Ci ricordiamo tutti di quanto illustrava Pietro Buffa, Biologo Molecolare, in merito alle manipolazioni genetiche sia delle piante che degli animali, nonché dell’essere umano.
Come sempre avviene in questi casi, prima ti deridono, poi ti ignorano, quindi affermano che è vero ciò che dicevi, ma che lo ha scoperto la scienza ufficiale. Non siamo ancora a questo punto, ma sono usciti degli articoli scientifici, che troverete in bibliografia, che avanzano nuove teorie in merito a quegli avvenimenti biologici che Buffa riteneva impossibili senza un intervento esterno.
Non abbiamo le competenze scientifiche per dare un giudizio, ma sappiamo leggere e, riteniamo, di riuscire a comprendere quanto scritto, quindi vi sottoponiamo questa illustrazione di quanto disse a suo tempo Buffa e quanto afferma ora la scienza.
Gli animali
Buffa sottolinea la differenza, e noi con lui, che vi è una forte differenza fra gli animali addomesticati e gli animali liberi. Ricordando il vello della pecora che cresce continuamente. Noi abbiamo trattato in alcune occasioni l’argomento, ricordando le galline e le oche che producono quasi continuamente uova a differenza degli uccelli liberi, che le producono una sola volta l’anno. Delle caratteristiche curiose di alcune sottospecie delle pecore che sono dotate di corna, anche 4 ognuna; il cavallo che nell’evoluzione ha perduto certe caratteristiche rendendolo vulnerabile ad esempio alle fratture; i bovini che producono quantità abnormi di latte, i gatti che sono un mistero per i colori del pelo, la conformazione dell’occhio etc.; i cani che creano nuove sottospecie con grande facilità e via elencando.
A tal proposito vi sottopongo uno schema che rappresenta un caso reale, inerente ad una famiglia di gatti. La nidiata è nata presso la nostra abitazione, quindi conosciamo esattamente i fatti:
Anni fa arrivò presso casa nostra una trovatella, una gatta completamente nera. Il cortile era frequentato anche da un gattone rosso dal pelo lungo che non eravamo ancora riusciti a sterilizzarlo. La questione fu fatale e la gatta rimase incinta e Nerina, così chiamammo la micia, partorì una nidiata di 5 gatti; 3 maschi e 2 femmine. I primi 2 maschi erano neri, chiamati Cip e Ciop, ma Ciop è più grande e muscoloso, uguale al padre, però con il pelo nero e non rosso, ha la medesima stella bianca sullo sterno. Invece Cip è tutto nero come la mamma. Il terzo maschietto è Lulù, che credevamo fosse una femminuccia, in quanto da piccolo non giocava con i maschietti ma con le sorelline. Lui ha il pelo molto lungo, è grande ma magro, un vero gatto norvegese, o quasi. Ha il pelo grigio tigrato (soriano) ed ha la stella bianca come il padre. Occorre qui ricordare che i gatti veramente neri, tipo la pantera, sono veramente pochi, in genere sono gatti soriani a cui il nero ha preso il sopravvento. Poi vi sono le 2 sorelline, Tip e Tap. Entrambe sono dei soriani a pelo corto, ma Tap ha la stella bianca come il padre. Quindi, la nidiata ha preso caratteri da entrambi i genitori, con il rosso, che è recessivo e quindi non è comparso, ma sarebbe potuto riapparire in eventuali generazioni successive. Teniamo presente questo esempio, perché ci tornerà utile durante l’analisi degli articoli scientifici.
Quindi, il DNA del padre, Napoleone, e della madre, Nerina, si sono aggregati in variabili differenti nonostante i figli fossero gemelli. Questo è molto interessante, perché se non fosse così, oggi avremmo una sola varietà di gatti, tutti con il medesimo mantello, poniamo soriano. Come avviene per i leoni, le tigri, i giaguari, i leopardi etc. Che sono tutti uguali fra loro. Certo, vi è quello più piccolo e quello più possente, ma la tipologia è sempre la medesima.
Gli esseri umani
Pietro Buffa illustra la sua tesi, ossia che gli esseri umani, o meglio il Sapiens, sono stati creati tramite una modifica genetica. Non staremo qui a ripetere tutta la tesi, avallata dagli antichi miti che vanno da quello egizio del Dio Knuth a quello cinese della Dea Nu-Wa, dai miti sumeri degli Anunnaki a quelli greci degli Dèi olimpici, sino agli accenni biblici.
