Il Santuario della Madonna del Boden è situato nel territorio di Ornavasso (VB), grosso borgo (con circa 3300 abitanti) posto all’inizio della famosa Val d’Ossola in Piemonte, e l’ho scoperto una ventina di anni fa mentre trascorrevo un breve periodo di vacanza sul lago Maggiore. Alcuni anni prima che il Santuario divenisse meta di interesse per alcune trasmissioni televisive nell’ambito del “mistero & affini”, che poi sarebbero divenute di moda, imitandosi una con l’altra con poche varianti ed imperversando in tutti i canali. Mi riferisco in particolare a quel personaggio televisivo approdato alla RAI alcuni anni or sono e che ha costruito la sua fama e le sue “posizione di rendita” proprio sulla conduzione di programmi televisivi che si occupano di paranormale o eventi misteriosi e che è stato mirabilmente parodiato con un efficace sarcasmo dal noto comico Maurizio Crozza con gli sketch denominati “Kazzenger”, che intrinsecamente rendono abbastanza conto della qualità ed affidabilità culturale di simili trasmissioni.
Occorre riconoscere che prima di allora, credo siano trascorsi una dozzina di anni dalle prime trasmissioni televisive “misteriche” che si sono occupate del Santuario del Boden, ben pochi conoscevano il Santuario per motivi che non fossero esclusivamente o prioritariamente religiosi e devozionali. Trasmissioni televisive che per quanto fossero inizialmente limitate ad alcune emittenti locali e nazionali ma con utenza modesta (non essendo ne RAI e neppure MEDIASET), hanno comunque contribuito a destare maggiore interesse e quindi anche aumentare l’affluenza di curiosi e turisti domenicali, ancor più quando successivamente l’argomento venne ripreso ed ampliato dai canali RAI e MEDIASET. Ma come sempre avviene in queste circostanze, il fenomeno si rivela quasi sempre effimero, di breve durata. Scemata la curiosità iniziale poi scende come sempre l’oblio, soprattutto in questo caso, essendo difficile prendere atto personalmente di quanto le trasmissioni televisive avevano indicato come fenomenologia caratterizzante il Santuario.
Anticipo brevemente l’argomento, sul quale mi soffermerò maggiormente in seguito, riferendo che si tratterebbe di potenti energie geotelluriche e campi elettromagnetici che emanerebbero dal sito del Santuario e sarebbero percepibili soprattutto all’interno della chiesa, in particolare dietro l’altare.
Non sarebbe certamente la prima volta che un edificio religioso, sia esso un santuario, un convento, un monastero, una cattedrale, una pieve, ecc., si scopra essere collocato su uno di questi punti di forza geotellurica, dove cioè la terra irradia forti energie, che spesso corrisponde anche a siti già scelti dai culti pagani che precedettero il cristianesimo. Sono infatti centinaia gli edifici religiosi insediati su precedenti templi pagani, risalenti anche a molti secoli prima dell’affermazione del cristianesimo.
A volte le stratificazioni archeologiche sullo stesso sito religioso rivelano la sovrapposizione di diversi edifici di culto nel corso addirittura di interi millenni. Ed anch’essi (i templi) spesso venivano collocati in questi luoghi particolari, in genere dotati di sorgenti d’acqua con caratteristiche terapeutiche, come al Santuario del Boden.
Si suppone che i costruttori di questi edifici si rivolgessero preventivamente a delle persone in grado di percepire queste forze, queste energie sprigionate dalla terra, sciamani o radioestesisti ante litteram, come anche a dei rabdomanti per individuare le fonti d’acqua, quando non ancora emerse in superficie, in quanto la presenza di acqua sotterranea è spesso associata a questi siti e corresponsabile della manifestazione e del potenziamento delle forze geotelluriche e delle irradiazioni elettromagnetiche, in una specie di interconnessione sinergica esponenziale. Acqua che a sua volta possiede caratteristiche particolari da renderla spesso “energetica” e terapeutica.
