Spesso in ambito filosofico, artistico e letterario, è stato ipotizzato che la realtà in cui viviamo possa essere nient’altro che una semplice illusione. All’interno della quale ci muoveremmo totalmente inconsapevoli ed ignari.
Dalle tradizioni orientali al velo di Maya, dalla visione del mondo di Philip K. Dick alla trilogia filmica di Matrix (da gennaio 2022, quadrilogia), il fil rouge è sempre il medesimo: ciò che percepiamo come reale non è tale nel senso comunemente inteso della parola.
Come poter stabilire, o comunque poter argomentare su basi relativamente solide, che quanto appena sopra prospettato non è un qualcosa di totalmente assurdo né un mero cliché letterario?
Le coincidenze Lincoln/Kennedy
Nella vita di tutti capita d’imbattersi in quelle che comunemente chiamiamo “coincidenze”.
Vi sono, tuttavia, casi in cui il numero di “coincidenze” è tale da non poter non dubitare sull’intrinseca natura del reale e sul modo in cui si palesano gli eventi, nel senso che ‘dietro’ ciò che accade parrebbe delinearsi una matrice numerica.
Un esempio in cui risulta ben arduo poter ascrivere il tutto a mera casualità, infatti, è quello relativo agli impressionanti parallelismi che hanno interessato le vite di due Presidenti degli Stati Uniti: Abraham Lincoln e John Fitzgerald Kennedy.
Prima d’analizzare gli aspetti meramente “numerici” delle loro esistenze, è doveroso prendere in considerazione la motivazione che, forse, ha innescato un meccanismo volto a “silenziare” entrambi i Presidenti per sempre.
Abraham Lincoln nel 1863 ordinò infatti di stampare i cosiddetti greenbacks, banconote non garantite dall’oro, per finanziare la Guerra Civile iniziata nel 1861 e superare la crisi economica. Terminato il conflitto nell’aprile del 1865, i greenbacks furono ritirati e fu consentito di riscattarli in rapporto di 1:1 con i dollari-oro. Basti pensare che alcuni governatori non consentirono d’effettuare il concambio, probabilmente dietro pressioni di alcuni ambienti finanziari (in primis la banca Rotschild1)
che vedevano come il fumo negli occhi l’esistenza di tale tipo di moneta. Il 15 aprile 1865, a soli sei giorni dalla cessazione ufficiale della Guerra Civile, Lincoln venne assassinato da John Wilkes Booth, come la Storia ufficiale ricorda, longa manus di potentati dietro le quinte che evidentemente non potevano tollerare l’esistenza dei greenbacks.
Destino non molto differente da quanto accaduto a Kennedy, che il 4 giugno 1963 firmò l’Executive Order 11110 con l’obiettivo d’estromettere la Federal Reserve Bank dal suo potere di prestare denaro agli Stati Uniti dietro interesse, e trasferendo poteri al Dipartimento del Tesoro(2).
Come successo con Lincoln e, di recente, con il dinaro oro di Gheddafi, tali tipologie di manovre si concludono sempre con un unico esito: la tomba per chi abbia cercato d’attuarle.
