Per questo articolo prendo spunto dal mio romanzo intitolato Figli delle stelle – Le origini. Un testo sul mistero delle nostre origini che fa riferimento alla teoria degli “antichi astronauti”. Una teoria che esula dal creazionismo e dall’evoluzionismo, tant’è che è stata definita anche Terza Via o Intervento Esterno. Secondo questa ipotesi, l’essere umano non sarebbe stato creato da Dio, né sarebbe il risultato della lenta evoluzione naturale come proposto da Darwin. L’evoluzione sarebbe il risultato di un evento esterno, l’opera di esseri civilizzati che hanno raggiunto la Terra per sfruttare le sue risorse. In questo articolo volevo concentrarmi più che altro sulle particolarità del numero 12. Cosa c’entra questo numero con l’intervento esterno?
Se guardiamo l’orologio, lo troviamo lì, lo vediamo nel calendario, nell’oroscopo, persino nella bandiera europea. Forse non ci avete mai fatto caso, ma la nostra vita è permeata dal numero 12. I mesi, le ore diurne e notturne, i segni zodiacali sono 12. Anche nella mitologia questo numero è ricorrente. Oltre al pantheon del monte Olimpo, 12 erano i Titani, le fatiche di Ercole, i paladini di Carlo Magno e i cavalieri della tavola rotonda. In molte società, per effettuare il passaggio nella vita adulta, i riti iniziatici venivano effettuati al compimento del dodicesimo anno, che segna appunto l’ingresso nella pubertà. Anche il nostro corpo è legato a questo numero: 12 è il numero dei nervi cranici, delle vertebre toraciche, delle paia di costole, 12 sono anche i principi fondamentali della nostra Costituzione e le stelle nella bandiera europea.
Nella Bibbia troviamo moltissimi riferimenti a questo numero: i figli di Giacobbe, il numero delle tribù di Israele, dei profeti minori. Gesù viene ritrovato nel tempio all’età di 12 anni e successivamente chiamò a sé 12 apostoli. I pani e i pesci nelle ceste del miracolo erano 12, come anche le porte per accedere alla Gerusalemme celeste.
Il numero 12 aveva un profondo significato anche per la prima civiltà, i Sumeri. Il loro pantheon infatti era formato da 12 Dei. Perché avevano scelto proprio questo numero per formare il Consiglio divino? La risposta in parte la fornisce un famoso e osteggiato ricercatore indipendente, Zecharia Sitchin, che suggerisce l’importanza di questo numero perché, secondo lui, rappresentava i 12 corpi del sistema solare: Sole, Mercurio, Venere, Terra con Luna (considerata un pianeta), Marte, Giove, Saturno, Nettuno, Urano e Plutone. Sì, contandoli sono undici, ma Sitchin indica come arrivare al fatidico numero, egli infatti sosteneva che i Sumeri conoscessero un altro pianeta posto ai confini del sistema solare: Nibiru. I critici contrastano questa ipotesi, sostenendo che nessuno ha mai visto il dodicesimo pianeta, o se togliamo Sole e Luna, il decimo pianeta. Per esaminare la questione dobbiamo far riferimento a un’incisione sumera che in passato ha scatenato molte polemiche e che ha attirato le critiche del mondo scientifico. Questa incisione, nota con la sigla VA/243, attualmente è conservata nel Vonderasiatishe Museum di Berlino. Per analizzarla faccio riferimento ancora una volta allo studioso azero. In questa raffigurazione di migliaia di anni fa, secondo Sitchin, quello al centro è il Sole e attorno gli orbitano undici cerchi, che considera pianeti.
Era forse questo il motivo per il quale il 12 era così importante, perché rappresentava il sistema solare?
La raffigurazione del sigillo, affiancata al poema Enuma Elish, titolo che indica le prime due parole del testo, ha dato modo allo studioso di elaborare una teoria che ha fatto molto discutere. Sitchin suggerisce che il sigillo rappresenti il nostro sistema solare in scala. In questo altorilievo sarebbe riportato il famoso pianeta X (decimo), o dodicesimo se teniamo conto del Sole e della Luna.
Meglio andare per ordine. Nel 1966, l’astrofisico Carl Sagan scrisse nel libro La vita intelligente nell’universo quanto segue: “Nell’illustrazione del sigillo VA/243 possiamo notare che il cerchio centrale è circondato da raggi e che può essere identificato molto chiaramente come un sole o una stella, ma come dobbiamo interpretare gli altri oggetti che circondano la stella? È quanto meno un assunto naturale che rappresentino pianeti.”
I Sumeri sapevano già che il Sole era al centro del nostro sistema e che i pianeti gli gravitavano attorno? Questo popolo ha anticipato per davvero Copernico e Galileo di migliaia di anni?
