In un precedente articolo parlai di Lugh e Brighid, antichi archetipi celtoliguri del Maschile divino e del Femminino sacro. Si avvicinano i giorni dell’equinozio d’autunno, si entrerà nel segno della Bilancia (il mio ascendente), ed è pertanto giusto (un “atto di Giustizia”) parlare di Equilibrio.
Durante la visita alla Sacra di san Michele parlo spesso del simbolismo dell’Arcangelo, che tiene – secondo la gran parte dell’iconografia – una spada da una parte (in alcuni casi, verrebbe invece da dire: la Lancia di Lugh) e una bilancia dall’altra. Si tratta pertanto di un Guerriero di Luce (se vogliamo utilizzare termini in voga oggi), un Guerriero spirituale che si occupa di Equilibrio e di Giustizia divina.
Il suo “alter ego” umano – lui invece è un Arcangelo, non è umano – è San Giorgio. Potremmo definire quest’ultimo un Cavaliere templare (in futuro forse tornerò a scrivere del sublime ordine dei Cavalieri templari). Quando si parla di “cavalieri” si dimentica sempre la questione del Cavallo. Non ho mai capito bene perché, ma immagino siano i tempi della Contemporaneità, in cui via via si sta perdendo completamente il senso profondo e l’etimologia delle parole.
Dicevamo di San Giorgio. È facilmente riconoscibile nell’iconografia perché cavalca un cavallo. Michele invece non è mai a cavallo: perché? Semplicemente perché non rappresenta un essere umano, ma una creatura sovrumana: ha le ali, non ha bisogno di spostarsi a cavallo. Non è un cavaliere. Non è un Templare (ma i Templari a Lui si rivolgono, per lui combattono e si votano – a lui e al Femminino sacro).
Michele dicevamo può volare. E infatti in molte leggende – anche qui da me alla Sacra, in Valsusa – interviene per salvare persone che cadono da dirupi. Lui vola. Combatte. E salva.
Si tratta in ogni caso di due facce – Michele e San Giorgio – della stessa medaglia (uno è umano, l’altro è un essere spirituale), perché entrambi “lottano contro il drago”.
Io non credo che sia una bella immagine questa. Considero il Drago, le linee del drago in particolare, le vie di energia divina, della Madre Terra. Il cuore della Geografia sacra. Dire “uccidere il drago”, “Michele uccisore di draghi” mi sa molto di rito contro iniziatico moderno, in cui il Maschile domina il Femminile.
Sto facendo una riduzione grossolana, me ne rendo conto, ma il punto è sempre lo stesso: i simboli viventi (animali o creature “magiche” che siano), della Tradizione antica, ad esempio quella celtoligure druidica che amo molto, essendo un insieme di “credenze” da annientare, cancellare, distruggere in quanto “pagane” e considerate demoniache, vengono controvertiti. Si tratta di atti di contro iniziazione. Una creatura è portatrice di energia della Madre terra, del femminino sacro? Le linee del Drago sono le vene vitali che spiegano nella griglia terrestre la mappa dei luoghi sacri e di potere? Vanno dominati e cancellati.
Certo, ci si appropria di tutti i luoghi sacri “pagani” (cromlech, menhir, dolmen…) in cui scorre e affiora copiosa l’energia spirituale del drago e dunque della Dea (i luoghi di potere son nati per quello: come “punti di agopuntura terrestre” in cui convogliare, raccogliere e condensare l’energia spirituale della dea affioranti dalle profondità della terra). Ma di Lei, la Dea Madre, il Femminino sacro, la Geografia sacra, si cancella il ricordo. E il suo animale sacro, custode di tesori preziosissimi (ad esempio i luoghi sacri in superficie, per non parlare dei mondi sotterranei…), viene demonizzato, ucciso e annientato dal simbolo vivente del Potere maschile (Michele in questo caso, uccisore di draghi).
In realtà l’Arcangelo Michele, se lo si osserva attentamente, in molte iconografie antiche ha i tratti somatici di una donna: l’apice di un Maschile divino diventa il Femminino sacro. Siamo sempre lì: equilibrio di opposti complementari, uno dei capisaldi della Saggezza ancestrale.
Si pensi al simbolo del Tai chi, molto famoso e in voga negli ultimi tempi. Le due parti, sinuose come drago serpente, bianca (maschile) e nera (femminile) hanno un seme (cerchiolino) all’interno nero e bianco. Si tratta per l’appunto della danza della vita sul pianeta Terra, la dualità, in cui inevitabilmente all’apice del flusso di un’onda (il maschile divino ad esempio) sorge l’onda opposta complementare (il femminile, nell’esempio che stiamo facendo). Questo è il motivo – a mio parere – per cui in realtà Michele, cioè il guerriero maschio protettore, archetipo maschile per eccellenza, ha evidenti tratti somatici in viso che lo addolciscono e rendono femminile. Uno se lo immaginerebbe – il Guerriero delle schiere celesti, difensore della Cristianità – come uomo barbuto vecchio saggio forte, segni evidenti del valoroso combattente. E invece sembra un ragazzino, o meglio: una donna.
