Ogni fenomeno ha un inizio, una vicenda che viene individuata come la prima di una lunga serie. I presunti rapimenti alieni non sfuggono a questo cliché e, a tal proposito, quanto accaduto a Betty e Barney Hill il 19 settembre di 55 anni fa rappresenta il caso zero per le cosiddette abductions.
Prima di esaminare la loro terribile esperienza nello specifico, è necessario precisare subito come dal rapporto N. 100-1-61, redatto dal Maggiore Paul W. Henderson del 100° Bomb Wing Strategic Command della Pease Air Force Base, emerga un dettaglio di importanza centrale: l’oggetto visto dai coniugi Hill era stato segnalato anche dai radar militari. Qualunque sia l’opinione che ci si potrà formare a seguito di quanto stiamo per esporre, questo dato dovrà rimanere sempre a mente, poiché esso mostra come effettivamente quel giorno un oggetto volante non identificato si trovasse in zona.
I coniugi Hill stavano percorrendo in automobile la Route 3 a sud di Lincoln, New Hampshire, quando notarono dal parabrezza un oggetto brillante in lontananza che si muoveva in cielo verso nord con un angolo di circa 45 gradi dal loro punto di osservazione: il cielo era sereno e l’oggetto aveva una luminosità molto maggiore di qualsiasi stella. Incuriositi, fermarono la vettura per guardarlo attraverso un binocolo: era enorme, di una grandezza (come avrebbe sostenuto in seguito il signor Hill) paragonabile alla distanza tra tre pali telefonici lungo la strada.
A quel punto, l’oggetto in un primo momento cambiò repentinamente direzione dirigendosi verso sud, poi si fermò a mezz’aria e gli Hill poterono osservarlo meglio: aveva una forma a frittella con ali sulle cui estremità vi erano due luci di colore rosso.
L’oggetto incominciò ad abbassarsi in direzione della loro automobile, portandosi, in assoluto silenzio e con un movimento ondulatorio, dall’altra parte della strada sopra un campo a una trentina di metri di distanza. Pur colto da forte paura, il signor Hill raccontò che, per motivi a lui ignoti, si ritrovò ad attraversare la strada e a dirigersi verso l’apparecchio misterioso, giungendo a una ventina di metri da esso. Fu così che riuscì a notare come l’oggetto avesse due sporgenze a forma di pinna che si abbassavano vieppiù e una fila luminescente di finestrini tutt’intorno al perimetro del velivolo.
Nel frattempo la signora Hill, accortasi di dove stesse andando il marito, cominciò a urlare affinché tornasse indietro. Binocolo in mano, Barney Hill esaminò i finestrini e, con immane stupore, si accorse della presenza di una mezza dozzina di esseri che lo guardavano appoggiati contro i finestrini stessi per poi spostarsi, tutti tranne uno, verso un pannello a circa un metro al di sotto della linea dei finestrini.
Fu mentre l’oggetto stava per toccare terra che il signor Hill, per ragioni che non seppe spiegare, ebbe la sensazione di stare per essere catturato. Colto da questo timore cercò di fuggire ma percepì una paralisi ai muscoli che gli impediva persino di voltarsi. Nel mentre, mise a fuoco la figura che continuava a fissarlo dietro ai finestrini e, notando gli occhi molto grandi, il timore si trasformò in puro terrore.
Compiendo uno sforzo di volontà non indifferente, Barney Hill riuscì a muoversi e a fuggire verso la sua vettura urlando disperatamente, sull’orlo di una crisi isterica. Salire in auto, accendere il motore, inserire la marcia e accelerare al massimo furono questione di un sol momento. Intanto Betty, ugualmente spaventata, guardava fuori dal finestrino per cercare di individuare la posizione dell’oggetto, ma non riusciva a vedere alcunché.
Dopo poco, uno strano rumore intermittente cominciò a essere percepibile: un “bip-bip” continuo, proveniente, in apparenza, dal baule dell’automobile. Improvvisamente, un inspiegabile torpore prese entrambi, accompagnato da un formicolio su tutto il corpo. I due coniugi descrissero questo momento come se una sorta di nebbia avesse offuscato le loro menti.
Dopo un po’ di tempo, non quantificabile con precisione da nessuno dei due, il “bip-bip” si ripetè e gli Hill cominciarono a riprendere coscienza. Al primo cartello stradale si resero conto di aver percorso trentacinque miglia, ma non erano in grado di spiegarsi come avessero fatto e quanto tempo avessero impiegato.
Tornati a casa, si accorsero che i loro due orologi si erano fermati e che l’orologio di cucina segnava le cinque: vi erano uno spazio di ben due ore di cui non sapevano fornire spiegazioni riguardo a cosa potesse essere loro successo.