La teoria si basa sul presupposto, offerto dalla mitologia, ove ci si narra che gli Dèi avevano bisogno di manodopera e quindi la crearono in laboratorio. Poi che gli Dèi giungessero da altri mondi (Biglino, Sitchin etc.) o che fossero i superstiti di civiltà precedenti, come riteniamo noi, non ha importanza, ciò che è importante è se è possibile manomettere scientificamente il DNA. Un tempo era fantascienza, oggi, invece sappiamo che è possibile, e non solo, avviene. Inizialmente si operò per la fecondazione extra-uterina, quindi si classificò il DNA e gli scienziati iniziarono a modificarlo. Quindi si passò alla clonazione; che presenta ancora dei problemi, ma gli scienziati riusciranno a superarli, divenendo emuli degli Dèi della mitologia. Di seguito vi riporto uno schema ove si illustra come avviene la clonazione di un essere umano.
Dallo schema si evidenziano tre soggetti: la donatrice dell’ovulo, il donatore delle cellule che verranno clonate, e la madre surrogata che avrà il compito della gestazione. Non abbiamo nessuna intenzione di affrontare la questione se ciò sia etico o meno, ci limitiamo ai fatti. Il primo esempio di clonazione (ufficiale), fu quello della pecora Dolly. Pecora identica a quella donatrice delle cellule. È tutto molto interessante, ma se così fosse, gli esseri umani sarebbero tutti uguali. Cosa che non è. Ed in effetti, vedremo dagli articoli scientifici, che vengono avanzate nuove tesi per spiegare la differenziazione, in aggiunta alla selezione naturale proposta dalla teoria darwiniana.
Quindi possiamo pensare che questa operazione fosse avvenuta per pochi umani, quelli più vicini agli Dèi, e che gli altri umani si siano semplicemente evoluti? Certo che lo possiamo pensare, non vi sono prove né a favore né contro. Ma vi è anche un’ulteriore tesi: quella del meticciamento fra Dèi ed umani, come ci narrano i miti greci, ove Zeus, Marte etc. non disdegnavano ad unirsi con donne terrestri e facendo nascere bambini o bambine che erano metà Dèi e metà umani. Ciò è anche narrato nella Bibbia, quando ci riferisce che gli Elohim si presero per mogli quante donne (terrestri) vollero, e da questi matrimoni nacquero dei figli.
Bene, ciò significa che solo una parte dell’umanità ha un corredo di DNA che deriva dai cosiddetti Dèi, mentre la gran parte della popolazione ne è esente. Non solo, significa che Dèi ed umani erano “compatibili”, altrimenti l’incrocio non avrebbe prodotto figli, o li avrebbe prodotti sterili, come nel noto caso dell’asino e della cavalla, che mettono al mondo il mulo, ma questi non può procreare.
Secondo gli studi compiuti fra fine ‘800 e prima metà del ‘900, si definì che l’uomo “normale” era alto 1,71 m, l’uomo ideale 1,82 m, l’uomo moderno, ossia futuro per l’epoca, 1,94 m mentre gli eroi erano alti 2,05 m, oltre ad avere un fisico più possente. L’immagine fu tracciata da Loomis. I dati furono raccolti e studiati negli Stati Uniti, comprese le informazioni in merito agli antichi testi classici. Cosa possiamo pensare? Che gli “Dèi” che si unirono con le donne terrestri erano molto alti, se i loro figli erano poco più alti di 2 metri.
Rimane il punto degli umani che erano già esistenti e che popolavano la terra quando gli Dèi sposarono donne terrestri. Questi appartenevano a differenti gruppi etnici, sovente anche molto diversi fra loro. Ad esempio l’Uomo di Giava era molto piccolo, i Denisova ed i Neanderthal certo non erano simili agli asiatici, così come i pigmei non sono paragonabili agli africani etc. Questi gruppi etnici derivano tutti dal Sapiens? Difficile dirlo, ma non lo crediamo proprio, le differenze sono enormi: gli africani hanno una massa muscolare doppia degli asiatici, per fare un esempio. Lasciamo agli scienziati il compito di dirimere la matassa, sperando che non utilizzino i neri occhiali del “politicamente corretto”.