Un vero Guerriero di luce – ci stanno forse dicendo attraverso l’iconografia – è ricolmo di amore e comprensione. È dunque “femminile”.
In realtà, probabilmente ci stanno invitando a riflettere sul fatto che, all’apice del Maschile divino, sorge il Femminino sacro, e viceversa. Esattamente come nel simbolo del Tao. Motivo per cui la Dea madre delle nostre latitudini nord occidentali europee, la dea Brighid, è caratterizzata anche dall’essere una spietata e infallibile combattente, come ci insegna peraltro la casta di guerrieri e guerriere della foresta che a lei si ispirarono: i briganti.
Oppure ci stanno suggerendo che la completezza “divina” dell’essere umano sarà integrare in sé gli opposti, simbolo sublime dell’androgino (che, sia chiaro, è esattamente il contrario delle aberrazioni gender fluid che stanno sdoganando in questa epoca decadente e contro iniziatica).
Altri esempi di riti contro iniziatici – manipolazioni della mente e dunque delle correnti vibrazionali (emozioni, sentimenti…) degli esseri umani in epoca moderna – sono il diavolo, una creatura brutta e cattiva, con le corna e semi animalesca, portatrice dei più bassi istinti animali, che invece forse è questo: l’ultimo colpo di coda della demonizzazione (cioè rito collettivo contro iniziatico, a partire dal lavaggio del cervello su base culturale) del sublime, glorioso dio celtoligure Cernummnos, corna di Cervo, custode dei segreti della foresta e della sessualità sacra. Ma noi lo sappiamo bene, l’abbiamo capito bene: in epoca moderna (e torno a ricordarlo: intendo per “moderno” gli ultimi 2000 anni) il sesso non può e non deve esser considerato sacro, ma una cosa brutta e cattiva, un tabù di cui vergognarsi, da tener nascosto, un rimosso psicologico.
Il dio Cernumnos diventa il diavolo. Fine dell’antica trasmissione dei Misteri della sessualità intesa come vitalità e qualcosa di sacro.
La sto facendo facile, ma sostanzialmente quello che penso è proprio questo: antichi simboli viventi della gloriosa cultura europea celtoligure che dal paleolitico al neolitico (quindi per almeno due decine di millenni) fu custode del Femminino sacro innanzitutto e del Maschile divino, sono via via stati annichiliti e controvertiti. Quello che era il bello buono giusto, dicente il brutto cattivo.
La cultura celtoligure – che si studia pochissimo a scuola, direi anzi, cultura per cui sembra quasi caduto il velo dell’oblio o del vergognarsi – merita invece la nostra attenzione e il nostro amore per un fatto molto semplice: anche lei rappresenta le nostre Radici spirituali.
La mummia del Similaun
La scorsa settimana sono finalmente andato al museo archeologico di Bolzano. Lì è custodita la scoperta archeologica del secolo. Molti lo sanno. Ma la maggior parte di noi neanche sa chi è Ötzi, la mummia dei ghiacci. In un futuro articolo ne parlerò, perché si tratta di un viaggio nel tempo in cui incontrare un uomo di 5300 anni fa, un nostro caro antenato. E vedere come si vestiva, cosa mangiava, come viveva, come moriva… E credetemi: l’uomo del neolitico o dell’età del Rame non era l’uomo scimmia gretto violento con la clava appena sceso dalle piante e totalmente privo di cultura, come ci fanno credere nei libri di scuola (sul lavaggio del cervello contro iniziatico operato dall’addomesticamento scolastico soprassiederei). Era altresì una persona di cultura materiale, e probabilmente spirituale, raffinatissima.
Un altro modo per creare riti contro iniziatici è deridere la cultura antica.
Alla Sacra di san Michele sono presenti con evidenza altri “simboli pagani”: un Green man, custode celtico delle foreste; una sirena bicaudata; una donna con due serpenti al seno; piccoli gnomi o folletti; un elfo; e poi grifoni, unicorno, animali fantastici…
La domanda che mi pongo è: siamo sicuri che tutte queste creature siano frutto della fantasia sfrenata di infantili popoli arretrati che ci hanno preceduti?
Oppure siamo arretrati e involuti noi, che queste creature non contattiamo né incontriamo più.
Il potere dell’equilibrio
Ma torniamo al Drago.
Esso è un simbolo antico della Tradizione precedente che va cancellato del tutto e ucciso. La Dea Madre, la Madre Terra e le sue creature (esseri umani, animali, piante, rocce…) deve essere dominata, secondo l’intento della cultura moderna degli ultimi duemila anni, completamente squilibrata – a mio avviso – e incentrata sull’egemonia del Maschile, che diventa pertanto maschilismo.
L’equilibrio dell’Equinozio ci deve invece ricordare che sono sempre due, gli opposti, e devono essere in equilibrio complementare.