Queste energie localizzate, probabilmente venivano considerate un catalizzatore, un tramite, un vettore che facilitava l’approccio alla divinità (consentiva cioè di pervenire a nuovi o “alterati” stati di coscienza per avvicinarsi alla dimensione divina) e consentiva di cogliere le potenzialità terapeutiche e spirituali che il sito era in grado di fornire.
Da quando si è affermato quel fenomeno socioculturale e modaiolo (peraltro persistente) che dalla metà dell’800 ha assunto il nome di spiritismo, una corrente filosofico culturale e religiosa fondata da Allan Kardec (pseudonimo di Hippolyte Léon Denizard Rivail), con tutte le sue molteplici versioni collaterali e complementari, sia dottrinali che metodologiche, gli individui in grado di percepire queste energie venivano definiti “medium” e successivamente “sensitivi”, fino alla più moderna figura del radioestesista, mentre il rabdomante si può affermare sia sempre esistito, essendone rinvenute tracce della loro esistenza presso le principali antiche civiltà. E qui siamo arrivati al punto: se non si è sensitivi è difficile percepire le energie all’interno del Santuario del Boden, quantomeno occorre disporre di sufficiente “sensibilità”, evitando fenomeni di autosuggestione indotta; occorrerebbe cioè non informare preventivamente coloro che si avventurano all’interno della chiesa, in modo che le sensazioni che proveranno siano spontanee e non indotte inconsciamente ed involontariamente. Ma la maggioranza della popolazione attuale non dispone di queste sensibilità; forse i nostri antichi progenitori, maggiormente a contatto con la natura ed attenti a tutto il mondo sovrasensibile ne disponevano a iosa, ma noi da questo punto di vista, ormai siamo diventati piuttosto “materialisti”, grezzi, direi anche rozzamente raziocinanti, ci siamo inariditi spiritualmente, e se non infiliamo le dita in una presa di corrente difficilmente percepiamo energie, meno che mai alternative.
Questa lunga premessa, nella quale non ho ancora fornito alcuna notizia storica ed architettonica sul Santuario, è una scelta deliberata per non fornire notizie facilmente reperibili in internet o tramite dépliant turistici, ma cercando semmai di trasmettere il frutto di esperienze dirette e di informazioni non facilmente accessibili, se non a pochissimi estimatori della materia e del luogo.
Mi limito pertanto ad accennare che le origini del Santuario sono simili a centinaia di altri, rifacendosi a presunte apparizioni della Madonna, in questo caso con l’immancabile pastorella, e con il valore aggiunto del miracolo, infatti la definizione integrale del sito sarebbe: Santuario della Madonna dei Miracoli, detta del Boden. Boden secondo una variante dell’idioma Walser (popolazione di origine tedesca insediatasi nell’area alpina piemontese della Val D’Ossola e Val Sesia ad iniziare dal XIII secolo) significherebbe semplicemente “piano” o poggio, sul quale è situato il santuario a 475 metri sul livello del mare (anche se una targa posta sul fianco della chiesa riferisce di 500 metri).
Scuserete il mio apparente e riduttivo scetticismo, ma non è l’aspetto religioso e devozionale l’ambito del mio interesse (che non nego possa sussistere e sia giustificato come dimostrano i numerosi – ben oltre un migliaio – ex voto nel Museo annesso al Santuario, che testimoniano le grazie ricevute), se non per giustificare il fatto che successivamente a questo presunto evento miracolistico avvenuto nel 1528, sul sito della precedente cappelletta del Boden venne consacrata un paio di anni dopo una piccola chiesa (di metri 14 x 8), che venne ampliata una prima volta nel 1761, assumendo la conformazione a croce latina, con accesso tramite un atrio con colonnato di marmo lavorato, edificando anche l’annessa abitazione del custode ed assumendo la titolazione di Santuario, ed una seconda volta nel 1825 con la trasformazione della chiesa in un tempio a tre navate, più molteplici altri interventi migliorativi negli anni successivi fino agli anni ’50 del secolo scorso.
