La “Giornata della Memoria” è un giorno di riflessione internazionale istituito per ricordare le vittime dell’Olocausto e le atrocità commesse durante il regime nazista. Fu proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 1º novembre 2005, attraverso la risoluzione 60/7. Il 27 gennaio, data dell’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau nel 1945 da parte dell’Armata Rossa sovietica, è stato scelto come giorno di commemorazione. Questa giornata simboleggia l’impegno a non dimenticare i crimini contro l’umanità e a educare le generazioni future contro l’antisemitismo, il razzismo e ogni forma di odio. Le stesse Nazioni Unite che proposero il “Piano di Partizione” nel 1947. Ma di che si tratta? Andiamo con ordine:

  • CAPITOLO 1 – Cos’è il Piano di Partizione delle Nazioni Unite del 1947?

Fu un piano proposto per risolvere il conflitto arabo-ebraico nella Palestina Mandataria. La Palestina Mandataria era un territorio sotto amministrazione britannica dal 1920, dopo la fine dell’Impero Ottomano.

Il piano fu proposto dalla Commissione Speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina (UNSCOP) e adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1947 con la Risoluzione 181. Il piano prevedeva la divisione della Palestina Mandataria in tre entità principali:

Uno Stato Ebraico: Includeva aree con maggioranza ebraica, come la pianura costiera, la Galilea e una parte del Negev.

Uno Stato Arabo: Comprendeva regioni con maggioranza araba, come la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, la parte occidentale della Galilea e una porzione del deserto del Negev.

Gerusalemme Internazionalizzata: Un regime internazionale speciale sarebbe stato applicato a Gerusalemme e a Betlemme, che sarebbero state gestite sotto l’egida delle Nazioni Unite per preservare il loro valore religioso e culturale.

Il piano intendeva fornire una soluzione equa al conflitto, ma fu accettato dalla leadership ebraica e rifiutato dalla leadership araba. Gli arabi palestinesi e i paesi arabi circostanti lo consideravano ingiusto, in quanto non teneva sufficientemente conto del diritto all’autodeterminazione degli arabi palestinesi e della loro maggioranza demografica nel territorio.

La proclamazione dello Stato di Israele il 14 maggio 1948 seguì la scadenza del mandato britannico e fu immediatamente seguita dalla Guerra arabo-israeliana del 1948, anche nota come Guerra d’Indipendenza israeliana. La guerra portò a significative modifiche territoriali rispetto a quelle previste dal piano di partizione e alla creazione di un vasto numero di rifugiati palestinesi. Questione irrisolta fino ai giorni nostri.

  • CAPITOLO 2 – Come presero i Britannici la fine del trattato e la perdita dell’egemonia su quei territori?

In realtà poco male perché Il governo britannico aveva trovato sempre più difficile gestire il crescente conflitto arabo-ebraico in Palestina. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con le proprie risorse limitate e di fronte a una crescente resistenza sia da parte della comunità ebraica che di quella araba in Palestina, il Regno Unito decise di terminare il suo mandato e passare la questione delle Nazioni Unite.

Gli inglesi non furono direttamente coinvolti nella decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di adottare il Piano di Partizione. Addirittura, essi si astennero dal voto sulla Risoluzione 181 delle Nazioni Unite. La decisione di astenersi rifletteva la difficoltà del governo britannico nel trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti in conflitto.

Durante il periodo che precedette il ritiro britannico e la dichiarazione di indipendenza di Israele, gli inglesi si limitarono a cercare di mantenere l’ordine in un ambiente sempre più caotico e violento. Il loro ritiro effettivo avvenne il 14 maggio 1948, giorno in cui scadde il mandato.

In sintesi, mentre gli inglesi persero il controllo della Palestina Mandataria, questo non fu tanto a causa del Piano di Partizione delle Nazioni Unite, ma piuttosto a causa delle difficoltà incontrate nel gestire il mandato e della decisione di rinunciare al loro ruolo in favore di una soluzione internazionale, spinti anche da continui attentati da parte dei gruppi terroristici ebraici, come la “band Stern” a cui appartenevano diversi futuri primi ministri e capi dello stato ebraico.

  • CAPITOLO 3 – Presenza storica di ebrei in Palestina

C’è da dire che la presenza di ebrei in palestina seppur in misura veramente limitata è testimoniata da tempi più remoti del 1945.

