«A noi ci hanno insegnato tutto gli americani. Se non c’erano gli americani a quest’ora noi, eravamo europei. Vecchi, pesanti, sempre pensierosi, con gli abiti grigi e i taxi ancora neri. Non c’é popolo che sia pieno di spunti nuovi come gli americani. E generosi, e buoni, e giusti. Non c’é popolo che sia più giusto degli americani. Anche se sono costretti a fare una guerra, per cause di forza maggiore, s’intende, non la fanno mica perché conviene a loro. No! E’ perché ci sono ancora dei posti dove non c’è né giustizia, né libertà. E loro, eccola lì, pum! Te la portano. Sono portatori, gli americani. Sono portatori sani di democrazia. Nel senso che a loro non fa male, però te l’attaccano».

 

Queste parole, che non necessitano di ulteriori spiegazioni data la loro emblematicità, sono tratte dal testo “L’America” di Giorgio Gaber. Un’esposizione quanto mai attuale, la cui eco pare risuonare nelle parole di un personaggio del mondo dello spettacolo che recentemente sembrerebbe aver preso una dura posizione nei confronti degli Stati Uniti. Ci riferiamo a Enzo Iacchetti, salito sul palco di “Basta armi!”, un evento contro la guerra organizzato da Michele Santoro a Roma lo scorso 2 giugno, nel quale sono intervenuti diversi ospiti. 

L’attenzione dei media si è concentrata soprattutto sulla parte finale del discorso, nonostante pure l’inizio meriti di essere qui citato. Iacchetti ci mette la faccia e, senza mezzi termini, esprime il proprio pensiero riguardo a questa nazione.

«Per me chi ha sempre avuto un fucile o un’arma non è mai stata una persona degna del mio rispetto. Già da bambino dicevo “dopo il 2000 di guerre non ce ne saranno più”. Poi da grande ho individuato il grande nemico principale in questa storia, che sono gli Stati Uniti d’America. Forse l’avrà già detto qualcuno o no, ma dove gira intorno tutto? Agli Stati Uniti d’America, che quando hanno fatto la guerra al Vietnam se ne sono andati a casa, quando l’hanno fatta a Cuba se ne sono andati a casa… poi hanno cominciato a fare lo smart working: fanno la guerra da casa loro, cioè non la fanno più in giro. E noi, che gli lecchiamo il culo dal ‘45 perché ci hanno dato una mano, obbediamo… obbediamo sempre a questa cosa. Lo so che la nostra è un’utopia, forse io e te Michele [N.d.A. Santoro] non ci saremo più quando la gente capirà che sulla Terra non siamo qui per ammazzarci, ma siamo qui perché la Terra è una cosa bellissima. La vita è una cosa bellissima».

Non dimentichiamo che Enzo Iacchetti è stato tra i primi a portare a teatro gli spettacoli di Giorgio Gaber e le sue parole sembrano quasi essere un omaggio a questo artista, un uomo che, in tempi non sospetti, si era comunque concesso la libertà di esprimere la propria opinione riguardo a certi argomenti. 

Il monologo di Iacchetti si sposta poi sull’attualità, in particolare sulla questione guerra e sulla politica. Anche su questo argomento è molto incisivo, poiché viene sottolineato il fatto che tantissimi suoi colleghi della televisione, del teatro o del cinema non abbiano il coraggio di esporsi direttamente. «Ce ne sono a miliardi, avete mai visto uno mettere la faccia contro questa cosa? Contro le armi? Contro le guerre? L’avete mai visto sputtanarsi? Perché io stasera mi sputtano, per loro mi sputtano, perché mi diranno che cazzo vai in giro a dire, stai con Santoro?».

 

«Ultimamente ho condotto una trasmissione bellissima, che è Un giorno da pecora, e in par condicio si sono avvicinati tutti i politici di ogni schieramento possibile […]. Questa gente qua non sa che cosa dire, rifiuta la realtà. Dimmi che sei fascista, cazzo, ti rispetto di più invece di dire “ma basta con sti discorsi fascisti-antifascisti”. [..] Perché non mi dici che sei antifascista, santo cielo? No, tutte le volte che abbiamo fatto questa domanda nessuno ha dato una risposta, anzi, insulti per dire “basta avete rotto il cazzo con questa storia dell’antifascismo, uno la pensa come vuole”. No, non la pensa come vuole, o lo sei o non lo sei. Sei comunista? Dì che sei comunista. Sei un guerrafondaio? Dì che ti piace la guerra. Apprezzo di più questo tipo di dignità piuttosto che quell’ignoranza finta-intelligenza. […] Ma come cazzo puoi tu pensare che nel 2024 c’è un generale della Decima Mas [N.d.A. riferimento al generale Roberto Vannacci] che probabilmente verrà eletto e andrà a Bruxelles. Come ci va? Con le bombe, con… non lo so, porterà mezzo esercito? Non ho idea».

