Chi lo conosce avrà riconosciuto nel titolo la citazione di uno dei suoi modi di dire più simpatici e compassionevoli (nel senso dell’ottava alta della compassione, il “sentire con” l’altro): oggi vi propongo un rapido tuffo nei ricordi e vado a ripescare una delle prime puntate di Facciamo Finta Che con un ospite d’eccezione, quale il prof. Corrado Malanga.
In questa affascinante intervista, il professore e il conduttore, Gianluca Lamberti, esplorano i meandri labirintici dei miti per capire meglio il presente. E proprio dal labirinto si parte e da quel Toro bianco che Minosse non volle sacrificare a Poseidone, perché troppo bello e perfetto per essere ucciso. Il dio dei mari, adirato col re di Creta, fece sì che la regina Pasifae fosse presa dal folle desiderio (che ai giorni nostri è ormai sdoganato come banale parafilia) di farsi possedere proprio dal Tore, e da quell’unione nacque il Minotauro, che dovette essere rinchiuso ne labirinto.
Citando alcuni studi di linguistica, il prof. Malanga spiega che toro non indica solo l’animale, ma anche qualcosa di “liscio e rotondo, come il cuscino usato dai romani per dormire”, e rammenta come nel mito indiano, da cui quello greco deriva, il toro fosse una cosa tonda e bianca, che poggiandosi a terra faceva rumore e dalla quale usciva un essere femminile. Se qualche assiduo lettore ha visualizzato i “cheruvim” di Ezechiele in groppa ai quali il “profeta” vide quattro viventi dalle forme femminili, niente di più naturale: è tutto connesso, infatti, risalendo alle origini indù del mito, il professore precisa che il toro era una macchina inviata da Shiva, per certi scopi precisi che scoprirete ascoltando l’intervista.[1] Il mito del Toro coinvolge poi anche Teseo e Arianna, nel cui nome (ARI= Perfetto; AN = del cielo, quindi un essere perfetto che viene dal cielo) si manifesta l’origine divina, se solo conoscessimo un po’ più l’etimologia della nostra stessa lingua. Purtroppo però tale conoscenza dà fastidio ai potenti, che hanno pensato bene di strapparci le radici con la “Buona Squola” e altre simili amenità.
[1] D’altra parte, esiste anche una spiegazione “storica” che il lettore curioso può trovare approfondendo il cosiddetto “culto del cargo”.
E a proposito di potenti, a una domanda mirata del conduttore il prof. Risponde che se la Clinton era interessata a sapere dove si trovasse una certa “camera della rigenerazione” è perché “tutti quelli che comandano sono privi di parte animica, e sono pertanto parte del sistema adduttivo che governa questo pianeta”. La Clinton, prosegue il prof, come tutti gli Asura, vuole recuperare le antiche nozioni degli esseri che vivevano qui coi terrestri per ripristinare la tecnologia della piramide. Come può Malanga essere certo di tutto ciò? Semplice: è scritto nel mito, infatti la nota politica in quell’altrettanto nota e-mail contenente la suddetta richiesta si riferiva proprio al mito di Gilgamesh.
E per restare in casa nostra, subito le elezioni nel Bel Paese, il prof. aveva avvisato del pericolo di schierarsi sia con gli Asura, demoni senza corpo, che coi loro avversari, i Deva, gli esseri di luce, i Lux, Arael, o come altro li si voglia chiamare. In sostanza, la storia andrebbe completamente riscritta, a partire dal modo in cui s’interpretano certi film, come i Ghostbusters o La Storia Fantastica.
Chi continuerà a tener chiusi gli occhi, afferma il professore, continuerà a soffrire. Per tutti gli altri, le vie della conoscenza sono ormai indicati, bisogna solo alzarsi e camminare.
Stella Sophia Picarò