Sulla scia di precedenti articoli, torno volentieri a parlare di Atlantide, questa volta farò riferimento a una curiosità legata alla riproduzione delle anguille. Sembra incredibile, ma anche la storia della deposizione delle loro uova potrebbe essere legata alla scomparsa di Atlantide.
L’anguilla è un pesce misterioso, per secoli i biologi si sono chiesti come si riproducessero. Pensate che Aristotele riteneva che nascessero spontaneamente dal fango. Solo all’inizio dell’Ottocento alcuni studiosi hanno scoperto che le anguille si riproducevano proprio come tutti gli altri animali. Ancora, però, non se ne conosceva la modalità esatta. Soltanto grazie a un costante e attento studio si è capito il motivo per cui non si possono osservare contemporaneamente un esemplare larvale e uno adulto: le anguille si riproducono in un luogo diverso rispetto a quello dove vivono. Questo vale sia per le anguille del Nord America (Anguilla rostrata) che per le anguille europee (Anguilla anguilla), comprese quelle italiane.
Tutte le anguille, nessuna esclusa, nascono nel Mar dei Sargassi. La migrazione degli esemplari sessualmente maturi inizia dalle acque dolci o salmastre dei fiumi dove questi pesci vivono. L’istinto riproduttivo è talmente forte che le anguille dei laghi o degli stagni non esitano a uscire dall’acqua e a raggiungere il fiume più vicino, strisciando come serpenti, per poi raggiungere il mare. Questo passaggio sulla terra solitamente avviene durante la notte, soprattutto in condizioni di pioggia o di erba bagnata dalla rugiada, che consente ai pesci in migrazione di evitare la disidratazione.
Quando raggiungono il mare, gli esemplari subiscono notevoli mutazioni come ad esempio l’aumento della dimensione degli occhi e la degenerazione dell’apparato digerente, in quanto l’anguilla durante la migrazione smette di nutrirsi. Attraverso itinerari poco noti, questi pesci raggiungono l’area del Mar dei Sargassi, nell’oceano Atlantico, dove depongono le uova e poi muoiono.
Alcuni mesi dopo la schiusa dell’uovo, il giovane esemplare compie il viaggio di ritorno, anche se non torna nell’esatto luogo da dove proveniva la madre, come invece fanno i salmoni. Le anguille nordamericane impiegano un anno per tornare da dove i genitori sono partiti, quelle europee tre anni. In questo arco di tempo maturano e diventano giovani esemplari detti “ceche”. Al termine della loro esistenza, faranno di nuovo quel lungo viaggio per procreare nuovamente, in un ciclo continuo.
Perché le anguille compiono questo lungo viaggio? C’è qualcosa nella loro memoria genetica che le spinge ad andare a riprodursi e a morire, nel Mar dei Sargassi?
Il Mar dei Sargassi è una zona dell’Oceano Atlantico compresa tra gli arcipelaghi delle Grandi Antille a ovest, delle Azzorre a est e delle Bermuda a nord. Si tratta di un mare aperto, in quanto i suoi confini non sono delimitati da masse continentali, ma dalla presenza di alcune correnti oceaniche: a ovest dalla Corrente del Golfo, a nord dalla Corrente Nord-Atlantica, a est dalla Corrente delle Canarie e a sud dalla Corrente Equatoriale Nord. Si caratterizza per una ricchissima vegetazione di alghe del genere sargasso, da cui la denominazione di questo tratto di mare che misura quasi 7 milioni di chilometri quadrati, per una profondità di 7 mila metri.
In primavera le anguille depongono le uova a una profondità di 450 metri, quando le acque hanno una temperatura di circa undici gradi. Le anguille americane si fermano in un’area più ad ovest rispetto a quelle europee, ma grossomodo le zone di pertinenza coincidono. Il Mar dei Sargassi è di certo un’area tranquilla e riparata, assomiglia più a una prateria che a un mare, ma questo non basta a giustificare i 7 mila chilometri di viaggio che percorrono le anguille. Probabilmente è la memoria genetica atavica che le spinge as replicare i comportamenti dei progenitori, continuando a reiterare azioni che forse non hanno più il senso originario, ma che trovano un’eco nel loro DNA.
A questo punto si può azzardare un’ipotesi: forse 12 mila anni fa, dove oggi c’è solo acqua, c’era un’isola, una terra simile a quella dove oggi vivono le anguille. Probabilmente un’area ricca di fiumi, canali e laghi, proprio nel punto in cui oggi si trova la coltre d’alghe del Mar dei Sargassi. In poche parole, forse le anguille, per istinto o per un corredo genetico, ricordano l’esistenza di una terra che oggi non c’è più e che l’uomo ha dimenticato al punto di arrivare a negare la sua stessa esistenza: questa terra probabilmente un tempo si chiamava Atlantide.
Questa è solo un’ipotesi, ma non la scarterei a priori.
di Davide Baroni
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- Sul canale Facciamo Finta Che ci siamo più volte occupati di questo argomento, anche con l’amico Davide Baroni:
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