Preveniamo la domanda degli attenti lettori e scriviamo subito per quale motivo riteniamo che questi Dèi erano discendenti, o superstiti, di una civiltà precedente all’attuale e non scesi dal cielo per “governare la terra”, depredandola di materie prime. Perché è altamente improbabile che vi sia ad una distanza accettabile, anche per tecnologie avanzatissime, un pianeta che abbia le medesime caratteristiche di pressione, composizione dell’aria, temperatura, soleggiamento, che permetta l’esistenza di esseri che possano trasferirsi sulla terra. Inoltre, ancora più improbabile, è che costoro siano geneticamente affini agli umani al punto da poter generare esseri che possano riprodursi.
Ecco, immediatamente, l’attento lettore che afferma: ma la modifica dell’essere umano può essere avvenuta in due fasi; prima la creazione di un essere umano base, e poi il Sapiens. Possibile, ma dobbiamo sottolineare il fatto che in Cina e nell’area Marocco/Spagna sono stati trovati i resti di esseri umani che anticipano a 700.000 anni fa la nascita di esseri umani, per quanto primitivi che fossero, ma certamente non erano degli scimmioni. Ebbene, ammettiamo che questi Dèi giunti da Orione, Aldebaran o da chissà dove, ci hanno messo 500.000 anni a capire che avevano creato un essere poco più che inutile ed hanno creato il Sapiens? E da quando hanno creato il Sapiens, hanno “depredato” la terra di tutti i materiali, metalli e non, che gli servivano, e poi sono rimasti qui a far cosa? Poco credibile. A nostro parere, se mai vi furono esseri che dominarono la terra, questi erano già qui e non erano in condizione di poterla lasciare, per andare dove?
Ma torniamo a quanto insegnato da Buffa. Ci dice che il patrimonio genetico, DNA, sarebbe quanto indicato nella Bibbia come Afàr, mentre quel qualchecosa in più, per modificarlo, è indicato come Tzelém, ossia una parte di DNA degli Dèi. L’unione di questi due DNA hanno generato il Sapiens, inteso come uomo-schiavo da utilizzare nelle miniere, nei campi, per l’allevamento. Invece della solita Genesi, ricordiamo Isaia 45,12: “Io ho fatto (‘asàh) la terra ed ho creato (barà) l’uomo su di essa”. Notare la differenza di verbo fra fare/creare la terra e crere/generare l’uomo. Nel nostro caso di chi si tratta? Degli Elohim, o più specificatamente di Yahweh. E costui quanti anni avrebbe dovuto avere per aver modellato la terra a suo piacimento (immaginando che fosse già esistente al suo arrivo) ed aver creato l’essere umano? Qualche centinaio di migliaia di anni? Con conoscenze tecnologiche enormi. E non era in grado di conquistare, o meglio, di far conquistare quel fazzoletto di terra di Canaan al suo popolo? Ma non divaghiamo e prendiamo la Bibbia per quello che è: una raccolta di vicende storiche e di miti presi a prestito da altri popoli.
Per approfondire la questione degli Elohim e chi erano, suggerisco la lettura dell’articolo “I nomi di Dio” in questo sito.
Le piante
Buffa ci spiega che nel medesimo periodo in cui furono addomesticati gli animali (10.000-8.000), si formò il grano nell’Urartu ed il mais in America Latina. Ossia, in un breve periodo si vennero a formare sia l’allevamento che l’agricoltura. Ciò è confermato dalla scienza. Nelle terre dell’Urartu, ove si addomesticarono gli animali e si creò il grano, nacque il gatto, apparentemente una evoluzione della lince.
Ma Buffa dice di più: secondo gli studi accademici, sia il grano che il mais, e pare anche il riso, sono una creazione che non potrebbe avvenire in forma naturale, in quanto si tratta di un’ibridazione di tipologie differenti con, apparentemente, la modifica del DNA. Quindi si avanza l’ipotesi che vi sia stato un intervento esterno, diremmo di laboratorio, per creare questi prodotti della natura fondamentali per il sostentamento di generazioni e generazioni di popoli di tutta la terra.
Tutto ciò premesso, non ci resta altro che andare ad analizzare gli articoli scientifici per verificare come la scienza ufficiale spiega questi eventi.