Per individuare il contesto storico culturale delle origini del santuario mariano, occorre rammentare che era l’epoca in cui stava prevalendo la religiosità popolare rispetto a quella ecclesiastica istituzionale più colta e severa, la quale spesso censurava i moti devozionali locali che alimentavano un vero e proprio culto verso i santuari minori non autorizzati e riconosciuti dalla chiesa di Roma. In particolare a prendere il sopravvento era il culto della Madonna (della Vergine), che si esprimeva materialmente per il tramite di statue che la rappresentavano, spesso policrome, ma ancora più spesso nere, che inevitabilmente rievocano gli antichi culti pagani di Iside (anch’essa rappresentata con Horus in braccio), ed ancor prima di lei rammento la dea Hanat, anch’essa definita “Vergine dea” (o Dea Madre) e venerata nell’antichissima città cananea di Baalbek (che significa la città di Baal, attualmente in Libano), riconosciuta dagli stessi romani come un luogo di culto antichissimo e da loro denominata Heliopolis, che pare risalga addirittura all’VIII millennio prima di Cristo.
Di fronte a spontanei pellegrinaggi di massa la chiesa cattolica dovette ripiegare dalla sua inizialmente severa lotta alle superstizioni e culti popolari, pervenendo a mediazioni politico economiche, quali la vendita delle indulgenze o la concessione di privilegi, concessi di conseguenza anche al Boden, di cui purtroppo storicamente si hanno tracce documentarie consistenti solo dal ‘700, fino a pervenire nel 1904 anno del Giubileo nel quale il santuario fu prescelto dalla chiesa di Roma come luogo di venerazione, promuovendo un grande pellegrinaggio di fedeli, che giungevano anche da terre lontane (e non solo come in precedenza dal Verbano e dall’Ossola).
L’accessibilità al santuario inizialmente era assicurata da una mulattiera, che rappresentava l’antica via dei pellegrini che si recavano al Santuario, lungo la quale nel ‘600 è stata creata una via Crucis con 14 cappelle percorribile ancora oggi, e poi una strada carrozzabile costruita a fine ‘800 e poi asfaltata a metà del ‘900 e recentemente migliorata con interventi di ingegneria naturalistica, con guard rail di legno, facilmente percorribile essendo larga abbastanza per incrociare un’auto proveniente dal senso opposto, senza dover fare retromarcia, rendendo il percorso fruibile anche a coloro che non guidano volentieri in aree montane.
L’accesso automobilistico al Santuario è favorito da un paio di piccoli parcheggi, uno posto a fianco del piazzale erboso (dove è anche situata la fontanella da cui sgorga l’acqua di cui si è accennato) e l’altro sottostante a poche decine di metri di distanza, utile nel caso di affollamenti per festività e ricorrenze religiose locali.
Il percorso stradale da Ornavasso è molto suggestivo, per la ricchezza naturalistica, essendo il tragitto quasi per intero all’interno di boschi, con scarsa antropizzazione, essendo ben poche le case residenziali visibili lungo il percorso, e con diversi monumenti storici di forte impatto visivo, esteticamente interessanti, alcuni affascinanti, iniziando dai ruderi della Rotonda del Crocifisso (Oratorio costruito dalla Confraternita di Santa Marta nel ‘700 in prossimità dell’antico cimitero), e proseguendo con la Chiesa Parrocchiale di San Nicolao, la Torre Medievale di Ornavasso del XII secolo, il Santuario della Madonna della Guardia, ecc.. Proprio per questo motivo, essendo molti i siti monumentali d’interesse storico e turistico lungo il percorso, percorrendo in auto la strada principale interna ad Ornavasso, la svolta per la strada del Santuario del Boden non è di immediata visibilità, perché sono parecchi i cartelli segnaletici turistici (marroni con caratteri grafici bianchi) che indicano i monumenti rintracciabili lungo il percorso; occorre pertanto rallentare per poterli visualizzare (tra i quali ovviamente c’è quello che indica il santuario del Boden, dove la strada asfaltata finisce). Il punto di riferimento che dovrete prendere è il ponte sul torrente San Carlo, che divide in due Ornavasso ed in quel punto assomiglia ad un canale, subito dopo il ponte dovete svoltare ed inizierete a percorrere la strada per il Boden, che vi condurrà direttamente alla meta senza alcun problema, non essendoci nè incroci e nè svolte da effettuare.
