Il Segreto Geometrico della Piramide Cestia

Questo studio nasce da un’intuizione. Geometrie da noi (autori) a lungo visualizzate e indagate attraverso il disegno hanno fatto scaturire un’ulteriore scintilla che ci siamo apprestati a verificare ed esporre traducendo il tutto nel lavoro a seguire. 

In antichità a Roma esistevano varie piramidi – 13 secondo alcune fonti. Di tutte queste oggi ne rimane solamente una situata in zona porta San Paolo e nota come piramide Cestia in quanto fatta edificare da Caio Cestio. Costui era un sacerdote dell’ordine degli Epuloni e dispose che tale opera, destinata ad accogliere le proprie ceneri, fosse costruita nell’arco di 330 giorni. A vista d’occhio si nota che le proporzioni della piramide Cestia si distaccano da quelle della Grande piramide di Giza per cui potremmo chiederci a quali proporzioni risponda il monumento romano o anche quale simbologia voglia esprimere.

Teniamo un attimo in sospeso questo argomento e spostiamoci nel tempo e nello spazio per arrivare nel XVII secolo alla corte di Praga ove troviamo Rodolfo ll d’Asburgo, sovrano molto interessato all’alchimia. Ricordiamo tra l’altro che anche Giordano Bruno trascorse un periodo presso di lui presentandosi con l’opera Centosessanta articoli contro i matematici.

Nell’ambito della corte di Rodolfo II gravitava anche Michael Maier medico alchimista e musicista di formazione paracelsiana, ritenuto tra i principali teorici della tradizione rosacrociana, noto per aver concepito e pubblicato un’opera alchemica molto nota dal titolo Atalanta fugiens. L’emblema XXl di tale opera ci fornisce il concetto di pietra filosofale e l’autore ne dà una indicazione geometrica corredata di un disegno. Un personaggio dotato di compasso traccia su una parete di mattoni un cerchio all’ interno del quale c’è un triangolo che contiene a sua volta un quadrato con il suo cerchio inscritto per concludersi con le figure di un uomo e di una donna entrambi nudi. Ai piedi del personaggio si notano oggetti poggiati a terra. Cosa ci sta trasmettendo Maier?

Per l’interpretazione geometrica riteniamo imprescindibile la esecuzione dell’emblema attraverso il nostro metodo senza misura affinché ci si svelino gli archetipi che sostengono il simbolo in questione.

Il testo allegato all’immagine recita:

Fai un cerchio dell’uomo e della donna e traccia al di fuori di esso un quadrato e fuori del quadrato un triangolo. Poi disegna un cerchio ancora attorno e avrai la pietra dei filosofi“.

Dai nostri disegni, eseguendo gli elementi nell’ordine in cui vengono descritti, è emerso che la relazione che ci permette di ottenere il triangolo successivo al quadrato citato è costituita dalla proporzione argentea. Ciò significa che il triangolo ottenuto è in realtà lo spicchio di un ottagono avente l’angolo in sommità di 45 gradi. Come accennato sopra, ai piedi del personaggio presente nell’emblema si nota un foglio simile ad un cartiglio all’interno del quale è disegnato con poca precisione un poligono. Osservando attentamente possiamo riconoscere che si tratta di un ottagono. Il valore simbolico di questo poligono è altissimo, basti pensare che lo si trova molto spesso quale generatore di tiburi e cupole nel punto cruciale dell’intersezione fra transetto e navata nelle chiese. Geometricamente l’ottagono regolare è caratterizzato dalla proporzione argentea, ma da nostri studi, con una piccola approssimazione centesimale, possiamo collegarlo anche con la proporzione aurea. Ciò, secondo le nostre conoscenze, avviene solo in questo poligono cioè essere contemporaneamente relazionabile sia alla proporzione argentea che a quella aurea.

Avendo dunque così chiarito quale tipo di triangolo esprima la pietra filosofale di Maier, abbiamo voluto verificare la nostra intuizione secondo cui la piramide Cestia fosse costituita esattamente dallo stesso tipo di proporzione del triangolo. Ebbene la verifica grafica di sovrapposizione tra il disegno della piramide Cestia e quello dell’emblema di Maier ci ha dato ragione.