Quanto sopra per quanto inerente gli aspetti storici. A livello invece di coincidenze meramente numeriche (o riconducibili all’esistenza di una sorta di “matrice”):
– I cognomi Lincoln e Kennedy hanno 7 lettere, la cui posizione di consonanti e vocali è la medesima
– Lincoln venne eletto al Congresso nel 1846, Kennedy nel 1946, ovvero 100 anni dopo
– Lincoln venne eletto Presidente nel 1860, Kennedy nel 1960, ovvero 100 anni dopo
– Entrambi persero un figlio mentre erano alla Casa Bianca
– I nomi dei figli di entrambi avevano 21 lettere: William Wallace Lincoln e Patrick Bouvier Kennedy
– Entrambi furono assassinati di venerdì, con un colpo in testa, e di fronte alle rispettive mogli
– Kennedy fu assassinato in una Lincoln (automobile del gruppo Ford)
– Lincoln fu assassinato al Ford Theatre
– Il nome del presunto assassino di Kennedy, Lee Harvey Oswald, ha 15 lettere, così come l’assassino di Lincoln, John Wilkes Booth. Ed entrambi furono uccisi prima di poter giungere ad un processo
– Lincoln morì nella Petersen House, Kennedy al Parkland Hospital (iniziali P.H. per entrambi i luoghi)
– Jefferson Davis era il Presidente degli Stati Confederati d’America durante la presidenza di Lincoln, mentre Jefferson Davis Tippit era un funzionario di polizia ucciso dal presunto assassino di Kennedy
– Alla morte di entrambi divenne presidente un Johnson: Andrew Johnson, successore di Lincoln, nacque nel 1808. Lyndon Johnson, successore di Kennedy, nacque nel 1908.
Nel deserto del reale…
Dunque parlare di casualità sarebbe davvero semplicistico. Occorre invece chiedersi in quale scenario ben potrebbero assumere significato tutte queste “coincidenze”.
Ipotizzando, per un attimo, di vivere effettivamente in uno scenario di natura ‘matrixiana’(3), vale a dire in un mondo nel quale la realtà di tutti i giorni è creata ad arte e ciò che chiamiamo reale è invece il prodotto di un’attività di calcolo effettuata da super-computer, da dove potremmo trarre indizi per l’effettiva sussistenza d’una matrice che genera il tessuto del reale? Proprio da simili coincidenze, in quanto i numeri sono il linguaggio con cui si esprimono i computer. Di conseguenza, riuscire a scomporre ogni singolo evento e ritrovarne al suo interno una sequenza numerica e – per usare un termine informatico – uno “script”, sarebbe la chiave per avvicinarsi ad una più precisa comprensione del reale.
Anche gli scienziati hanno identificato dei codici numerici ricorrenti, come ad esempio la sequenza dei numeri di Fibonacci, dal nome del famoso matematico pisano vissuto tra il XII e il XIII secolo. Essa è data dal sommare tra loro gli ultimi due numeri per ottenere il successivo: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, e così via. E si badi bene: non si tratta di una sequenza peregrina o arbitraria di numeri, ma di una sequenza rintracciabile in Natura nel processo di crescita dei fiori, nello sviluppo a spirale delle conchiglie, nelle proporzioni del corpo umano, ecc.
Quindi, la trama del reale ha una sua chiara riconducibilità a specifiche sequenze numeriche.
Scienza ‘estrema’ e teoria olografica dell’Universo
Per quanto possa sembrare inusuale, anche la Scienza sta puntando la propria attenzione sulla consistenza del reale.
Tutto ha avuto origine nel 1982 all’Università di Parigi, quando un team di ricerca condotto dal fisico francese Alain Aspect scoprì che elettroni provenienti da un medesimo atomo sono in grado di trasferirsi vicendevolmente informazioni (nel caso di specie lo spin, vale a dire il senso di rotazione) all’istante (e non alla velocità della luce), in ciò portando a indurre la presenza di un più profondo livello di realtà(4). Del quale, al momento, non abbiamo alcuna contezza.
Sulla scorta di tale rilevante scoperta, il fisico inglese David Bohm, dell’Università di Londra, giunse a ritenere che la realtà oggettiva non esista e che, malgrado l’apparente aspetto solido dell’Universo, esso sia in realtà un gigantesco ologramma nel quale ogni particella è interconnessa a tutte le altre. A fini di chiarezza, riportiamo la definizione di ologramma contenuta nel Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana: “Registrazione completa delle figure di interferenza prodotte dall’incrocio di due fasci laser indirizzati sullo stesso oggetto; la registrazione può essere ricostruita con il procedimento inverso, dando luogo a un’immagine tridimensionale che l’occhio percepisce come un solido”.