Già solo le emozioni suscitate dal percorso giustificherebbero il viaggio, indipendentemente dalla destinazione finale.
Che il Boden sia una località ricca di storia intensamente vissuta dagli abitanti dei luoghi è dimostrato dalle leggende ancora vive nella tradizione e nel folclore popolare.
La più caratteristica e suggestiva è sicuramente quella dei “Twergi”, una specie di nanetti burloni (come nelle tradizioni irlandesi), vestiti di stracci e fogliame e sempre barbuti, dei quali si riconoscerebbe l’età in base al colore della barba, essendo quelle degli anziani tendente al verde a causa dell’accumulo di muschi e licheni su di essa. Vivrebbero nelle grotte della montagna e nelle fenditure presenti presso il santuario, ma anche nelle miniere delle montagne vicine e nelle cavità dei vecchi faggi, e secondo la tradizione popolare locale sarebbero stati i colonizzatori della valle in epoca medievale, anch’essi di provenienza germanica e giunti al seguito dei Walser.
I Twergi sarebbero i depositari della saggezza e conoscenza tecnica e pragmatica trasmessa alle popolazioni alpine, come le tecniche della lavorazione dei formaggi e del metallo (di cui sarebbero specialisti) ed alcuni accorgimenti utili nella vita quotidiana, come utilizzare la cenere per fare il bucato.
Quanto i Twergi siano interconnessi con la cultura ed il folclore locale è ulteriormente testimoniato dalla favola di Catarinen, una giovane pastorella che innamoratisi di un twergi abbandonò la famiglia per unirsi a lui ed al suo popolo, scomparendo per sempre.
Altro motivo ricorrente del folclore locale è rappresentato dai numerosi racconti sulle streghe, denominate in modi diversi secondo le loro caratteristiche e qualità (spesso per niente malevoli), delle quali vi è ancora traccia toponomastica in uno dei rioni di Ornavasso denominato appunto “Canton di streij”.
Altra credenza popolare, che rammenta culturalmente le origini celtiche dei primi insediamenti presso Ornavasso (di cui sono state ritrovate rilevanti tracce archeologiche, cui accennerò più avanti) riguarda la convinzione che nella notte tra il 1 ed il 2 novembre i morti facciano ritorno alle abitazioni di quando erano in vita; motivo per cui, prima di coricarsi, si poneva loro a disposizione in tavola castagne bollite ed acqua per dissetarsi.
E’ giunto il momento di affrontare gli aspetti “misterici” correlati al santuario, che furono la motivazioni delle trasmissioni televisive cui ho accennato in partenza.
Il santuario emanerebbe una potente energia geotellurica provocata soprattutto dal passaggio sotterraneo di diverse vene d’acqua.
Una ricerca tecnico scientifica indipendente (priva di committenza ma generata esclusivamente dal desiderio di conoscenza), condotta da un’equipe di ricercatori guidati dal dottor Gianpiero Quadrelli con la collaborazione di Aristide Viero (dotato in Italia di una buona reputazione come radioestesista e rabdomante), è stata condotta verso la fine degli anni ’90, la quale ha rilevato tre vene d’acqua che scendendo dalla montagna passano sotto al santuario incanalandosi a breve distanza una con l’altra, concentrandosi soprattutto dietro all’altare, proprio il punto in cui le persone sensibili percepiscono una potente energia sprigionarsi dal suolo, che turberebbe fortemente l’emotività psicofisica di costoro, inducendoli ad allontanarsi dopo pochi minuti, perché non in grado di reggere un tale sovraccarico di energie.