Tralasciando la complessa questione biblica dei regni di “Giuda e Israele” e la successiva diaspora che non tratteremo in questo momento possiamo notare diverse fasi:

Durante il Medioevo e sotto il dominio ottomano (dal 1517 al 1917), gli ebrei continuarono a vivere in diverse città della Palestina, come Gerusalemme, Tiberiade, Safed e Hebron. Queste comunità includevano sia ebrei autoctoni che ebrei migrati da altre parti del mondo islamico e dell’Europa.

Movimento Sionista: Nel tardo XIX secolo, in risposta all’antisemitismo in Europa e all’aspirazione di ritornare nella loro “terra storica”, nacque il movimento sionista, che promuoveva l’immigrazione ebraica in Palestina e la creazione di una patria ebraica. Questo movimento portò a diverse ondate di immigrazione ebraica (aliyah) in Palestina, specialmente dopo il 1882.

Mandato Britannico e Immigrazione Ebraica: Durante il Mandato Britannico sulla Palestina (1920-1948), la popolazione ebraica crebbe notevolmente a causa delle ondate migratorie. Queste migrazioni furono in parte motivate dalla persecuzione degli ebrei in Europa, in particolare durante l’Olocausto.

  • CAPITOLO 4 – La “guerra di indipendenza di Israele”

Ma torniamo (quasi) ai giorni nostri: vediamo più a fondo di cosa si tratta quando sentiamo parlare di “guerra di indipendenza di Israele”:

La Guerra d’Indipendenza Israeliana, conosciuta anche come Guerra arabo-israeliana del 1948, fu un conflitto complesso che ebbe origine da tensioni tra la comunità ebraica in Palestina e i paesi arabi circostanti. La guerra ebbe inizio a seguito della proclamazione dello Stato di Israele il 14 maggio 1948 da parte di David Ben-Gurion. (Si esatto, come quel “Re Davide” guerriero e leader, figura che approfondiremo in articoli futuri).

Contesto Storico

La guerra si inserisce nel contesto più ampio del conflitto arabo-ebraico in Palestina e delle tensioni crescenti durante il Mandato Britannico. Il Piano di Partizione delle Nazioni Unite del 1947, che prevedeva la divisione della Palestina in uno Stato ebraico e uno Stato arabo, fu accettato dalla leadership ebraica ma rifiutato dalla leadership araba, sia palestinese che dei paesi arabi vicini.

Inizio della Guerra

L’indipendenza di Israele fu dichiarata il 14 maggio 1948, il giorno prima della scadenza del Mandato Britannico. Immediatamente dopo, le forze armate di vari paesi arabi, tra cui Egitto, Transgiordania e Cisgiordania(metà della quale era stata assegnata agli ebrei per formare lo stato di Israele), Siria, Libano e Iraq, entrarono in Palestina, dando inizio al conflitto armato con le forze israeliane. Questi paesi arabi si opponevano alla creazione di uno Stato ebraico e sostenevano i diritti e le aspirazioni degli arabi palestinesi.

Fasi della Guerra

La guerra si svolse in diverse fasi:

  • Conflitto Civile: Prima della dichiarazione di indipendenza di Israele, si era già sviluppato un conflitto civile tra comunità ebraiche e arabe in Palestina.
  • Intervento Arabo: Dopo la dichiarazione di indipendenza, le forze armate arabe entrarono in Palestina, dando inizio a una fase più intensa del conflitto.
  • Operazioni Militari: Durante la guerra, ci furono diverse operazioni militari e battaglie importanti. Israele riuscì a respingere l’offensiva araba e a stabilire il controllo su una parte significativa del territorio previsto dal piano di partizione e oltre.

Conseguenze

La guerra ebbe profonde conseguenze:
  • Territorio: Al termine della guerra, Israele aveva guadagnato più territorio di quanto previsto dal Piano di Partizione delle Nazioni Unite.
  • Rifugiati: La guerra creò un gran numero di rifugiati sia ebrei che arabi. Circa 700.000 arabi palestinesi fuggirono o furono espulsi dalle loro case, mentre un numero simile di ebrei fuggì o fu espulso dai paesi arabi.
  • Stato d’Israele: La guerra consolidò l’esistenza dello Stato di Israele, che sopravvisse nonostante l’opposizione militare.
  • Continuazione del Conflitto: La guerra non risolse il conflitto arabo-israeliano, che è continuato in varie forme fino ai giorni nostri.

