Il passato del nostro pianeta è stato caratterizzato da una serie di catastrofi che ha cambiato la storia dell’umanità. In questo articolo ne prenderò in esame alcune, concentrandomi principalmente sulle Dieci Piaghe d’Egitto che, a mio avviso, non furono causate dall’ira divina – come si legge nella Bibbia – ma da un evento naturale distruttivo e, precisamente, dall’eruzione di un vulcano che ha propagato i suoi effetti su tutto il pianeta, soprattutto sulla zona del mar Egeo (Santorini) e dell’Egitto. Farò inoltre cenno alla meteorite che 65 milioni di anni fa causò l’estinzione dei dinosauri e all’impatto di un asteroide che attorno al 10 mila a.C. provocò l’estinzione della megafauna, della civiltà Clovis e molto altro ancora, probabilmente anche la distruzione di Atlantide.
Analizziamo le Dieci Piaghe d’Egitto.
Nei secoli sono state molte le teorie che hanno provato a spiegare in modo scientifico quello che la Bibbia presenta come intervento divino. Un esempio sono le Dieci Piaghe d’Egitto.
Alcuni ricercatori sostengono che queste siano state causate da un impatto cosmico, dell’entrata nell’atmosfera terrestre di un’enorme meteorite, un cataclisma naturale che riversò i suoi effetti disastrosi anche sull’Egitto.
In questa analisi è giusto citare anche lo studio della biblista Greta Hort. Secondo la ricercatrice, il fiume rosso sangue e la moria dei pesci sarebbero da imputare all’inondazione dei fiumi tributari del Nilo che trasportavano terra rossa dall’altopiano dell’Abissinia. Le alluvioni avrebbero riempito il fiume di flagellati (protozoi forniti di un lungo prolungamento mobile detto appunto “flagello”). La loro presenza avrebbe colorato di rosso l’acqua, rendendola non potabile e uccidendo tutti i pesci. La seconda piaga, quella delle rane, sarebbe stata il risultato di un’infezione causata dal bacillo dell’antrace, assunto dalle rane dopo ave mangiato gli insetti che infestavano i pesci morti. La moria delle rane aveva poi dato avvio alla terza, alla quarta e alla quinta piaga: le zanzare, i mosconi e la pestilenza fra il bestiame.
Tuttavia, dopo un’approfondita ricerca, credo che l’origine delle Piaghe sia diversa e che abbia una causa ben precisa, come riporto anche nel mio libro Exodus – Il segreto di Mosè, pubblicato nel 2015, e nel saggio La porta d’oro – L’origine dell’immortalità, pubblicato nell’ottobre 2020 (testo scritto assieme a due ricercatrici all’avanguardia, Caterina Civallero e Maria Luisa Rossi). Questa tesi prende spunto dagli studi di Barbara J. Siversten, geologa e docente all’università di Chicago, e dalle intuizioni dello studioso Graham Phillips, le cui idee sono state per me illuminanti.
Come si svolsero quegli eventi drammatici?
- Prima piaga – Il Nilo di sangue
“Il Signore disse a Mosè: «Dì ad Aronne: prendi il bastone e stendi la tua mano sulle acque dell’Egitto, sui suoi fiumi, sui suoi canali, sui suoi stagni e su tutti i loro depositi d’acqua, e diventerà sangue; ci sarà sangue in tutto il paese d’Egitto, nei recipienti di legno e di pietra.»”
La prima piaga fu la marea rossa che invase all’improvviso il Nilo. L’acqua cambiò colore e divenne maleodorante, non si poteva più bere e anche i pesci morirono. Ritengo che questa piaga fu generata dalla presenza di ossidi di ferro nelle acque del fiume. Questi, assieme ad altri materiali tossici, uccisero i pesci e causarono una reazione a catena che spiega il verificarsi dei successivi flagelli.
- Seconda piaga – Le Rane
“Aronne stese la mano sulle acque d’Egitto e le rane uscirono e coprirono il paese d’Egitto.”
La presenza di sostanze tossiche nel Nilo produsse una carenza di ossigeno nell’acqua e la morte dei pesci. Con l’estinzione di questi ultimi, le uova di girino poterono concludere il proprio ciclo vitale e schiudersi in gran numero, facendo proliferare le rane. Queste ultime, non potendo vivere nelle acque “inquinate”, raggiunsero la terra ferma. A migliaia invasero la campagna, morendo a causa della disidratazione e della denutrizione.