Il percorso delle vene d’acqua che discendono dalla montagna dei Twergi e si incanalano sotto al santuario, secondo il Quadrelli è improbabile sia frutto della casualità della natura ma sarebbe da attribuire all’intervento umano. E’ stata molto probabilmente la mano dell’uomo, consapevole di quello che stava facendo, che ha indirizzato le acque costruendo dei canaletti sotterranei a circa un metro di profondità sotto alla chiesa e di circa 17 cm. di larghezza ciascuno, distanziandoli una quindicina di cm. uno dall’altro, fornendo loro un moto circolare in senso orario, probabilmente per potenziare le energie irradiate all’interno dell’edificio. Che queste acque siano energeticamente potenti è stato rilevato dalla strumentazione impiegata dal ricercatore sopracitato, che con la scala Bovis (dal nome dell’ingegnere francese Andrè Bovis; è un tipo di misurazione utilizzata per quantificare le vibrazioni sottili emanate dal sottosuolo di certi edifici e luoghi), che si esprime in unità Angstrom (prende nome dal fisico svedese Anders Jonas Ångström, uno dei padri della spettroscopia), il valore riscontrato dietro l’altare è stato di ben 19600 Angstrom, che rende il sito uno dei più interessanti per gli appassionati della materia.
Queste misurazioni sono state comunicate successivamente alle ricerche svolte e pubblicate sul libro “Le energie di un Santuario” di Gianpiero Quadrelli, Macro Edizioni, e andrebbero valutate prudentemente e collocate nel giusto contesto; in sintesi sono scientificamente discutibili perché non ci sono termini di comparazione e raffronto con altre ricerche simili; non ci sono metodologie e risultanze condivise (neppure tra le discipline scientifiche cosiddette di frontiera), ed inoltre risalgono a quasi un ventennio fa. Ad esempio per quanto riguarda il riferimento ai risultati ottenuti con la scala di Bovis è risaputo dagli addetti ai lavori che è arduo effettuare una taratura strumentale valida per ogni individuo che utilizzi questo metodo, è di conseguenza impossibile utilizzare questo tipo di mezzo per dare valutazioni energetiche con valore univoco e attendibile. Se dieci persone utilizzassero in loco la stessa metodologia si avrebbero probabilmente dieci risultati diversi.
Per compiere uno studio esaustivo sulle peculiarità “misteriche” del Santuario del Boden, occorrerebbe una ricerca multidisciplinare, in quanto le discipline che dovrebbero intervenire nello studio del sito dovrebbero comprendere la Geobiofisica (termine coniato dall’Istituto GEA, ISTITUTO PER L’ANALISI GEOBIOFISICA DELL’AMBIENTE di Mantova), che riguarda l’interscambio energetico tra il sito e l’essere umano che utilizza le conoscenze geomorfologiche più recenti, petrofisica dei campi elettromagnetici, situazione idrogeologica (scorrimenti idrici confinati e qualità delle informazioni elettromagnetiche condotte e trasmesse dall’acqua), situazione geologica (tettonica regionale e locale, faglie, fratture, contatti stratigrafici, anomali geologiche), e la Geobiologia che si occupa di valutare la presenza di determinate manifestazioni energetiche che possono interagire negativamente con la nostra fisiologia oppure caratterizzare l’aspetto di un sito: reticolo energetico parallelo al nord (detto di Hartmann) e diagonale al nord (detto di Curry) che sono gli unici che hanno avuto riscontro nella ricerca empirica sopracitata. La letteratura ne cita molti altri (Peyré, Kunnen, Benker) che però non hanno avuto riscontro ‘globale’ quindi non vengono presi in considerazione. Nei punti di incrocio dei reticoli sarebbe meglio non sostare, soprattutto durante il riposo notturno, perché si verifica una sovrastimolazione del sistema immunitario che produrrà in un arco di tempo (che varia da persona a persona) delle reazioni autoimmuni.
