Introduzione
Molto spesso analizzando casi riguardanti avvistamenti di Ufo si sente parlare dei cosiddetti Men in Black (Uomini in Nero, dal colore dei vestiti indossati) i quali – sul libro paga di servizi governativi – intimidirebbero i testimoni per indurli al silenzio affinché le masse non vengano a conoscenza dei fenomeni ufologici e non si allarmino di conseguenza. Ai Men in Black è stata dedicata anche una trilogia di film con Will Smith e Tommy Lee Jones. Vi è qualcosa di vero o si tratta solo di fantasie?
Alle origini del fenomeno
Prima degli anni ’50 nessuno parlava di uomini in nero. È nel 1953 che l’ufologo statunitense Albert K. Bender, direttore dell’International Flying Saucer Bureau (un ente di ricerca sui dischi volanti) affermò di essere stato costretto a chiudere l’ente da lui gestito in quanto tre uomini vestiti di nero l’avrebbero pesantemente minacciato portandolo alla decisione di abbandonare le proprie indagini.
Tre anni più tardi Gray Barker, pure lui ufologo americano, diede alle stampe il saggio “They Knew Too Much about Flying Saucers” (“Sapevano troppo sui dischi volanti”) nel quale riportava numerosi resoconti relativi a questi misteriosi individui vestiti di nero. Il caso Bender viene ampiamente trattato in questo saggio e costituisce, nell’ottica di Barker, un esempio lampante di come dietro al fenomeno dei Men in Black vi sia un qualche ente governativo disposto ad utilizzare ogni tipo di metodo pur di indurre al silenzio gli ufologi.
Dal momento che spesso tali uomini in nero vestivano uniformi dell’USAF (l’aeronautica militare americana), vari ufologi giunsero alla conclusione scontata che fosse l’aeronautica statunitense stessa alla base della reiterata opera di intimidazione e di insabbiamento delle tematiche ufologiche.
Nel 1963 lo stesso Bender scrisse il saggio “Flying Saucers and the Three Men” (“Dischi volanti e i tre uomini”), nel quale raccontò per intero quanto avvenuto dieci anni prima in relazione alla chiusura “forzata” del suo ente di ricerca. Quanto esposto in tale opera potrà apparire per lo meno strano, se non addirittura incredibile. Egli afferma, infatti, di aver ricevuto visita da parte di tre persone dai tratti orientaleggianti e dalla carnagione abbronzata che avrebbero avuto la capacità di materializzarsi all’istante all’interno della sua abitazione. Una volta, afferma Bender, queste persone lo avrebbero persino teletrasportato in una base segreta in Antartide e gli avrebbero rivelato il motivo della presenza aliena sulla Terra: estrarre un raro materiale dagli abissi oceanici; questo processo sarebbe stato ultimato agli inizi degli anni ’60 e, infine, Bender sarebbe così stato libero di rivelare quanto accaduto.
Nel corso degli anni le apparizioni dei Men in Black non sono terminate. Sono infatti numerosissimi i resoconti di persone che affermano di essere state avvicinate da queste figure a seguito di un avvistamento di un UFO o di un contatto con le presunte entità provenienti dall’UFO stesso.
Ciò che balza agli occhi dall’analisi della casistica è l’omogeneità di quanto raccontato: soggetti dai tratti orientali con vestiti neri che paiono appena acquistati o con uniformi dell’USAF scenderebbero da Cadillac nere anch’esse nuove di zecca e comincerebbero un’attività di pressante intimidazione allo scopo di spaventare i testimoni e indurli a non parlare di quanto osservato. Spesso costoro fornirebbero pure le proprie generalità e l’ente governativo di provenienza (pare superfluo sottolineare che è un comportamento impensabile da parte di effettivi membri di enti del governo), tutte informazioni che, a una prima indagine, si rivelano subito false. Ma vi sono anche casi in cui vengono fornite generalità in apparenza veritiere, del tipo “sono il maggiore XY”, ma poi si scopre che la persona della base aerea più vicina con questo cognome è morta oppure ha un grado differente, generando così confusione e conferendo un alone di mistero all’intera faccenda.
Da quanto finora esaminato, emerge come la casistica relativa ai Men in Black presenti delle peculiarità tali da far pensare come non ci si trovi solamente dinnanzi ad un’attività di insabbiamento da parte dei governi nei confronti del fenomeno UFO nel suo complesso.
Men in Black nel passato
Per meglio comprendere quanto espresso, risulta essenziale procedere a ritroso nel tempo e cercare di esaminare se, in passato, in periodi in cui ancora non si parlava di UFO e di attività di insabbiamento da parte dei governi, sia possibile individuare dei fenomeni che presentino caratteristiche simili – se non proprio una palese omogeneità – con tutto quanto rappresenta il folklore dei Men in Black.
