Nuovo appuntamento con gli articoli inviati in redazione dagli amici di Facciamo Finta Che. L’approfondimento di oggi vuole essere una riflessione sull’attualità, sulla direzione che il mondo moderno sta, lentamente, cercando di prendere e sulle possibili soluzioni per creare, invece, delle società autosufficienti.

Riflessioni sulla società moderna

In questi ultimi anni sentiamo parlare sempre più di impatto e sostenibilità ambientale. Le istituzioni e i loro esperti lanciano continui allarmi e allarmismi sui cambiamenti climatici dovuti all’attività antropica dell’uomo e soprattutto dell’impronta CO2 che sarebbe l’indiziata numero uno per quanto riguarda l’inquinamento. Ma siamo veramente sicuri che ciò che ci viene detto sia una effettiva e corretta analisi del problema inquinamento? Analizziamo i fatti e facciamo alcune riflessioni assieme.

Innanzitutto è bene chiarire che esistono diversi tipi di inquinamento, ma ciò che viene preso in esame dalle istituzioni è solo una parte del totale e nemmeno viene bene inquadrato nel suo complesso.

Iniziamo col dire che l’inquinamento ambientale riguarda tutto l’ambiente e non solo quello atmosferico. La tanto citata CO2 tra l’altro non è nemmeno un inquinante in senso stretto, in quanto si tratta di un gas presente sulla Terra essenziale per la vita, in quanto permette al pianeta di riscaldarsi in modo omogeneo. I raggi solari che arrivano sulla Terra infatti non riscaldano direttamente l’atmosfera (la quale è sostanzialmente trasparente per questi raggi), bensì riscaldano la superficie del pianeta, (che sia essa terreno o acqua) per poi venire in un qualche modo riflessi verso lo spazio. Senza entrare troppo nei dettagli fisici di questo processo, la radiazione subisce un cambiamento nella lunghezza d’onda, accorciandosi ed è qui che entra in gioco la CO2 con l’effetto serra. Tale meccanismo permette la diffusione del calore in modo più omogeneo in tutta la superficie terrestre, garantendo così un clima ospitale alla vita. La CO2 inoltre è un elemento indispensabile alle piante per la fotosintesi, processo attraverso cui le piante assorbendo la CO2 prosperano e rilasciano ossigeno.

Già qui possiamo riqualificare la CO2 non come nemica dell’ambiente, ma parte integrante e naturale di esso. Quindi perché citano tanto la CO2? Il motivo è uno e uno solo, il bilancio annuale di CO2. Cosa significa ciò? Significa che per ogni processo produttivo dove emetto CO2, per pareggiarlo devo impiantare una quota di alberi che possa assorbirla e portare il bilancio a zero; in altre parole se immetto 100 kg di CO2 in atmosfera, devo piantare alberi che assorbano tutti quei 100 kg. Cosa fanno le istituzioni!? Dichiarano guerra alla CO2 e nel contempo tagliano alberi ovunque capita: in città perché danno fastidio o sono pericolanti, perché le tasse noi le paghiamo ma la manutenzione non viene fatta; in campagna invece gli alberi vengono tagliati per lasciar spazio a piste da sci o a campi di fotovoltaici e turbine eoliche per poter caricare le auto elettriche nelle città senza più alberi.