La Guerra d’Indipendenza Israeliana è un momento cruciale nella storia del Medio Oriente, e le sue conseguenze hanno influenzato la geopolitica regionale e le relazioni internazionali per decenni.

  • CAPITOLO 5 – Come e perché gli israeliani avevano un esercito e delle armi nel 1948?

Gli israeliani, al momento della dichiarazione di indipendenza di Israele nel 1948, si erano già organizzati militarmente, principalmente attraverso l’Haganah, una forza paramilitare ebraica. Tuttavia, la questione delle armi era complessa e sfidava diverse difficoltà.

Haganah e Altre Organizzazioni Militari Ebraiche:

Haganah: Era l’organizzazione di difesa principale della comunità ebraica in Palestina durante il Mandato Britannico. Fondata nel 1920, era inizialmente una milizia di difesa, ma si sviluppò in una forza militare più organizzata. Irgun e Lehi: Altre organizzazioni militari ebraiche, come l’Irgun e il Lehi, operavano in Palestina. Queste organizzazioni avevano approcci e strategie differenti, talvolta più militanti.

Acquisizione di Armi:

Contrabbando e Produzione Locale: Durante il Mandato Britannico, gli ebrei in Palestina contrabbandarono e produssero clandestinamente armi. La produzione locale includeva armi leggere, munizioni e anche alcuni veicoli corazzati improvvisati. Acquisti Internazionali: Con l’avvicinarsi della fine del Mandato e la crescente tensione, gli ebrei cercarono di acquistare armi dall’estero. Uno degli acquisti più significativi fu l’importazione di armi e munizioni dalla Cecoslovacchia, che includeva fucili, mitragliatrici e anche alcuni aerei da combattimento.

Creazione delle Forze di Difesa Israeliane (IDF):

Dopo la dichiarazione di indipendenza, l’Haganah e le altre organizzazioni militari ebraiche furono unificate per formare le Forze di Difesa Israeliane (IDF) il 26 maggio 1948. Questo processo di unificazione e la standardizzazione delle forze armate furono cruciali per il successo militare israeliano durante la Guerra d’Indipendenza.

Limitazioni e Sfide:

All’inizio della Guerra d’Indipendenza, Israele affrontò significative limitazioni in termini di equipaggiamento e approvvigionamento. Tuttavia, nel corso del conflitto, la capacità militare israeliana migliorò grazie all’acquisto di ulteriori armi, alla mobilitazione di risorse interne e al supporto di simpatizzanti ebraici all’estero. In sintesi, gli israeliani si prepararono militarmente per la possibilità di un conflitto attraverso l’organizzazione delle forze paramilitari, il contrabbando e la produzione di armi, e l’acquisto di armi dall’estero. L’unificazione di queste forze nell’IDF fu un passo fondamentale nel consolidare la capacità di difesa del neonato stato di Israele.

  • CAPITOLO 6: Chi erano questi “simpatizzanti esteri”?

I simpatizzanti ebraici all’estero che supportarono Israele durante la Guerra d’Indipendenza del 1948 e nel periodo precedente erano principalmente provenienti da tre aree principali: Stati Uniti, Europa e Unione Sovietica. Questi gruppi di simpatizzanti fornirono supporto in varie forme, tra cui finanziamenti, acquisto e invio di armi, e anche attraverso il volontariato per combattere al fianco degli israeliani.

Stati Uniti: La comunità ebraica americana fu una fonte significativa di sostegno finanziario e politico. Organizzazioni ebraiche e singoli donatori raccolsero fondi per aiutare Israele. Alcuni ebrei americani si arruolarono anche come volontari per combattere in Israele.
Europa: Diverse comunità ebraiche in Europa, soprattutto nei paesi occidentali come il Regno Unito e la Francia, supportarono gli sforzi israeliani. Inoltre, molti sopravvissuti dell’Olocausto che si trovavano in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale videro la creazione di Israele come un rifugio e un simbolo di speranza, e alcuni si unirono alla lotta.