Bohm però non è l’unico scienziato ad aver teorizzato la natura illusoria della realtà così come percepita dai nostri cinque sensi.
Già in passato, Karl Pribram, neurofisiologo alla Stanford University, si era avvicinato alla cosiddetta teoria olografica attraverso lo studio delle modalità con cui i ricordi vengono immagazzinati nel cervello. Basandosi sugli studi di Karl Lashley. Il quale grazie ad alcuni esperimenti su topi, già negli anni ’20, aveva notato che a prescindere da quale parte di cervello si rimuovesse ai roditori, rimaneva intatta la loro capacità di compiere esercizi complessi. E quindi il Pribram giunse alla conclusione che solo la teoria olografica poteva fornire una spiegazione a tale fenomeno: secondo il ricercatore, infatti, i ricordi non sono contenuti nei neuroni, ma in fasci d’impulsi nervosi che percorrono l’intero cervello nella sua interezza, in modo che all’interno d’una singola parte di esso è contenuta l’intera informazione (questa è difatti l’unica interpretazione per poter spiegare il risultato dagli esperimenti del Lashley). In sintesi, secondo Pribram, il cervello stesso è un ologramma. Che traduce l’insieme di frequenze del mondo esterno (luminose, sonore…) nel mondo “reale” della nostra percezione. Ciò che percepiamo è di conseguenza tale solo attraverso la specifica “lente” fornita dal nostro stesso cervello, che ci fa apparire gli oggetti in una certa maniera.
Come quindi affermato con chiarezza da Michael Talbot nel suo “L’Universo Olografico”(5): “ciò che c’è là fuori è un vasto oceano di onde e di frequenze, e la realtà ci sembra concreta solo perché il nostro cervello è capace di prendere questo ammasso confuso e convertirlo in bastoni e pietre e altri oggetti familiari che costituiscono il nostro mondo…”.
Nella stessa direzione andarono anche i risultati delle ricerche del professor Stanislav Grof, psicoterapeuta attivo nel secondo dopoguerra. Egli, tramite sedute con tecniche di regressione ipnotica, si è imbattuto in numerose persone che durante le sessioni s’identificavano con persone del passato o con animali – talvolta addirittura estinti – fornendo informazioni che solo antropologi e zoologi esperti poterono successivamente confermare come veritiere. Come espresso dal professor Grof, se la mente di ciascuno di noi fosse parte di un continuum – di una sorta di labirinto connesso non solo ad ogni mente esistente o esistita in passato, ma anche ad ogni singolo atomo e luogo dello spazio-tempo – allora quanto emerso dalle sedute non sarebbe affatto strano, ma semplicemente una delle conseguenze di tale interconnessione.
Sulla stessa linea anche quanto narrato dal biologo Lyall Watson, antropologo e biologo sudafricano recentemente scomparso, che riportò di un suo incontro con uno sciamano indonesiano il quale – mediante danze rituali – era in grado di far scomparire e riapparire alberi a piacimento, riuscendo quindi ad ‘intervenire’ su quanto percepito dall’osservatore.
Ebbene: unendo quanto espresso da Bohm, da Pribram, da Grof e da Watson, cosa rimane della realtà oggettiva? Niente, essa scompare. Infatti, se la parvenza solida della realtà non è altro che una realtà mediata e interpretata come concreta esclusivamente dal cervello di ciascuno di noi, che traduce impulsi e frequenze – e per giunta non tutti, basti solo pensare a quanto ristretto sia lo spettro del visibile sull’intera gamma – in sensazioni, allora l’idea di essere persone fisiche che si muovono in un mondo anch’esso fisico, cade brutalmente.
Conclusioni
Quanto affermato dalla Scienza definibile “estrema, di frontiera” è che la struttura dell’Universo possa essere simile a quella di un ologramma, e che ciò che chiamiamo reale altro non sia se non una decodificazione di impulsi effettuata dal nostro cervello.
