Transumanesimo, un futuro ricco di rischi

Spero che questo articolo riesca a smuovere le coscienze e che faccia riflettere chi lo leggerà. L’umanità sta avendo una pericolosa deriva transumanista che ci allontana sempre più dalla nostra vera natura. Questo articolo è un inno alla vita e all’amore, Amore in senso assoluto, come si evince dallo stesso significato del termine a-mors, “assenza di morte”, che in fin dei conti è lo stato naturale della nostra Anima e dell’intero Universo, inteso come essere infinito formato dalla somma delle singole coscienze di tutti i viventi.

Solo quando prenderemo coscienza della nostra condizione di Highlander, ovvero di immortali, saremo per davvero noi stessi, finalmente liberi di evolvere nella condizione di felicità.

La società, però, ci spinge da tutt’altra parte, intimorendoci con la costante presenza del concetto di morte, utilizzato per spaventarci e renderci succubi del potere politico, religioso e finanziario. Ma soprattutto ci rende schiavi della scienza medica e delle multinazionali che, per arricchirsi e arricchire i soliti noti, investono in tecniche all’avanguardia con l’intento di non farci invecchiare, di non farci morire, ma facendo imboccare all’umanità una strada contro natura.

Nel cuore delle sfide contemporanee che plasmano il destino dell’umanità, emerge una discussione controversa che oscilla tra la promessa di progresso e i rischi inquietanti. Il transumanesimo, un movimento che propone di migliorare le capacità umane attraverso l’integrazione con la tecnologia, è al centro di questo dibattito. Mentre alcuni vedono il transumanesimo come la chiave per superare le limitazioni biologiche, altri sollevano gravi preoccupazioni riguardo alle implicazioni etiche, sociali e filosofiche di questo cammino. Io sono tra questi ultimi. A mio avviso l’innesto di tecnologie avanzate nel nostro corpo rischia di farci perdere la connessione con l’essenza stessa dell’umanità. La nostra identità, intrinsecamente legata alle esperienze fisiche e alle sfide della vita, potrebbe svanire nel tentativo di perfezionare ciò che ci rende unici. Non solo. Il transumanesimo può far nascere un divario sociale profondo tra coloro che possono permettersi di abbracciare le tecnologie avanzate e coloro che invece non possono permetterselo. Infatti, mentre alcuni individui potrebbero godere di benefici estesi come l’eliminazione di malattie genetiche e l’incremento delle capacità cognitive, altri potrebbero essere lasciati indietro, contribuendo a un aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche. Il transumanesimo pone sfide etiche e morali profonde che la società deve affrontare con grande attenzione. Domande sulla dignità umana, la sicurezza delle modifiche genetiche e la responsabilità sociale nella gestione di queste tecnologie avanzate richiedono risposte ponderate. Inoltre, la mancanza di regolamentazioni chiare potrebbe aprire la porta ad abusi e manipolazioni, compromettendo ulteriormente il tessuto sociale.

Tra gli obiettivi del transumanesimo spicca quello della longevità. La scienza, attraverso la tecnologia, proverà a eliminare malattie e ad allontanare lo spettro della vecchiaia per tendere all’immortalità degli esseri umani. Il XXI secolo è stato testimone di un rapido sviluppo scientifico e tecnologico, aprendo la strada a possibilità prima impensabili. Le scoperte nel campo della biologia molecolare, della medicina rigenerativa e della nanotecnologia hanno gettato le basi per affrontare la sfida della mortalità umana. La ricerca sulla longevità e sull’invecchiamento ha conquistato nuovi territori, con scienziati e ricercatori che esplorano le intricatissime vie della biologia umana. La genetica, una volta misteriosa e incomprensibile, sta diventando sempre più una chiave per sbloccare i segreti dell’invecchiamento. La manipolazione genetica, attraverso la tecnologia di editing del DNA, sta consentendo agli scienziati di intervenire direttamente nei meccanismi di invecchiamento delle cellule. L’idea di poter correggere i difetti genetici legati all’invecchiamento promette di rivoluzionare il concetto stesso di longevità.

Ma ecco alcune delle tecnologie pensate dagli scienziati e in gran parte già disponibili sul mercato odierno, perché, non dimentichiamolo, di mercato si tratta:

  • La crioconservazione o criogenesi o ibernazione

È una tecnica di conservazione che permette di mantenere la vitalità del materiale biologico per un periodo potenzialmente infinito. Dopo varie esperienze di laboratorio, questa tecnica di conservazione è oggi ritenuta l’unica in grado di assicurare una reale e affidabile conservazione a lungo termine. Attualmente, per un fatto etico e legale, è possibile solo la crioconservazione di corpi morti per cui, sfruttando il lasso di tempo che passa dal blocco del battito cardiaco alla morte cerebrale, si effettua il congelamento sperando di conservare intatte le strutture nervose. Secondo i sostenitori della crioconservazione, in futuro dovrebbe essere possibile sviluppare una tecnologia in grado di ripristinare completamente le funzioni vitali dei corpi ibernati. Al momento del risveglio il corpo riacquisterebbe il fisico che aveva prima della conservazione: ovvero, il tempo del congelamento non determinerebbe l’invecchiamento. Anche se fossero passate decine di anni, l’età biologica del corpo sarebbe quella antecedente al sonno, così come l’aspettativa di vita.

