Sebbene la nascita dell’ufologia moderna venga fatta risalire al celebre avvistamento di Kenneth Arnold del 24 giugno 1947, i cieli di tutto il mondo erano percorsi da velivoli ignoti dalle sembianze tecnologiche almeno dalla fine dell’Ottocento.

Un’ondata di particolare interesse è quella che vide protagonista la Scandinavia all’inizio degli Anni Trenta.

A partire dal 1932, grandi aeroplani di colore grigio e senza insegne cominciarono a essere osservati sopra i paesi scandinavi. Apparivano spesso durante tempeste di neve o piogge torrenziali e procedevano a cerchio intorno a città, ferrovie e persino navi, spesso spegnendo i motori mentre volteggiavano a spirale. Molte descrizioni facevano riferimento ad aeroplani enormi dotati di vari motori, fino a otto.

Nel 1933, numerosi quotidiani norvegesi, svedesi e finlandesi riportarono molteplici avvistamenti di quelli che vennero subito battezzati ghost fliers (1). Tale casistica, tuttavia, giacque nel dimenticatoio finché nel 1970 il ricercatore americano John A. Keel scrisse un articolo sulla rivista Flying Saucer Review, portando agli occhi della comunità internazionale tutta una serie di casi dalle caratteristiche estremamente peculiari e documentati da quotidiani dell’epoca contenenti dettagliati resoconti e da memoranda disponibili presso gli Archivi Nazionali (Riksarkivet) di Oslo e presso gli archivi del Ministero della Difesa Norvegese.

Procediamo all’analisi dei casi più interessanti:

1) 12 dicembre 1933, Humbornes (Norvegia): un agricoltore, tale Julius Hamer, sua moglie e alcuni commercianti del luogo, videro una luce in cielo, bassa sull’orizzonte, la quale repentinamente si avvicinò agli osservatori per poi eseguire una brusca virata verso ovest e scomparire in direzione di Holmsfjellet a velocità sostenuta;

2) fine dicembre 1933: il tenente Georig Engelhard Wanberg, del reggimento d’artiglieria di stanza in Gotland, Norvegia, era partito per una gita a Storlien, nel cuore della zona che aveva visto agire i ghost fliers. Tuttavia, egli non tornò mai da quella gita; venne inviato un team di soccorso di tre persone ma scomparve anch’esso per giorni, finché non si ripresentò alla stazione di New Styl, ma non risultano interviste che spieghino cosa avesse determinato una assenza così protratta. Il corpo del tenente Wanberg venne ritrovato a tre miglia dalla sua tenda, congelato: malgrado il clima e le tempeste di neve, egli aveva lasciato i propri sci e l’attrezzatura nella sua tenda, incamminandosi verso una montagna vicina senza una motivazione plausibile;

3) 31 dicembre 1933, Sorsele (Svezia): Olof Hedlund vide un grosso aeroplano di colore grigio procedere in cerchio sopra la stazione ferroviaria di Sorsele e compiere tre giri verso le 3.45 del mattino. Era più grosso di qualsiasi aeroplano dell’Aeronautica, privo di insegne, e, come successo nel corso di altre segnalazioni, procedette a motore spento per lungo tratto, rimanendo in aria senza problemi;

4) 10 gennaio 1934, Tarna (Svezia): la gente del paese vide un oggetto brillante a un’altitudine di circa trecento metri. All’improvviso cambiò direzione, dirigendosi verso Arjeplog, dove venne avvistato dalla popolazione, accorsa sentendo un forte rumore di motori. In seguito fu avvistato a Rortrask, e gli abitanti del paese affermarono di averlo visto per ben tre volte, a motore spento, procedere a bassissima quota al di sopra delle case, illuminando a giorno l’intera foresta circostante. Lo stesso giorno vennero riportati due atterraggi di ghost fliers nei pressi di Trondheim, in Norvegia. Come sopra, venne udito un rumore di motori seguito dall’apparizione di un oggetto che illuminava il terreno sottostante. In uno dei due atterraggi l’oggetto si posò sull’acqua rimanendo a galla per oltre 90 minuti, per poi scomparire all’avvicinarsi di una nave norvegese giunta in loco per indagare;

5) 23 gennaio 1934, nelle acque di Tromsø (Norvegia): la fregata norvegese Tordenskiold venne sorvolata da un velivolo che illuminò la tolda con un raggio molto potente. Il Capitano Sigvard Olsen dichiarò di aver visto il pilota all’interno della cabina di pilotaggio: indossava un cappuccio e aveva grandi occhiali;

6) 8 febbraio 1934, nei pressi di Sigerfjord (Norvegia): tre pescatori raccontarono di aver visto una forte luce che si muoveva tra le onde con andamento ondulatorio cambiando di colore e di intensità prima di scomparire verso sud;

7) 11 febbraio 1934, Tromsoysundet (Norvegia): una luce improvvisa e accecante venne vista scindersi in due luci distinte, una delle quali proseguì a pelo d’acqua, l’altra si diresse verso la terraferma;

8) 14 marzo 1934, Valfjord (Norvegia): una ragazza di 13 anni, Esther Jakobsen, raccontò di aver udito un rumore di motore, seguito da numerose luci di colori differenti che formavano i contorni di un grande oggetto di consistenza non chiara (fonti anglofone parlano di “parvenza d’ombra”): le luci erano posizionate sul davanti e ai lati. La notte era priva di nuvole e si era in fase di luna nuova;

9) estate del 1934, Osteroy (Norvegia): una bambina di 7 anni, Berit Clemmensen, riportò di aver visto un oggetto luminoso provenire da una montagna vicina per poi avvicinarsi a lei. Dopo di che ella non rammentò nulla di quanto successo e di come l’oggetto si fosse allontanato;

10) 28 gennaio 1937, Ofotfjorden (Norvegia): l’equipaggio di un peschereccio osservò il formarsi sull’acqua di creste ondose come quelle dovute al passaggio di imbarcazioni ad alta velocità: all’improvviso, un oggetto non identificato emerse a circa 120 metri di distanza dal peschereccio per poi immergersi nuovamente continuando a produrre la scia derivante dal proprio passaggio.