A proposito di auto elettriche, sapete che sono molto più inquinanti di quelle tradizionali? L’auto elettrica non emette CO2 in loco e viene caricata nella migliore delle ipotesi da energia rinnovabile ottenuta da fotovoltaico e impianti eolici laddove prima cerano boschi o coltivazioni. Si inizia a capire che il green promosso (propagandato) dalle istituzioni, non è poi così amico della natura e dell’uomo. Non dimentichiamoci infatti che dall’estrazione al prodotto finale ci sono una serie di lavorazioni che hanno un impatto sull’ambiente ben più grande e grave della CO2. Informatevi su come vengano estratte le terre rare per ottenere i materiali per le batterie, lascio a voi l’onere di farlo, ma intanto vi informo che le zone vengono completamente devastare e stravolte non solo nell’aspetto, ma soprattutto nel loro ecosistema, inquinando falde acquifere e terreni con sostanze tossiche e nocive per piante e animali. Altre considerazioni da fare sono le enormi quantità di CO2 emesse dai macchinari già durante l’estrazione e la lavorazione. A chiudere il cerchio abbiamo le difficoltà di smaltimento delle auto elettriche e dei loro componenti, o meglio delle batterie. Queste ultime infatti se danneggiate hanno l’abitudine di prendere fuoco rilasciando sostanze tossiche e nocive sia nell’atmosfera, sia sul suolo, che assorbendole vanno ancora una volta ad inquinare terreni e falde acquifere.

Da questa analisi riusciamo ora a capire che le soluzioni green non siano vere e proprie soluzioni, anzi fanno parte del problema inquinamento.

L’inquinamento vero è iniziato nell’800 con la rivoluzione industriale e col consumismo che l’ha seguito. Il problema non sei tu con la tua macchina, o le mucche con i loro peti. Il problema è il sistema e il complesso industriale che inquina e devasta l’ambiente, dal cielo al sottosuolo, dalla terra all’acqua, nessuno escluso.

Le città da 15 minuti e le ZTL

Sempre in tema di inquinamento, le istituzioni hanno iniziato a parlare di città da 15 minuti e ZTL ad accesso esclusivo di veicoli ritenuti non inquinanti oppure elettrici. Abbiamo visto che questa non può essere la soluzione né ora, né tantomeno nel lungo periodo. Cosa possiamo fare allora? Innanzitutto prendere coscienza e consapevolezza che qualcosa possiamo farla e dobbiamo farla noi in prima persona, vediamo come.

Le città autosufficienti

Abbiamo fatto il punto e individuato i problemi e ci siamo resi conto che le istituzioni non sono in grado di risolverli, ma anzi spesso ne creano di nuovi.

L’essere umano, al pari di altre creature ha bisogno di vivere in un ecosistema sano per poter prosperare. Il nostro ecosistema attuale per la maggior parte delle persone è fatto di cemento, antenne e smog. Le città hanno sempre meno verde e quel poco che resta spesso viene abbandonato nell’incuria generale, ma tu da bravo cittadino devi pagare le tasse per tutto ciò.

Quindi tiriamo le somme e cosa possiamo fare?

Per chi vive in campagna o in città, il primo passo da compiere è capire quali sono le esigenze sue e della comunità in cui vive. Mediamente, noi tutti abbiamo bisogno di mangiare e di bere, perciò questa è sicuramente una esigenza non trascurabile.

Che si viva in campagna o in città occorre individuare delle aree dove poter produrre del cibo. In campagna è più facile individuare queste aree, quindi non ci dilunghiamo più di tanto, mentre in città diventa tutto più complicato, ma non impossibile.

Le città ideali dovrebbero essere così concepite: grandi spazi verdi comuni al centro della comunità, dove ognuno in comunione si prenda cura delle coltivazioni e degli alberi. Più in periferia altri spazi verdi dedicati all’allevamento brado di animali domestici; le pecore per la loro lana, le mucche lasciate libere di pascolare assieme ai loro vitelli, e per chi volesse il latte o il formaggio può sempre andare a mungere e prendere solo ciò che gli serve; non esisterebbero gli allevamenti intensivi. L’inquinamento da plastiche completamente inesistente poiché sostitute da fibre naturali di canapa (canapa che tra l’altro ha grandissime capacità di assorbire sostanze nocive dai terreni); si avrebbe tutto ciò che serve a portata di mano e tutto verrebbe riciclato per davvero, non consumando energia ma producendola. I rifiuti organici se opportunamente messi a macero in ambienti controllati, hanno due caratteristiche importanti: 1) producono gas metano; 2) diventano ottimo fertilizzante.

