angra Mainyu (o con altri nomi) nello zoroastrismo perfettamente corrispondente al Satana teologico cristiano. Ma abbiamo visto come il cristianesimo abbia saccheggiato queste religioni, quantomeno dal lato teologico.
6) Dai tuoi studi, appare una relazione tra il “peccato originale” e il neonato. Puoi parlarcene?
Si, è vero. Secondo la visione teologica attuale Cristiano-Cattolica il neonato è macchiato dal “peccato originale” che, come noto, è ereditato da tutti i viventi in quanto Eva colse la mela su indicazione del “serpente” e ne ha mangiato assieme ad Adamo. Sorvoliamo sulle traduzioni del testo ebraico e soffermiamoci sulla questione pratica. Il bambino nasce con un peccato. Ma è un peccato che non può essere paragonato agli altri peccati. Per redimerlo, al bambino-peccatore, occorre il battesimo. Peccato commesso da altri di cui lui non ne ha colpa. Peccato alquanto grave: si tratta di una disobbedienza alla volontà di Dio che aveva ordinato di non mangiare i frutti di quella pianta, peraltro mai indicata come melo. Ma tanté. Dobbiamo pensare che nella sua vita l’infante, probabilmente, commetterà i suoi peccati e questi potrà semplicemente andarli a confessare ed ottenere l’assoluzione. Peccati anche più gravi, quali rubare. Addirittura potrà essere perdonato per un omicidio se dimostrerà pentimento. Ma una disobbedienza commessa millenni prima no. Quella è quasi insanabile. Occorre il battesimo e Gesù (figlio di Dio) è dovuto incarnarsi uomo, farsi uccidere e risorgere affinché gli umani, credendo in lui, potessero aspirare al Paradiso. Ma non divaghiamo. Ritorniamo alla questione del bambino non battezzato. Come detto la teologia attuale lo individua come peccatore e con il battesimo sarà purificato ed entrerà a far parte della comunità cristiana. Ma è sempre stato così? No. Un tempo, sino ad alcuni decenni fa, la teologia affermava che il bambino nasceva posseduto da demonio e occorreva battezzarlo per liberarlo da tale possessione. Quindi il battesimo era in tutto e per tutto un esorcismo. A tale proposito riporto di seguito un interessante estratto dal rito battesimale desunto dal Messale Romano Festivo (il libro che viene utilizzato nei giorni festivi per la celebrazione della Messa) edito dalle Edizioni Paoline nel 1965. Siamo sotto il pontificato di Papa Paolo VI°, è finito da poco il Concilio Vaticano II° e la Chiesa è in piena fase di rinnovamento. La Messa viene ora celebrata in italiano (o altra lingua corrente) e non più in Latino. E quindi, quello in oggetto è la prima versione in italiano del Messale. In tale Messale vi è compreso anche il rito battesimale. Essendo molto lungo ne riporto solamente i passi di nostro interesse. Leggiamo (pag. 668 e ss.): “Liturgia dei sacramenti – Sacramento del Battesimo”. I vari passi sono commentati nell’originale e riportano le parole che devono essere pronunciate. Ciò che riporto fra virgolette è integralmente copiato dal testo, compreso quanto vi è fra parentesi. Interrogati padrino e madrina «Il sacerdote soffia tre volte sul bambino (1° esorcismo): “Esci da lui (lei), spirito immondo, e cedi il posto allo Spirito Santo Paraclito». Quindi il rito prosegue sino a quando: «Il sacerdote compie il secondo esorcismo: “Ti esorcizzo, spirito immondo, nel nome del Padre e del figlio (fa il segno della croce) e dello Spirito Santo: esci e allontanati da (nome), creatura di Dio; te lo comanda, maledetto dannato, quello stesso Cristo, che camminò sulle acque, e tese la sua mano a Pietro che stava annegando. Riconosci dunque, demonio maledetto, la sentenza che ti condanna, e umiliati davanti al Dio vivo e vero, davanti a Gesù Cristo suo figlio e allo Spirito Santo; Allontanati da (nome), creatura di Dio, perché Gesù Cristo, Dio e Signore nostro, si è degnato chiamarlo (chiamarla) alla grazia e benedizione del sacro fonte battesimale.”. Il sacerdote fa un secondo segno della Croce sul bambino: “E questo segno della santa Croce, che noi imprimiamo sulla sua fronte, tu demonio maledetto, non oserai violare. Per Cristo nostro Signore. Amen”». Il rito prosegue fintanto che: «Il sacerdote fa il terzo esorcismo: “Ti esorcizzo, spirito immondo, nel nome di Dio, Padre onnipotente, nel nome di Gesù Cristo suo figlio, (compie il segno della croce sul bambino) Signore e giudice nostro, e nella potenza dello Spirito Santo; allontanati da (nome), creatura di Dio chiamato (chiamata) da nostro Signore al suo santo tempio, per diventare anche lui (lei) tempio di Dio e dimora dello Spirito Santo. Per Cristo nostro Signore che verrà a giudicare i vivi e i morti e il mondo, con il fuoco. Amen”. Il sacerdote tocca le orecchie e le narici del bambino: “Ephpheta, cioè apriti, ad accogliere il buon odore di Cristo. E tu, demonio, vattene, perché è vicino il giudizio di Dio.”. Il bambino si impegna ora, per mezzo dei padrini, a non aver mai nessun rapporto con il demonio: sacerdote: (nome), rinunzi a satana? Risposta: Rinunzio. S: E alle sue opere? R: Rinunzio. S: E alle sue vanità? R: Rinunzio». Finalmente esorcizzato il bambino veniva battezzato. A fronte di un tale rito, nella migliore delle ipotesi genitori e padrini uscivano dalla chiesa terrorizzati e penso che nessun commento sia sufficiente e adeguato.
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Di MARCO ENRICO DE GRAYA