Nelle settimane successive, la signora Hill cominciò ad avere degli incubi in cui veniva portata a bordo del velivolo da strani esseri e il signor Hill iniziò a soffrire di ulcere.
Desiderosi di comprendere cosa stesse loro accadendo, tra il 14 dicembre 1963 e il 27 giugno 1964 si sottoposero a ipnoterapia con lo psichiatra Benjamin Simon, il quale riuscì a far emergere dettagli impressionanti su quanto occorso il giorno dell’avvistamento.
Entrambi, durante l’ipnosi, dissero che, dopo aver fermato l’automobile, vennero avvicinati da un gruppo di esseri che, aperta la portiera, puntarono un oggetto di piccole dimensioni, simile a una matita, in direzione della signora per costringerli a salire a bordo del loro velivolo.
Il modo in cui Barney Hill descrisse i rapitori ha in seguito costituito un vero e proprio stereotipo nella casistica mondiale: pelle grigiastra glabra e di aspetto quasi metallico, grandi occhi oblunghi, un cranio imponente e allungato, due fessure per narici e bocca minutissima, costituita da una semplice linea orizzontale. Tra di loro parlavano in una lingua incomprensibile ai coniugi Hill, con i quali invece si esprimevano telepaticamente in inglese (Barney Hill riferì di non aver ascoltato alcuna voce, ma in realtà si tratta di qualcosa di più complesso e ambiguo della telepatia: egli disse che era come se le parole fossero una parte di sé medesimo, al proprio interno, e la creatura pareva estranea alla produzione concreta delle parole nella sua mente. È chiaro come questo elemento indurrebbe a ritenere almeno parte della vicenda più un fenomeno interiore dei due soggetti piuttosto che un qualcosa avente una controparte fenomenica nel mondo del reale).
Una volta a bordo dell’Ufo, stando a quanto emerso durante le sessioni di ipnosi regressiva, i coniugi Hill furono separati e Betty venne sottoposta a una visita medica nel corso della quale le inserirono nell’ombelico un lungo ago che le causò un forte dolore che cessò nel momento in cui uno degli esseri compì un particolare gesto dinnanzi ai suoi occhi.
Anche Barney Hill venne visitato e riportò nel dettaglio la terribile esperienza vissuta.
Tuttavia, l’elemento forse più intrigante della vicenda è costituito da una mappa che uno dei “Grigi” mostrò a Betty Hill: ella la riprodusse in stato post-ipnotico e raccontò che le fu comunicato che le linee rappresentavano rotte astronautiche.
Un anno dopo questa vicenda, il “New York Times” riportava la notizia della scoperta, nella costellazione di Pegaso, di un oggetto astronomico ignoto, denominato CTA-102, che, secondo alcuni radioastronomi, avrebbe potuto essere artificiale: la somiglianza tra le mappe era fortissima.
Parallelamente a questo, un’insegnante dell’Ohio, Marjorie Fish, incuriosita dalla mappa della Hill, fece una accurata ricerca allo scopo di verificare, in un raggio di dieci parsec intorno al sole, quale sistema solare potesse presentare forme di vita. Dopo aver costruito un modello tridimensionale, partendo dal presupposto che la mappa mostrasse una porzione di cielo visibile dal pianeta d’origine dei visitatori, la Fish giunse alla conclusione che il luogo donde essi provenivano doveva trovarsi nei pressi di Zeta Reticuli, a trentasette anni luce da noi. Occorre tuttavia precisare come questo modello venne fatto oggetto di numerose critiche poiché, esaminandolo con scrupolo, era possibile accorgersi che vi erano numerose differenze.
A ogni modo, non è questo il punto che deve interessare: l’aspetto più significativo, infatti, consiste nella circostanza che, per la prima volta in assoluto, entità non umane inculcano nel rapito l’idea di provenire dallo spazio profondo: non più elfi o demoni, si assiste a un cambio di paradigma in virtù del quale un fenomeno di per sé enigmatico comincia a voler fornire una chiave di lettura ben precisa sulla propria origine, ponendosi come un qualcosa di esogeno ed extraterrestre.
I casi di abductions, in generale, proprio per la straordinarietà delle affermazioni effettuate da chi sostiene di essere stato rapito, richiedono prove straordinarie, di qualità oggettivamente superiore di quelle necessarie per affermare, per esempio, la bontà di un avvistamento. Nel caso Hill, la qualità delle prove è certamente ottima: un rapporto ufficiale relativo all’avvistamento di un Ufo, segni fisici sui corpi di Barney e Betty Hill, gli elementi emersi dall’ipnosi regressiva: tutti fattori che non possono essere ignorati e che forniscono credito alla possibilità che, a prescindere dall’origine, quanto accaduto non sia un prodotto della mente dei due coniugi ma abbia una effettiva “realtà” fisica.
di UMBERTO VISANI