Nei due giorni dell’equinozio – pochi lo sanno, a scuola nessuno te lo spiega chiaramente – il sole sorge a est e tramonta a ovest. Solamente in quei giorni, alle nostre latitudini, accade questo.
Ma come, si diranno in molti, e dove sorge il sole allora?
Il fatto è che l’uomo moderno (è molto curioso che scrivendo uomo moderno includo linguisticamente donne e uomini, questa è solo una delle molte dimostrazioni “linguistiche” dell’annichilimento del Femminile in epoca moderna) ha perso la connessione coi ritmi naturali. Nessuno più osserva dove sorge il sole al mattino e dove infine tramonta.
Se abitassimo in un mondo rurale o in campagna o in montagna (insomma, non in città, dove tutto è confuso e omologato, annebbiato, obnubilato) ci accorgeremmo che ogni giorno il sole “si sposta” e sorge e tramonta in punti leggermente diversi. Gli unici giorni dell’anno in cui il sole alle nostre latitudini sorge esattamene a est e tramonta esattamente a ovest sono i due giorni dell’equinozio (di primavera attorno al 21 marzo e di autunno attorno al 21 settembre).
All’equinozio di primavera è opportuno, è giusto parlare di equilibro nella sessualità maschile femminile. Quaranta giorni dopo si celebrano poi i riti di primavera di Beltane.
Dall’equinozio di autunno è invece giusto fare un bilancio dentro di noi di cosa sia giusto oppure sbagliato, bello o brutto, sano o malsano. Ci si osserva per 40 giorni e infine al Capodanno celtico, Samhain (poi ripreso in epoca contemporanea con Halloween), si celebra la morte (in questo caso, di parti di sé vecchie, foglie secche che non ci servono più).
È giusto occuparsi per 40 giorni del proprio laboratorio alchemico interiore, osservarsi, bilanciarsi. E infine, con la spietatezza della spada del guerriero di luce, recidere e uccidere parti di sé involutive, che non ci servono più se vogliamo risplendere.
Questo è uno – solo uno, ma comunque importante – dei motivi per cui il Capodanno celtico, a mio modo di vedere, ha come simbolismo principale la morte. In un altro articolo parlerò più diffusamente di Samhain e Halloween, morte e Altromondo.
Qui ci basti aggiungere che nei giorni dell’Equinozio si entra nel segno della Bilancia (c’è pertanto un invito a bilanciarsi, osservarsi ed equilibrarsi), ma non solo. Secondo la tradizione dell’esoterismo cristiano ogni stagione è governata da un arcangelo. E “guarda caso” l’autunno è associato alle schiere angeliche dell’arcangelo Michele. A seguire ci saranno, per i curiosi: Gabriele per l’inverno, Raffaele per la primavera e Uraele per l’estate.
Una curiosità finale: il 29 settembre si celebrano tutti gli arcangeli. Tutti? Se si guarda bene il calendario vengono citati Michele, Gabriele e Raffaele. D’altra parte sono anche i più noti, i più “famosi”. E Uraele? Perché viene così tanto negletto e obliato?
Secondo il ricercatore spirituale Omraam Micheal Aivanhov, una specie di santo cristiano del Novecento, ma anche un raffinato esoterista, Uraele venne “dimenticato” perché è associato all’estate e alle energie della Sessualità E come sappiamo, nella cultura moderna oddio oddio non sia mai che si parli di Sesso (o di Morte). Gli altri arcangeli si occupano invece (come sempre scrivo nel fluire della stesura dell’articolo e vado a memoria): Gabriele principalmente di purificazione, Raffaele guarigione. Michele lo abbiamo detto, Equilibrio.
Il povero Uraele viene dimenticato e messo da parte.
Ma i poveri siamo noi, che abbiamo due pilastri che dovrebbero sostenere la cultura e la struttura sociale (la Sessualità e la Morte) caduchi e sgretolati. Due monconi irriconoscibili, disintegrati da secoli di cultura moderna, e non due pilastri ben torniti, saldi e luminosi.
Ecco a noi una semplificazione e riduzione dell’Uomo moderno: una creatura indecisa, confusa, in stato confusionale, a causa dell’indeterminatezza e sostanziale scomparsa della struttura dei due pilastri fondamentali: Sesso, cioè l’origine della vita, e Morte, cioè la via verso l’Altrove e l’Altromondo, e le sue creature.
Io considero l’Uomo moderno mediamente molto triste e solo, povero, indebolito, devitalizzato, malaticcio, a causa della mancanza totale, a livello culturale, di un buon approccio ai pilastri fondamentali su cui edificare il tempio interiore: vita e morte, i due Grandi Misteri di cui invece dovremmo occuparci fin da piccoli, e per tutti gli anni di questo passaggio chiamato “vita” in Terra.
di Andrea Cogerino
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Che dire??? Bravo come sempre🤩
Grande Andrea!
Grazie per i chiarimenti e le preziose informazioni!
Un abbraccio grande!
Equilibrio, Giustizia, Serenità!
Marì di Sanremo. 💟