Il percorso di acquisizione di consapevolezza prevede dei passaggi a vuoto, diremmo degli errori o degli sbagli. Ma l’errore non esiste e sbagliare è un’illusione.
Cominciamo questa breve riflessione, post-conclusiva rispetto alla rubrica di 10 articoli sul percorso per conoscere se stessi, con il dire che “errore” deriva da “errare” nel senso di “vagare”, quindi non seguire la strada lineare, andare fuori asse o fuori fase, spostarsi o essere disallineato rispetto al punto di riferimento; “sbagliare” invece deriva da “abbaglio” nel senso di vedere male, vedere strano, vedere diverso, vedere quello che gli altri non vedono (o non riescono a vedere), essere accecati, proprio nell’accezione di avere un abbaglio, una svista. Mai come in questo caso, la definizione non si limita a definire ma si prodiga anche a spiegare: un’azione è errore solo nella misura in cui si discosta dal paradigma (stabilito da chi e perché?), mentre una cosa è sbagliata solo nella misura in cui consiste nell’andare oltre rispetto agli orizzonti comuni. Uscire dagli schemi è un errore. Percepire ciò che non si vede è sbagliato. Non credo occorrano altri caratteri per sottolineare quanto siano arbitrarie queste etichette, come e più di tutte le etichette.
Se già dal punto di vista ontologico, oltre che etimologico, errore e sbaglio fondamentalmente non esistono, tranne che per la vigliacca utilità di chi è ad un mediocre livello di consapevolezza, perché dovresti preoccuparti di non sbagliare e di non commettere errori? Perché l’errore dovrebbe essere il tuo parametro di valutazione delle tue scelte? Perché la paura (che è solo ignoranza) di sbagliare dovrebbe condizionare chi sei e cosa fai?
Ho commesso un errore: chi lo dice? Nell’interesse di chi? Per alimentare quale status quo?
Ho sbagliato: secondo chi? Verso chi? E anche fosse, qual è il bilanciamento degli interessi tra l’azione ritenuta sbagliata ed un altro punto di vista che considera quella stessa azione come invece proficua, costruttiva, vantaggiosa e magari benefica?
Sia chiaro che questo non intende essere un “libera tutti” ma uno spostamento del punto di osservazione sul piano della consapevolezza più che su quello della razionalistica materialità dell’azione, liberando i comportamenti dalla schiavitù del principio di causa-effetto e ancor prima da quella del conformismo, che spegne colori ed emozioni.
E fin qui abbiamo affrontato solo il discorso terminologico e concettuale, ma ora concludiamo col punto decisivo che sbarra la strada alle accuse ed ai giudizi comportamentali, soprattutto quelli autogenerati quando ci puntiamo da soli il dito contro.
L’errore non esiste e sbagliare è un’illusione perché così dice la consapevolezza.
Se ho commesso un errore ma non ne sono consapevole, non ho commesso nessun errore bensì ho solo agito in un modo che finora non mi è ancora servito per comprendere di dover agire diversamente; se ho commesso un errore e ne sono consapevole, non ho commesso nessun errore perché esserne consapevole mi porta a conferire utilità all’errore nel percorso evolutivo di crescita. In altre parole, finché non mi accorgo di aver commesso un errore continuerò ad agire nello stesso modo e quindi avrò un’efficacia che di per sé nega che quello sia stato un errore (che poi quel livello di efficacia sia illusorio o migliorabile, è un altro discorso e richiede l’acquisizione di consapevolezza); invece, nell’istante in cui mi accorgo di aver commesso un errore, quell’errore avrà avuto l’utilità di farmi comprendere ed evolvere e perciò non sarà stato un vero errore ma un passaggio di crescita, un’occasione per migliorare, un passo dell’esperienza.
Riepiloghiamo anche con il termine “sbagliare” così da dirlo in tutti i modi.
Se ho sbagliato ma non ne sono consapevole, non ho sbagliato nulla bensì ho solo agito in un modo che finora non mi è ancora servito per comprendere di dover agire diversamente; se ho sbagliato e ne sono consapevole, non ho sbagliato nulla perché esserne consapevole mi porta a conferire utilità all’azione sbagliata nel percorso evolutivo di crescita. In altre parole, finché non mi accorgo di aver sbagliato continuerò ad agire nello stesso modo e quindi avrò un’efficacia che di per sé nega che io abbia sbagliato (che poi quel livello di efficacia sia illusorio o migliorabile, è un altro discorso e richiede l’acquisizione di consapevolezza); invece, nell’istante in cui mi accorgo di aver sbagliato, quell’azione sbagliata avrà avuto l’utilità di farmi comprendere ed evolvere e perciò non sarà stata davvero un’azione sbagliata ma un passaggio di crescita, un’occasione per migliorare, un passo dell’esperienza.
Occorre quindi liberarsi psicologicamente dalla terminologia giudicante e passare ad un linguaggio neutrale, al di là del bene e del male, di giusto e sbagliato, di buono e cattivo, dove esiste solo una cosa nelle sue infinite sfaccettature: l’esperienza.
E nel fare l’esperienza possiamo scegliere di essere grati per ogni passaggio, per ogni avvenimento, per ogni situazione, compresi i presunti errori e i presunti sbagli, anzi soprattutto quelli.
La coscienza era uno ed ha voluto conoscere la dualità. Se esistesse l’errore, la coscienza avrebbe sbagliato, nel senso che avrebbe fatto una cosa da non fare. In quell’istante primordiale, l’universo non si sarebbe mai creato e tutto questo non sarebbe mai esistito. Ma siccome apparentemente siamo qui…
Nietzsche scrisse: “Senza musica, la vita sarebbe un errore”. Ecco, infatti: senza il Verbo, senza cioè la vibrazione primordiale, senza l’ॐ la vita non sarebbe esistita. Per questo sarebbe stata un errore, perché l’errore non esiste: abita infatti la dimensione dell’inesistenza.
Non preoccuparti di non sbagliare: occupati di vivere.
di Simone Aversano
- “L’errore non esiste” è l’articolo bonus (e conclusivo) della serie di 10 articoli ispirata al percorso “Conosci te stesso”, gli articoli precedenti sono disponibili cliccando sui seguenti link:
1 – “Siamo quello che non siamo“;
2 – “Il costo dell’esperienza“;
3 – “L’altruismo è il peggior egoismo“;
4 – “Io sono dentro lo specchio“;
5 – “Il problema dell’efficacia“;
6 – “Il silenzio è la risposta“;
7 – “La paura è solo ignoranza“;
8 – “Essere senza avere (bisogno di nulla)”;
9 – “Spegnere le voci“;
10 – “Godersi tutto“.
- Per approfondire le tematiche dell’articolo, ecco la playlist alla terza stagione del format “Conosci te stesso”, appuntamento settimanale con il dr. Pierluigi Mulattieri andato in onda sul canale youtube MesbetTV: