Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri”
San Paolo
Arrivano momenti nella vita di ognuno in cui ci si trova di fronte alla Sfinge, che da brava Guardiana della Soglia ci propone un indovinello. Chi lo risolve passa oltre, a un altro livello di conoscenza. Gli altri vengono divorati senza nemmeno accorgersi di essere stati al cospetto del mostro mitologico (che poi ciascuno cela in sé nel proprio cuore, o nel proprio Ego).
Spesso la Sfinge si manifesta nella malattia, nel disagio, in un “male di vivere” al quale non si può sfuggire e dal quale talvolta si cerca di allontanarsi con soluzioni temporanee, e quindi inutili, se non addirittura rischiose. Ci si ottunde per non sentir dolore, ma non ci si deve stupire di tale atteggiamento che mira solo a disattivare i sintomi prima ancora di averne colto il messaggio; questo è il modo in cui siamo stati educati: i farmaci attenuano il male senza rimuovere le cause; gli alcolici fanno dimenticare il motivo della sofferenza, ma non lo risolvono; tutte le forme di evasione, tutte le distrazioni non fanno altro che allontanarci sempre più dalla soluzione, anzi, dalla visione stessa del problema e allora si vaga, si gira in tondo, cercando sé stessi ovunque, tranne che nell’unico posto in cui ci si può trovare.
Nel centro di una piramide? Anche… È tutta una questione di diesis e bemolli.

Marco La Barbuta, un ragazzo piemontese innamorato della splendida Valsesia, si trovava qualche anno fa in una situazione simile a quella descritta sopra, era di fronte alla sua personale Sfinge, dolore, incomprensione, domande esistenziali e una sola costante certezza: tutto ciò che accadeva doveva avere un senso profondo. Suo compito era prima cercarlo, poi capirlo, in seguito accettarlo e infine metterlo a frutto. Dopo varie peripezie che lo hanno portato nelle terre di sua Maestà e in vari altri luoghi magici, è approdato in Val Camonica, sulle tracce di un’antica spiritualità e attratto dalla profonda connessione che sentiva con certi luoghi eterni, la cui sacra potenza permane nel tempo e anzi, talvolta sembra quasi amplificarsi. Qualcosa ha parlato a Marco in queste valli che meriterebbero l’attenzione degli archeologi e degli esoteristi…. Una voce si è fatta udire e il Nostro aveva già sviluppato un ottimo udito interiore. Aveva già indagato per suo conto il cristianesimo esoterico, aveva praticato la meditazione e scoperto il valore del respiro, conosceva gli studi di Corrado Malanga, Salvatore Brizzi, aveva costruito un giardino Zen in cui immergersi per ricaricarsi e riequilibrarsi e aveva imparato l’amore per la terra dai vecchi contadini coi loro preziosi segreti, semplici ed efficaci. E poi ancora, il ruolo del silenzio, lo scambio animico, le consonanze, le coincidenze, le vibrazioni, i nomi e le date.
Nell’intervista che ho avuto l’onore di fare a Marco mi ha svelato il piccolo grande mistero dei diesis e dei bemolli… Se osserviamo la tastiera di un pianoforte noteremo che i tasti neri sono disposti in gruppi di 2 e 3. I tasti bianchi non divisi da quelli neri sono il mi/fa e il si/do… Quei due intervalli sono momenti cruciali, in cui abbiamo bisogno di sprofondare ancora di più dentro di noi per fare un salto più in lungo e più in alto e arrivare alla nota successiva con maggior slancio e potenza.
Poiché questi punti di vuoto si ripentono a intervalli regolari, è bene imparare a coglierli, magari per anticiparli e arrivare pronti e sereni al momento di valle, consapevoli che immancabilmente seguirà una vetta, da cui ammirare un nuovo meraviglioso panorama.
Marco lavorava su di sé già da anni quando è arrivato il momento di saltare dal mi al fa… e lo slancio che ha preso gli ha permesso di manifestare poi le sue scoperte nella realtà. Il salto successivo, dal si al do, gli ha reso chiaro lo scopo della sua vita: dedicarsi alla comprensione del perché siamo qui, che poi è ciò che ha spinto Faust a studiare la magia: “il desiderio di capire cosa sia quel quid che tiene insieme il mondo”.
Il primo passo è stato la destrutturazione. In un mondo in cui i seminari esoterici si alternano ai corsi di alchimia pratica et similia, Marco ha capito che la base della crescita è l’eliminazione del superfluo e il ritorno alla madre terra: “l’Universo conosce le tue azioni e soprattutto i tuoi moventi, e ti aiuta a realizzarti e ad essere Servitore di Luce” e l’Universo gli si è reso manifesto nelle piramidi, non a Giza, ma sul Lago d’Iseo… E chi ha orecchie per intendere il fulcanelliano “linguaggio degli uccelli” ha già colto i nessi. Infatti, come spiega il Nostro, le orgoniti sono dei dispositivi solitamente piramidali (ma non sempre) che riequilibrano l’energia ambientale, assorbendo l’elettromagnetismo tossico e rivitalizzandolo. Allo stesso modo, anche la nostra coscienza ha la possibilità di rielaborare ciò che ci accade e trarne un insegnamento vitale, ma spesso è disturbata da mille interferenze esterne. Le orgoniti aiutano a fare pulizia.
Ma come funzionano questi “dispositivi”? La loro azione si basa sull’orgone, l’energia sessuale scoperta da Wilhelm Reich a metà del secolo scorso. Unendo materiali organici e inorganici si poteva riscontrare un assorbimento di energia. Studiando la bioelettricità del corpo umano, Reich aveva scoperto i bioni, particelle luminose che corrispondono al prana, al QI, alla tachionica di Tesla, è l’energia che permea tutto l’universo e Reich aveva capito che poteva essere sia positiva (creativa) che negativa (distruttiva e soffocante) e aveva scoperto che la psiche umana ne era molto influenzata. Negli anni ’80 si scoprì che i cristalli di quarzo potevano evitare l’assorbimento di energia negativa perché hanno una proprietà chiamata “elettrostrittiva”. Il quarzo, infatti, serve per “pulire il segnale” e dunque, se inserito nelle orgoniti, fa in modo che queste possano armonizzare l’energia dell’ambiente circostante tramite l’alternanza di metallo e resina. Il metallo attira a sé tutti i campi elettromagnetici e li scompone in campo elettrico e campo magnetico. Il segnale elettrico circola nella piramide e il quarzo lo armonizza; poi il segnale elettrico ripassando nel metallo viene amplificato e inviato all’esterno. Per questo le orgoniti risolvono le interferenze tra il segnale elettromagnetico e il nostro campo.
Marco inizia a sperimentare e a costruire le sue piramidi orgoniche, e capisce che inserendovi anche dei simboli il messaggio armonizzante ne risulta amplificato. Dopo il posizionamento delle prime orgoniti ha i primi feedback: anche i sogni vengono amplificati perché la ghiandola pineale risente della presenza della piramide orgonica che crea un campo statico, in cui la ghiandola non è più condizionata dai fattori esterni e può esprimersi liberamente.
Marco ha dunque la conferma che l’orgonite filtra l’inquinamento esterno. E presto fa un’ulteriore scoperta: la resina che utilizza all’inizio è liquida e poi catalizza e diventa solida. Se durante il processo di catalizzazione la piramide viene immersa in una frequenza, la resina acquisisce ulteriore potenza che dipende dal tipo di frequenza a cui è stata esposta – può essere un bagno di gong tibetano, il Padre Nostro in aramaico, un mantra buddista o una frequenza pura. Ciò è stato testato da Marco in varie orgoniti e poi ha trovato riscontri anche negli studi ormai noti di Masaru Emoto.
Come individuare la frequenza di cui ha bisogno la persona a cui è destinata l’orgonite? “L’Universo sa cosa sto facendo e per chi, e questo basta. E se non bastasse, mi aiuto con la radioestesia, le intuizioni profonde, l’orgonite aiuta nel ricordo di sé, come diceva Gurdjieff, ti riporta alla presenza e ti tira fuori dai meccanismi di cui non ti rendi conto. Grazie a loro ho avuto la prova che noi siamo i creatori della nostra realtà, per cui non sono io che faccio la piramide, è chi la chiede che la porta in manifestazione attraverso le mie mani”.
Marco usa anche la shunghite, infatti gli orgoni positivi possono essere sommati l’uno all’altro creando un effetto amplificato. Nelle orgoniti si possono inserire vari tipi di cristalli proprio per amplificare l’effetto o il potere del simbolo inserito nelle piramidi, la shunghite è uno dei cristalli più potenti, e come ogni altro “dispositivo spirituale” sa già da sé dove deve andare a lavorare a seconda di chi lo maneggia.
Proseguendo nel suo laboratorio orgonico, Marco scopre anche delle affinità col Feng Shui, infatti le orgoniti interagiscono anche con le geopatie e i nodi di Hartmann, risolvendoli ed eliminando gli scompensi.
Marco vive nella consapevolezza che l’unica costante dell’universo è il cambiamento e che il lavoro su di sé ci migliora nei nostri silenzi, nelle pause, nel rispetto degli spazi altrui e dello spazio sacro. Per questo in parallelo al progetto orgonico porta avanti anche il Progetto Aureo, che si dedica alla cura e alla coltura del territorio, attraverso orti disposti a spirale aurea e con l’applicazione di antiche conoscenze contadine.
“L’amore è una proporzione aurea”, conclude Marco. “Io voglio manifestarla nel mondo attorno a me. Chiunque abbia lo stesso intento è già il benvenuto”
Abbiamo intervistato Marco anche sul canale Twitch del Giovane Mesbet https://youtu.be/eJBAH7ooC-U e per chi voglia maggiori informazioni, ecco i suoi contatti https://www.facebook.com/marco.labarbuta.7
Che l’Amore trovi in noi strumenti pronti a risuonare così come ha trovato nelle piramidi orgoniche nuove forme in cui manifestarsi.
Di Stella Picarò
