Le ultime due puntate del format Il Sentiero di Atlantide, con Gianluca Lamberti e Nicola Bizzi, hanno suscitato molto dibattito perché l’argomento trattato era la storia del Priorato di Sion. Se si cercano informazioni in quel pozzo senza fondo (e senza controllo) che è Wikipedia, si troverà quanto segue: “il Priorato di Sion (in francese Prieuré de Sion) è un’associazione fondata il 7 maggio 1956 da Pierre Plantard come parte di una bufala. Nonostante il priorato sia frutto di pura invenzione, in molte teorie del complotto compare come qualcosa di realmente esistito e di origine molto antica”.

Questo incipit è volto a dissuadere da ogni ulteriore ricerca: non vi è nulla di antico, non spingetevi oltre perché trovereste solo documenti falsi redatti in una serata goliardica da alcuni loschi figuri francesi che non avevano nulla di meglio da fare che fondare un’associazione dandole esattamente lo stesso nome di un antico ordine medievale… Beh certo…

I lettori assidui di questo blog e i fan del canale conosceranno di sicuro Massimo Polidoro, recentemente sbeffeggiato da Corrado Malanga in merito alla questione della piramide e anche per altre scemenze pseudoscientifiche che Polidoro va diffondendo nel web. I nostri lettori non saranno quindi sorpresi alla notizia che la persona che attribuisce natura di “bufala” e di “pura invenzione” al Priorato di Sion è proprio Polidoro nell’articolo “La bufala del Priorato di Sion – L’Esploratore insolito” pubblicato su massimopolidoro.com. Qui vediamo in atto la stessa procedura usata per bloccare i post su Facebook: i potenti (ossia Deep State sì, sempre lui) calano dall’alto le direttive, per esempio l’idea che le torri gemelle siano state abbattute dai terroristi afgani (mentre ormai è chiaro che si è trattato di un inside job ordito da parte dei Neocons, i quali, invece di fare gli inside job allo Stato, dovrebbero farsi i blow job tra di loro, e sarebbe meglio per tutti). Poi i media diffondono la notizia falsa e ignorano chiunque si faccia venire qualche dubbio; poi, se questi “fastidiosi complottisti” (che poi sarebbero complottologi, come diceva Giulietto Chiesa) diventano troppo insistenti, i media iniziano a deriderli, e infine, se una parte troppo larga della cittadinanza comincia a risvegliarsi, basta pubblicare un bell’articolo su Open scrivendo che le torri sono state abbattute dagli aerei, così che poi i fact checkers possano citare quell’articolo a sostegno della censura che operano su qualsiasi post su Facebook che si discosti dalla narrativa. Applicate questa procedura a TUTTE le notizie di qualche rilevanza e avrete un’istantanea della tragica situazione attuale nel campo dell’informazione.

Con questa “filippica”, di cui i lettori mi scuseranno, voglio dire che la verità non sta nei libri di storia (non più almeno, o non solo) e men che mai su Wikipedia, l’enciclopedia “libera”. La verità sta alla fine di una vita di ricerca. Per questo Nicola Bizzi, dopo aver esposto in modo preciso e dettagliato gli eventi che hanno portato alla nascita del Priorato di Sion nella prima puntata, ha voluto iniziare la seconda, di approfondimento, parlando a chi l’aveva criticato nella settimana precedente. Infatti, come ricorda Nicola, il canale si chiama “Facciamo FINTA Che”, il che non vuol dire che le informazioni diffuse siano una finzione: significa invece che certi “dogmi” devono essere abbattuti (o magari si deve far FINTA che non esistano) per poter vedere oltre e magari trovare quel piccolo brandello di verità che il grande velo dell’ipse dixit cela. Come lui stesso tiene a precisare, Bizzi è uno storico e i dati che ha presentato in queste due puntate sono suffragati da una ricerca vasta e differenziata, e le informazioni presentate sono rafforzate dai riscontri tra i testi provenienti da fonti molto diverse. La ricerca storica si fa così: s’incrociano le fonti, se ne valuta l’attendibilità e poi si cerca di ricostruire il quadro generale a partire dai dettagli. Questo è il solo modo, e più si va indietro nel tempo, più scarsa è la documentazione su cui si può lavorare.

Allora, l’invito ad abbandonare i propri paraocchi mentali è ancora più forte: spesso quello che già sappiamo c’impedisce di imparare di più. Spesso i preconcetti che abbiamo, anche su figure storiche ed eventi lontani nel tempo, ci chiudono in un’idea semplificata della Storia con la S maiuscola, che era funzionale alle scuole medie, quando non c’era tempo per approfondire nulla, cosicché le contraddizioni dovevano essere semplicemente espunte dal manuale invece che affrontate.

Nicola Bizzi fa esattamente l’opposto: prende in considerazione le contraddizioni tra gli eventi, tra i documenti, tra le fonti, e ricerca il dettaglio che, una volta spiegato, armonizza tutto. Per lo studioso non esistono (né devono esistere) argomenti o personaggi INTOCCABILI e i templari non fanno eccezione.  Nelle pieghe del tempo (e del loro iconico mantello) si celano molti misteri, perché le congiure e i complotti sono sempre esistiti. Adesso però, oltre ai complottisti, che sono (a rigore di semantica) coloro che i complotti li ordiscono, ci siamo anche noi complottologi, che i complotti li studiamo per capire meglio il passato e il presente di questo nostro mondo, che Mago Merlino nel film La Spada nella Roccia definisce “un guazzabuglio medievale”, e a distanza di tanti secoli avrebbe ancora ragione. Abbandoniamo i paraocchi e prepariamoci a ricostruire tutta un’altra storia.

Buono studio!

 

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