Come esaminato a fondo dallo studioso americano John A. Keel nel suo “UFO’s: Operation Trojan Horse” (“Ufo: Operazione Cavallo di Troia”), l’ondata di avvistamenti di strane aeronavi avvenuta nel 1896/1897 negli Stati Uniti (quando vi furono centinaia di segnalazioni di oggetti volanti anomali) è stata accompagnata dall’operato di fantomatiche figure che si aggiravano nelle città che sarebbero state luogo di avvistamenti fornendo informazioni come minimo “peculiari”. Ad esempio, nel 1896 un uomo dai tratti asiatici, dagli occhi scuri e sfuggenti, vestito di nero e proveniente da “altrove” (testuali parole) si presentò da un avvocato di San Francisco (come risulta da atti notarili dell’epoca) per avviare una procedura di riconoscimento di brevetto di quanto inventato: un’aeronave il cui funzionamento si basava sull’aria compressa. Simile vicenda, con personaggi differenti, si ripete in varie zone degli Stati Uniti: un personaggio percepito dai locali come estraneo si reca da avvocati o da notai del luogo e fa domanda per iniziare la procedura per ottenere un brevetto, oppure comunica alla stampa di tranquillizzare la popolazione su quanto avverrà nei cieli nei giorni successivi affermando che quanto si avrà modo di osservare non costituisce altro che il frutto di una invenzione particolarmente innovativa.
Sarebbe estremamente facile affermare che si trattò proprio di quanto detto, vale a dire di un’invenzione di una macchina volante, ma così facendo si dimenticano alcune considerazioni che rendono estremamente singolare quanto accaduto:
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Le prestazioni mostrate da tali aeronavi erano totalmente estranee non solo ai livelli raggiunti dalla scienza aeronautica dell’epoca, la quale si trovava agli albori, ma anche ai livelli che sarebbero stati raggiunti nei decenni successivi;
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I progetti di queste aeronavi non hanno condotto ad alcun modello effettivamente brevettato ed operativo;
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Dopo il 1896/1897 nulla si è più saputo di queste aeronavi misteriose e della loro presunta provenienza terrestre;
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I sedicenti inventori, i quali fornivano sempre le proprie generalità ai giornali e ai legali cui si rivolgevano, non sono mai stati reperiti a seguito delle loro brevi comparse per comunicare l’invenzione fatta.
Per quanto concerne la tematica dei Men in Black, balza agli occhi la massiccia presenza di individui di incerta provenienza che percorrevano gli Stati Uniti nel tentativo di tranquillizzare le masse su quanto veniva visto nei cieli. Inoltre sono numerose anche le testimonianze relative alla presenza di queste persone in prossimità delle aeronavi per quanto concerne gli avvistamenti a terra, in ciò denotando come tali soggetti fossero gli stessi che conducevano le aeronavi.
Certo, quanto accade oggi è parzialmente differente nelle modalità, in quanto non sarebbe più pensabile ottenere il risultato di calmare le persone semplicemente lanciando comunicati la cui provenienza verrebbe subito messa in questione.
Di conseguenza, il metodo utilizzato dai Men in Black è mutato, ma l’intento è sempre il medesimo: relegare il più possibile le tematiche ufologiche e far sì che la società non venga turbata da quanto sempre più costantemente avviene nei cieli di tutto il mondo.
Ipotesi e considerazioni
Interrogativo fondamentale, a questo punto, è quello relativo alla provenienza dei Men in Black.
Constatata la loro presenza in anni in cui parlare di insabbiamento delle tematiche ufologiche sarebbe ridicolo, la conclusione a cui si può giungere è che essi stessi siano parte integrante del fenomeno UFO, nel senso che la loro matrice non sia terrestre.
E qui si aprono sostanzialmente due ipotesi, spesso ritenute inconciliabili dai rispettivi fautori.
La prima, che in genere accoglie i maggiori consensi, postula che dietro il fenomeno UFO vi siano una o più razze aliene e che, di conseguenza, i Men in Black sarebbero extraterrestri che cercano di insabbiare e nascondere le tracce della propria attività e della propria presenza sulla Terra. Tale scenario non esclude affatto l’ipotesi che tale opera di insabbiamento non possa venire messa in atto anche da enti terrestri interessati al mantenimento della calma nella popolazione che potrebbe turbarsi per un’eventuale ed improvvisa rivelazione di una presenza aliena.
La seconda ipotesi, la cui prima formulazione è dovuta agli studi di John A. Keel, è molto più articolata e presenta un innegabile fascino. Secondo Keel, l’interpretazione che viene data oggigiorno agli UFO come oggetti di matrice aliena sarebbe nient’altro che l’interpretazione che lo stesso fenomeno UFO intende veicolare nelle persone. Dal momento che ci troviamo nell’era spaziale, questo fenomeno, elusivo per sua natura, tenderebbe a inculcare nelle masse l’idea di una propria matrice esogena. E così, nei secoli, identiche fenomenologie si presentano in forme differenti per meglio adattarsi al livello tecnologico/culturale raggiunto dalla società, per cui in passato si parlava di visite da parte di entità diaboliche, di esseri fatati, di travi volanti, di aeronavi misteriose e, invece, oggigiorno, il fenomeno insinua l’idea di un’origine extraterrestre.
Con riferimento ai Men in Black, alcuni casi non sono niente di più che vere e proprie intimidazioni da parte di agenti di non meglio identificate agenzie governative. Altri, invece, come mostrato in precedenza, presentano tutta una serie di peculiarità inquietanti che inducono a ipotizzare come uno dei due fenomeni tenda a muoversi in maniera mimetica rispetto all’altro e a nascondersi sotto la sua ombra in modo da raggiungere le proprie finalità senza che i più riescano ad accorgersene.
Di UMBERTO VISANI