- Terza piaga e quarta piaga – Le zanzare e i mosconi
“Aronne colpì la polvere della terra e infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del paese si era mutata in zanzare in tutto l’Egitto.”
“Così fece il Signore: sciami imponenti di tafani entrarono nella casa del faraone, nella casa dei suoi ministri e in tutta la terra d’Egitto.”
Queste due piaghe furono la conseguenza dell’improvvisa moria delle rane. A causa della putrefazione dei pesci e delle stesse rane, formidabili predatori d’insetti, le zanzare e i tafani prolificarono in tutto l’Egitto, moltiplicandosi in modo smisurato.
Tuttavia il punto cruciale di questa teoria resta la presenza di ossidi di ferro nel fiume. Quale fu la causa che tinse il Nilo di rosso e mise in moto tutti gli altri flagelli? Ma andiamo con ordine.
- Quinta piaga e sesta piaga – Morte del bestiame e ulcere
“[…] il giorno dopo, il Signore compì questa cosa: morì tutto il bestiame degli Egiziani”
“Essa diventerà una polvere che coprirà tutto il pese d’Egitto, e produrrà delle ulcere germoglianti pustole sulle persone e sugli animali, per tutto il paese d’Egitto.”
Con la diffusione di zanzare e mosconi aumentarono le malattie infettive, come ad esempio la malaria, che uccisero numerosi animali. La loro morte comportò una massiccia presenza di carcasse ammassate ai lati delle strade e ciò scatenò il diffondersi di numerose epidemie. Inoltre, le punture degli insetti furono la causa di ulcere e di altre malattie che provocarono la morte di molti egizi.
- Settima Piaga – Grandine
“La grandine colpì in tutto il paese d’Egitto, quanto era nella campagna tutto colpì: uomini e bestie.” Ecco l’elemento fondamentale alla base di questa teoria, il presupposto per spiegare la presenza di ossidi di ferro nel fiume. La causa fu l’esplosione di un vulcano. Un’eruzione, infatti, oltre a produrre lava, lapilli e ceneri, genera anche ossidi di ferro che, cadendo in un fiume, possono provocare la moria di pesci e tingere di rosso l’acqua. Inoltre, un’eruzione produce ceneri e rende instabile l’atmosfera, provocando temporali e grandinate. Ecco spiegata scientificamente anche la settima piaga.
Anche se non esistono vulcani attivi nella terra dei faraoni, c’è una spiegazione plausibile a questo. L’esplosione vulcanica non avvenne in Egitto, ma nell’isola egea di Thera. Quell’eruzione fu così potente da raggiungere con i suoi effetti la “Terra di Kemet”. Thera è l’isola più meridionale dell’arcipelago delle Cicladi, a quel tempo un rilevante porto commerciale minoico. Oggi l’isola si chiama Santorini e ha la forma di mezzaluna, con una grande baia, conseguenza delle numerose eruzioni avvenute nel passato. La stessa baia è un enorme cratere. Una di queste esplosioni vulcaniche, più potente delle altre, raggiunse le coste dell’Egitto, che distano solo ottocento chilometri. La deflagrazione fu devastante e produsse i suoi effetti nella maggior parte del pianeta. I detriti vulcanici coprirono gran parte delle terre conosciute e l’Egitto ne subì in pieno le conseguenze. L’isola di Thera fu colpita più volte da enormi cataclismi. Il più devastante fu quello del XVII secolo a.C. Ad esso ne seguirono altri e, probabilmente, vi fu uno di questi all’origine delle Dieci Piaghe. L’isola di Thera, infatti, subisce da millenni un’eruzione ciclica.
Tuttavia non concordo con la datazione dell’Esodo riportata dalla geologa Siversten. La fuga dall’Egitto, come riporto nel mio libro Exodus, per me non avvenne nel XVII sec a.C. ma nel XIV secolo. Le piaghe potrebbero infatti riferirsi a una catastrofe avvenuta secoli prima dell’Esodo biblico, poi associata dai redattori biblici alle carestie e alle pestilenze che colpirono l’Egitto durante il regno del faraone Akhenaton. Probabilmente ci fu un primo esodo legato alla cacciata degli Hyksos dal Nord del paese e un secondo esodo avvenuto durante il regno del faraone Akhenaton. Avvenimenti divisi da secoli, poi associati per descrivere uno dei periodi più bui dell’Egitto, coinciso proprio con la riforma religiosa prodotta dal seguace del dio Aton.