I casi sono molti di più di dieci, ma si rischierebbe di fare un mero elenco decisamente noioso e di scarsa utilità. Quanto visto costituisce una sorta di campionatura degli eventi più ricorrenti riportati durante quest’ondata: luci misteriose nel cielo procedenti a velocità sostenuta e con cambi di direzione (non un fenomeno naturale, di conseguenza), oggetti che emergono dalle acque o vi si immergono o procedono a fior delle medesime, avvistamenti di velivoli non identificati, soprattutto in condizioni meteorologiche estremamente avverse, che producono rumore di motori i quali spesso vengono spenti sorvolando le zone abitate in cerchio senza che gli “aerei” precipitino, rari avvistamenti di occupanti d’aspetto umano.

Le autorità svedesi, norvegesi e finlandesi, stupite e preoccupate (2) che qualche potenza straniera avesse deciso di utilizzare i loro cieli per condurre test di velivoli sperimentali, organizzarono varie ricerche, ritenendo che un numero così massiccio di avvistamenti in certe zone presupponesse l’esistenza di basi sul loro territorio atte a fornire il necessario supporto logistico per voli in zone così distanti da territori di altri Stati. Infatti, se si inseriscono su una mappa le località in cui sono stati effettuati gli avvistamenti, risulterà chiaro come i ghost fliers seguissero traiettorie precise che, in una proiezione trigonometrica, avrebbero avuto il loro epicentro in zone ancora più a nord, verso l’Artico (3). Queste indagini, tuttavia, non portarono a nulla e il fenomeno dei ghost fliers non trovò mai alcuna spiegazione.

Occorre altresì fare menzione di un aspetto degno di nota: la maggior parte degli avvistamenti, per quanto poco eclatante, concerneva luci misteriose nel cielo ad altissima quota che la popolazione attribuiva, per induzione, ai ghost fliers visti a bassa quota, quasi che il fenomeno stesso si palesasse in maniera per l’epoca riconoscibile con questi avvistamenti nelle zone abitate per operare tranquillamente ad alta quota senza destare eccessive preoccupazioni negli abitanti che così ritenevano che le numerosissime luci in alto nei cieli appartenessero ai ghost fliers e non a un qualcosa di ancora meno spiegabile e razionalizzabile.

Traiettorie dei ghost fliers

Segnali radio misteriosi

Un elemento che si muove in parallelo a questa ondata è costituito dall’enorme mole di trasmissioni radio in concomitanza con gli avvistamenti, trasmissioni spesso effettuate in uno svedese sgrammaticato dai supposti piloti degli oggetti non identificati.

Un’interpretazione che è stata data da alcuni ricercatori consiste nel fatto che l’origine degli avvistamenti sia da ricercarsi in progetti aeronautici particolarmente avanzati della Luftwaffe, dette trasmissioni radio fossero da ricondursi all’interno di un piano di infiltrazione di agenti tedeschi in territorio scandinavo. Che vi fossero agenti tedeschi in loco è molto probabile, così come il fatto che alcune trasmissioni potessero effettivamente provenire da infiltrati. Tuttavia, gli oggetti che volavano nei cieli in quel periodo non erano certamente tedeschi, in quanto nessun velivolo tedesco nel corso delle successive operazioni belliche sarebbe poi stato in grado di mostrare una superiorità tecnica simile a quella dei cosiddetti ghost fliers (si ricordi inoltre che ben pochi avvistamenti possono essere fatti rientrare all’interno di errate interpretazioni di normali aeroplani, soprattutto poiché nessun velivolo sarebbe stato in grado di planare a motori spenti per periodi così lunghi).

Ecco dunque un fenomeno di origine completamente ignota, all’opera ben prima della nascita ufficiale dell’ufologia. Un fenomeno sfuggente, la cui natura resta tuttora ignota.

(1) Essi vennero anche soprannominati “Sunday Fliers” poiché il numero di avvistamenti era decisamente più elevato di domenica.

(2) Il 30 aprile 1934, il Maggiore Generale Reutersward, membro dell’esercito svedese, rilasciò la seguente dichiarazione alla stampa: “L’analisi comparata di questi resoconti mostra al di là di qualsiasi dubbio come vi sia un traffico aereo illegale sopra le nostre installazioni militari. Vi sono molti resoconti provenienti da persone degne di ogni fiducia che concernono avvistamenti ravvicinati di questi enigmatici ghost fliers. E tutti questi casi presentano lo stesso dato in comune: nessuna insegna né segni di riconoscimento erano visibili su questi oggetti… E’ impossibile che sia tutto un frutto dell’immaginazione. La domanda è: chi sono? e perché stanno invadendo il nostro spazio aereo?“. Cfr. KEEL, John, op. cit., p. 133.

(3) Per quanto possa trattarsi di una coincidenza, è curioso notare come alcuni studiosi, nel secondo dopoguerra, ritenessero che i dischi volanti avessero le loro basi di partenza nei pressi del Polo Nord.

di Umberto Visani

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