E, ancora, prosegue andando dritto al punto: prestiamo attenzione alle sue parole, in particolare all’uso del termine “manipolato“, che viene utilizzato in riferimento al virus e alle guerre. «Negli stati, soprattutto quelli ricchi, sono 56 le guerre nel mondo. La guerra in Palestina costa 64 miliardi a Israele, perché quegli altri non hanno neanche gli occhi per piangere. […] Tutti questi soldi che felicità potrebbero dare all’umanità se fossero spesi in un’altra maniera? Se fossero spesi nei sorrisi, negli abbracci… Abbiamo bisogno di queste cose, non del Covid manipolato, non delle guerre manipolate, non di chi le fabbrica. E poi c’è lo staterello che sta zitto. Sapete qual è? La Svizzera. Hanno tutti i soldi lì. […] È lì dove prendono i soldi per fabbricare le armi. […] Le guerre sono veramente la fine del mondo. […] Terrorista è Hamas, terrorista è Netanyahu».

Ci avviamo verso la conclusione, riportando la parte finale del monologo, auspicandoci che sempre più persone trovino il coraggio di metterci la faccia, di far sentire la propria voce e il proprio pensiero smettendo, una volte per tutte, di nascondersi dietro un dito. «E un artista palestinese, e qui chiudo, ha detto “dove siete artisti“? Dove siete? Avete bisogno, prima di parlare di queste cose, di vedere una testa mozzata di un bambino nel vostro letto? Dove siete? Mettete la faccia cazzo! Non avete vent’anni, dove avete bisogno di lavorare quindi state zitti, ne avete settanta, sessanta, metti la faccia davanti e dì quello che pensi. Noi siamo portatori di parole nello spettacolo, di situazioni, di idee, ma non c’è nessuno neanche sul web dei miei colleghi. […] Ma dove sono tutti gli altri del cinema? Quelli che vincono i David di Donatello? Perché non ne dedicate uno alla pace, cazzo! Dedicate un David di Donatello alla pace. Dobbiamo avere più coraggio!».

Un bel discorso, ma non ci resta che domandarci dove fosse Enzo Iacchetti quando c’era da esprimere la propria opinione riguardo all’infame tessera verde, né tantomeno possiamo dimenticare le sue parole pronunciate soltanto nel 2021. «Chi non si vaccina è un nemico, senza rispetto per i tanti, troppi morti a causa del Covid. Si tratta di violenti, che ignorano le centinaia di migliaia di vite scomparse a causa del virus. Ho scoperto che ci sono persone di questo tipo che non meritano la mia amicizia».

Queste affermazioni appaiono in contrasto con quelle pronunciate oggi. Riflettiamo e poniamoci, come sempre, degli interrogativi. Sta davvero cambiando il vento e le persone iniziano a risvegliarsi e a capire determinati meccanismi, oppure si sta cercando semplicemente di cavalcare l’onda, mettersi in una posizione di comodo o aiutare Santoro a raccogliere qualche voto?

Fateci sapere nei commenti quali sono le vostre impressioni.

😎🙏🕉

 

Link alla puntata dell’editoriale “Metteteci la faccia” del 5 giugno scorso: https://www.youtube.com/watch?v=MA_b4FmFkLo&t=739s

 

 

 

 

 

di La Redazione

4 pensiero su “ENZO IACCHETTI: “MI SONO SPUTTANATO””
  1. Io penso sia un’altro burattino messo lì per confondere la gente.
    Sarebbe bello se fosse sincero, ma se lo fosse davvero non andrebbe da Santoro. O mi sbaglio?

  2. Come mai, gli è venuto sto slancio….?
    A striscia la notizia, non poteva sputtanarsi subito ?

    Io non credo sia in buona fede, ma ben diretto dal suo padrone del momento.

  3. Si può cambiare idea certamente ed è aspicabile.
    Si perde però di autorevolezza.
    Il fatto che Iacchetti si autoelegga a detentore di verità è ininfluente: nessuna veracità ,solamente politicaggine. Opinionucola.

  4. Certo se gli hanno scritto il discorso questo gli fa perdere credito. ma l’idea espressa mi sembra comunque valida, non misurate la validità di un’idea a seconda di chi la esprime. Non cambi opinione se qualcuno che disapprovi a le tue stesse idee. Altrimenti non hai un tuo pensiero ma lasci che le tue opinioni vengano influenzate da chi ti sta simpatico.

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