Tutto comincia con io e prosegue con io sono. Un’affermazione che resta sospesa, utile solo per il linguaggio convenzionale, necessariamente superficiale. Nella frenesia quotidiana di una vita che “vive” l’individuo, dove l’individuo è oggetto e non soggetto dell’azione, io è un elemento che si dà per scontato, anche perché gli sconti (sui prezzi) guidano i tanti io a muoversi e fare, scegliere e di conseguenza essere.
Io sono sostanzialmente quello che faccio, quindi io non sono nel senso attivo ma nella misura in cui subisco il mio essere, quasi eseguendolo come in una recita. Io sono un figlio, un padre, una figlia, una madre, un parente, un compagno, uno studente, un dipendente, un libero professionista, un imprenditore, un contribuente, un utente, uno spettatore, un iscritto, un fedele, un amico, un membro, un potenziale acquirente, un altro dei tanti, uno degli io che sono ma non sanno cosa sono. E tutti insieme, ma rigorosamente isolati, soli e separati, inconsapevolmente andiamo, facciamo, partecipiamo e alla fine torniamo a casa a dormire per risvegliarci meno svegli e più stanchi, meno vivi e più morenti della sera prima, per ricominciare un altro ciclo e continuare a non capirci quasi nulla, anche se diciamo a quell’io che va tutto bene, è tutto sotto controllo, sappiamo cosa stiamo facendo e se non siamo felici non c’è problema, è solo un momento ma alla fine lo saremo, prima o poi.
Io sono è quindi un’affermazione che nega, perché manca di un passaggio fondamentale: l’acquisizione di consapevolezza. Questo passaggio si costruisce interpolando un elemento tra io e sono: quell’elemento è chi, che trasforma l’affermazione che nega in una domanda che afferma.
Io chi sono?
Io sono nega perché, senza il passaggio dell’acquisizione di consapevolezza, non è capace di arrivare al cosa dell’essere, fermandosi sulla superficie oltre la quale il tempo pressante dei ritmi sociali ci impedisce di andare. E in un attimo quell’io sono si trasforma in qualcosa di molto più vicino a tutto è me. Tutte queste cose che mi circondano, mi accerchiano, mi opprimono, mi dicono dove andare e cosa fare, in realtà loro sono me, loro sono il mio io, e mi trascinano dilaniandomi e alienandomi tra un respiro e l’altro.
La domanda io chi sono?, invece, è il primissimo passo del percorso evolutivo verso la comprensione di sé. Tutto comincia con io e prosegue con io chi sono?
Nella circolarità del tempo, questa riflessione potrebbe risultare già conclusa, e forse lo è; ma la circolarità del tempo implica che ogni fine è un nuovo inizio che a sua volta è una vecchia fine. Perciò vale la pena proseguire per qualche altro giro.
Per esempio, una delle possibili domande successive è: come faccio a sapere io chi sono? Ma anche in questo punto, su questa diramazione tra le innumerevoli che si dipartono dalla prima domanda io chi sono?, la sola volontà di capire dà slancio verso la riuscita dell’intento. Io, che ora già so qualcosa di più di me stesso perché ho iniziato a chiedermi chi sono, voglio capire come fare per capire il cosa, cioè chi sono.
In future riflessioni sarà possibile proseguire il percorso attraverso le altre strade che partono da questo punto, perché l’andare è circolare come il tempo e perciò si torna sempre di nuovo al punto di partenza, che però non è mai la stessa cosa nella misura in cui io ho completato un altro giro fatto di acquisizione di consapevolezza. Il punto di partenza è sempre lo stesso ma cambia sempre, perché cambio io. E la scelta del percorso attraverso una strada, ignorando o evitando momentaneamente tutte le altre, non è una scelta irreversibile come potrebbe essere un bivio a senso unico. Io vado da una parte per cercare di capire chi sono, ma solo se lo faccio serenamente, con spirito libero e a mente libera, in maniera non coinvolta e quindi sostanzialmente disinteressata, potrò tornare al punto di partenza che segna una tappa fondamentale nella comprensione.
Soffermiamoci qualche istante per specificare più chiaramente questo concetto: al primo ascolto di un brano musicale, alla prima visione di un film, alla prima visita in un luogo, al primo assaggio di una pietanza, emozioni e sensazioni saranno di un certo tipo, ma la seconda volta saranno inevitabilmente diverse, talvolta completamente. Per quale motivo? Che cosa è cambiato tra le due volte? (Si potrebbe dire “nel frattempo” ma non sarebbe corretto, se il tempo non esiste). Il luogo e la pietanza, in effetti, potrebbero essersi modificati loro, anzi sicuramente lo hanno fatto (cioè hanno modificato il proprio essere, con più o meno consapevolezza) anche subendo l’interferenza di agenti esterni; ma il brano musicale e il film, una volta incisi, non cambiano per propria coscienza e non possono essere modificati da nessuno. Eppure non sono la stessa cosa della prima volta, né le volte successive equivalgono alla seconda esperienza: quindi, che cosa è cambiato?
