L\’Italia, oggi terra di conquista di infetti influencers, virologi e banchieri, è da sempre stata “popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati e navigatori”, così sta scritto nel travertino del Palazzo della Civiltà presso l’EUR a Roma. Anche oggi come allora, chi per volontà e intelletto si è elevato sugli altri per mostrare loro un frammento di verità è stato perseguitato dai suoi contemporanei per la sua eresia.

La cultura e il sacrificio dei nostri avi ci hanno condotto fuori anche dall\’oscuro totalitarismo del Novecento ma non da quello di questo secolo, che sotto il candido manto della salute pubblica cela con l\’inganno il nostro sudario. Il Presidente della Repubblica, i parlamentari, i magistrati, i docenti, le forze dell\’ordine, i medici, coloro che più di tutti avrebbero dovuto vigilare su di Noi, sono diventati essi stessi sostanza del fascismo eterno. Ma come pretendere che fossero altri a vegliare su di Noi, se i nostri stessi padri, se i nostri vicini di casa, se i nostri colleghi, se persino Noi stessi ci siamo rivoltati gli uni con gli altri? Guardiamoci in faccia tutti, mascherati come rapinatori di vita, di respiri e di sorrisi per un virus che ha bisogno di essere cercato ossessivamente per palesarsi e che, se si palesa, ha i sintomi di un raffreddore, con una tessera a scadenza arbitraria che nulla ha a che vedere con la salute e la medicina e che ha trasformato tutto il nostro mondo in una dogana e il nostro corpo da tempio dell\’anima a quello di un virus. Che vi fosse un oscuro virus ad agitarsi dentro di Noi è innegabile. Tale infezione è però del tutto estranea alla microbiologia e pertanto non ravvisabile dai tanto moderni quanto miopi strumenti diagnostici in quanto il nulla, essendo tale, non può essere visto da occhio alcuno.

L\’Italia, che pur si è distinta nella Storia per aver dato i natali a movimenti culturali globali quali l\’Umanesimo, il Rinascimento, il Neoclassicismo o il Futurismo, si è purtroppo distinta nell\’ultimo trentennio per un nuovo paradigma assoluto: il Nichilismo. La fiction ha preso il posto della realtà prima con l’avvento della TV dello spettacolo e poi coi social media, non c\’è voluto molto dunque perché la menzogna si travestisse da verità e penetrasse così mortalmente dentro di Noi. Un’infezione nata dalle parole e che sempre attraverso le parole si è estesa a tutta il mondo. Le parole, seppur vuote, sono importanti, e come il vento, muovono il Mondo. C’è dunque un motivo se han cominciato a ribattezzare i richiami “dosi”, l’assuefazione doveva precedere l’ago, la dipendenza doveva essere inoculata prima nel subcosciente e solo dopo nel corpo. In egual modo non sembrano casuali i nomi assegnati dal Fato nonché dallo Spirito del Mondo ai sacerdoti di questa grottesca Viruscrazia, forse per avvertirci, forse per schernire la nostra cecità. Nei loro nomi già si rivela il loro paradigma, la loro natura, il loro e il nostro destino. La politica e la democrazia hanno così abdicato prima in favore di un Conte natio di Volturara, così chiamata perché terra di avvoltoi, e poi a un Gaius Marius, lo spettro di un nome che richiama alla memoria quella guerra civile che portò alla rovina la Repubblica, seguito da un cognome che sembra imparentarlo al lignaggio dei rettili più che a quello dei Cesari. La medicina e la scienza hanno invece rinunciato alle evidenze sperimentali per abbracciare la fede dogmatica e la cieca speranza. E così in perfetta coerenza decine di milioni di persone sono state prima prosciugate del plasma e ridotte allo status di morti viventi, poi curate dall’attesa vigile e dall’inerte speranza, e infine benedette con l’ultimo sacramento nonché neo opium populi per porre fine alle loro sofferenze esistenziali. Se però è vero che in Natura ogni potenzialità non possa non esprimersi e che ognuno di Noi in questa recita universale che è la Storia non può non seguire la propria natura e il fato ad essa correlata, non bisognerà allora sorprendersi della sorte riservata a chi ha da sempre vissuto supinamente solo nella speranza né se un giorno non troppo lontano si udirà della fine di un Conte da un palo trafitto o di un drago scuoiato.

di Davide Ramunno

Di admin