Iniziamo dunque a vedere che anche il discorso del bilancio della CO2 comincia a ritornare ad avere un senso. Non c’è bisogno di disboscare foreste per metterci campi fotovoltaici ed eolico, basterebbe fare un uso saggio delle risorse. Con ciò non voglio demonizzare completamente gli impianti eolici e fotovoltaici, anzi, penso che con criterio si potrebbero bene integrare in abitazioni che sfruttino sistemi passivi per riscaldamento e climatizzazione, riducendo così il fabbisogno di regolare elettronicamente temperatura ecc. Esistono infatti sistemi che usando le proprietà della fisica e ottimizzando l’esposizione e l’orientamento, riescono a mantenere l’abitazione in un confort climatico constante e produrre acqua calda in modo naturale.

Abbiamo appena citato l’acqua, elemento essenziale per la vita. Quanti di voi sanno che ci sono modi di purificazione che prevedono l’uso di piante particolari per il trattamento delle acque? Mai sentito parlare di fitodepurazione!? Un sistema fognario dove l’acqua viene prima del tutto depurata da residui organici per poi venire immessa in un sistema di riciclo naturale che la purifichi ulteriormente, magari con qualche sistema idroelettrico di mezzo che ha il duplice vantaggio di produrre energia, ossigenandola meccanicamente. Quest’acqua sarebbe l’ideale per allevamenti di pesce, mentre l’acqua degli allevamenti può essere utilizza ancora una volta per l’irrigazione e idroponica.

Entrare nei dettagli di questi sistemi non vuole essere argomento di questo articolo, in quanto richiederebbe un ben più ampia sviluppo dei contenuti che rimandiamo a sedi più opportune, ma ci siamo resi conto che una realtà senza inquinamento e più armoniosa è possibile.

Questi sistemi non sono fantascienza e non ci farebbero piombare indietro a vivere nelle caverne; naturalmente anche le industrie subirebbero una metamorfosi, poiché la gente avrebbe già tutto ciò di cui ha bisogno: cibo fresco e nutriente tutti i giorni, una casa con tutti servizi, aria pulita e quindi migliori condizioni di vita e di salute. Sempre a proposito di salute, il sistema sanitario funzionerebbe perché direttamente gestito della comunità di questo sistema/città autosufficiente, dove tutti avrebbero interesse a fare la loro parte e a far funzionare le cose, perché così non dovrebbero più pagare qualcuno per farle (male). La gente si sostituirebbe alla pubblica amministrazione per quanto riguarda infrastrutture, sanità e produzione del cibo. Un lavoro e uno stipendio verrebbero comune garantiti dalle industrie locali, ma a questo punto il lavoro non sarebbe più un dovere legato al proprio sostentamento, bensì una sorta di passatempo nel fare qualcosa di utile e che ci piace.

Solo un sogno? No, c’è chi già lo sta facendo, naturalmente servirà qualche decade per riorganizzare le città in questo modo, ma ci sono già piccole comunità vicinali che si riuniscono e coltivano il proprio cibo in orti urbani, altri ancora che hanno deciso di trasferirsi in piccoli borghi abbandonati e di improntarli su questi schemi. Questi pionieri non solo cominciano a produrre da soli il proprio cibo, ma stanno anche piantando i semi per un mondo vivibile.

Utopia è la parola per chi vuole la scusa per non provarci nemmeno. Se oggi viviamo in delle case comode, è perché qualcuno in passato ha deciso di uscire dalla caverna.

Con questa frase lascio a voi riflettere se restare nella caverna o se mettervi in gioco. Nessuno vi giudicherà, è una vostra scelta di vita.

Fateci sapere nei commenti che cosa ne pensate, avete altre possibili soluzioni da proporre?

di Stefano Canneddu

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