I tre articoli sono redatti da Enrico Bucci, un giornalista che gestisce la pagina scientifica del quotidiano Il Foglio. Naturalmente non si tratta di sue elucubrazioni, ma del sunto di articoli scientifici pubblicati sulle riviste specializzate. Bucci si è laureato con lode in Scienze Biologiche presso l’Università Federico II° di Napoli, dopo diverse attività di ricerca, verificabili in bibliografia, attualmente è Professore Aggiunto presso la Temple University di Philadelphia. È autore di 80 pubblicazioni scientifiche.
Il titolo del primo articolo è dirompente: “La natura agisce come gli ingegneri genetici: pezzi di DNA viaggiano fra specie diverse di continuo”. La questione si fa interessante, secondo Bucci, noi non abbiamo motivo di dubitarne in quanto è lui l’esperto, dl titolo si deduce che è la natura stessa che compie il meraviglioso e complicato lavoro di modificare il DNA alle varie specie differenti, e ciò pare avvenga di continuo. Ciò spiegherebbe l’evoluzione da micro-organismi semplici ad altri sempre più complicati, venendo a creare l’immensa varietà attuale. Molto interessante. Vediamo subito il sottotitolo: “In natura non esiste un genoma prefissato e unico, tipico di ogni varietà vegetale definita: il vero mostro non è l’OGM, ma l’idea di un DNA mummificato e immobile nel tempo”. Abbiamo le idee già più chiare: ogni vegetale non ha il medesimo genoma, ecco perché vi sono, ad esempio patate più grandi ed altre più piccine, talune tonde ad altre allungate, senza contare che ne esistono diverse varietà, che sono nate da una medesima proto-specie. Subito ci viene in mente, se ciò vale per il mondo vegetale, varrà sicuramente anche per il mondo animale. Non ci resta che leggere l’articolo, che sarà una pietra miliare nella nostra, personale, storia di ricerca e conoscenza. Ma prima andiamo a vedere sull’enciclopedia che cosa si intende per Genoma, in quanto non tutti siamo scienziati: “Nella moderna accezione della genetica e della biologia molecolare il genoma è la totalità aploide dei cromosomi contenuta in una cellula. È costituito generalmente da DNA. Anche per i virus, entità acellulari, si parla di genoma, formato in diversi casi da RNA”. Molto bene, per genoma si intende, dunque il patrimonio di DNA o RNA di un essere vivente.
L’articolo inizia con una stoccata al cospirazionismo e la paura che per decenni hanno bloccato, o cercato di bloccare la ricerca sugli OGM. Non ci stupiamo di tale affermazione, però dobbiamo sottolineare che Bucci, in quanto ricercatore, difende la ricerca, mentre parte della popolazione, a torto od a ragione, non si fida dei prodotti geneticamente modificati, forse perché creati da grandi, grandissime, industrie, per moltiplicare i propri guadagni e certamente non per un malcelato senso di filantropia nei confronti dell’umanità. Basta andare a chiedere ai coltivatori di mais della Pianura Padana, che per generazioni hanno mantenuto parte delle sementi per la semina successiva, ed invece fidandosi delle colture OGM si trovano costretti ogni anno a comperare le sementi, in quanto il loro raccolto è composto da semi sterili. Ma se noi, i gatti etc. siamo sostanzialmente degli OGM, qualcosa di buono si farà modificando il DNA. Continuiamo a leggere.
Ecco la prima conferma, gli scienziati, afferma Bucci, hanno compreso che all’interno di una medesima specie vegetale, delle erbacee nel caso specifico, non hanno un “genoma specifico”, ma ne esistono delle varietà. L’avevamo intuito, anche l’essere umano, facente parte del regno animale, che ci piaccia o meno, non ha il medesimo genoma in tutte le innumerevoli sottospecie esistenti sulla terra, anzi, persino nella nostra città vi sono sicuramente un’infinità di genomi differenti. Ciò nonostante, ci viene riferito, che sino a non molto tempo fa la scienza riteneva che per una medesima specie vi fosse un genoma unico.
Quindi Bucci lancia una malcelata reprimenda a Darwin, il quale riteneva che una specie si volveva in un’altra in blocco, e non per piccoli passi successivi, in aree differenti e magari con tentativi non andati a buon fine. Dobbiamo essere benigni con Darwin, il giorno della scoperta del DNA era ancora lontano. In effetti Bucci, correttamente, riporta l’esempio che nell’ipotetico albero della vita, quando una parte della specie subisce una differenziazione, ecco che si viene a creare un ramo parallelo, e ci troviamo con due specie simili che vivono contemporaneamente ma non sono più uguali. Non possiamo che essere d’accordo. Quindi ecco nascere in concetto di “Genoma medio”, ossia la parte di genoma in comune fra le due sottospecie.
