“Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” ( Vangelo secondo Matteo 22,21). Una specularità quella tra Dio e l’uomo così ostentata da non essere vista, come se lo stesso “figlio di Dio” non si fosse mai fatto uomo, come se l’uomo, benché venduto dalla stessa Chiesa come un’immagine divina, non avesse però nulla a che vedere con Dio. Le analogie invece tra l’uomo che più in alto di tutti si è elevato e il Re di tutti i re in quanto l’unico a cambiare l’alloro con le spine, sono così tante e talmente incredibili che non possiamo non scorgere una trama in tutti i sensi “divina”.

Forse sono solo delle bizzarre coincidenze o forse sono l’ennesima prova che gli eventi si reiterano secondo predeterminati schemi, come se vi fosse una matrice, un “linguaggio di programmazione” univoco strutturato da leggi e archetipi universali che vengono applicati “razionalmente” in diversi contesti per fini differenti. Infatti, affinché l’etica universale celata nella novella cristiana potesse raggiungere ogni coscienza individuale, doveva sfruttare un sistema onnicomprensivo che riunisse al suo interno una moltitudine di popoli e culture: l’Impero Romano. E così avvenne. Infatti è proprio agli albori dell’Impero avviato da Cesare – sotto Augusto – che entrò nella Storia Gesù di Nazareth, e non appena la religione cristiana salì sul trono dell’Impero – giunto al massimo della sua estensione – con Costantino il Grande, raggiungendo in questo modo l’apice della sua diffusione, grazie all’editto di Milano e al battesimo dello stesso Imperatore, cominciò il tramonto dell’Impero.

Che Gesù fosse figlio di Dio, facesse miracoli prodigiosi o che fosse realmente resuscitato dai morti, poco importa ai fini della nostra riflessione. La figura di Gesù, storica o mitica che sia, ha infatti rinnovato concretamente il mondo non nei confini, ma nella sua interiorità, affermando una nuova etica universale che voleva abbattere ogni particolarismo individuale e ogni concezione utilitaristica ed egoistica dell’esistenza. La tavola dei valori viene capovolta radicalmente, giacché viene predicato il dare anziché il pretendere, il perdono in luogo della vendetta, l’amore del prossimo anziché l’amor proprio. In virtù del connubio tra l’Impero e il Cristianesimo, non si può non riconoscere in Cesare e Gesù due modelli antitetici ma complementari, due figure legate al medesimo archetipo esistenziale, due uomini che hanno condiviso lo stesso spirito nonché il medesimo destino. Sostenere ciò potrà sembrare un’esagerazione se non un’eresia, ma studiando tutte le fonti (quelle pagane in primis) e le testimonianze che li riguardano emergeranno analogie a dir poco sconcertanti che difficilmente potrebbero essere attribuite alla casualità. Entrambi, infatti vissero letteralmente le stesse identiche tappe esistenziali in quanto incarnavano il medesimo verbo e lo stesso Nous universale che sembra reggere tutti gli eventi del Mondo e della Storia. Spogliando la loro esistenza da tutti quei colori allegorici artificiali che allontanano anziché avvicinare alla verità, non rimarrà che una sola figura, nonché una sola coscienza: lo Spirito del Mondo. Discendente di un Re leggendario annoverato tra i patriarchi del suo popolo, la sua storia si sarebbe avviata dall’attraversamento di un fiume, nel momento della sua rivelazione si sarebbe presentato al suo seguito avanzando su un asino, gli avrebbero servito su un vassoio la testa del suo precursore, acclamato Re dal popolo brandente ramoscelli d’ulivo alla vigilia della sua fine, venduto da un Traditore – poi morto suicida – il cui nome sarebbe stato maledetto nei secoli, condannato a morte il 15 del mese di Marzo da un Consiglio con l’accusa di volersi fare Re, nel suo corpo ormai straziato sarebbe stata affondata la lama di Longino, la veste di porpora regale sarebbe stata il suo sudario e la sua effige sarebbe stata esposta a braccia aperte su un sostegno cruciforme; dileggiato per la clementia dimostrata ai suoi stessi assassini, consacrato postumo come salvatore del genere umano, “figlio di Dio” nonché lui stesso Dio visibile; il suo erede sarebbe stato il suo vicario nonché Pontefice Romano e promulgatore di un nuovo culto religioso. Questa è la storia di Cesare, una storia che alle idi di Marzo del 44 a.C. parlava già di Gesù. Dietro le loro vite, dunque, sembra vi sia la stessa matrice, il medesimo archetipo prodotto dalla coscienza del Mondo; ognuno ha il suo, compreso tu che stai leggendo. Fantasie? Esattamente. Dopotutto, “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.

di Davide Ramunno

Immagine di Gianluca Capaldo (www.capaldoart.com)

Di admin