Per ulteriore verifica abbiamo cercato in rete le dimensioni della piramide Cestia. Dalla matematica sappiamo che ogni poligono è caratterizzato da un numero fisso esprimente la relazione tra la il lato e l’apotema. È quindi facilmente reperibile il numero fisso dell’ottagono che è 1,207; eseguendo il rapporto tra base e altezza della piramide Cestia si ottiene il rapporto da confrontare con il numero fisso.

Abbiamo quindi consultato alcune fonti e reperito coppie (base e altezza) di misure.

Una indicazione ce la fornisce Goethe dalle note che accompagnano il suo disegno eseguito durante il soggiorno romano: “Il monumento, largo 30 m per lato, su una sottostruttura in travertino, con anima in ghisa e rivestito all’esterno da spesse lastre di marmo, si eleva per 37 m”.

La Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio fornisce la seguente nota: “La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 metri di lato, è composta da un nucleo di opera cementizia con cortina di mattoni”.

Infine, Simone Santucci per Roma Sotterranea scrive: “La base, a pianta quadrata, ha un’estensione di 100 piedi mentre l’altezza è di 125 piedi, rispettivamente 29,50 e 36,40 metri.

Considerando affidabili le dimensioni di altezza 36,40 e base 29,50 ne eseguiamo il rapporto ottenendo 1,23 da comparare con il valore matematico di 1,207.

Il piccolo scarto decimale su una struttura del genere ci sembra assolutamente accettabile per poter considerare verificata la nostra intuizione. Avendo fin qui argomentato la corrispondenza geometrica tra l’emblema di Maier e la sezione della piramide, proviamo a esplorarne i contenuti semantici tenendo presente che, secondo la Sapienza Misterica, il significato dei Numeri e delle figure geometriche era completamente rivelato solo per mezzo dell’Iniziazione. Attualmente non possiamo fare altro che accostare i vari frammenti d’insegnamento metafisico con la conoscenza della geometria e matematica profana.

Procediamo con l’interpretazione degli elementi geometrici secondo la sequenza descritta da Maier quindi con: ”Fai un cerchio dell’uomo e della donna” e indaghiamo il valore di questo passaggio.

Il Cerchio intero è l’Unità divina da cui tutto procede e cui tutto ritorna. “Deus enim et circulus est”, dice Ferecide, nel suo Inno a Giove, enunciato che era considerato un assioma ermetico.

E’ anche il Non Numero, l’Indeterminato, lo Zero tenendo presente che Lo Zero, in matematica è il risultato della somma di tutti i numeri positivi e negativi, reali e immaginari, cioè il Tutto.

Il Cerchio con il punto al centro diventa la Monade.

La Monade ingenerabile, imperitura, incomprensibile, contiene in Sé un altro Essere, una Coppia Maschile e Femminile, che Platone chiama il Medesimo e il Diverso, Spirito e Materia. Il simbolo è quello della Dualità o Polarità, di Due Sfere gemelle entro il Cerchio di Luce.

Ciò spiega bene il primo passaggio dell’emblema maieriano. Noi, al posto delle due figure abbiamo utilizzato le vesiche ottenute, naturalmente, duplicando il cerchio iniziale. Questa procedura consente sia di rendere visibile il centro del Cerchio primo che di ottenere le due “entità” gemelle al suo interno.

Il passaggio successivo recita: “e traccia al di fuori di esso un quadrato

Il Quadrato è una figura antidinamica, ancorata sui quattro lati, rappresenta l’arresto. Esprime la perfezione del mondo materiale, al fine di poter poi conseguire la perfezione spirituale. Nel nostro caso, fin qui, abbiamo quindi un quadrato che contiene un cerchio ossia l’infinito dentro il finito.

Siamo al terzo passaggio formale che recita: “fuori del quadrato un triangolo”.

Per i pitagorici il Triangolo è il principio della generazione. Infatti tutti i poligoni e tutti i poliedri possono essere creati attraverso i triangoli.

Sono classificabili in vari tipi. Quello che si ottiene, nel nostro caso, è un triangolo isoscele al quale la Sapienza misterica attribuisce l’identificazione con la figura del daemon : “Per Platone, I daemon sono esseri intermediari fra gli Dei ed i mortali. Il Demone di Socrate è la parte incorruttibile dello uomo, l’uomo reale interiore”.

Esplorando ancora questa tematica troviamo il seguente riferimento:

Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine, un disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino“.

James Hillman da “Il codice dell’anima”.