Unione Sovietica: Sebbene l’Unione Sovietica avesse un approccio complesso e talvolta contraddittorio nei confronti di Israele e del sionismo, all’inizio supportò la creazione dello Stato di Israele. L’Unione Sovietica fu uno dei primi paesi a riconoscere ufficialmente Israele, e attraverso la Cecoslovacchia, un suo alleato dell’epoca, facilitò la vendita di armi agli israeliani, un fattore che ebbe un impatto significativo sul corso della guerra. C’è da dire che Stalin intendeva prendere “due piccioni con una fava”: favorire l’espatrio degli ebrei sovietici che erano in massima parte tritzkisti/leninisti o pro-capitalistie quindi contro il suo governo, ed utilizzarli in medio oriente come forza armata contro l’impero britannico. Ciò era avvenuto dopo che Stalin aveva creato una repubblica autonoma ebraica ai confini con la Cina, affinché gli ebrei avessero una “loro patria”, ma questi rifiutarono di trasferirsi.

Questo supporto internazionale, insieme agli sforzi interni, contribuì a rafforzare la posizione di Israele durante la Guerra d’Indipendenza, nonostante la situazione di partenza fosse molto difficile. Tuttavia, è importante notare che il sostegno internazionale non fu uniforme, e ci furono anche individui e gruppi in questi paesi che si opponevano alla creazione di Israele o che sostenevano la causa araba.

Da questo si evincono alcune cose, tra cui:

1. come ho sempre detto, non si deve più guardare la geopolitica pensando a stati e nazioni, ma considerando che i vari gruppi di potere sono trasversali, infiltrati in ogni governo nazionale e sovranazionale, ed in posti economici e mediatici di rilievo, conducendo politiche ben lontane dalle esigenze dei popoli.
2. La corrente ebraica del “sionismo” è una di questi gruppi di potere ed è infiltrato in tutte le nazioni che fingono di combattersi all’occorrenza.

Da notare inoltre che non ci sono evidenze che fanno pensare ad un coinvolgimento della Cina per armare questi “rivoluzionari” non autorizzati che combatterono la cosiddetta “guerra di indipendenza di Israele”, secondo la tesi più probabile per via dei dissidi interni che la cina viveva in quegli anni e con i quali era costretta a fare i conti come con la guerra civile cinese tra il Partito Comunista Cinese e il Kuomintang (Partito Nazionalista Cinese).

  • CAPITOLO 7: Differenza tra “ebrei” e “sionisiti”

Non confondere gli ebrei con i sionisti è importante perché si tratta di due identità distinte con significati e connotazioni differenti:

Ebrei: Il termine “ebrei” si riferisce a un gruppo etnoreligioso. L’ebraismo è una religione antica con una ricca storia culturale e tradizioni proprie. Gli ebrei possono avere una varietà di credenze religiose, politiche e culturali e vivono in molte parti del mondo.

Sionisti: Il sionismo è un movimento politico nato alla fine del XIX secolo che sostiene la creazione e il sostegno di una patria ebraica nello storico territorio di Israele/Palestina. Non tutti gli ebrei sono sionisti e non tutti i sionisti sono ebrei. Il sionismo ha diverse correnti e interpretazioni, e non tutti i sostenitori del sionismo condividono le stesse idee o approcci.

Confondere questi due termini potrebbe portare a una comprensione errata della diversità delle opinioni e delle identità all’interno della comunità ebraica e potrebbe contribuire a stereotipi inappropriati. Gli ebrei, come qualsiasi altro gruppo, hanno una gamma di opinioni e posizioni su molte questioni, inclusa la politica di Israele e il sionismo. È quindi importante fare distinzioni chiare per evitare generalizzazioni e semplificazioni eccessive.


CONCLUSIONI FINALI:
 

A cosa serve la “Giornata della Memoria” se non si guarda con occhio critico cosa sta succedendo nel mondo?Se l’opinione pubblica mondiale non condanna quello che stanno facendo oggi gli israeliani, gli eredi di quello stato nato con la forza del vittimismo, della propaganda e degli agganci internazionali in ruoli di potere?

Oggi sta avvenendo un genocidio sotto gli occhi di tutti quelli che non guardano la TV, che si ostina a raccontare una realtà artefatta su misura di quello che l’alta finanza comanda.

A distanza di 3 generazioni, gli stessi poteri con nomi e bandierine cambiate stanno compiendo gli stessi atti contro i propri cugini, fratelli. Stanno portando avanti lo stesso progetto utilizzando sempre il famoso sistema “problema-reazione-soluzione”.