Quanto sopra riportato, seppur con termini di recente conio ed apparentemente moderni, sono in realtà conoscenze molto antiche, anche se la scienza ufficiale (che sarebbe preferibile definire “scientismo”) tende a disconoscerle, in quanto già migliaia di anni fa, anche presso i romani, ma già ben prima presso gli egiziani, i sumeri, i cinesi, gli indiani, ecc., cioè tutte le più antiche ed evolute civiltà umane, era in uso per la scelta dei siti dove collocare i templi, individuare correnti d’acqua sotterranea e reti geomagnetiche terrestri (la combinazione di falde acquifere o freatiche e microfaglie), ed anche allora si tendeva a modificarne il flusso per potenziarne gli effetti.
Queste conoscenze devono essere pervenute anche ai costruttori delle grandi cattedrali gotiche medievali, che attraverso le loro imponenti e magnifiche opere e particolari costruttivi (come le cupole), indirizzavano le energie in alcuni punti focali interni ai monumenti, favorendo la funzione “occulta” delle chiese, favorendo il raccoglimento, la preghiera, la concentrazione, la coscienza, la rigenerazione, la rivitalizzazione, l’auto-guarigione, ecc.. Alcuni esperti della materia parlano di sovrapposizione delle strutture murarie religiose (di tutte le epoche e latitudini) con le linee magnetiche cosiddette sincroniche (della cui esistenza non sussiste ancora alcuna certezza scientifica), fin dai tempi più remoti, comprese le civiltà megalitiche.
Si deve desumere che fossero perfettamente a conoscenza, pur in assenza di strumentazione tecnologicamente avanzata, dell’esistenza delle reti di Hartmann e di Curry (che sono il fondamento di studio della geobiologia), che sono reticoli energetici, tellurici e geodinamici che avvolgono il globo a distanze e modalità diverse tra loro, sulle quali non mi soffermo invitandovi semmai a documentarvi in rete. Gli addetti ai lavori in questo specifico campo, hanno sempre rilevato nelle loro ricerche effettuate presso le principali chiese (almeno quelle più note dal punto di vista “misterico”), che esse sono sempre collocate in “zone neutre”, dove cioè queste reti geotelluriche non agiscono, in quanto il loro incrocio è spesso pernicioso per la salute umana, ed i cosiddetti “nodi” (incroci) andrebbero evitati come punto di sosta prolungata, in quanto altererebbero l’equilibrio psicosomatico ed omeostatico, indebolendo il sistema immunitario, creando altresì turbamenti neurologici.
Dalla fontana posta nel piazzale erboso antistante il santuario sgorga un’acqua proveniente da una delle canalizzazioni descritte, che venne intubata durante l’anno del Giubileo in previsione del pellegrinaggio che ne seguì, e dalle analisi effettuate in passato risulta essere priva di sostanze organiche e pericolose, che sebbene in tracce, sono spesso presenti (seppur nei limiti di legge) in molte acque minerali e potabili, mentre risulta un discreto contenuto di sali minerali benefici per la salute.
Per amore di precisione devo segnalarvi che questi rilievi sono stati effettuati parecchi anni fa, non ho potuto disporre di dati più recenti, perché nessuna istituzione locale competente da me contattata ha risposto alla mia richiesta di informazioni aggiornate (a conferma purtroppo che il nostro Paese non brilla per efficienza e rispetto dell’utenza e della cittadinanza, non siamo in Svizzera).
Le radiazioni energetiche emesse da quest’acqua risulterebbero di 5700 unità Angstrom (da considerare con prudenza, come da argomentazioni precedenti), che è un valore positivo, in quanto un valore inferiore e decrescente sarebbe sinonimo di scarsa efficacia ed un valore troppo superiore diverrebbe dannoso per la salute.
