Torniamo a parlare di un argomento molto caldo, ovvero l’Antartide, in seguito ad un’interessante scoperta che ha recentemente individuato quella che può essere definita come una nuova fase climatica della Terra.
La ricerca è stata condotta da un gruppo di studiosi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa (Giacomo Galli, Caterina Morigi, Karen Gariboldi) in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Museo Nazionale di Storia Naturale del Lussemburgo (nello specifico con Ben Thuy, esperto di fossili ofiuroidi). Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports con il titolo “Late Holocene echinoderm assemblages can serve as paleoenvironmental tracers in an Antarctic fjord”, ha visto coinvolti i ricercatori nell’analisi di una carota di sedimento marino raccolta a una profondità di circa 462 m. sotto al livello del mare, nell’Edisto Inlet, un’insenatura situata sulla costa di Borchgrevink, nella parte nord-occidentale del mare di Ross, in Antartide.
Grazie alla raccolta di diversi campioni, è stato possibile ricostruire gli ultimi 3600 anni della storia climatica del nostro pianeta, ottenendo informazioni piuttosto rilevanti. In particolare, oltre ad avere ulteriori conferme su periodi già noti come il cosiddetto caldo medievale (950 d.C. – 1250 d.C. circa) e la piccola età glaciale (1300 d.C. – 1850 d.C.), si è avuto modo di approfondire un periodo climatico particolare denominato Ophiuroid Optimum.
In questo intervallo temporale, stiamo parlando di circa 1600 anni fa, nell’area antartica dell’Edisto Inlet il ghiaccio era assente a causa di un clima che potremmo definire “stabile” e che avrebbe permesso lo sviluppo di fioriture algali. L’Antartide, dunque, non è sempre stata la terra desolata e ghiacciata che conosciamo, bensì un ambiente molto diverso, con ecosistemi marini più complessi e vivaci. Nello specifico queste cosiddette “estati australi” avrebbero favorito la diffusione di stelle serpentine.
Nei sedimenti di fango analizzati, infatti, come spiegato anche dallo studioso Giacomo Galli, sono state rinvenute delle diatomee (ossia alghe unicellulari), foraminiferi (protozoi ameboidi eucarioti eterotrofi marini) e resti di ofiure, le sopra citate stelle serpentine che presentano molte somiglianze con la classe Asteroidea, meglio note come stelle marine. Proprio grazie a queste stelle è stato possibile individuare il periodo climatico Ophiuroid Optimum. Si tratta di una fase, durata circa 400 anni (dal 50 d.C. al 450 d.C.), nel corso della quale, grazie al persistere di condizioni climatiche favorevoli, è stato possibile assistere allo sviluppo di organismi acquatici (sia animali che vegetali) che hanno nutrito gli altri organismi presenti sul fondo della baia.
L’argomento Antartide affascina da sempre per i numerosi misteri che avvolgono questo continente di ghiaccio praticamente inaccessibile alle persone comuni. Sicuramente qualcosa si cela in quei territori, reminiscenze di un passato ancora troppi cercano di insabbiare. In diverse occasioni su Facciamo Finta Che è stata affrontata questa tematica, tanto da portare anche alla creazione di una playlist completa appositamente dedicata.
Sempre l’Antartide è stata l’apripista del primo volume della fortunata collana targata Edizioni Facciamo Finta Che: “Sotto l’Antartide. Enigmi di una terra proibita“, a cura di Gianluca Lamberti e Umberto Visani. Link dove trovare il libro: https://amzn.to/3Y6zsl5
Concentrare in un solo articolo tutti gli argomenti correlati a questo tema sarebbe un’impresa impossibile, per questa ragione, se ve li siete persi, potete recuperare anche i precedenti articoli già pubblicati sul blog e che permettono di ottenere una panoramica generale sull’Antartide. Cliccate sui titoli elencati qui sotto e godetevi la lettura:
Questo argomento si collega inoltre a un’altra tematica che è sempre più oggetto di dibattito, ovvero quella del riscaldamento globale. Vi invitiamo a rivedere questa puntata di Facciamo Finta Che, con ospite lo scienziato e ricercatore Nicola Scafetta, Professore di oceanografia e fisica dell’atmosfera presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’università “Federico II” di Napoli. Una puntata oscurata dagli algoritmi di Youtube, che vi preghiamo di far girare il più possibile.
di Sara Perotti