A queste domande Sitchin risponde sì. È possibile che questo popolo avesse informazioni che noi abbiamo scoperto solo nell’ultimo secolo? Anche a questo quesito Sitchin risponde di sì. Egli sostiene che nella raffigurazione presa in esame i pianeti hanno dimensioni e distanze che ancora oggi possiamo osservare con il telescopio. Mercurio è rappresentato come il pianeta più piccolo. La Terra, grande quanto Venere, è accompagnata dalla piccola Luna. Marte è più piccolo della Terra e di Venere ma più grande di Mercurio e Luna. Giove, il pianeta più grande, è vicino a Saturno; più in là due pianeti corrispondono a Urano e Nettuno. Quindi il sigillo disegna in gran parte la situazione che troviamo ancora oggi osservando il cielo con potenti telescopi.
Giusto comunque segnalare alcune anomalie.
Plutone.
Sul sigillo sumero, questo pianeta, invece di essere posizionato dopo Nettuno, era disposto fra Urano e Saturno. Inizialmente, Plutone poteva essere stato un satellite di Saturno e il passaggio del misterioso dodicesimo pianeta lo avrebbe strappato dalla sua posizione originaria. A causare questo stravolgimento sarebbe stato Nibiru, entrato nel sistema solare, non nella direzione orbitale del sistema stesso (antiorario), ma nella direzione opposta, muovendosi in senso orario. Ecco perché ancora oggi Plutone ruota attorno al Sole sullo stesso piano degli altri, ma è fuori squadra di 17 gradi.
L’anomalia più grande.
Nibiru sarebbe stato attirato nel sistema solare per un’anomalia cosmica, probabilmente l’esplosione di un corpo celeste relativamente vicino al sistema solare. Secondo Sitchin, questo era un pianeta grande tre/quattro volte la Terra, entrato nel sistema solare ruotando con un’orbita ellittica contraria a quella degli altri pianeti. Il suo periodo orbitale sarebbe di 3.600 anni. Sempre secondo lo studioso azero, questo pianeta sarebbe stato abitato da esseri intelligenti giunti sul nostro pianeta 445.000 anni fa, perché il loro pianeta era diventato invivibile a causa dell’atmosfera irrespirabile. Tuttavia non ci sono certezze sull’esistenza di questo pianeta e, proprio per questo, molti accademici hanno criticato Sitchin. Ecco le critiche più comuni che gli hanno mosso.
Prima critica
I Sumeri potevano osservare Nibiru perché in possesso del telescopio? La domanda è puramente retorica. Allora, chiedono i critici, come facevano a conoscerlo, visto che anche con gli attuali sistemi tecnologici non siamo in grado di vederlo? La risposta di Sitchin: i Sumeri non avevano visto il pianeta con i propri occhi, ma ne conoscevano l’esistenza grazie alle rivelazioni degli Anunnaki, coloro che vi abitavano. Adorati come Dei, questi alieni avevano fornito le informazioni necessarie a coloro che sarebbero poi diventati i loro referenti: re e sacerdoti.
Seconda critica
Parlando specificatamente del sigillo VA/243 i critici sostengono che quello al centro non possa essere il Sole perché nella maggior parte delle raffigurazioni antiche questo era rappresentato come un cerchio. Forse, aggiungo io, questa diversità è dovuta al fatto che in questo caso il Sole va inteso come sistema solare e non come disco che illumina la Terra con i suoi raggi.
Terza critica
Sempre gli accademici sostengono che il sigillo possa rappresentare la costellazione delle Pleiadi.
Al centro dell’altorilievo non sarebbe rappresentato il Sole, ma una stella generica, la quale, abbinata ai cerchi della rappresentazione, che i critici considerano stelle e non pianeti, indicherebbe le Pleiadi. Allora perché questi cerchi sono più di sette, visto che le Pleiadi sono solitamente rappresentate da questo numero di stelle?
Quarta critica
Sempre i detrattori di Sitchin sostengono che, se i Sumeri fossero entrati in contatto con gli extraterrestri, questi avrebbero dovuto citarli nelle tavolette arrivate ai nostri giorni, ma ciò non accade. Questa è la critica meno sensata. Si può credere o meno alla teoria proposta da Sitchin, ma dobbiamo constatare che in ogni tavoletta si parla di questi esseri che venivano considerati come Dei.
Quinta critica
Nella parte del sigillo che solitamente non viene mostrata, c’è un cerchio isolato. Cosa rappresenta? In questo caso, se lo contassimo, il sistema descritto dai Sumeri non sarebbe più di 12 elementi, ma di tredici. Due ipotesi. La prima: rappresenta Nibiru prima dell’entrata nel sistema solare. La seconda: raffigura il corpo celeste esploso che ha causato l’entrata di Nibiru nel sistema solare.