Sull’importanza dell’acqua a livello biologico è persino superfluo soffermarsi, alcune nozioni sono in possesso di tutti o quantomeno della maggioranza della popolazione, come il fatto che costituisce non meno del 60% del nostro corpo, calando fino al 45% mano mano che si diventa anziani, ed il fatto che essa svolga parecchie funzioni essenziali metaboliche, depurative, nutrizionali, ecc.. Pochi temo sappiano che il ciclo dell’acqua all’interno del nostro organismo è quasi pari a quello lunare, cioè l’acqua che noi ingeriamo sia direttamente che tramite il cibo verrà espulsa dopo circa 28 giorni, quindi permarrà per parecchio tempo dentro di noi, e pertanto la sua qualità è essenziale, essendo ogni acqua diversa dall’altra, sia per quanti microelementi raccoglie nel suo percorso, sia per le informazioni che memorizza e trasporta (sulla “memoria” dell’acqua sono state svolte parecchie ricerche scientifiche: E. Del Giudice, G. Preparata, Bienveniste e tanti altri) e sia per la carica energetica di cui è dotata. Considerando che basta un calo dell’1% del livello di acqua nell’organismo per avvertire i primi sintomi di disidratazione, ci dovremmo rendere conto di quale importanza assuma nella qualità della vita quotidiana, anche se abbiamo tendenza a trascurare questi aspetti come fossero secondari. Come dedichiamo tempo ed attenzione alla scelta dei cibi ed alcuni ancor più sono selettivi coi vini, allo stesso modo dovremmo dedicarci alla scelta dell’acqua che ingeriamo.
In conclusione ritengo che il santuario valga la pena di una visita, che invito ad effettuare anche come punto di partenza per altre esplorazioni locali, in quanto Ornavasso ha una storia di tutto rispetto, essendo state scoperte a fine ‘800 ben due necropoli in località “San Bernardo” e “In Persona”, prevalentemente ad inumazione, risalenti alla cultura leponzio-celtica tra il II secolo a.C. ed il I d.C., con il ritrovamento di alcuni reperti appartenenti alla cultura di Golasecca ed attualmente conservati in un museo del capoluogo Verbania.
Le due necropoli, nelle quali sono state rinvenute complessivamente circa 350 tombe, sono considerate tra le più importanti dell’Italia Nord Occidentale per lo studio della civiltà preromana sulle Alpi, attribuibili all’esistenza di un villaggio celtico di grandi dimensioni.
Inoltre meritano sicuramente una visita il vicino lago di Mergozzo e l’omonima cittadina rivierasca e anche la località di Montorfano, frazione di Mergozzo posta sull’omonimo monte, che oltre ad essere suggestiva di per sé e consentire di godere di un’ineguagliabile panorama sulla foce del fiume Toce e sul lago Maggiore, dispone di una chiesetta romanica dedicata a San Giovanni Battista di ineguagliabile bellezza, ottimamente restaurata, che risale all’XI secolo con alcune vestigia interne (fonte battesimale) che risale al V secolo d.C.
Ennesimo esempio di quanta ricchezza culturale dispone la nostra penisola e di come sia ancora poco conosciuta dai suoi stessi abitanti, che troppo spesso preferiscono effettuare viaggi all’estero anziché dedicarsi a quanto è molto più facilmente visionabile vicino a casa, purché lo si valorizzi facendolo conoscere al maggior numero possibile di persone.
di Claudio Martinotti Doria
(L’articolo è stato scritto con la preziosa collaborazione di Marino Zeppa vicepresidente dell’Istituto GEA, Istituto per l’Analisi Geobiofisica dell’Ambiente).
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Sempre dello stesso autore: IL VAMPIRISMO PUO’ AVERE CONNESSIONI STORICHE? e VLAD L’IMPALATORE
(cliccare sul titolo per leggere l’articolo)