Le luci di Lubbock

Come visto in precedenti articoli, le ondate di avvistamenti di oggetti volanti non identificati (da ultimo quella dello scorso novembre, con migliaia di avvistamenti di “droni”) non rappresentano qualcosa di anomalo nella storia.

Anche gli anni ’50, ad esempio, furono caratterizzati da queste ondate di avvistamenti. Nel 1951 un celebre caso si portò all’attenzione dell’opinione pubblica, comprensibilmente preoccupata dalla portata di un fenomeno che sembrava decisamente ingombrante, caratterizzato com’era da avvistamenti di massa che era ben difficile sottovalutare e “razionalizzare” ascrivendone l’origine a testimonianze viziate da ubriachezza o da altre alterazioni dei sensi.

1. Inizio dell’ondata

25 agosto 1951, ore 21. Quattro professori del Texas Technological College si trovavano seduti nel cortile dell’abitazione di uno di loro nella speranza di vedere qualche meteora. Era infatti una serata perfetta per guardare la volta celeste: il cielo era tersissimo e il caldo del giorno appena trascorso invitava a trascorrere ore e ore all’aperto. Ciononostante, la quiete della sera venne spezzata da qualcosa di anomalo: i quattro professori, infatti, notarono un gruppo di luci in movimento da nord a sud. Erano di una luminosità simile a quella delle stelle ma di dimensioni più grandi e si muovevano in una formazione a semicerchio. I professori esclusero da subito che si potesse trattare di meteore e, proprio mentre si stavano ancora interrogando in merito a cosa avessero visto, le luci compirono un nuovo passaggio nei cieli di Lubbock.

La mattina seguente i professori contattarono un giornale locale, il Lubbock Avalanche, per raccontare il loro avvistamento. Il giorno stesso numerose altre persone presero contatto con le autorità e con i media per fornire testimonianza in merito alle misteriose luci. Infatti, come sarebbe ben presto emerso, il numero di avvistamenti era estremamente elevato, in ciò fornendo ancora più credibilità all’intero caso.

Nella vicina Brownsfield, sempre in Texas, un certo Joe Bryant raccontò di avere visto delle strane luci la sera precedente. Anche lui, come i professori, era seduto in cortile quando vide comparire una formazione di oggetti luminosi in lontananza. Non sapeva cosa potessero essere, dal momento che si muovevano in maniera piuttosto erratica, in ciò differendo da velivoli a lui noti.

Nel frattempo i quattro professori, ipotizzando che nei giorni successivi si sarebbero forse potuti verificare nuovi passaggi delle luci, decisero di creare alcuni punti di osservazione in modo che, nel caso fossero ricomparse, unendo i dati dei diversi punti e facendo alcuni calcoli trigonometrici avrebbero potuto capire l’altitudine e la grandezza di questi oggetti.

Come supposto dai quattro scienziati, le luci si mostrarono nuovamente, volando quasi sempre da nord a sud, in alcuni casi compiendo persino tre passaggi a notte distanziati di settanta minuti l’uno dall’altro. Erano spesso tra 20 e 30, di colore bianco, a volte lievemente bluastro.

Una sera i quattro videro una formazione di una quindicina di luci e si accorsero che si stavano spostando lievemente più in alto rispetto a una sottile formazione di nubi la cui altitudine stimarono in circa 600 metri il che permise loro di calcolare la velocità delle luci. Con grande sorpresa, risultò che la velocità cui si spostavano in cielo era di quasi mille chilometri all’ora.

2. L’avvistamento di Hart

Alcuni giorni dopo, la notte del 31 agosto, Carl Hart, studente presso il Texas Technological College, vide le luci passare sopra casa sua e, da fotografo appassionato qual era, prese subito una macchina foto e immortalò la formazione di luci in cinque diverse fotografie. Quanto da lui osservato e fotografato corrispondeva alle descrizioni fornite da altri testimoni, eccezion fatta per il tipo di formazione in cui volavano gli oggetti, vale a dire una tipica formazione a “V”.

