Nuovo appuntamento con gli articoli inviati in redazione dagli amici che seguono Facciamo Finta Che. Questa settimana approfondiremo la storia di una misteriosa statua-stele presente in un piccolo comune della provincia di Mantova.
Nella frazione di Barbassolo, vi è una chiesa plebana romanica dell’XI secolo, dedicata ai Santi Cosma e Damiano. In realtà, l’origine vera della chiesa non è certissima, visto che per alcuni essa sarebbe di epoca anteriore. Dai registri conservati nell’archivio parrocchiale la documentazione inizia solamente dal 1660.
La chiesa fu rimaneggiata nei secoli successivi e solo gli ingenti lavori di restauro fatti tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, per volontà di padre Pierino Pelati, la riportarono all’originale aspetto romanico.
L’edificio è fatto di laterizi e di materiali di recupero di epoca romana, tuttavia, la parte più interessante sta nel campanile. Si tratta di una torre campanaria costruita in muratura a sacco ed è posteriore rispetto alla chiesa. Nel muro orientale del campanile vi è l’oggetto che è l’argomento di questo articolo: una testa marmorea.
Anni fa, iniziai ad attenzionare quella testa e mi venne in mente il ricordo di una gita in Toscana alla quale andai nel 1998. Durante quella gita, passai per la Lunigiana, una regione storica che oggi è parte della Toscana, provincia di Massa-Carrara, e della Liguria, provincia di La Spezia.
Sapevo che in Lunigiana erano presenti le statue-stele e così incominciai a cercare dei possibili connessioni tra la statua-stele di Barbassolo e quelle della Lunigiana. Un possibile collegamento mi venne nel 2014 grazie allo storico mantovano Giancarlo Gozzi. Lo storico in questione partecipò ad un evento del Cenacolo Mantovano dei Poeti Dialettali “Al Fogolèr” (oggi non più in attività) al quale partecipai pure io in qualità di poeta, seppur non dialettale. Il professor Gozzi espose la storia del dialetto mantovano e delle influenze che ricevette nel tempo dai popoli che si avvicendarono nella zona. Tra i popoli che giunsero nella zona del Mantovano, ne va menzionato uno in particolare: i Liguri, un popolo preromano che risiedeva, come ci dice il nome stesso, nell’attuale Liguria. Dei Liguri scrissero eruditi come Sesto Pomponio Festo e Virgilio (quest’ultimo nacque ad Andes, l’attuale Pietole, in Provincia di Mantova).
I Liguri esistettero fin dal 2000 a.C., e proprio attorno a quell’epoca occupavano un territorio ben più ampio, che si estendeva dalla penisola iberica alla Toscana. La Lunigiana, dunque, ebbe in qualche modo a che fare coi Liguri. Per quanto concerne il territorio mantovano nello specifico, zona che prima dei Romani ebbe a che fare con i Celti e gli Etruschi, i Liguri potrebbero avere contaminato gli usi dei popoli della zona. Essi, infatti, erano anche un popolo di pastori e praticavano la transumanza valicando gli Appennini e giungendo nella Pianura Padana. Dunque, potrebbe esserci un nesso tra la statua-stele di Barbassolo e i Liguri? Può essere.
Ora torniamo ad approfondire la statua-stele. Nel 2019, venne a Roncoferraro, su mia segnalazione, il dottor Angelo Ghiretti, direttore del Museo delle statue-stele lunigianesi di Pontremoli. Tra l’altro, feci avere al sindaco di Pontremoli un articolo scritto da me sulla rivista “La Civetta”, dell’Associazione Culturale “Pensiero e Tradizione” di Mantova, con quale collaboro da anni. Ghiretti mi contattò e venne a vedere la statua-stele, sostenendo che il reperto non fosse della zona.
Si tratta di una statua-stele simile a quelle lunigianesi del gruppo B, le statue-stele intermedie dell’Età del Bronzo (datate tra il 1800 a.C. E il 1100 a.C.) con la testa a cappello di gendarme, ma con delle differenze. Infatti, la statua-stele di Barbassolo è fatta di marmo, mentre quelle lunigianesi sono fatte di pietra arenaria. Altro dettaglio, la statua-stele di Barbassolo ha un accenno di bocca.
Certamente, il reperto fa porre delle domande e fa nascere teorie. Per alcuni potrebbe essere una sorta di falso storico, come quelli del frate domenicano e storico vissuto tra il XV e il XVI secolo Annio da Viterbo, ma ciò non è certo. Raccogliendo testimonianze da qualche paesano, venni a sapere che il già citato padre Pelati, parroco che operò a Barbassolo tra gli anni ’60 e ’70, sostenesse che la statua-stele fosse quella di un idolo acquatico. Effettivamente, il Mantovano è terra d’acqua, con i suoi canali e i fiumi Mincio, Po, Oglio e Secchia. Lo stesso comune di Roncoferraro è costeggiato dal fiume Mincio e anche la Lunigiana è ricca di corsi d’acqua, come il Magra, il Bagnone e il Verde. Potrebbe esserci un nesso? Può essere.
Inoltre, la testa marmorea fu collocata nel muro intera, avrebbero potuto farla a pezzi per farne dei mattoni e invece fu murata così. Intorno ad essa si può vedere una cornice, forse alla scultura fu data una funzione apotropaica, come i famosi gargoyles delle chiese gotiche.
Non dimentichiamo il fatto che ci sono tante statue-stele in giro per l’Europa, dall’Europa dell’Est alla Penisola Iberica, passando anche per la Corsica e la Sardegna, Questo ci fa pensare che possa esserci stata un’unica grande civiltà, tema trattato in diverse occasioni su Facciamo Finta Che, da ospiti come Luca Zampi.
Gli interrogativi rimangono, ma non mancherò di rendere noti eventuali sviluppi.
di Antonio Gabriele Fucilone
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