- Ottava piaga – Le locuste
“E le locuste salirono sopra tutto il paese d’Egitto e si posarono per tutte le contrade”
La grandine e l’instabilità meteorologica, portate dall’esplosione vulcanica, distrussero le messi. La carenza di cibo fece concentrare le locuste lungo i campi dei raccolti non ancora devastati. Le conseguenze furono terribili e questo fu accompagnato dalla nona piaga.
- Nona piaga – Le tenebre
“E Mosè stese la sua mano verso il cielo, e vennero tenebre caliginose in tutto il paese di Egitto, per lo spazio di tre giorni.”
Anche questa piaga è spiegabile con gli effetti successivi a un’esplosione vulcanica. Le tenebre non furono altro che la ricaduta sulla terra di una massiccia nuvola di cenere, la quale oscurò il sole per alcuni giorni.
Per fare un esempio di eruzione vulcanica distruttiva, basta ricordare quella del Krakatoa del 1883, un violentissimo evento avvenuto in Indonesia. Fu una delle maggiori eruzioni accadute in tempi storici: sviluppò una potenza di 200 megatoni, espellendo circa 21 Km3 di roccia, cenere e pietra pomice, generando un boato tra i più forti mai registrati. L’esplosione del cataclisma fu udita fino ad Alice Springs, in Australia, e a Rodrigues, vicino all’isola Mauritius, e il riverbero delle onde atmosferiche fu avvertito in tutto il mondo. Numerosi villaggi furono devastati, circa 36 mila persone morirono e molte migliaia furono ferite dall’eruzione, di cui gran parte a causa dello tsunami che seguì la tremenda esplosione. L’eruzione del 1883 distrusse i 2/3 del territorio dell’isola di Krakatoa.
Non sono stati però solo i vulcani a cambiare la storia della Terra.
Non dobbiamo dimenticarci dell’impatto cosmico di grandi proporzioni che ha avuto luogo alla fine del Dryas Recente, 11.600 anni fa. Alcuni ricercatori indipendenti, tra i quali Graham Hancock, ritengono che nel 9.600 a.C. l’impatto di uno sciame meteorico abbia innescato quello conosciuto come Diluvio universale. Questa ipotesi sarebbe confermata dalla presenza di nanodiamanti nello strato corrispondente alla fine della piccola glaciazione (Dryas Recente). I nanodiamanti sono diamanti microscopici che si formano in condizioni estremamente rare di pressione e calore, sono le “impronte” di potenti impatti di comete o asteroidi.
Molto probabilmente fu un impatto devastante a causare la fine della “cultura di Clovis” nel Nord America. Alla domanda sul perché non sia stato ancora identificato un cratere collegato a questo ipotetico impatto, il geofisico dell’Arizona, Allen West, suggerisce che le parti più piccole e a bassa densità della cometa sarebbero esplose nell’atmosfera, mentre i frammenti più grandi potrebbero essersi schiantati sulla calotta glaciale profonda più di tre chilometri, che all’epoca ricopriva il Nord America. Tali crateri si sarebbero formati quindi all’interno della calotta di ghiaccio e, fondamentalmente, si sarebbero sciolti alla fine dell’ultima Era Glaciale, non lasciando tracce.
Il team di ricercatori che comprende Allen West sostiene inoltre che i campioni di sedimento prelevati contenevano diversi detriti che potevano avere unicamente un’origine extraterrestre, come una cometa o un asteroide. Oltre i nanodiamanti, tali detriti includevano minuscole sferule di carbonio, che si formano quando goccioline di materiale organico fuso si raffreddano rapidamente a contatto dell’aria, e molecole di carbonio contenenti il raro isotopo elio-3, molto più abbondante nello spazio che sulla Terra. Il team di ricerca ha dichiarato che la causa della devastazione fu probabilmente una cometa, dal momento che nello strato principale di sedimento mancano sia gli alti livelli di nichel che quelli di iridio, caratterizzanti gli impatti di asteroidi.