Che lo si chiami ologramma piuttosto che matrice, poco cambia. La sua intima essenza rimane matematico/digitale. È quindi attraverso la ricerca di ricorrenze numeriche che si può giungere ad avere sempre più numerosi indizi della sua effettiva presenza.
Ma quale l’origine della matrice stessa?
Azzardare ipotesi è impresa ardua, in quanto le basi su cui fondarle sono estremamente labili e sono – soprattutto – create dal sistema-apparato di credenze personali di ciascuno di noi.
Non è un caso, infatti, che le grandi religioni si siano poste da sempre gli stessi, medesimi, interrogativi. E siano andate a porre in forte dubbio il concetto di realtà (basti pensare, in particolare, a tutte le tradizioni gnostiche sulla natura del mondo in cui viviamo).
Interessante anche notare come alcuni studiosi6 abbiano ipotizzato la potenziale esistenza (in passato o anche attualmente) in qualche parte dell’Universo di civiltà aliene ancora non scoperte ma più avanzate della nostra che siano in grado di costruire computer con capacità di calcolo stupefacenti, con i quali creare Universi simulati in cui entità autocoscienti potrebbero svilupparsi e comunicare le une con le altre(6).
Già noi creiamo simulazioni che riguardano la formazione di galassie, le previsioni del tempo, ecc. Pertanto, in futuro, è altamente prevedibile si giunga a simili scenari. La ‘chiave’ è rappresentata dalla potenza di calcolo, in quanto ogni legge fisica è riconducibile a calcoli e, di conseguenza, può essere riprodotta internamente ad una simulazione(7).
E se, quindi, vivessimo in una simulazione creata da un super-computer? Difficile accorgersene. Tuttavia essenziale sarebbe andare alla ricerca di schemi numerici nell’ordito di ciò che ci si manifesta come reale.
In ogni caso, se davvero vivessimo in una simulazione, un giorno o l’altro potrebbe apparirci dinnanzi agli occhi, a mo’ di fastidioso pop-up, un ben poco rassicurante “Game Over”.
di Umberto Visani
Note
1 V. Xaviant Haze, The Suppressed History of American Banking: How Big Banks Fought Jackson, Killed Lincoln, and Caused the Civil War, Simon Schuster, 2016
2 Ibidem
3 N. BOSTROM, The Simulation Argument: Why the Probability that You Are Living in a Matrix is Quite High, Times Higher Educational Supplement, May 16, 2003.
4 V.A. ASPECT, Closing the Door on Einstein and Bohr’s Quantum Debate, in https://physics.aps.org/articles/v8/123.
5 M. TALBOT, The Holographic Universe, Harper USA, 2017.
6 Sam BARON, professore della Australian Catholic University, in https://futurid.it/la-nostra-intera-realta-potrebbe-essere-parte-di-una-simulazione-creata-da-altri-esseri/.
7 R. HANSON, How to Live in a Simulation, Journal of Evolution and Technology, vol.7 (2001).
- La questione “Matrix” verrà approfondita in occasione dell’evento di Facciamo Finta Che a Milano del prossimo 25 gennaio.
- Altri articoli del blog scritti da Umberto Visani (vi basterà cliccare sui seguenti titoli e godervi la lettura): “Ufo scandinavi: i ghost fliers“, “Eisenhower e gli Ufo“, “Il primo caso di abduction: i coniugi Hill“, “I men in black”, “Ufo nella guerra del Vietnam“, “Il caso Pascagoula“, “Il progetto Serpo“, “Il New Jersey Devil“, “Il mistero di Buff Ledge“, “La bestia del Gévaudan“, “La battaglia di Los Angeles“, “Sfere verdi nei cieli del New Mexico“.
- Link alla playlist di Umberto Visani sul canale Facciamo Finta Che
- Libri pubblicati con Edizioni Facciamo Finta Che:
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