Ci sembrava così semplice, invece ecco Bucci che subito scrive che la questione è più complicata. Ci spiega che “non sempre le specie si separano lungo il loro percorso evolutivo, isolandosi gradualmente da altri rami, in corrispondenza della differenziazione del proprio genoma”. Quindi ci spiega che le due specie che si erano separate, possono anche “riavvicinarsi” e magari confluire. Non possiamo che essere d’accordo, facciamo un esempio, se abbiamo uno stallone europeo, alto e slanciato, ed un cavallo siberiano, di quelli utilizzati dai mongoli, quest’ultimo è più piccolo e tozzo. Chissà quando le due specie si sono separate, evolvendosi ognuna per il proprio percorso; ebbene, se noi facessimo incrociare uno stallone europeo con una cavalla siberiana, avremmo un cavallo con le caratteristiche di entrambi i genitori. Ricordate i gatti che abbiamo visto all’inizio? Facendo nascere molti puledri ne avremo taluni che assomiglieranno di più al padre, altri alla madre, ma nel complesso nascerebbe una nuova sottospecie, che non necessariamente è simile agli antenati prima che queste due sottospecie si separassero. Il perché Bucci ce lo spiega subito dopo: la ricombinazione del DNA non riporterebbe all’originale, non foss’altro perché nel tempo, nelle due sottospecie sono avvenuti dei cambiamenti nel DNA. E non necessariamente per intrecci con altre sottospecie, proprio per una variazione del DNA. E qui abbiamo il “coup de theatre”, Bucci ci svela che la modificazione del DNA, che è un fatto comunissimo, può avvenire anche attraverso virus e batteri che sono entrati nell’organismo di uno o più componenti la sottospecie, questi (virus e batteri) modicano il DNA e questi lo trasmetterà modificato alla prole! La quale avrà un genoma nuovo, differente da quello dei nonni, ma ottenuto tramite la modifica effettuate dai micro-organismi sul padre o sulla madre. Bucci specifica che i virus e batteri, tramite le infezioni, possono modificare il genoma.
Devo ammettere che sono affascinato dall’ipotesi, la quale mi ha profondamente segnato. Poi, molto più prosaicamente, mi sono venuti alla mente i raffreddori e le influenze che hanno costellato la mia vita e mi sono chiesto se il mio DNA è stato modificato in seguito a ciò. Per la mente si accavallano pensieri quali: una madre ha un primo figlio a cui dona un certo genoma, creato in generazioni, poi subisce un’infezione che gli modifica il DNA, quindi il figlio successivo avrà un patrimonio genetico differente. Se tutto ciò è fantastico, è anche inquietante. Perché abbiamo letto tutti di meteoriti che hanno una componente di ghiaccio, ed in questo ghiaccio gli scienziati affermano che vi possono essere dei batteri. Se è pur vero che entrando in contatto con l’atmosfera terrestre, il meteorite subirebbe un aumento di temperatura enorme che farebbe sparire ghiaccio e batteri in una frazione di secondo, ma se avesse il ghiaccio all’interno ed i batteri “alieni” arrivassero sulla terra, potrebbero sconvolgere la genetica terrestre: umana, vegetale ed animale. Ed a ben pensarci, quando si formò il cosiddetto “brodo primordiale” da cui è sorta la vita sulla terra, l’atmosfera non c’era ancora. Allora potrebbe essere vero che siamo “figli delle stelle”, oltre al mito dell’Uovo Cosmico e di Phanes che ne nasce, poi dividendosi e dando origine al maschile ed al femminile, risulterebbe più vicino alla realtà di quanto immaginiamo.
Ma continuiamo a leggere l’interessante articolo. Bucci ci spiega che questo trasferimento di DNA, quello del mio esempio sui cavalli, è detto “trasferimento genico orizzontale”, comportando un continuo rimescolamento del DNA fra le varie sottospecie esistenti, vuoi animali che vegetali. Ecco che Bucci ci riporta un esempio a noi famigliare: sul riso, il grano ed il mais gli scienziati hanno riscontrato un trasferimento genico orizzontale fra le specie selvatiche e quelle coltivate. Un attimo, non ho capito, e come avviene un’ibridazione fra una specie coltivata ed una selvatica, ad esempio, di grano? Il grano non ha zampette che gli permettono di vagare nella prateria e di incrociarsi con sperdute sottospecie selvatiche.