Sorvoliamo l’autogol clamoroso che si son fatte le destre e le estreme destre mondiali, che dopo 4 anni in cui recuperavano consensi avendo provato a fermare l’alta finanza mondialista che si è impossessata a colpi di portafogli quella che viene spacciata per “sinistra”, i cosiddetti “democratici” (anche un orologio rotto segna l’ora esatta 2 volte al giorno) si trovano costretti per seguire i dictat delle veline giunte dall’alto, a schierarsi palesemente dalla parte sbagliata cercando di giustificare con evidenti bugie e manipolazioni mediatiche il genocidio in atto ora.

La giornata della memoria deve essere questo: ricordare continuamente alle nuove generazioni, o ai nuovi “risvegliati” che solo grazie al 2020 hanno capito che viviamo in un mondo di bugie e propaganda, quello che realmente è stato e che realmente sta accadendo.

Diciamo che i fatti qui citati meriterebbero di ulteriori approfondimenti per coglierne le varie sfumature, per continuare ad imparare dal passato per vivere un presente sempre meno buio.

Ricorderei una citazione famosa del filosofo George Santayana: “Coloro che non riescono a ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”. Tratta dal suo lavoro “The Life of Reason: Reason in Common Sense”, pubblicato nel 1905.

E chiuderei con la citazione di George Orwell che contraddistingue a pieno il percorso culturale che stiamo portando avanti con il progetto “Facciamo Finta Che”:

“Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato.”

Di Giovane Mesbet

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2 pensiero su “LA GIORNATA DEGLI “SMEMORATI” di GIOVANE MESBET”
  1. Grazie per la panoramica. Siete preziosi e vi seguo con assiduità. È importante dipanare le matasse delle menzogne propagandistiche con la loro visione unilaterale distorta. Da sola io non ne sono sempre capace. grazie ancora. Seguo anche Pietro Minute su telegram, amico di Paolo Borgognone… aiutate tantissimo, grazie infinite.
    Annalisa, alias NALI

  2. Carissimo Mesbet,ti seguo spesso x la satira gustosa e spassosissima.Ora:sono nato e cresciuto in quell’area del mondo,cristiano maronita ed ho avuto diversi amici di religione ebraica.Questo x assicurarti che non ho alcun pregiudizio verso gli ebrei onesti.Altra posizione la mia nei confronti dell’elite azkhenazita e sionista che domina in Israele,ed anche in gran parte del mondo occidentale,che sono gli stessi che hanno da secoli progettato di dominare il mondo con varie tattiche e strategie,tutte moooolto subdole,come il dominio economico usato come forza di coercizione e capestro nei confronti di coloro che ritengono di dover piegare ai loro diktat,non escludendo l’uso dell’assassinio e del terrorismo,come fece Haganah,da te citata come organizzazione militare,ma che operò a tutti gli effetti come una vera e propria organizzazione terroristica compiendo attentati, omicidi e ricatti in territorio palestinese con il fine di mandar via + palestinesi che potevano.Super addestrati militarmente nei campi SAS dell’infame regno d’inghilterra…Tra l’altro,nel 1936 Hitler approvò un programma di facilitazioni economiche e burocratiche x tutti gli ebrei che avessero abbandonato la Germania e,ma guarda un po’ che strano,il programma fu lanciato in accordo tra il governo tedesco e la potente organizzazione sionista americana,la quale aveva tutto l’interesse a spingere gli ebrei verso la Palestina già molto prima della II^ g.m.x accelerare la creazione di uno stato d’israele.Fu coniata una grossa medaglia commemorativa sulle facce della quale spiccavano da una parte una svastica e dall’altra una stella a sei punte (stella di davide).La storia che ci raccontano,caro Mesbet, è solo invenzione e propaganda, compreso lo spropositato numero di vittime dell’olocausto, gonfiato in maniera sfacciata a sei milioni!Guarda caso 6:un numero che a sta’ gentaccia sembra piacere molto, specie se ripetuto tre volte…. L’esimio prof.Bizzi,che stimo tantissimo e del quale la domenica non perdo una puntata, essendo uno storico potrà darti conferme delle mie affermazioni.Perdonami il lungo papier,ma questo è un argomento che mi tocca nel profondo,poiché anche il mio paese d’origine,a causa delle diaboliche manovre israeliane,ha pagato un prezzo altissimo con una guerra civile durata ben 28 anni dalla quale non si è mai ripreso.Ciao e buon lavoro

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