Sarebbe più corretto chiedersi chi è cambiato. E la risposta è io. Io sono è cambiato. L’osservatore ha modificato l’esperimento, contaminandolo con la propria coscienza. È esattamente quello che accade quando, dopo un giro di esperienza alla ricerca della comprensione di sé, io ritorno nel punto di partenza e mi accorgo che non lo percepisco più come la prima volta, anzi riesco a capire cose che allora non mi erano chiare e non riuscivo a capire. Sembrerebbe forse una banalità, ma il percorso mi offre nuovi strumenti di comprensione, e ogni nuovo strumento si fa a sua volta strumento di acquisizione di altri strumenti, e così via in maniera frattalica e scalare.
Un esempio che riprenderemo in successive riflessioni, restando in tema di musica: i brani di Franco Battiato sono musica viva, che ad ogni ascolto offre nuove sfumature di sé, nuovi possibili significati e chiavi interpretative che a loro volta diventano utili per i successivi ascolti, come qualcosa che contiene al proprio interno tutte le informazioni su di sé ed è perciò in grado di auto-spiegarsi.
Anche io sono in grado di auto-spiegarmi, e perciò auto-comprendermi? La risposta a questa domanda non esiste, è impossibile. Se la risposta fosse sì, infatti, io starei utilizzando un elemento esterno (l’affermazione) per spiegare me stesso, dicendo che posso auto-spiegarmi nel momento stesso in cui mi faccio spiegare da qualcos’altro; se la risposta fosse no, il percorso fatto fino ad un attimo prima collasserebbe, si azzererebbe, andando a negare il vero per puro rispetto di una logica di non contraddizione. E allora la risposta è che ognuno può scoprirlo da solo ma senza dover dare una risposta espressa, su un altro piano oltre il duale, dove parlare non serve perché tutto è senza che debba comunicare di esserlo, dove io sono oltre la domanda evolutiva io chi sono? perché ho compreso che la risposta è dentro di me.
Ma nei primi passi, nei primi giri, uno dei tanti specchi in cui fare la conoscenza di sé è la seguente affermazione: siamo quello che non siamo, quindi io sono quello che non sono.
La cosa più utile è probabilmente meditare su questa affermazione, contemplarla, farla propria, portarla nella vita quotidiana e nella percezione di se stessi, piuttosto che provare a spiegarla razionalmente. Ma anche quest’ultima strada si può tentare, tanto non costa nulla se non il costo dell’esperienza (altro tema che riprenderemo).
Nel percorso di coscienza e conoscenza portato avanti dai canali di Facciamo Finta Che, tra cui MesbetTV, sono almeno due i relatori che hanno offerto degli spunti su questo tema: Corrado Malanga e Pierluigi Mulattieri.
Il Dott. Mulattieri, nella sua playlist dedicata su MesbetTV con oltre 100 contenuti (di cui troverete il link a fine articolo), ha affrontato innumerevoli tematiche legate alla conoscenza di sé, da tantissime prospettive diverse che insieme consentono di unire i puntini fino ad avere un quadro molto ampio di strumenti per decodificare quello che viviamo (o meglio, ciò attraverso cui veniamo vissuti nell’illusione di essere, attraverso il fare, prima e durante il percorso di acquisizione di consapevolezza). Per esempio: a chi appartengono realmente i valori etici, morali e sociali che rispettiamo e in base ai quali conformiamo le nostre azioni; perché facciamo determinate scelte, espressione di Thanatos o auto-sabotatrici; quali sono le nostre ombre.
Il Prof. Corrado Malanga, in merito ai principi fondamentali del TCT (Triade Color Test), ha spiegato nei suoi libri e nelle sue copiose conferenze che Mente, Spirito e Anima sono del colore che respingono mentre non sono dei colori che assorbono (Mente è verde perché assorbe blu e rosso, Spirito è rosso perché assorbe verde e blu, Anima è blu perché assorbe verde e rosso), e di conseguenza padroneggiano l’asse che non hanno mentre sono condizionati dagli assi che hanno (Mente non ha l’asse dell’Energia perciò può muoversi lungo di esso padroneggiandolo come fosse un luogo fisico, Spirito fa lo stesso con l’asse dello Spazio perché “non ce l’ha”, Anima con l’asse del Tempo).
Per chi ha seguìto i lavori di questi due Autori, ma anche per chi semplicemente intuisce da questi brevi cenni la portata dell’argomento, non è possibile in questa sede analizzare con ampiezza e con il dovuto rispetto tutto quello che ci sarebbe da analizzare. Ma è consentito fare un cenno che chiude il breve percorso circolare della presente riflessione.
Io sono quello che non sono allo stesso modo della figlia che nasconde ed opprime tra le proprie ombre la sua Lilith per non contravvenire ai valori pudichi della madre, del figlio che rinuncia ad un percorso potenzialmente di successo per non sbugiardare la convinzione negativa di suo padre su di lui, del professionista che accetta di guadagnare poco perché proietta all’esterno la propria disistima di sé e il proprio disprezzo verso il denaro.
Come Mente, Spirito e Anima con verde, rosso e blu e con Energia, Spazio e Tempo, così in tutti i casi citati (e nei molti altri che si potrebbero citare) io sono quello che non sono, cioè estroietto ciò che non assorbo. Io sono fuori quello dentro non attecchisce perché non lo comprendo. Io getto fuori quello che ho bisogno di comprendere.
Ma allora: io chi sono?
di Simone Aversano
Per approfondire le tematiche dell’articolo, ecco la playlist alla terza stagione del format “Conosci te stesso”, appuntamento settimanale con il dr. Pierluigi Mulattieri andato in onda sul canale youtube MesbetTV:
Molto interessante.