L’onda d’urto, la pulsazione termica e gli effetti ambientali conseguenti contribuirono anche all’estinzione della megafauna. Mammut, mastodonti, bradipi terricoli giganti, cavalli, cammelli, castori giganti e altri esemplari di megafauna non furono gli unici a scomparire. Colpisce il fatto che non meno di trentacinque generi di mammiferi si estinsero nel Nord America tra il 11.600 e il 9.600 a.C. I danni provocati dalla collisione riguardavano un’onda d’urto devastante e di altissima temperatura che provocò un picco di sovrapressione, seguito da un’onda di pressione negativa, dando luogo a venti intensi che spazzarono il Nord America viaggiando a centinaia di chilometri orari, accompagnati da potenti vortici generati dall’impatto. In aggiunta, sia che la collisione sia avvenuta ad opera di un solo oggetto sia che gli impatti siano stati molteplici, una sfera di fuoco rovente avrebbe saturato la regione vicina agli impatti. A distanze maggiori, il rientro in atmosfera ad altissima velocità del materiale surriscaldato, espulso al momento dell’impatto, avrebbe provocato enormi incendi che avrebbero distrutto gran parte della vegetazione, annientando le riserve di cibo degli erbivori, e producendo carbone, fuliggine, fumi tossici e cenere. Per quanto già gravi e devastanti, questi fattori diventano quasi insignificanti, se paragonati alle conseguenti degli ipotetici impatti sulla calotta glaciale. Il maggiore effetto sarebbe stato lo scioglimento parziale della calotta. Questo avrebbe generato l’innalzamento degli oceani e del mare, e l’evaporazione del ghiaccio si sarebbe ripercossa sul clima, generando una lunga stagione di piogge.
Un altro impatto devastante si ebbe 65 milioni di anni fa e causò la scomparsa dei dinosauri.
Il geofisico Gareth Collins, dell’Imperial College London, spiega quali furono le cause che portarono all’immane distruzione. Come primo fattore è importante il tipo di roccia colpita dall’asteroide, uno spesso strato di evaporiti, la cui vaporizzazione riempì l’atmosfera di polveri e anidride carbonica, riducendo la luce solare e destabilizzando il clima. Il secondo fattore invece è l’angolo di caduta dell’asteroide, circa 60 gradi. Fu questo a rendere catastrofico l’impatto. Se il corpo caduto dallo spazio si fosse avvicinato in verticale, l’asteroide avrebbe trascinato con sé molte rocce polverizzate, senza rilasciarle in aria; se fosse stato meno verticale, invece, non avrebbe sfondato la crosta terrestre, riducendo il rilascio di magma, gas e polveri dalle profondità.
Ma torniamo ora ad analizzare le Dieci Piaghe, precisamente l’ultima, la decima.
- Decima Piaga – La morte dei primogeniti
“A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame.”
Il decimo flagello è quello più difficile da spiegare, ma anche per questa piaga c’è una ipotesi realistica e concreta. A causa delle calamità e della carestia che colpirono tutto il paese, gli egizi furono costretti a consumare le riserve di grano, custodite in magazzini sotterranei. Molto probabilmente questa pratica di conservazione aveva fatto sviluppare – nelle scorte di cibo – tossine e muffe letali, tra le quali una molecola chiamata micotossina. Quest’avvenimento, sommato alla tradizione egizia di nutrire di più i primogeniti maschi, comportò la condanna a morte dei figli del Nilo. Coloro che dovevano essere maggiormente protetti, perché rappresentavano il futuro dell’Egitto, in realtà furono i più colpiti dalle tossine letali. La morte non risparmiò nessuno, neanche il primogenito del faraone. Gli ebrei, invece, non furono sfiorati da questa tragedia proprio perché non ricevettero il cibo “avvelenato” dalle tossine.
Le Dieci Piaghe quindi, non sono una favola né un evento miracolistico, ma una concatenazione di eventi naturali, tragici e sconvolgenti.
Per scoprire il nostro vero passato dobbiamo leggere con attenzione i miti, in quanto non sono altro che la storia della civiltà precedente la nostra.
Di DAVIDE BARONI
se come dice lei L’esplosione vulcanica non avvenne in Egitto, ma nell’isola egea di Thera. Quell’eruzione fu così potente da raggiungere con i suoi effetti la “Terra di Kemet” come poteva rilasciare gli ossidi di ferro nel nilo?