Proseguendo:

Quando si abbandona tutto ciò che si è costruito, per volgersi verso altri orizzonti, si dà ascolto a una voce maturata dentro di sé. Quello che a un osservatore esterno può apparire il risultato di coincidenze fortuite, è invece il risultato di un lungo lavoro psicologico sulle proprie ferite, di una sofferta elaborazione delle problematiche interiori. Solo il paziente riandare alle immagini, ai complessi può consentire di udire la chiamata e di mutare il corso della propria vita. Coloro i quali sono riusciti a esprimere in modo creativo la loro dimensione interiore hanno sperimentato questo richiamo proveniente dalle profondità dell’anima.”
Aldo Carotenuto, “
La chiamata del daimon

Essendo il triangolo un poligono, è caratterizzato da Angoli.

Secondo la Sapienza Misterica l’angolo costituisce l’elemento di collegamento tra due lati. Ananda Coomaraswamy scrive che in varie lingue le parole che significano angolo sono spesso in rapporto con altre che significano testa (in greco, kephalê) ed estremità. La parola araba di angolo rukn designa le estremità di una cosa, cioè le sue parti più remote e di conseguenza più nascoste, assumendo il significato di “segreto” o di “mistero”; il suo plurale arkân si avvicina al latino arcanum. Inoltre, rukn ha anche il senso di “base” o di fondamento.

Il poligono con i suoi “n” lati che collegano i vertici, circoscrive un mondo, un perimetro, una porzione nello spazio che geometricamente è l’area del poligono che rappresenta il limite entro cui agisce quell’Intelligenza Cosmica descritta da uno specifico numero o poligono.

l numero dei vertici “n” è la prima rappresentazione formale del Numero in sé. I Punti che rappresentano i vertici sono i centri d’irradianti Cerchi di Energia. Il numero Tre è il primo numero che ammette una rappresentazione di superficie, un Triangolo.

Gli “n” lati sono in relazione con gli “n” triangoli isosceli cui superfici sommate formano l’area del poligono, il luogo sacro dove si concentrano tutte le energie materiali e spirituali.

Abbiamo poi specificato che il triangolo isoscele in questione, ripetuto opportunamente, genera l’ottagono. Vediamo dunque come tale poligono è descritto dalla Sapienza misterica.

L’Ottagono dai Pitagorici era ritenuto una delle figure geometriche più armoniose. L’angolo fra due lati dell’Ottagono è 135° cioè 5×33, gli otto angoli formano il numero 1080, ricompare il 108 legato alla limitazione della divinità nella forma. Il numero delle diagonali è [n·(n-3)]/ 2, con n=8 il risultato è 20.

Contiene in sé due tipi di stelle:
– l
’ottonario che è costituito sostanzialmente da due quadrati ruotati di 45 gradi uno rispetto all’altro,
– il
tesseratto le cui punte formano tra loro angoli di 90 gradi e che costituisce una della proiezioni dell’ipercubo nella nostra dimensione.

Attraverso le sue diagonali si può ricondurre alla simbologia della Rosa dei Venti (che, secondo noi, esprime l’aspetto dinamico dello Spirito).

In base a concetti e collegamenti fin qui esposti, aggiungiamo una ulteriore nostra lettura archetipica: la vera Architettura è quello strumento attraverso il quale la Geometria (intangibile, astratta, CRISTallo del Pensiero- come è stata definita da A. Marotta e M.L. De Bernardi) si fa Materia. Per questo possiamo ritrovare concetti archetipici, simbolici in luoghi lontani nel tempo e nello spazio, ma ispirati da idee illuminate generate da una sorta di iperuranio platonico che si mettono a servizio delle vie iniziatiche e di chi le percorre al fine di supportarne la Realizzazione.

di Lorena Marconi e Michele Petracca

Riferimenti:

http://www.goethezeitportal.de/index.php?id=2257
Goethe, Viaggio in Italia, 10 novembre 1786.

https://www.romasotterranea.it/piramidecestia.html?fbclid=IwY2xjawHsYR9leHRuA2FlbQIxMAABHa8qgsgMnp0jJwuZ701SgPb
cO7eQEXLipK_tzSij9BHG18M8NwoMGq5I0w_aem_kesaWAiFDkpq9mCXTihPrA

https://www.sapienzamisterica.it/geometria-pitagorica-i—poligoni-regolari.html

https://www.eticamente.net/61907/il-codice-dellanima-di-james-hillman-ognunodi-noi-nasce-con-una-vocazione.html

 

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