Il primo uomo a essere sottoposto a questa tecnologia fu James Bedford, professore di psicologia dell’Università della California, ibernato all’età di 73 anni. Era il 12 gennaio 1967 e il suo corpo è tuttora conservato.

Nel mondo sono tre le aziende che si occupano di criogenesi: l’Alcor in Arizona, il Cryonic Institute vicino a Detroit e il KryoRus in Russia. La riuscita della crioconservazione dipende dalla rapidità con cui inizia la procedura. Solitamente, questo processo deve avvenire entro mezz’ora dal decesso. Nei minuti immediatamente successivi all’arresto cardiaco gli organi sono ancora vitali e, per evitare che il cervello subisca danni, la circolazione sanguigna e la respirazione vengono ripristinate artificialmente. A questo punto il paziente viene trasferito in un bagno di acqua ghiacciata e il suo sangue sostituito con una soluzione per la conservazione degli organi. I crioprotettori utilizzati sono perfusi direttamente nel flusso sanguigno e sono necessari per impedire un congelamento incontrollato. Appena raggiunta la corretta temperatura, i tecnici organizzano il trasferimento del paziente nelle sedi dove si svolge la procedura di criogenesi. Una volta arrivato a destinazione, il corpo viene portato gradualmente a -196° C e poi trasferito in contenitori metallici dove, grazie all’azoto liquido, rimane conservato a temperature inferiori allo zero ed è quindi protetto dal deterioramento per lunghi periodi.

  • La clonazione

Il clone è un organismo geneticamente uguale a un altro ed è ottenuto senza fecondazione. Il termine deriva dal greco klōn, “ramoscello”. Nel caso degli esseri umani, la clonazione può avvenire partendo dal corredo genetico. Da una qualsiasi cellula, anche dalla pelle, si estrae il nucleo contenente il DNA. Si deve poi svuotare del suo nucleo un ovulo proveniente da un altro organismo e inserire al suo posto il nucleo di DNA selezionato in precedenza. Questo ovulo modificato verrà poi impiantato in una donna e si svilupperà grazie alla gestazione, dando vita dopo nove mesi a un individuo geneticamente identico al donatore della cellula.

Nel 2011 un gruppo di scienziati del New York Stem Cell Foundation Laboratory è stato il primo a creare due linee di cellule staminali da embrioni umani ottenuti mediante il trasferimento del nucleo a partire da cellule somatiche. Da un punto di vista tecnico, la clonazione di esseri umani e altri primati è più difficile rispetto a quella di altri mammiferi, perché in laboratorio è complicato manipolare la cellula uovo senza danneggiarla e senza interferire con la sua crescita, ma è tecnicamente possibile e chissà che non sia stata già fatta in modo ufficioso.

  • Il trasferimento mentale o mind uploading

Il mind uploading, “il caricamento della mente” o emulazione del cervello, è l’ipotetico processo mediante il quale è possibile trasferire l’insieme di personalità, facoltà intellettive, attributi e ricordi di un individuo dal suo cervello biologico a un substrato computazionale progettato artificialmente. In definitiva, questo processo trasferisce la nostra identità in un supporto digitalizzato. A differenza di ibernazione e clonazione, finora questo è ancora un progetto allo stato embrionale, un’ipotesi di studio che immagina un’evoluta tecnologia per scansionare il cervello in maniera così dettagliata da poter riprodurre la posizione di ogni singolo neurone e tutti i collegamenti di ogni singolo neurone con un altro, le cosiddette sinapsi che sono ancora più numerose degli stessi neuroni. Questo approccio necessita però di una forza computazionale non indifferente e di computer che attualmente non esistono né sono in fase di progetto. Il processo prevederebbe la mappatura dettagliata del cervello biologico e la copia del suo stato in un sistema informatico o altro dispositivo di calcolo. Grazie al computer, la simulazione sarebbe fedele all’originale e la mente simulata si comporterebbe, in sostanza, allo stesso modo del cervello umano. La mente simulata verrebbe considerata parte della realtà virtuale del mondo simulato e potrebbe essere supportata da un modello anatomico tridimensionale che imita il corpo, oppure innestata all’interno di un robot umanoide o addirittura, in futuro, essere inserita all’interno di un corpo clonato, così che il clone abbia l’identità psicologica della persona clonata.

La ricerca sulla longevità solleva quindi questioni etiche importanti e, a mio avviso, deve essere indagata a fondo e analizzata da tutte le prospettive. La possibilità di vivere centinaia di anni pone interrogativi su sovraffollamento, risorse limitate e sulla possibile creazione di divisioni sociali tra coloro che possono permettersi gli avanzati trattamenti anti-invecchiamento e coloro che non possono farlo. La società deve affrontare queste sfide etiche e sociali mentre si imbarca in un futuro in cui la vita umana potrebbe essere radicalmente estesa.

Mentre il transumanesimo presenta opportunità intriganti per migliorare la vita umana, è essenziale affrontare le criticità in modo equilibrato. Bilanciare l’innovazione tecnologica con la preservazione dell’umanità, della diversità e della giustizia sociale è una sfida cruciale per il futuro.

La ricerca del progresso non dovrebbe mai perdere di vista ciò che ci rende veramente unici: la nostra umanità.

di Davide Baroni

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