Bisogna ammettere che la Storia ha un gran senso dell\’ironia. Proprio nel sacro “giorno della memoria”, mentre milioni di pecore e ignari agnelli sacrificali danzavano sulle note del solito valzer antifascista, la regia dello Spirito del Mondo ha mandato in onda uno spot dello stesso triste film del Novecento. Un “reboot” hollywoodiano più tragico che comico che sbancherà letteralmente botteghe e botteghini. Nihil sub sole novum verrebbe quasi da dire, ma solo perché non abbiamo ancora contato le vittime di oggi e di domani. I protagonisti e la sceneggiatura, però, sono sempre gli stessi. La Repubblica è infatti appena diventata ufficialmente una Monarchia, non dissimile da quella di Vittorio Emanuele III di Savoia, colui che con mite e senile saggezza regia, avallò tutti i decreti fascisti e le “scientifiche” leggi razziali. Solo il numero dei discriminati è cambiato. Nel Novecento i cittadini italiani di “razza inferiore” erano 50.000, oggi sono milioni. Questa volta i cani, inoltre, nei negozi, ci possono entrare.

É bastato poi un passaporto italico, un rasoio e un po’ di fard europeo per propinarci di nuovo persino il Führer, che da Berlino, pardon, Bruxelles, ha valicato ancora una volta le Alpi per agitare più da vicino il neo-burattino populista e megalomane “italiano DOC”. Come se un po\’ di trucco bastasse per travestire un rettile o un folle dittatore, eppure tanto è bastato. Neppure Badoglio manca nel grottesco e mefistofelico presepio di oggi, per rimirare il vile metallo delle sue infami medaglie è sufficiente soffiare sulla polvere metastatica che ha adombrato persino la Protezione Civile.

É vero, i Lager non ci sono più: nel XXI secolo sono stati sufficienti hot-spot e hub, dopotutto i sostantivi anglosassoni sono molto più social di quelli tedeschi. Inoltre le locations sono molto più moderne, con le vetrate luminose.

Che dire poi del brand? Via aquile, fasci e svastiche: troppo serie; meglio le variopinte primule, non più inoltre il rosso del sangue del vessillo nazionalsocialista, né il nero delle tenebre del Novecento, ma il verde clorofilla di un sistema che si permette di rinominare il genocidio con soave naturalezza “ecologia”. Insomma “tutto cambia perché nulla cambi veramente”.

“Nessuna correlazione” è invece il mantra che da due anni viene intonato pure dalle pareti, quelle fra cui hanno tentato di internarci per farci credere che siamo Noi i pazzi. La correlazione tra il Novecento e oggi è invece evidente pure ai ciechi ora, ora che Troia è già diventata cenere e che sia Attila che Nerone hanno già dato Roma alle fiamme con Noi tutti dentro.

Draghi o Mattarella? Questo era il dilemma amletico. “Tutti e due” è la risposta della Storia, tanto quella antica quanto quella contemporanea. Le carte però, se non altro, ora sono state scoperte, le maschere del potere, sono cadute. Da una parte come Pater Patriae abbiamo un “non-essere” che ha permesso che milioni di persone venissero bandite dal loro lavoro, dalla loro vita sociale (cinema, teatri, luoghi di cultura, bar, ristoranti) e da servizi essenziali (scuole, mezzi pubblici, banche, poste) come fossero nemici dello Stato nonché infetti subumani. Dall\’altra abbiamo quello che il fu Presidente Cossiga definì “vile affarista” e che ha scalato ogni vetta europea con campagne militari che prescindono oggi da soldati e carrarmati e che hanno per artiglieria burocrati corrotti e telepilotate agenzie di rating. L’aver però esercitato il potere di un sovrano assoluto tra le lodi supine dei media, la vile complicità di una magistratura morta già dal 1992 con Falcone e Borsellino e gli imbarazzi di un Parlamento passacarte esautorato da ogni ruolo e rappresentanza democratica, l’ha indotto a uscire infine allo scoperto e a rivelare quell’ancestrale “disio” di cingersi della corona di Re di Roma, quella che pur non essendo stata indossata, costò la vita tanto al primo Cesare, quanto a quello del Novecento.

Dunque, pur non essendo cambiato nulla nella forma, qualcosa cambierà prossimamente, perché dopo due interminabili anni, un grido d\’allarme s’è finalmente udito. Persino quel Senatus che s’è inginocchiato a colpi di fiducia a ogni decreto regio e che ha lusingato il dictator per ogni giorno del calendario romano, pur di mantenere intatto il proprio magistero e di non consolidare permanentemente quell’auctoritas con una carica ufficiale che anche di fatto l’avrebbe reso tanto onnipotente quanto intoccabile, ha preferito ripiegare su quello che dovrebbe essere l\’ultimo rappresentante di quella Repubblica nata nel ‘48 e che invece tra un conteggio imbarazzante e l’altro, sembra piuttosto il 48 della Smorfia napoletana, il morto che parla. Ecco da chi siamo rappresentati oggi: da consunte marionette che, pur muovendo la bocca, hanno tanto la morte dentro quanto alla propria sinistra. Avete acceso i roghi per due anni e ora festanti vi permettete di accendere i fuochi d’artificio. Dopo la festa dei Lupercali fu però il turno delle idi di Marzo. Spegniamo tutti la tv e andiamo ad aprire i libri di Storia, perché lì sta già scritto cosa riporterà la marea domani.

di Davide Ramunno

Illustrazione di Gianluca Capaldo (http://www.capaldoart.com/)

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