Sesta critica
Se Nibiru esistesse, perché non lo abbiamo ancora individuato? Eppure possediamo strumenti sempre più sofisticati, a partire dal telescopio Kepler. Voglio tener presente quanto detto dalla Nasa poco tempo fa. Anche se questo pianeta non è mai stato individuato, studiosi che lavorano in quell’ente, hanno asserito che non si esclude la presenza di un pianeta dalla grande massa all’estremità del sistema solare. Come possono fare questa affermazione? Presto detto. Al confine del sistema solare sono presenti forti perturbazioni e, molti oggetti ghiacciati che si trovano nella cintura di Kuiper, mostrano turbamenti e alterazioni della propria orbita. Quest’ultima inoltre è inclinata di trenta gradi verso il basso più del piano su cui orbitano i pianeti. Quindi anche se non abbiamo prove e non possiamo essere certi della sua esistenza, abbiamo però alcuni indizi che non escludono con certezza quanto affermato da Sitchin.
Dopo aver fatto questa disamina però voglio proporre una ipotesi diversa da quella di Sitchin, infatti credo che il 12 non sia legato al numero dei pianeti presenti nel sistema solare. Il declassamento di Plutone nel 2006 da pianeta a planetoide, di fatti, fa crollare il castello costruito su questa base. Calcolare il numero dei pianeti all’interno di un sistema è opinabile e basta una classificazione diversa, come avvenuto per Plutone, e un pianeta sparisce di colpo.
Ma allora, da cosa deriva l’importanza del numero 12?
Penso che gli Anunnaki, fossero caratterizzati dall’esadattilia, sei dita per ogni arto: mani e piedi. Questa era una loro caratteristica biologica che li contraddistingueva, un elemento destinato a scomparire col tempo in conseguenza dei frequenti accoppiamenti dei Visitatori con le femmine terrestri, per loro natura pentadattili. Questo spiega l’importanza del numero 12 nella storia dell’umanità e il suo continuo richiamo in ogni ambito. Il 12 collegherebbe l’uomo agli Dei, alla nostra origine.
Vi siete mai chiesti perché gli antichi sistemi di calcolo mesopotamici erano duodecimali, cioè basati sulla dozzina? I Sumeri, la prima grande civiltà del nostro tempo, lo utilizzavano in ogni settore, ma fate bene attenzione, questo metodo di calcolo non è mai scomparso del tutto. I riferimenti alla dozzina sono ancora tanti, solo che non ce ne accorgiamo perché distratti dalla confusione del quotidiano. Ad esempio, ne abbiamo un residuo nel computo del tempo, basti pensare ai minuti e ai secondi. Sessanta difatti è un multiplo di 12. Ma perché gli antichi avevano scelto proprio questo numero come base per i propri calcoli? Per rispondere, porrò un’altra domanda. Perché ora utilizziamo il sistema decimale? Basta guardarsi le mani per avere la riposta. Solo una questione pratica: abbiamo dieci dita. Un tempo non era così. Quando camminavamo al fianco degli Dei, gli individui con 12 dita erano la maggioranza, poi il meticciato ha portato alla scomparsa dell’esadattilia decretando il trionfo dei terrestri pentadattili e del sistema decimale. Questo ci ha allontanato dalle nostre origini, ma il 12 è rimasto latente nella nostra storia. Un ricordo indelebile, un legame con chi ci ha creato. Ci sono prove dell’esistenza di esseri con dodici dita?
Sì, ce ne sono molte.
Posso citare i Taltos, una misteriosa popolazione, antenata del popolo ungherese. Una tradizione siberiana mantenuta viva nella cultura magiara, parla di esseri soprannaturali provenienti dal cielo a bordo di una splendente nave celeste. Esseri giganteschi e con sei dita per mano.
Una leggenda brasiliana di tribù amazzoniche parla di vascelli scintillanti scesi dal cielo. Questi visitatori portarono la conoscenza agli uomini, erano giganti di carnagione chiara, barba folta e sei dita alle mani e ai piedi.
Esiste una tribù in Ecuador, i Waorani, dove la polidattilia è prevalente.
In Argentina si trova una grotta particolare, la “Cueva de las manos” così chiamata per le incisioni rupestri rappresentate dalle mani, molte delle quali hanno sei dita.
Anche nell’Antico Testamento, precisamente nel libro di Samuele, si parla di esseri con sei dita:“Ci fu un’altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita: anch’egli era nato a Rafa” (Samuele 2 Capitolo 22)
Perché crediamo che una vergine possa partorire un figlio, che un uomo sia risorto dalla morte e non crediamo sia possibile l’esistenza di esseri esadattili giunti dallo spazio? E se derivasse proprio da questo l’importanza del numero 12?
di Davide Baroni