Prima di risponderci, Bucci, ci riferisce che in un recente studio pubblicato su New Phytologist, si è provato il fenomeno e lo si è quantificato. Dagli esami scientifici si apprende che una erba tropicale (Alloteropsis Semialata) ha incorporato geni differenti nel corso della storia, e si è calcolato che mediamente ha incorporato un gene ogni 35.000 anni. Inoltre che non tutti i geni incorporati hanno creato beneficio, anzi, taluni possono essere stati dannosi. Ed in quei casi la sottospecie generata si è estinta. Per Zeus Olimpico! Ma allora le mutazioni genetiche non sono avvenute solamente in alcune specifiche tipologie di vegetali, e di conseguenza di animali, ma in tutto quanto di vivente ci circonda. Ma allora, gli Anunnaki, gli Elohim? Erano forse virus o batteri?
Bucci illustra con dati l’acquisizione e la perdita di parti del DNA, riferisce che a fronte di queste ibridazioni, vi sono molte sottospecie dell’erba studiata. Che queste si sono comportate in natura come gli OGM creati dall’uomo, ma molto più lentamente. Vabbeh, qui Bucci deve tirare l’acqua al suo mulino. Quindi conclude con un’ardita affermazione: “Non vi è nulla di più naturale di una trasformazione genetica, e proprio fra le piante di cui ci alimentiamo”, quindi cita tale Shapiro che indica questi processi come “Ingegneria Genetica Naturale”.
Nel secondo articolo, che trovate sempre in bibliografia, vi è una analisi, sempre di Bucci, ove si illustra la questione delle differenze fra soggetti della medesima specie, che possiamo riassumere con l’affermazione che, anche a parità di corredo genetico, tutti presentano differenze, anche due batteri; nessuno sarà perfettamente uguale anche al gemello. Più l’organismo è complesso dal punto di vista pluricellulare, più queste differenze saranno palesi. Ciò è dovuto al fatto che un organismo biologico deriva dall’iterazione fra geni ed ambiente locale, ossia dove si sviluppa la vita del soggetto.
A questo punto dobbiamo fare alcune considerazioni: tutti gli esseri viventi subiscono periodicamente delle mutazioni genetiche, queste sono determinate da incroci fra sottospecie differenti e da virus o batteri che vanno ad influire più pesantemente, creando nuove sottospecie, che con l’evoluzione possono portare alla nascita di una razza differente. Su tutto ciò, confermato dalla scienza, non possiamo che essere concordi, e ci mancherebbe altro. Però rimangono dei dubbi. Se le erbe studiate hanno subito sì delle mutazioni, ma in archi di tempo non brevi, l’articolo cita una mutazione ogni 35.000 anni, come è possibile che l’essere umano si è sviluppato lentamente, come tutte le altre creature, e poi improvvisamente si è così velocemente e profondamente modificato? Non ci resta che rimanere in attesa dei riscontri della scienza. Ciò vale anche per le variazioni estremamente profonde degli animali addomesticati. Mentre per il grano, il riso ed il mais, possiamo immaginare che sia stato sufficiente quanto già scoperto dalla scienza per creare quelli che conosciamo. Rimane il dubbio sul fatto che tutto ciò sia avvenuto in ristrette aree ben delimitate: la zona di Pechino, l’Urartu e le Ande del nord, ed in un periodo temporale alquanto ristretto. Combinazioni zone di forte presenza mitologia di quegli Dèi creatori. Questi non saranno giunti da Aldebaran ma da civiltà scomparse, ed avevano competenze semplicemente un po’ superiori ai nostri scienziati. Lo possiamo escludere? No.
Di MARCO ENRICO DE GRAYA
– Bibliografia:
La natura agisce come gli ingegneri genetici: pezzi di Dna viaggiano fra specie diverse di continuo.
Un malinteso da risolvere: così la selezione naturale agisce sull’evoluzione.
Così il cannibalismo ha condizionato l’evoluzione della specie umana.
– Approfondimenti con MARCO E. DE GRAYA sul canale Youtube “FACCIAMO FINTA CHE”:
1) ELOHIM ANNUNAKI: CREAZIONE O MODIFICAZIONE?
2) ORIGINI ALIENE NEL MONDO ANIMALE
3) ELOHIM