Hart venne subito interrogato da alcuni funzionari dell’Aeronautica, i quali cercarono di metterlo in difficoltà pensando si trattasse di un falso, ma Hart rispose sempre in maniera coerente e le successive analisi sulle fotografie non trovarono alcun segno di alterazione o falsificazione.

In realtà persino i quattro professori avevano dei dubbi in merito alla sequenza di foto di Hart dal momento che nei loro numerosi avvistamenti non avevano mai osservato una fila di luci in formazione a “V”, cosa che fece loro dubitare che quantomeno Hart avesse forse osservato un fenomeno diverso.

Anche alcuni ricercatori del giornale locale compirono delle indagini, interrogando Hart e offrendo dei soldi per pubblicare le foto sul giornale, ma Hart non volle alcun pagamento, dal momento che gli interessava semplicemente capire cosa avesse osservato senza lucrarci sopra.

Infatti, data la particolare forma a “V”, iniziò a circolare l’ipotesi che si potesse trattare non di singole luci in formazione, bensì di un unico singolo velivolo tuttala, un’ala volante. A supporto di ciò un avvistamento avvenuto proprio il 25 agosto nei pressi della base di Sandia, nel New Mexico, dove una guardia di sicurezza della base e sua moglie videro un velivolo di quella forma, vagamente simile a un B-49, passare sopra la loro abitazione. Aveva da 6 a 8 coppie di luci sul lato inferiore della carlinga e, al buio, avrebbe anche potuto dare l’impressione di trattarsi di una formazione di luci singole.

Le foto di Hart, però, vennero accuratamente analizzate da tecnici della base aerea di Wright Patterson i quali determinarono che gli oggetti ripresi da Hart non appartenevano a un singolo velivolo ma erano tutti distinti. A più di quarant’anni di distanza, nel 1993, Hart venne nuovamente intervistato e confermò totalmente quanto accaduto quella notte di agosto del 1951.

3. Ipotesi e considerazioni

Numerose ipotesi furono avanzate. Secondo alcuni si trattava semplicemente di uccelli migratori che, illuminati dalle luci sottostanti, riflettevano verso il terreno dando l’impressione di essere oggetti luminosi. Ipotesi totalmente smentita da tutti i testimoni i quali sapevano bene di non aver visto dei semplici uccelli illuminati dal basso, come del resto ben mostra la foto di Hart la cui pellicola non sarebbe potuta venire impressa dalla fioca luce prodotta dal riflesso di comuni uccelli. Lo stesso dicasi per l’avvistamento dei 4 professori, persone perfettamente in grado di distinguere dei riflessi su degli uccelli da invece degli oggetti solidi dotati di luminosità propria.

Per quanto concerne l’ipotesi del velivolo tuttala, vi sono alcune problematiche da considerare. Difficilmente, infatti, un prototipo verrebbe fatto volare a più riprese nei pressi di una cittadina, con il rischio di cadere a terra, di essere fotografato con precisione, rivelando quindi alla stampa e a eventuali potenze estere i dettagli di un velivolo coperto da segreto, la cui rivelazione farebbe perdere il vantaggio tecnologico su cui si stava studiando un nuovo velivolo… davvero non si vedono ragioni per testarlo in una zona abitata tenendo conto delle vaste distese aeree in cui potrebbe volare senza essere visto da nessuno. Il che non esclude, al contrario, che l’avvistamento di Sandia non riguardasse concretamente un prototipo.

Le luci di Lubbock, invece, mostrano le tipiche caratteristiche di numerosi avvenimenti ufologici: la concentrazione del fenomeno in un’area specifica per un periodo di tempo preciso, l’istantanea interruzione del fenomeno, il non ripresentarsi successivamente (in ciò escludendo del tutto la spiegazione secondo cui si sarebbe trattato di uccelli migratori).

A distanza di anni il mistero è ancora fitto ma una cosa è sicura: persone altamente qualificate, tra cui professori universitari, osservarono quel fenomeno per varie settimane ed esclusero categoricamente si trattasse di un fenomeno naturale conosciuto. Strani oggetti volarono nei cieli di Lubbock, oggetti la cui origine resta ignota ma la cui presenza è certa.

di Umberto Visani

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